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Gibellina Capitale italiana Arte contemporanea 2026. Schifani: “Riconoscimento per tutta la Sicilia”

La proclamazione è avvenuta oggi al ministero della Cultura. Giuli: "Tributo al genio italiano". Schifani: "Riconoscimento per tutta la Sicilia"

Gibellina Photoroad 2023 (Fotogramma)

Gibellina, in provincia di Trapani, è la 'Capitale italiana dell'Arte contemporanea' per l'anno 2026. La proclamazione è avvenuta oggi al ministero della Cultura alla presenza, tra gli altri, del ministro della Cultura, Alessandro Giuli, del direttore generale Creatività Contemporanea, Angelo Piero Cappello e, in collegamento da Torino, della presidente della Giuria, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo. La città potrà godere di un finanziamento di 1 milione di euro.

Gibellina ha prevalso sulle città finaliste, che avevano presentato i loro dossier nelle audizioni pubbliche: Carrara (Ms) con il progetto 'Carrara - Da 2000 anni contemporanea'; Gallarate (Va) con 'La Cultura del Fare. Il Fare della Cultura'; Pescara con il progetto 'Pescara città contemporanea - Una porta aperta ai sogni' e Todi (Pg) con 'Ponte contemporaneo'.

Giuli: "Capitale Arte contemporanea tributo al genio italiano"

"Con la proclamazione della città vincitrice del titolo di Capitale italiana dell'arte contemporanea si chiude la prima tappa di un percorso ambizioso, immaginato, pensato e realizzato con grande lungimiranza politica", ha detto il ministro Giuli. L'istituzione di questo titolo "vuole rendere un nuovo, poderoso tributo alla creatività e al genio italiano, è la conferma dell'impegno fattivo del Governo per restituire all'Italia, alle sue città, ai suoi territori, ai suoi abitanti, la consapevolezza di essere l'Italia".

Per il ministro, "tutti i progetti presentati, dalle 23 candidature iniziali alle cinque città finaliste, sono stati sicuramente di altissimo livello. E non c'è dubbio che la città vincitrice sarà all'altezza del titolo riconosciutole con un programma capace di valorizzare il proprio territorio coinvolgendo i giovani talenti di artisti contemporanei nazionali e internazionali, generando coesione, inclusione sociale, innovazione, crescita economica, benessere, individuale e comunitario".

"Questa istituzione - ha proseguito il ministro - è la conferma della grande vitalità della cultura italiana e della necessità di valorizzare un settore, l'arte contemporanea, in continuo movimento. Prima e più che nel resto d'Europa, le città hanno contribuito a plasmare la geografia politica e culturale dell'Italia: i suoi territori e le sue popolazioni, nella sua caratteristica sinfonia di memorie, di costumi, di tradizioni. Dall'età dei Comuni al Risorgimento, possiamo dire che la città è la forma politica italiana per eccellenza. Il modello di organizzazione delle appartenenze collettive, proprio per storia, e per inclinazione, della nostra Nazione".

"Le città d'Italia - ha ricordato Giuli - sono state nei secoli centro vitale e propulsore di civiltà, il luogo e lo spazio pubblico in cui sono state vissute le sfide principali di ogni tempo, il contesto e la dimensione in cui sono emerse le soluzioni più interessanti, il teatro dei più rilevanti e fecondi processi di partecipazione sociale, culturale ed economica".

"E anche ai nostri giorni - ha osservato Giuli - le città d'Italia sono state il cuore della cultura, della scienza e delle arti. Dal secondo dopoguerra alla tarda modernità, l'arte contemporanea prende forma con le sue creazioni e rappresentazioni, i suoi modelli espressivi e simbolici, la sua creatività e la sua capacità di visione, in quel contesto urbano che ha ereditato le migliori esperienze artistiche dell'Ottocento e del Novecento".

"Per sua natura - ha sottolineato il ministro - l'arte contemporanea guarda l'esistente con un occhio esigente, uno spirito critico, sensibile all'impegno civile. Ponte tra la memoria del passato e la costituzione di un futuro vivibile, l'arte contemporanea ci invita a ripensare il nostro tempo, le sue preoccupazioni sociali e le sue grandi sfide collettive. In un habitat pubblico, urbano e civile, in cui la presenza del bello rimane un'istanza comune, tipicamente italiana, che merita di essere riconosciuta e sostenuta. In Italia - ha concluso - sono già numerose le esperienze pubbliche in cui l'arte contemporanea ha contribuito alla rinascita dei centri urbani e della loro vita sociale".

