Umbria, ricerca Adnkronos: sui social duello serrato Tesei-Proietti
Analisi delle conversazioni su web e social network
Un serrato testa a testa, con un forte coinvolgimento degli utenti e una competizione accesissima. Se le elezioni in Umbria del prossimo 17 e 18 novembre si disputassero online, per le due candidate di centrodestra e centrosinistra, Donatella Tesei e Stefania Proietti, sarebbe un duello in rosa senza esclusione di colpi. A restituirne l'immagine è la ricerca sui candidati alle prossime elezioni in Umbria, effettuata da Adnkronos con l’ausilio della piattaforma SocialData, relativa all’analisi delle conversazioni online e delle interazioni sui social media tra il 1 marzo e il 24 ottobre 2024, offre uno spaccato dettagliato dei volumi di conversazione e dei temi che hanno maggiormente catturato l'attenzione del pubblico nella regione.
L'analisi, basata su oltre 12 mila conversazioni e circa 250 mila interazioni social, evidenzia i temi più dibattuti dai candidati, rivelando non solo le questioni centrali nei loro programmi, ma anche le priorità che risuonano maggiormente tra gli elettori. Questi dati offrono uno spaccato delle principali aree di interesse e tensione, mettendo in luce sia gli argomenti più coinvolgenti per la popolazione sia le dinamiche che stanno orientando il dibattito pubblico e il posizionamento dei candidati. Analizzando le conversazioni online è possibile evidenziare come in Umbria, se il voto si svolgesse prettamente sui social, le candidate sarebbero protagoniste di un acceso testa a testa, con un forte coinvolgimento degli utenti e una competizione senza esclusione di colpi.
In particolare, le conversazioni su Donatella Tesei mostrano un incremento nella seconda fase del monitoraggio, con l’avvio della campagna elettorale. L'engagement risulta invece fortemente influenzato dall'attività istituzionale della candidata e, con l'avvio della campagna elettorale, da alcune critiche legate alla sua vicinanza a esponenti regionali spesso percepiti come divisivi, come Stefano Bendecchi, sindaco di Terni.
Per Tesei 'pesa' ruolo istituzionale, su Proietti riflettori accesi post sostegno Schlein
Nello specifico, la mappa di parole associata a Tesei è dominata dal termine“territorio” circondato da parole chiave come “sviluppo” “risorse” e “progetti” che evidenziano il suo impegno nella valorizzazione del territorio e delle sue potenzialità. Parole come “impegno” e “incontro” riflettono, inoltre, il suo ruolo e approccio istituzionale. Temi come la salute (anche con “servizio sanitario” e “ospedale”) e l’”autonomia differenziata” emergono come importanti punti di confronto politico tra i candidati, riflettendo le preoccupazioni degli elettori e le differenze nelle loro proposte. Il pubblico coinvolto è distribuito quasi equamente tra uomini (51,4%) e donne (48,6%), con una forte presenza nella fascia d’età 25-34 anni (51,8%).
Interessante la prevalenza di profili con competenze politiche e amministrative, oltre a un focus su tematiche politiche e legali. A livello geografico, la maggior parte delle conversazioni (86%) proviene dalla provincia di Perugia, seguita da Terni con il 14% delle menzioni.
Per Stefania Proietti, invece, il trend di menzioni e engagement è caratterizzato da un aumento costante nella seconda parte del monitoraggio, con il picco più alto raggiunto durante il lancio della candidatura e gli eventi elettorali che ne sono seguiti. Il sostegno di Elly Schlein ha contribuito a intensificare l’interesse verso Proietti, dando maggiore visibilità alla sua campagna. La mappa di parole evidenzia un deciso approccio partecipativo della candidata, con termini come “cittadini”, “collaborazione” e “dialogo” che sottolineano l'intento della candidata di coinvolgere attivamente la popolazione nelle scelte politiche. Parole chiave come “cultura”, “arte” e “turismo” evidenziano l’interesse di Proietti per la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale dell’Umbria.
