Trump attacca ex deputata Liz Cheney: “Falco di guerra a cui si deve sparare”
La repubblicana figlia dell'ex vicepresidente Dick Cheney nel mirino del tycoon: "Vediamo come si sente quando i fucili sono puntati sulla sua faccia". La replica: "Come i dittatori minaccia di morte"
Donald Trump attacca l'ex deputata repubblicana Liz Cheney definendola una "war hawk" (“falco di guerra”) a cui si dovrebbe sparare. Ma poi ritratta.
Il tycoon ha da tempo messo nel mirino la figlia dell'ex vicepresidente Dick Cheney, sostenitrice di Kamala Harris nella corsa presidenziale e fortemente critica dell'operato di Trump. "È un falco di guerra radicale. Mettiamola in piedi con un fucile che le spara addosso, ok? - ha detto l'ex presidente durante un evento elettorale a Glendale, in Arizona - Vediamo come si sente, quando i fucili sono puntati sulla sua faccia". Trump ha poi insultato Cheney definendola “molto stupida” e “un'idiota”.
Successivamente sul social Truth il Tycoon ha poi ritrattato in parte le dichiarazioni: “Tutto quello che dico di Liz Cheney è che è un falco di guerra, e per giunta stupido, ma non avrebbe 'il coraggio' di combattere da sola”, ha scritto Trump. “È facile per lei parlare, seduta lontano da dove si svolgono le scene di morte, ma se le si mette una pistola in mano e la si lascia andare a combattere, dirà: 'No, grazie!' - si legge nel post - Suo padre ha decimato il Medio Oriente e altri luoghi e si è arricchito così. Ha causato un sacco di morti e probabilmente non ci ha mai pensato. Non è questo che vogliamo alla guida del nostro Paese!”.
Linguaggio duro e volgare
Sono già diverse settimane che Trump ha deciso di utilizzare un linguaggio duro e spesso anche molto volgare verso i suoi critici, specialmente quelli all'interno del suo stesso partito, che dal suo punto di vista rappresentano “il nemico interno”.
Tra questi, Liz Cheney è sicuramente la massima rappresentante del gruppo dei 'repubblicani anti-Trump', e già nel 2020 si era espressa con toni molto duri sui tentativi del tycoon di ribaltare il voto delle elezioni e sull l'assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021. Cheney aveva svolto un ruolo di primo piano all'interno del comitato ristretto della Camera che indagava sull'attacco prima di essere estromessa, nel 2022, dal suo seggio alla Camera del Wyoming da un avversario delle primarie sostenuto da Trump.
Trump si è detto sorpreso che anche l'ex vicepresidente Dick Cheney abbia appoggiato Harris, perché ricorda di aver graziato l'ex capo dello staff di Cheney, Scooter Libby, condannato per falsa testimonianza nel 2007. “Non lo biasimo per essere rimasto con sua figlia, ma sua figlia è una persona molto stupida, molto stupida”, ha detto il tycoon. Trump ha ricordato che quando l'ex deputata era alla Camera “voleva sempre andare in guerra con le persone”. “Sai, sono tutti falchi di guerra quando sono seduti a Washington in un bel palazzo e dicono... 'Mandiamo 10.000 truppe proprio nella bocca del nemico'”, le sue parole.
“È così che i dittatori distruggono le nazioni libere - la risposta di Liz Cheney in un post su X - Minacciano di morte chi parla contro di loro. Non possiamo affidare il nostro Paese e la nostra libertà a un uomo meschino, vendicativo, crudele e instabile che vuole essere un tiranno”. Nelle ultime settimane, Cheney ha di fatto accompagnato la candidata democratica Kamala Harris nella sua campagna elettorale, esortando i repubblicani a mettere da parte le differenze di partito per sostenere la vicepresidente e respingere un candidato che, a suo dire, rappresenta una minaccia per la democrazia.
