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Lancio di razzi dal Libano nel centro di Israele. Khamenei: “Contro nemici Iran risposta feroce”

Diciannove feriti a Tira. Al Jazeera: 84 morti in raid Idf a Jabalia, persone sotto le macerie. Usa invieranno ulteriori schieramenti militari

Macerie in Libano - (Fotogramma)

Nuovo lancio di droni e razzi da parte del Libano verso Israele. Intanto dalla Guida suprema dell'Iran, Ali Khamenei, intervenuto davanti a un gruppo di studenti a Teheran, è arrivata una minaccia: "I nemici, tanto gli Stati Uniti quanto il regime sionista, devono sapere che riceveranno certamente una risposta feroce alle loro azioni contro l'Iran, la Nazione iraniana e il fronte della resistenza", i gruppi armati nella regione sostenuti da Teheran, da Hamas a Hezbollah passando per gli Houthi.

Nuovo lancio di razzi e droni da Libano verso Israele

Sono 19 i feriti del lancio di razzi avvenuto stamattina dal Libano a Tira, nel centro-est di Israele. Lo rendono noto fonti mediche. In mattinata, secondo quanto riferito dall'Idf, sono stati lanciati diversi droni e razzi dal Libano, facendo scattare le sirene nel nord di Israele. Circa cinque razzi lanciati verso l'Alta Galilea sono stati per la maggior parte intercettati. Almeno 10 razzi sono stati lanciati nella zona della baia di Haifa e in Galilea. Alcuni sono stati intercettati mentre altri sono caduti in aree aperte, aggiunge l'esercito. Non si hanno notizie di feriti.

Nella zona di Haifam, riferisce l'Idf, uno dei velivoli è stato abbattuto. Un altro, invece, avrebbe colpito una fabbrica in una zona industriale vicino a Nahariya. Non si hanno notizie di feriti nell'attacco.

Hezbollah dal canto suo ha rivendicato di aver lanciato razzi contro una base dell'intelligence israeliana nei pressi di Tel Aviv nelle prime ore di stamattina. Alle 2,30, "abbiamo sparato una salva di razzi contro la base Glilot dell'unità di intelligence militare 8200 nella periferia di Tel Aviv", ha affermato il gruppo filo-iraniano in una dichiarazione.

Israele: "Abbattuti 3 droni lanciati da est, rivendica Resistenza islamica in Iraq"

Abbattuti anche altri tre droni lanciati "da est" in direzione di Israele, hanno reso noto i militari israeliani che via X confermano che tre droni sono stati intercettati sul Mar Rosso. Il Times of Israel sottolinea come i militari israeliani con il termine "da est" si riferiscano solitamente ad attacchi dall'Iraq. E, riporta ancora il giornale, la Resistenza islamica in Iraq ha rivendicato, affermando di aver colpito siti a Eilat, ma - precisa la testata - qui non sono neanche scattate le sirene dell'allarme antiaereo poiché i droni sono stati intercettati prima che entrassero nello spazio aereo israeliano.

Idf: "Uccisi 2 comandanti di Hezbollah nell'area di Tiro"

L'esercito israeliano ha annunciato di aver ucciso il comandante del settore costiero di Hezbollah, Ma'in Mousa Az al-Din, e il comandante dell'unità di artiglieria, Hassan Majed Dhiab, nella zona di Tiro, in Libano. Secondo l'Idf, Dhiab è responsabile del lancio di giovedì di razzi verso la città di Kiryat Shmona, nel nord di Israele. Sotto la supervisione dei due comandanti, oltre 400 razzi sarebbero stati lanciati verso Israele nell'ultimo mese.

Al Jazeera: 84 morti in raid Idf a Jabalia, persone sotto le macerie"

Almeno 84 palestinesi sono stati confermati uccisi negli attacchi che ieri sera hanno colpito due edifici residenziali nel campo profughi di Jabalia, che ospitavano circa 170 persone. Alcune di queste sono bloccate sotto le macerie delle loro case, scrive al Jazeera, secondo cui gli operatori della protezione civile non sono in grado di prestare i soccorsi nella zona.