Candidate entrambe 'promosse' dalla Rete, giudizio positivo del 60%
Anche per Proietti, le conversazioni hanno coinvolto equamente un pubblico di uomini (50,2%) e donne (49,8%), con una maggiore presenza nella fascia 25-34 anni (46,2%) e un notevole coinvolgimento anche nella fascia 35-44 anni (30,8%). Sebbene i dati sulle occupazioni siano meno rappresentativi in termini numerici, gli interessi principali dei suoi sostenitori vertono su tematiche politiche, legali e scientifiche. A livello geografico, il territorio di Perugia è il fulcro delle discussioni (93%), con Terni che raccoglie solo una minima parte dei messaggi (7%).
Il confronto tra Tesei e Proietti rivela un quadro di approvazione da parte del pubblico, con entrambe le candidate che ottengono un giudizio positivo del 60%. Questo dato indica una risposta favorevole alle loro esperienze di governo e alle proposte avanzate durante la campagna elettorale. Entrambe le candidate, pur presentando stili e focus diversi, mostrano una significativa capacità di mobilitare l'attenzione del pubblico, sottolineando l'importanza delle questioni locali nel contesto elettorale.
Tesei si concentra su un approccio istituzionale, mettendo in risalto lo sviluppo e la valorizzazione del territorio, sostenuta da una mappa di parole centrata su “territorio”, “sviluppo” e “risorse”. La sua strategia si riflette in un pubblico quasi equamente distribuito, ma con un forte radicamento nella provincia di Perugia, che assorbe l’86% delle conversazioni. Proietti adotta un approccio più partecipativo, puntando a coinvolgere direttamente i cittadini nelle scelte politiche attraverso termini come “cittadini”, “collaborazione” e “dialogo”. Questa strategia si riflette nella sua mappa di parole, che sottolinea anche l'importanza della cultura e del patrimonio artistico. Anche per Proietti la provincia di Perugia (93%) raccoglie la gran parte delle conversazioni.
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Politica
Mandato d’arresto Netanyahu, la linea di Meloni:...
Salvini si schiera col premier israeliano condannato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra: "È benvenuto in Italia". L'Italia presidente del G7 porrà il tema a vertice ministri Esteri
A 24 ore dal mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale nei confronti del premier israeliano, Benjamin Netanyahu, e dell'ex ministro della Difesa, Yoav Gallant, per crimini di guerra e contro l'umanità, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, indica la linea del Governo italiano, rimettendo ordine dopo una serie di prese di posizione non univoche all'interno dell'esecutivo, tanto che il vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, in mattinata aveva manifestato la convinzione che la premier avrebbe trovato "una sintesi", di fronte ad un problema che si pone "a livello internazionale".
"Approfondirò in questi giorni - afferma Meloni - le motivazioni che hanno portato alla sentenza della Corte penale internazionale. Motivazioni che dovrebbero essere sempre oggettive e non di natura politica. La presidenza italiana del G7 intende porre il tema all’ordine del giorno della prossima ministeriale Esteri che si terrà a Fiuggi dal 25 al 26 novembre. Un punto resta fermo per questo Governo: non ci può essere una equivalenza tra le responsabilità dello Stato di Israele e l'organizzazione terroristica Hamas".
Divisioni sull'obbligo di arresto
Una posizione, questa, sulla quale si trovano d'accordo il ministro della Difesa, Guido Crosetto, e quello degli Esteri, Antonio Tajani. "Ritengo -sottolinea il primo - sia una sentenza sbagliata, che ha messo sullo stesso piano il presidente israeliano e il ministro della Difesa israeliano con il capo degli attentatori, quello che ha organizzato e guidato l'attentato vergognoso che ha massacrato donne, uomini, bambine e rapito persone a Israele, che è quello da cui è partita la guerra. Sono due cose completamente diverse".
"Hamas - conferma il titolare della Farnesina - è un'organizzazione terroristica, bisogna separare bene le cose. Vedremo quali sono i contenuti della decisione e le motivazioni che hanno spinto a questa decisione la Corte. Noi sosteniamo la Corte, ricordando sempre che la Corte deve svolgere un ruolo giuridico e non un ruolo politico. Valuteremo insieme ai nostri alleati cosa fare e come interpretare questa decisione".