Schifani: "Gibellina simbolo di rinascita, riconoscimento premia intera Sicilia"

"Esprimo profonda soddisfazione per la proclamazione di Gibellina come Capitale italiana dell'Arte contemporanea 2026 - ha dichiarato il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani - Questo riconoscimento celebra una città simbolo di rinascita culturale e architettonica, un luogo che, dalla tragedia del terremoto, ha saputo risorgere come punto di riferimento internazionale per l'arte contemporanea e l'innovazione creativa. La scelta della cittadina trapanese sottolinea non solo l’importanza storica e culturale di questo Comune siciliano, ma anche l'incredibile contributo della nostra regione al panorama artistico nazionale".

"La designazione - ha aggiunto - rappresenta un'opportunità straordinaria per sostenere nuovi progetti e per far crescere ancora di più l'identità artistica e culturale del Comune. Come avvenuto già con Agrigento, che il prossimo anno sarà la Capitale italiana della Cultura, ci impegneremo affinché anche Gibellina, al di là del contributo statale, possa contare su ulteriori risorse finanziarie che diano impulso a iniziative che valorizzino il territorio e promuovano l’arte contemporanea in tutte le sue forme. Questo è un successo per tutta la Sicilia, che conferma la sua posizione come terra di cultura e creatività. Ringrazio il ministero della Cultura, la giuria presieduta da Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, e tutti coloro che hanno sostenuto questo percorso. La Sicilia - ha concluso il governatore - sarà fiera protagonista del panorama artistico italiano nel 2026, offrendo una testimonianza di come la bellezza e la cultura possano essere motori di sviluppo e coesione sociale".

Sindaco di Gibellina: "Riconoscimento segnale di rinascita e nuovo slancio"

La proclamazione di Gibellina 'Capitale italiana dell'Arte contemporanea 2026' è un riconoscimento "sicuramente importante per la città di Gibelllina e per il territorio perché potrà dare un nuovo slancio", ha detto il sindaco Salvatore Sutera, presente oggi a Roma alla cerimonia di proclamazione. Il sindaco, subito dopo la notizia della 'vittoria', ha voluto ricordare "prima di qualunque altra cosa" l'ex sindaco Ludovico Corrao "che con il suo sogno visionario ha permesso a questa città, che era stata distrutta, di rinascere dandole un'identità che non aveva". "Premiare Gibellina - ha aggiunto - è un segnale con cui dire che anche dai momenti bui, segnati dalle tante catastrofi che viviamo, possono nascere delle realtà assolutamente nuove. E' un messaggio che l'Italia può dare a tutto il mondo".

Per il primo cittadino "diventare capitale dell'arte contemporanea è una grande emozione. Gibellina ha presentato un progetto che ha condiviso con tanti istituti sia a livello territoriale sia anche a livello nazionale. Da questo punto di vista ci assumiamo quindi una responsabilità ancora maggiore. A questo proposito mi farebbe piacere trovare un modo per collaborare con le altre città finaliste che hanno presentato dei progetti assolutamente validi. Tutti quanti meritavamo questo titolo", ha concluso il sindaco.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Roma-Torino 1-0, Dybala salva Juric e risolleva i...

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I giallorossi salgono così a 13 punti in classifica

Paulo Dybala - Fotogramma

Basta un gol di Paulo Dybala alla Roma di Ivan Juric per battere il Torino e risollevarsi dopo la batosta contro la Fiorentina. I giallorossi si impongono 1-0 all'Olimpico grazie ad un gol dell'argentino, giocando comunque una buona gara, e guadagnano tre punti importanti salendo a 13 in campionato, mentre i granata di Vanoli restano a 14. Una vittoria, quella della Roma, che rasserena un po' gli animi sanciti anche dagli abbracci in campo tra Juric e Mancini e anche con Dybala, con il tecnico che batte ilo suo recente passato e cerca con tutte le sue forze di restare alla guida dei giallorossi.