Usa invieranno ulteriori schieramenti militari

Intanto gli Stati Uniti hanno annunciato nuovi schieramenti militari in Medio Oriente, tra cui "cacciatorpediniere con missili balistici, squadroni di caccia e aerei cisterna e diversi bombardieri d'attacco a lungo raggio B-52 dell'aeronautica militare statunitense", secondo una dichiarazione del portavoce del Pentagono, il maggiore generale Pat Ryder.

L'invio delle truppe, ordinato dal segretario alla Difesa Lloyd Austin, inizierà nei prossimi mesi e verrà effettuato in linea con gli "impegni degli Stati Uniti per la protezione dei cittadini e delle forze armate statunitensi in Medio Oriente, la difesa di Israele e la de-escalation attraverso la deterrenza e la diplomazia".

Secondo la dichiarazione, "questi schieramenti si basano sulla recente decisione di schierare il sistema di difesa missilistico Terminal High Altitude Area Defense (Thaad) in Israele, nonché sulla posizione sostenuta dell'Amphibious Ready Group Marine Expeditionary Unit (Arg/Meu) del Dipartimento della Difesa nel Mediterraneo orientale". Il Segretario Austin, si legge nella dichiarazione, "continua a chiarire che se l'Iran, i suoi partner o i suoi delegati dovessero sfruttare questo momento per colpire il personale o gli interessi americani nella regione, gli Stati Uniti adotteranno tutte le misure necessarie per difendere il nostro popolo".

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Esteri

Cina, un nuovo ‘mostro’ per la Marina: spunta...

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Le immagini satellitari rivelano la presenza di una nave potenzialmente unica nel suo genere

Xi Jinping

Una nuova nave, un'inedita 'portaerei'. La Cina sembra aver costruito un'imbarcazione potenzialmente unica nel suo genere. Immagini satellitari di Planet Labs mostrano una nave in costruzione - riferisce la Cnn - nel cantiere navale Guangzhou Shipyard International sull'isola Longxue, nella provincia meridionale del Guangdong. A segnalare per primo l'esistenza della nuova unità è stato The War Zone.

"Forma e dimensioni piuttosto inusuali, è più piccola delle precedenti portaerei cinesi", commenta Thomas Shugart, ex comandante di sottomarini della Marina Usa e ora al Center for a New American Security. Ed è persino più piccola dei mezzi d'assalto anfibi, classe Tipo 075, impiegati dalla Marina della Repubblica Popolare, quindi - prosegue l'esperto nella sua analisi - la Cina sta forse costruendo la prima "'portaerei' apparentemente civile". Per Shugart, la costruzione di una nuova nave potrebbe indicare un ulteriore passo verso la "strategia di fusione miliare-civile" di Pechino che prevede "l'impiego di unità dual-use".

Secondo Carl Schuster, ex direttore delle operazioni del Joint Intelligence Center del Comando Usa per Pacifico, la nave potrebbe servire per elicotteri o droni per la Guardia Costiera. Sempre più spesso impiegata dai cinesi, nelle scorse settimane ha partecipato per la prima volta alle maxi manovre intorno a Taiwan, isola di fatto indipendente che Pechino considera una "provincia ribelle" e per la quale vuole la "riunificazione".

"Avere una piattaforma" del genere consentirebbe di "ampliare le capacità di sorveglianza" della Guardia Costiera "nelle acque distanti del Mar cinese meridionale e potenzialmente a est di Taiwan", osserva Schuster, precisando che la nuova nave potrebbe anche essere utile per operazioni umanitarie con la garanzia di soccorsi rapidi in contesti di non combattimento. "Potrebbe anche servire - spiega - per supporto logistico e come nave officina in un'operazione anfibia una volta messa in sicurezza la spiaggia".