"La posizione del governo è chiara. Tocca al presidente del Consiglio e al ministro degli Esteri dare la linea della nostra politica internazionale, ed è quello che abbiamo fatto. Le altre sono opinioni", afferma ancora Tajani.
E in attesa del confronto a livello internazionale, che, come annunciato dalla premier, vedrà impegnati i ministri degli Esteri del G7 lunedì e martedì prossimi, rimane da sciogliere il nodo dell'obbligo di arresto nei confronti di Netanyahu qualora dovesse giungere in un Paese, come l'Italia, chiamato a rispettare gli obblighi internazionali legati alle decisioni di organismi come la Cpi.
"Noi - afferma infatti Crosetto - dovremmo applicare le disposizioni della Corte penale internazionale alla quale aderiamo, quindi, se venissero in Italia, dovremmo arrestarli, ma non per decisione politica, non c'entra nulla la decisione politica, per applicazione di una normativa internazionale". Parole che non trovano per nulla d'accordo Salvini: "Conto di incontrare presto esponenti del Governo israeliano -annuncia- e se Netanyahu venisse in Italia sarebbe il benvenuto. I criminali di guerra sono altri".
Politica
Mandato d’arresto Netayahu, opposizioni...
Pd: "Inaccettabile in fase così delicata" e da Avs in arrivo mozione che impegna l'esecutivo al rispetto del diritto internazionale
Il governo in ordine sparso, ministri che si smentiscono l'un l'altro. E le opposizioni pronte a soffiare sulle divisioni dell'esecutivo sulla richiesta di mandato di arresto della Corte penale internazionale per Benjamin Netanyahu. Da Pd, M5S e Avs arriva la sollecitazione alla premier Giorgia Meloni a prendere posizione che, nel pomeriggio, arriva. Le polemiche però restano. Se la presidente del Consiglio rinvia ogni determinazione sul caso al G7 degli Esteri, il leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini si è già schierato, in linea con Orban: "Se Netanyahu venisse in Italia sarebbe il benvenuto". Parole che finiscono nel mirino delle opposizioni che chiedono di applicare la richiesta della Corte.
M5S: "Vergognoso doppiopesismo"
Sottolineano i capigruppo dem, Francesco Boccia e Chiara Braga: "Prima il ministro della Difesa Crosetto che dice ok all'esecuzione del mandato. Poi il vicepremier Salvini, che lo smentisce, e afferma che il capo del governo israeliano sarebbe il benvenuto nel nostro Paese. Non è accettabile che in una fase così delicata per la politica internazionale il governo si esprima in modo così confuso e contraddittorio". Per i 5 Stelle interviene Vittoria Baldino: "Governo Meloni attendista? Non lo era nel 2023 quando la Corte penale internazionale ha emesso mandato di arresto anche per Putin. Siamo davanti a vergognoso doppiopesismo".
Alleanza Verdi e Sinistra è pronta a depositare una mozione in Parlamento "per impegnare il Governo al pieno rispetto delle convenzioni internazionali sottoscritte dall'Italia e quindi alla sollecita attuazione delle decisioni della Cpi", annunciano Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Più cauta la posizione delle formazioni centriste dell'opposizione. Per Davide Faraone di Iv non è "corretto mettere sullo stesso piano i terroristi di Hamas e il governo democratico come quello di Israele".
Picierno come Meloni: "Israele e Hamas non sono uguali"
Valutazione simile a quella della dem Pina Picierno secondo cui "le prescrizioni degli organi giurisdizionali si rispettano sempre, a maggior ragione quelle della Corte Penale Internazionale" ma, aggiunge, "non si possono mettere sullo stesso piano le responsabilità del conflitto, e la condotta di Israele, con quelle di una organizzazione terroristica come Hamas". Bipartisan invece la solidarietà ai militari italiani in Libano, oggetto oggi di un nuovo attacco che provocato 4 feriti. Ma accanto alla vicinanza, dalle opposizioni arriva la sollecitazione al governo all'impegno per il cessate il fuoco, una via per garantire la sicurezza.