La partita

La Roma parte bene e al 5' Dybala si libera con una magia a ridosso dell'area di rigore e apre per Angelino ma il cross è fuori misura. All'11' ancora Dybala che calcia una punizione dalla sinistra cercando il secondo palo, dove stacca Celik che colpisce indirizzando verso la porta e trovando la deviazione in calcio d'angolo. Il Torino si difende e la Roma pressa molto alta. Al 20' errore di Linetty su un retropassaggio per Milinkovic-Savic, arriva Dybala che salta il portiere granata e da posizione defilata calcia in porta, inutile il tentativo di recupero di Masina che arriva al pallone ma di slancio non riesce a toglierlo dallo specchio della porta per l'1-0 giallorosso. La squadra di Juric non arretra e al 24' Angelino tenta l'esterno sinistro da fuori area ma è pronto Milinkovic-Savic. Al 25' Dybala supera due avversari e serve sul secondo palo per Baldanzi che arriva leggermente in ritardo. Il Torino prova a reagire e al 35' costruisce la prima palla veramente pericolosa in area della Roma. Su calcio d'angolo il pallone arriva sulla testa di Adams ma Svilar blocca a terra.

Ad inizio ripresa Roma subito vicina al raddoppio: al 51' i giallorossi muovo palla con Dybala che fa velo e lascia scorrere la sfera per Pisilli che prende la mira e colpisce il palo alla sinistra del portiere ma il gioco era fermo per un fuorigioco di Angelino. Al 55' ancora Roma in avanti con Le Fee che ci prova dal limite ma trova la respinta, anche se un po' goffa, di Milinkovic-Savic. I granata si riaffacciano in avanti al con una conclusione di Njie ma Svilar mette in calcio d'angolo. Juric comincia con i cambi e inserisce prima Pellegrini per Pisilli, poi Shomurodov per Dybala, El Shaarawy per Zalewski e Cristante per Baldanzi. La Roma controlla la gara nel finale senza rischiare più nulla, vincendo 1-0, e potendo pensare alla sfida di domenica alle 18 con l'Hellas Verona per provare a rientrare nelle posizioni che contano.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Serie A, Como-Lazio 1-5: Castellanos guida la cinquina...

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Baroni vola al terzo posto agganciando Atalanta e Fiorentina

Taty Castellanos - Fotogramma

Vince ancora la Lazio, che batte il Como 5-1 nella decima giornata di Serie A. Al Sinigaglia decide la doppietta di Castellanos e le reti di Pedro, Patric e Tchaouna. Nel mezzo il bel gol di Mazzitelli e due espulsioni, una per parte, prima di Braunoder poi di Nuno Tavares. Con questa vittoria Baroni vola al terzo posto in classifica, agganciando Atalanta e Fiorentina a quota 19 punti. Rimane fermo a 9 invece il Como di Fabregas.

La partita

Parte bene la Lazio, che prende subito il possesso del pallone, mentre il Como aspetta basso e prova a eludere il pressing biancoceleste sfruttando le ripartenze. Al 28' l'episodio che cambia la partita: Dossena devia il pallone con un braccio dopo il colpo di testa di Vecino e Pairetto, dopo un consulto con Il Var, assegna il calcio di rigore per la Lazio. Sul dischetto si presenta Castellanos, che spiazza Audero e firma l'1-0 biancoceleste. Poco dopo Tavares sfonda sulla sinistra e serve il Taty, che questa volta da posizione defilata non riesce a trovare la porta. Il raddoppio della Lazio arriva al 31': è ancora Tavares a servire l'ottavo assist della sua stagione per il gol di Pedro, bravo a sorprendere il portiere del Como con un bel rasoterra. La reazione lombarda arriva sul finire di tempo, con Provedel che è decisivo sul colpo di testa di Dossena. Poco dopo è ancora Pedro invece a farsi trovare libero al limite dell'area e ad andare vicino alla sua doppietta. Il primo tempo termina quindi 2-0 per la Lazio.

Nella ripresa il copione non cambia. La Lazio attacca senza sosta a caccia del terzo gol, con le progressioni di Tavares che continuano a fare male al Como. La partita però si riapre a sorpresa al 53': Mazzitelli controlla con il petto una palla vacante in area e trova una bellissima rovesciata, che batte Provedel e dimezza così lo svantaggio. Al 62' però, nel miglior momento del Como, arriva un altro episodio chiave: Braunoder commette un fallo ingenuo a centrocampo e, già ammonito, viene espulso dall'arbitro Pairetto. La parità numerica viene comunque ristabilita tre minuti dopo, quando Nuno Tavares, il migliore della Lazio fino a quel momento, stoppa una ripartenza avversario e viene espulso per doppia ammonizione. Al 72' la Lazio trova il tris: Dia fa la sponda da corner per il colpo di testa vincente di Patric, che batte ancora Audero. Il Como avrebbe la chance per riaprire ancora la partita con Cerri, che si divora un gol clamoroso solo davanti a Provedel, e la Lazio punisce. All'81' Castellanos batte Audero in uscita e firma la sua doppietta. In pieno recupero invece, al 95', arriva il quinto gol di Tchaouna in contropiede. Termina quindi 5-1 per la Lazio.