Nel frattempo gli esperti prevedono che entro il 2026 dovrebbe essere operativa la Fujian, per ora la portaerei cinese più grande, moderna e potente. Al momento sono operative la Shandong e la Liaoning, che nei giorni scorsi - hanno riferito i media ufficiali del gigante asiatico - hanno partecipato alle prime manovre congiunte, anche nelle acque contese del Mar cinese meridionale.

La Cina - secondo il Center for Strategic and International Studies, think tank di Washington - va avanti, con progressi rapidi, anche nella costruzione della nave d'assalto anfibio più grande al mondo, classe Tipo 076, con un ponte di decollo di circa 260 metri per 52.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Esteri

Elezioni Usa, italiani non si fidano di Trump e Harris:...

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Il sentiment negativo rilevato da Vis Factor a pochi giorni dal voto

Harris e Trump

Le opinioni degli utenti italiani sulle elezioni presidenziali americane del 5 novembre riflettono una percezione di grande incertezza e una generale polarizzazione rispetto alle figure di Kamala Harris e Donald Trump. Il sentiment negativo rilevato da Vis Factor attorno a temi cruciali come il ruolo degli Stati Uniti nel contesto internazionale e la difesa dei diritti civili, suggerisce una preoccupazione diffusa per le implicazioni che tali elezioni potrebbero avere su scala globale.

La forte presenza di emozioni come accusa e preoccupazione fa emergere una visione critica verso entrambi i candidati, percepiti come rappresentanti di modelli di leadership e politiche in netto contrasto. Gli utenti italiani sembrano considerare entrambe le opzioni come potenzialmente divisive, mostrando una mancanza di fiducia nei confronti della capacità dei candidati di guidare il paese verso un futuro stabile (IL REPORT COMPLETO).

Il dibattito su temi come l'aborto e la politica estera è particolarmente acceso, alimentato anche dalla campagna elettorale intensa e spesso aspra che si svolge sui social media. Questo scenario evidenzia come il risultato delle elezioni sia percepito da molti come un evento di rilevanza globale, capace di influenzare non solo il destino degli Stati Uniti, ma anche i rapporti internazionali.

In conclusione, la visione degli utenti italiani espressa nel report mostra una forte domanda di stabilità e di leadership responsabile, unite alla speranza che il prossimo presidente americano possa favorire una fase di riconciliazione interna e di rinnovato impegno internazionale. La sfida principale sarà dunque quella di ricostruire la fiducia del pubblico e promuovere un clima politico che riduca le divisioni e favorisca un dialogo costruttivo, aspetti che rispondono alle profonde preoccupazioni manifestate dagli utenti.

L'analisi di Vis Factor è stata effettuata prendendo in considerazione le conversazioni social generate dagli utenti italiani in relazione alle elezioni che si terranno negli Stati Uniti martedì 5 novembre. Al fine di analizzare il sentiment, le emozioni e la semantica che ruotano attorno alle elezioni e ai candidati, sono stati monitorati post e commenti in lingua italiana, prodotti dal 24 al 31 ottobre scorsi.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Ucraina, Zelensky: “Russia avanza e Corea attaccherà:...

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Il presidente ucraino: "Usa e Gb guardano mentre i soldati nordcoreani si preparano"

Volodymyr Zelensky

L'Ucraina è in difficoltà e perde soldati, la Russia guadagna terreno giorno dopo giorno e si prepara a schierare anche i soldati nordcoreani nella guerra in corso da quasi 1000 giorni. Kiev arranca e il presidente Volodymyr Zelensky alza i toni, puntando il dito contro l'immobilismo degli alleati.

"Ora riusciamo a vedere tutti i siti in cui la Russia sta radunando i soldati nordcoreani sul suo territorio. Potremmo centrarli preventivamente, se avessimo la capacità di colpire abbastanza lontano. Tutto dipende dagli alleati", dice il presidente, ribadendo la richiesta di missili a lungo raggio e evidenziando ancora una volta la necessità di ottenere l'ok per colpire obiettivi militari in territorio russo.