Schlein: "Attacchi a Unifil atti criminali"
Il Pd con Elly Schlein chiede al governo di riferire in aula: "Gli attacchi ai militari italiani e alle truppe Onu sono intollerabili atti criminali. Esprimo vicinanza e solidarietà ai feriti e a quanti sono impegnati a garantire pace e stabilità nell’area. Chiediamo allo stesso tempo che il governo riferisca quanto prima sulle iniziative che si stanno adottando per il cessate il fuoco, condizione imprescindibile per garantire alla missione in Libano la piena sicurezza”. Per il presidente del Copasir, Lorenzo Guerini "ciò che è avvenuto è inaccettabile e mostra ancora una volta l’esigenza inderogabile della cessazione delle ostilità con l’arretramento di Hezbollah a nord del fiume Litani".
Politica
“Netanyahu benvenuto in Italia”, opposizione...
Per il ministro Crosetto, la sentenza della Cpi sull'arresto internazionale per il leader israeliano "è sbagliata, ma il mandato va eseguito". Secondo Tajani le decisioni saranno prese "insieme agli alleati". Ma per il leghista "i criminali di guerra sono altri". E scoppia la polemica
Il mandato d'arresto nei confronti del premier israeliano Netanyahu e dell'ex ministro Gallant emesso dalla Corte penale internazionale? "Sbagliato, ma va eseguito". Questo, almeno, secondo il ministro della Difesa Guido Crosetto. Perché per il vicepremier Matteo Salvini, il leader dello Stato ebraico sarebbe invece "il benvenuto in Italia", così come altri esponenti israeliani. E inevitabilmente scoppia la polemica.
Dal Pd a Italia Viva, arriva infatti l'accusa da un lato al leghista di delegittimare la sentenza della Cpi e dall'altro al governo di non avere una posizione chiara, ufficiale e univoca sul caso, vista anche la terza posizione espressa dal ministro e vicepremier Antonio Tajani, secondo il quale l'Italia sostiene la Cpi, "ma siamo altresì convinti che la Corte debba svolgere un ruolo giuridico e non politico. Per quanto riguarda le decisioni le prenderemo insieme ai nostri alleati", ha detto.
Cosa ha detto Salvini
“Conto di incontrare presto esponenti del governo israeliano e se Netanyahu venisse in Italia sarebbe il benvenuto. I criminali di guerra sono altri”, le parole del vicepremier Matteo Salvini, pronunciate oggi a margine dell’assemblea nazionale di Anci e finite nel mirino dell'opposizione. “Non entro nel merito delle dinamiche internazionali - ha aggiunto -. Israele è sotto attacco da decenni, i cittadini israeliani vivono con l’incubo dei missili e con i bunker sotto le case da decenni, adesso dire che il criminale di guerra da arrestare è il premier di una delle poche democrazie che ci sono in Medioriente mi sembra irrispettoso, pericoloso perché Israele non difende solo se stesso ma difende anche le libertà le democrazie e i valori occidentali”.
“Mi sembra evidente che sia una scelta politica dettata da alcuni paesi islamici che sono maggioranze in alcuni istituzioni internazionali”, ha osservato ancora Salvini.
Poi il leader leghista, incalzato dai cronisti sulle differenze nelle dichiarazioni dei membri dell'esecutivo, assicura: "Sono convinto che Giorgia Meloni troverà una sintesi, ma il problema è a livello internazionale", la spiegazione a margine degli Stati Generali della Sanità della Lega, in corso a Milano.
"Ringrazio Giorgia Meloni e il governo italiano che stanno cercando di portare pace ed equilibrio - ha poi aggiunto -. Conto che la vittoria di Trump sia salvifica per l’Occidente, per la pace. Alcune uscite non mi sembra che avvicinino né la pace né l’equilibrio. E anche su questo troveremo sintesi come l’abbiamo sempre trovata".