Harris: "Commenti inammissibili"
La retorica violenta nei confronti di Cheney da parte di Trump “è inammissibile”, ha dichiarato Harris. “Ha aumentato la sua retorica violenta sugli avversari politici e in grande dettaglio ha suggerito che si debbano usare fucili contro l'ex rappresentante Liz Cheney”, ha detto Harris prima del comizio in Wisconsin, definendo 'disqualifying' ('squalificanti') le parole del tycoon.
Esteri
Ucraina, la previsione di Blinken: “Tregua? Putin...
Per il segretario di Stato Usa, un cessate il fuoco sarebbe l'occasione per le truppe di Mosca di riorganizzarsi e attaccare di nuovo: "Improbabile che il presidente russo rinunci alle sue ambizioni"
Vladimir Putin "attaccherà ancora" l'Ucraina, anche in caso di un'ipotetica tregua nella guerra tra la Russia e Kiev. Un cessate il fuoco non è una garanzia per uno stop al conflitto: Mosca sarebbe destinata a riprendere l'offensiva. Ne è convinto Antony Blinken, segretario di Stato Usa, che in un'intervista al New York Times anticipa con una previsione - per nulla ottimista - le probabili future mosse dello 'zar' in caso di uno stop temporaneo alla guerra.
"È improbabile che Putin rinunci alle sue ambizioni. Se ci sarà un cessate il fuoco - ha spiegato Blinken -, probabilmente darà alle sue truppe il tempo di riposarsi, riorganizzarsi e attaccare di nuovo in futuro".
Per il segretario di Stato, il cessate il fuoco dovrebbe essere a lungo termine e l’Ucraina - a quel punto - dovrebbe avere il potenziale per scoraggiare l’aggressione. Gli Stati Uniti, ha aggiunto, intendono aiutare l’Ucraina nel suo percorso verso la Nato o garantire la sicurezza di altri Paesi.
Blinken ha espresso quindi la speranza che gli Stati Uniti continuino a sostenere l'Ucraina perché, ha chiarito, "non si tratta solo dell'Ucraina. Non è mai stata solo una questione dell'Ucraina", ha sottolineato.
In un'altra intervista concessa al Finacial Times, Blinken ha quindi parlato dei rischi per l'Europa legati al conflitto in corso in Ucraina. "La più grande minaccia alla sicurezza degli europei - ha detto - è purtroppo causata in parte dai contributi dei Paesi che si trovano dall'altra parte del mondo, nell'Indo-Pacifico".
Oltre alla presenza di soldati nordcoreani che combattono a fianco dei russi contro gli ucraini, Blinken ha criticato in particolare la Cina, che si propone come mediatore di pace, ma allo stesso tempo invia in Russia materiale fondamentale per aiutarla a ricostruire la sua industria della difesa.
"Cercano di avere entrambe le cose", ha sottolineato Blinken, affermando che "la Cina sta sollevando la preoccupazione di molti Paesi" che come gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni alle entità cinesi che aiutano lo sforzo bellico russo.
Rispondendo sull'efficacia delle sanzioni statunitensi, Blinken ha poi spiegato che "non è un interruttore della luce, ma penso che stia mettendo la Cina in una posizione sempre più difficile. Di sicuro non gli piacciono le azioni che abbiamo intrapreso contro le entità cinesi. E immagino che ce ne saranno altre in arrivo, se necessario, anche nelle prossime settimane".
Esteri
New Orleans, figliastro dell’ex tata di William e...
Edward Pettifer, 31 anni, è tra le 14 persone rimaste uccise a Capodanno
Tra le 14 vittime dell'attacco terroristico di New Orleans, avvenuto nella notte di Capodanno, c'è anche il 31enne Edward Pettifer, figliastro dell'ex tata dei principi William e Harry. Re Carlo, che ha appreso della morte di Pettifer attraverso i canali ufficiali, ne è rimasto profondamente rattristato e si è messo subito in contatto con la famiglia per esprimere le proprie condoglianze.