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Politica

M5S in rotta con il Pd? Per Conte alleanza ‘passa da...

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La linea: no ad un'alleanza organica, valutazioni a ogni tornata elettorale

Schlein e Conte

'Che ne sarà del campo progressista e cosa intende fare il Movimento 5 stelle?', oggi, nella giornata di Halloween, sembra essere una domanda più gettonata di 'dolcetto o scherzetto?'. Ad alimentare i dubbi che Giuseppe Conte possa sottrarsi alla 'lotta' alla maggioranza con il Pd ci pensa infatti Marco Travaglio. Nel suo editoriale sul Fatto, il giornalista dà dei consigli all'ex presidente del Consiglio per evitare nuove 'scoppole' come quella rimediata in Liguria, suggerendo di non unirsi in matrimonio con il Pd in maniera strutturale. Musica (forse) per le orecchie del leader pentastellato che in realtà su questo è chiaro da tempo, con i giornalisti e con chi di dovere.

"Non c'è un'alleanza organica, ma i conti si fanno a ogni tornata elettorale sulla base di un programma condiviso", il senso del ragionamento di Campo Marzio che però non dimentica Italia viva. La non chiusura nei confronti di Matteo Renzi da parte dei dem - che invece sia dai Cinquestelle, sia da Avs è arrivata forte e chiara - potrebbe diventare un altro elemento divisivo. E quindi, ancora: prima ci sediamo davanti a un tavolo, poi capiamo se possiamo andare avanti insieme. D'altronde, si ragiona sempre nel quartiere generale del movimento, uno dei diktat è quello di non tradire se stessi, le proprie battaglie, quindi la propria autonomia, e i propri elettori, sia in vista dell'assemblea costituente - vista come la cura a (quasi) tutti i mali -, sia considerando che, proprio in Liguria, il sacrificio è costato caro a Conte. Il passo indietro fatto dal senatore Luca Pirondini per sposare il progetto di Andrea Orlando ha portato solo molti affezionati pentastellati a disertare le urne, e le percentuali si sono viste, appunto. Le sorti dell'ex campo largo, però, non sono il problema principale del Movimento 5 Stelle, e di Conte.

Al netto di uno scontro con Beppe Grillo che potrebbe non essere ancora finito, la priorità dell'avvocato pugliese è quella di proteggere i suoi "campioni dell'Antimafia", Roberto Scarpinato e Federico Cafiero de Raho, finiti nel mirino del centrodestra e della presidente Chiara Colosimo nella commissione Antimafia. Una proposta di legge presentata proprio dalla deputata di Fratelli d'Italia mira ad allontanare i due ex magistrati da palazzo San Macuto per conflitto d'interessi. Accuse che Conte rispedisce al mittente, tirando in ballo anche il sottosegretario alla Salute, sempre meloniano, Marcello Gemmato.

"Oggi siamo al bullismo istituzionale nei confronti dei campioni dell'antimafia, siamo al bavaglio per Scarpinato, De Raho e anche Antioci", dice l'ex premier in una conferenza stampa, 'Quale antimafia?', convocata proprio per l'occasione. Poi attacca: "Il conflitto d'interessi non riguarda innanzitutto la presidente Colosimo? Abbiamo visto la foto che mostra un rapporto molto amicale tra lei e Ciavardini, che è stato condannato con sentenze per aver ucciso il sostituto procuratore Mario Amato, per l'omicidio dell'appuntato Francesco Evangelista, per l'esecuzione della strage di Bologna". Un primo piatto, servito davanti a Walter Verini, del Pd, Antonio D'Alessio, di Azione, e di Elisabetta Piccolotti, di Avs, che non è riuscita a esserci, però, prima della stoccata anche al sottosegretario. Mancava solo lui, dopo tutto, all'appello.

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