I cronisti hanno poi chiesto al ministro Salvini se non gli desse fastidio che il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, prendesse le distanze da lui. Il vicepremier ha ribadito che "non mi da fastidio nulla" perché "ottimista per natura".
Dal Pd a Italia Viva, scoppia la polemica
Come ampiamente prevedibile, le parole del leghista hanno scatenato le proteste dell'opposizione. "Dopo la sentenza della corte penale internazionale non sappiamo ancora quale sarà la posizione ufficiale del governo italiano sull’arresto di Netanyahu. Prima il ministro della Difesa Crosetto che dice ok all’esecuzione del mandato. Poi il vicepremier Salvini, che lo smentisce, e afferma che il capo del governo israeliano sarebbe il benvenuto nel nostro Paese", attaccano Chiara Braga e Francesco Boccia, capigruppo del PD alla Camera dei Deputati e al Senato. "Presidente Meloni può dirci come si comporterà l’Italia? Seguirà il suo amico Orban che lo invita a Budapest? Chi è che decide della credibilità del nostro paese? Non è accettabile che in una fase così delicata per la politica internazionale il governo si esprima in modo così confuso e contraddittorio. È il momento che la premier faccia sentire la sua voce", continuano.
"La Lega di Salvini annuncia il voto contrario alla nuova Commissione europea, quella in cui figura un commissario italiano come Fitto. Una posizione irresponsabile e in palese contraddizione con l’interesse nazionale che la premier Meloni dice di voler difendere, mentre invece è sempre più ostaggio delle divisioni della sua maggioranza”, afferma quindi Piero De Luca, capogruppo del Pd in commissione Affari europei alla Camera. “Per settimane - aggiunge - Meloni ha attaccato il Partito democratico per cercare di nascondere che è il suo stesso vicepremier a sabotare gli interessi italiani alleandosi con le forze più estremiste e antieuropee, gettando discredito sul nostro Paese. Meloni esca dal silenzio e chiarisca la posizione del suo Governo: sta dalla parte dell’Europa o dei suoi alleati nazionalisti e antieuropei?”.
“Matteo Salvini difende e giustifica Netanyahu, un criminale di guerra che sta infangando la tradizione democratica di Israele. Tra un po’, magari, indosserà una maglietta con il suo viso come fece con Putin. Salvini sta sempre dalla parte sbagliata. Va sempre fuori binario”, la nota del deputato del Partito Democratico Roberto Morassut.
"Il conflitto israelo-palestinese non nasce il 7 ottobre ma è frutto di un secolo di violenza, di occupazione, di diritti negati, di Stati non riconosciuti. Il 7 ottobre è nei nostri occhi e l’abbiamo condannato ma questo non vuol dire legittimare e giustificare il genocidio che Netanyahu ha già compiuto nei confronti dei palestinesi", sottolinea Vittoria Baldino vicecapogruppo M5S alla Camera a L’Aria che tira su La7. Continua la pentastellata: "Parliamo di un premier che ha messo al bando Unrwa a Gaza, un’agenzia che ha dato modo a 300.000 bambini di curarsi, di non morire di poliomielite, che ha dato assistenza ai palestinesi. Dalla Corte penale internazionale su Netanyahu solo una constatazione di fatto: stiamo parlando di un criminale di guerra. Perché anche la guerra ha dei codici da rispettare codici che non sono stati rispettati da Israele. Governo Meloni attendista? Non lo era nel 2023 quando la Corte penale internazionale ha emesso mandato di arresto anche per Putin. Siamo davanti a vergognoso doppiopesismo".
"Delegittimare la Corte Penale Internazionale è di una gravità inaudita: non si può acclamare quando chiede l’arresto di Putin per la guerra in Ucraina e poi bollarla come irresponsabile se chiede l’arresto di Netanyahu che è colpevole di circa 44 mila morti tra i civili e di aver raso al suolo Gaza". Così il portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli. "Noi pensiamo che sia irresponsabile aver chiuso gli occhi di fronte al massacro del popolo palestinese. Il vero atto di irresponsabilità è consentire a Netanyahu di continuare a massacrare il popolo palestinese, perché c'è una strategia: occupare Gaza e cacciare i palestinesi. A differenza di quanto sostiene Salvini, Netanyahu non è il benvenuto in Italia e va arrestato. Salvini non si cura minimamente del sangue, del dolore, delle vite umane perse a Gaza".