Secondo la ricostruzione del Telegraph, Pettifer era il figliastro di Alexandra Pettifer, precedentemente nota come Tiggy Legge-Bourke, tata del Principe William e del Principe Harry negli anni '90. Secondo il giornale, Pettifer era il figlio maggiore di Charles Pettifer, ex ufficiale delle Coldstream Guards, e di Camilla Wyatt, figlia di un allevatore di cavalli da corsa. Charles e Tiggy hanno avuto due figli che sono figliocci di William e Harry.
"Io e Catherine siamo tristi e sotto shock per la tragica morte di Ed Pettifer", scrive William sul profilo Instagram dei principi del Galles. "I nostri pensieri e le nostre preghiere sono con la famiglia Pettifer e con tutte quelle persone innocenti tragicamente colpite da questo orribile attacco".
La famiglia di Pettifer ha rilasciato un comunicato in cui dice che “l'intera famiglia è devastata dalla tragica notizia della morte di Ed a New Orleans. Era un figlio, un fratello, un nipote e un amico meraviglioso per tanti. Mancherà terribilmente a tutti noi. I nostri pensieri sono rivolti alle altre famiglie che hanno perso i loro familiari a causa di questo terribile attacco - continua - Chiediamo di poter piangere la perdita di Ed come famiglia in privato. Grazie”. Il medico legale di New Orleans ha indicato la causa preliminare della morte di Pettifer come “ferite da corpo contundente”.
Esteri
Vescovo Aleppo vede al-Jawlani: “Incontro positivo,...
Monsignor Jallouf ha spiegato che il nuovo leader de facto è aperto verso i cristiani e si è detto certo che le cose andranno sempre meglio
E' stato ''un incontro molto positivo'' quello che, lo scorso 31 dicembre, il vescovo latino e vicario apostolico di Aleppo, monsignor Hanna Jallouf, ha avuto con il leader de facto della nuova Siria, Abu Mohammed al-Jawlani. ''Si è dimostrato molto, molto aperto nei confronti dei cristiani e questo ci rallegra'', ha dichiarato Jallouf all'Adnkronos riferendosi all'incontro che al-Jawlani ha voluto con ''tutti i capi religiosi della comunità cristiana in Siria l'ultimo giorno dell'anno''. In quell'occasione ''ci ha assicurato che come cristiani saremo parte integrante della nuova Siria'' e ha detto di voler ''lavorare per il bene di tutti i siriani''.
I primi passi, concreti, si stanno già vedendo spiega il vescovo. ''Abbiamo diversi segnali che le cose andranno bene, piano piano sempre meglio, direi benissimo'', afferma Jallouf spiegando di aver ''potuto festeggiare tranquillamente Natale e Capodanno''. Inoltre, aggiunge, ''al-Jawlani ha creato una commissione per l'università di Aleppo composta da cinque uomini musulmani e due cristiani''. Per il futuro, verso il quale ''c'è ottimismo'', Jallouf spiega che ''durante l'incontro al Palazzo presidenziale di Damasco abbiamo dato ad al-Jawlani due documenti, uno preparato dai patriarchi di Damasco e uno dei vescovi di Aleppo''.
Nei documenti erano presenti ''i contenuti che come comunità cristiana chiediamo che vengano integrati nella nuova Costituzione'' siriana. Non solo ''i diritti legati alla libertà di culto'', ma anche il rispetto dei ''diritti delle donne, il diritto al lavoro, il diritto alla parità'', spiega.
Rispetto ai timori legati al gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham (Hts), Jallouf afferma che ''non è certo vero, come si è detto, che sono venuti ad ammazzare i cristiani, a sgozzarli''. Certo, ammette, ''sul terreno c'è gente che è arrivata con al-Jawlani e che non è alla sua altezza''. Tra l'altro ''non sono tutti siriani, né hanno la sua mentalità''. Ma l'ottimismo resta dominate presso il collegio francesano di Aleppo: ''ci vuole un tempo'' e allo stato attuale ''ogni problema che nasce, viene risolto''.