Gli Stati Uniti hanno fornito a Kiev i missili Atacms ma Washington non autorizza il lancio in territorio nemico. In questo quadro, dice Zelensky, i partner di Kiev preferiscono "aspettare che l'esercito nordcoreano inizi a colpire gli ucraini invece di fornire le armi a lungo raggio di cui hanno estremo bisogno. L'America resta a guardare, il Regno Unito resta a guardare, la Germania resta a guardare".

"Chiunque al mondo -dice ancora- voglia veramente fermare la guerra della Russia contro l'Ucraina e evitare che si espanda dall'Europa ad altre regioni, non può limitarsi a guardare. Dobbiamo agire, è necessario che alle parole contro l'escalation e l'espansione della guerra corrispondano azioni".

I nuovi aiuti Usa e come cambia la guerra

Le parole di Zelensky arrivano in un momento particolarmente critico. Secondo le stime di Bloomberg, la Russia continua a guadagnare terreno con un trend che appare consolidato. Dal 6 agosto, le forze di Mosca hanno preso il controllo di 1.146 km quadrati, circa il 25% in più di tutto il territorio conquistato nei primi 7 mesi dell'anno. La strategia di Mosca, nel Donetsk, punta verso Pokrovsk e Kurakhovo, nodi logistici che consentirebbero di organizzare la successiva fase dell'offensiva verso ovest.

Zelensky recentemente ha dichiarato che l'Ucraina ha ricevuto solo il 10% degli aiuti autorizzati a maggio dal Congresso degli Stati Uniti. Inoltre, Kiev attende almeno 6 sistemi di difesa aerea promessi da altri paesi. Intanto, il Pentagono ha annunciato nuovi aiuti. Il pacchetto della Presidential Drawdown Authority (Pda), del valore stimato di 425 milioni di dollari, fornirà ulteriori capacità per soddisfare le esigenze più urgenti, tra cui intercettori per la difesa aerea, munizioni per sistemi missilistici e artiglieria, veicoli blindati e armi anticarro.

Nello specifico, il pacchetti include: munizioni per i sistemi missilistici superficie-aria avanzati nazionali (Nasams), missili Stinger, apparecchiature e munizioni per sistemi aerei senza equipaggio (c-Uas), munizioni aria-terra, munizioni per sistemi missilistici di artiglieria ad alta mobilità (Himars), munizioni per artiglieria da 155 mm e 105 mm, missili Tube-launched a tracciamento ottico filoguidati (Tow), sistemi anti-carro Javelin e At-4, carrelli corazzati Stryker, armi leggere e munizioni, attrezzature mediche, attrezzature e munizioni per la demolizione, pezzi di ricambio, attrezzature ausiliarie, servizi, formazione e trasporto.

Il problema principale per il paese, però, non è rappresentato dalla carenza di armi. All'Ucraina, evidenzia il New York Times citando informazioni provenienti dal Pentagono, mancano uomini e la situazione, senza un'inversione di rotta, rischia di precipitare nel giro di 6-12 mesi.

Kiev ha trasferito alcune brigate nella regione russa di Kursk, invasa all'inizio di agosto, spostando reparti che avrebbero dovuto agire nel Donetsk o lungo il fronte meridionale, con la prospettiva di una controffensiva nel 2025.

Ora il quadro cambia. L'Ucraina non pare intenzionata a modificare le leggi relative all'arruolamento e, nonostante il pressing di alcuni politici americani, non pare intenzionate a coinvolgere i giovanissimi: ad oggi, al fronte vanno i 25enni o uomini di età superiore. Il gap con la Russia, che recluta 25-30mila soldati ogni mese, rischia però di allargarsi fino a diventare incolmabile.

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