"Ci aspettiamo dal governo Meloni, a differenza di quanto avvenuto finora, un atteggiamento univoco, chiaro e senza ambiguità di fronte alla decisione della Corte Penale Internazionale di emettere mandati di arresto per il premier dell’attuale governo israeliano Netanyahu e per il suo ex ministro della difesa", affermano poi in una nota congiunta Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Avs. "Quello che tutto il mondo ha potuto vedere in questi mesi a Gaza è inequivocabile: una strage continua di decine di migliaia di civili che per il diritto internazionale è un crimine di guerra. Il Governo italiano ha il dovere di rispettare in toto il diritto internazionale e dunque anche di applicare le decisioni assunte dagli organismi chiamati a farlo rispettare. Ecco perché troviamo incredibili, anzi scandalose le parole di Salvini, che allineandosi con i peggiori politici del pianeta dimostra il proprio disprezzo per la legalità internazionale auspicandone la palese violazione". "Per questo motivo depositeremo al più presto in Parlamento una mozione per impegnare il Governo al pieno rispetto delle convenzioni internazionali sottoscritte dall’Italia e quindi alla sollecita attuazione delle decisioni della Cpi".
"Pur essendo convinto che il Governo israeliano e Netanyahu abbiano superato i limiti della difesa, considero sbagliato che si possa pensare di innescare un processo di pace attraverso i mandati di cattura”, ha affermato quindi Davide Faraone, capogruppo di Italia viva alla Camera, a Rainews24. “Credo anche non sia corretto -ha aggiunto- mettere sullo stesso piano i terroristi di Hamas e il Governo democratico come quello di Israele. Lo Stato israeliano è una democrazia che come tale va difesa dalle aggressioni subite per la sua stessa volontà di esistere. Ci sono gruppi di terroristi, organizzati attorno all’Iran, che si adoperano per cancellarla dalle cartine geografiche. È naturale che Israele lavori per difendersi. Quanto al Governo italiano, è ridicolo e irresponsabile che due ministri della stessa Repubblica come Crosetto e Tajani, dicano cose così diverse su un tema tanto delicato”.
"Matteo Salvini ha dichiarato che Benjamin Netanyahu sarebbe il 'benvenuto' in Italia, ignorando deliberatamente la realtà dei fatti. È una vergogna giuridica, politica e morale. Vi è infatti un mandato d’arresto emesso dalla Corte Penale Internazionale contro l’attuale premier israeliano, l’ex Ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant e il leader militare di Hamas Mohammed Deif per i crimini di guerra e crimini contro l’umanità", afferma quindi Marco Tarquinio, eurodeputato S&D.
"La CPI, il cui Statuto è stato ratificato anche dall’Italia, ha dichiarato riguardo a Netanyahu e Gallant di ritenerli responsabili di aver commesso 'il crimine di guerra della fame come metodo di guerra e i crimini contro l'umanità di omicidio, persecuzione e altri atti disumani'. Rifiutare questa realtà significa calpestare il diritto internazionale e mancare di rispetto alle vittime innocenti in Medio Oriente".
"Salvini, con le sue dichiarazioni, si allinea a Viktor Orbán, scegliendo di schierarsi dalla parte di chi è incriminato per violazione dei diritti umani e rinunciando con ostentazione a sostenere i principi democratici e lo stato di diritto. Si può e si deve trattare con chiunque per fermare massacri e costruire percorsi di pace, ma non si devono mai 'bombardare' il diritto internazionale e le istituzioni che lo presidiano. L'Italia non può permettersi di essere rappresentata da chi deliberatamente ignora giustizia e legalità internazionale".