Tpl, autista aggredito 2 volte: “Ora ho paura, siamo abbandonati”
Da 25 anni alla guida di un autobus: "Violenze quotidiane, siamo nella stessa situazione dei medici nei pronto soccorso. A volte è meglio voltarsi dall'altra parte"
In 25 anni di servizio ha subito due aggressioni fisiche importanti, minacciato con un coltello la prima volta, con una bottiglia rotta la seconda. Oltre a tra pugni e calci. E non si contano invece le minacce, gli insulti e le discussioni quotidiani che deve affrontare durante il turno di lavoro. F.A. è un autista di autobus a Roma e racconta all’Adnkronos la sua esperienza.
“Ho subito due aggressioni. La seconda è recente”. Di notte? “Macché, di mattina. Vi racconto cosa è successo: 9.30 del mattino, un passeggero si alza e urina nella corsia, poi si mette a dormire. Ho chiamato ambulanza e 112 e ce n’è stato per tutti: aggredito a calci e pugni il personale medico e aggredito io, con una bottiglia rotta. Conseguenze? Mi è rimasta la paura, anche di rispondere alle persone, e io normalmente non sono una persona timorosa, ma questa cosa mi ha scosso. Pensi ai figli, alla famiglia, a quello che può succedere. Ho sempre paura che possa succedere di nuovo”.
“Ho pensato più volte di andarmene – continua - smettere di fare questo lavoro che anche economicamente non ti ripaga del rischio che si corre, ma non è facile. Ma alla prima occasione me ne andrò, per me la guida deve finire. Ma il problema rimane e il peggio è che ci sentiamo abbandonati”. Per F.A., la situazione sta peggiorando: “Negli anni la situazione è decisamente peggiorata. Prima le aggressioni erano rare, oggi ormai chiunque sale sull’autobus si permette di insultarti, prendere a pugni la cabina, sputarti addosso”.
Il motivo di tanta rabbia? “Veniamo aggrediti perché l’autobus non passa – risponde il lavoratore del Tpl - Ma se l’autobus non passa non è colpa dell’autista che va a prendersi un caffè: ogni autobus viene controllato dalla centrale operativa e se l’autista è responsabile di un ritardo viene sanzionato. Il problema sono i tempi di percorrenza delle linee e quando, tra traffico e guasti ai mezzi, saltano le corse. L’autista è super controllato, il gps rileva secondo per secondo il suo percorso”.
“Veniamo aggrediti tutti i giorni - ribadisce - stiamo vivendo la stessa situazione di chi lavora negli ospedali e nei pronto soccorso. Senza contare le continue discussioni con i bulli, ai ragazzi a cui devi chiedere di spegnere la sigaretta perché a bordo non si fuma ma è diventato pericoloso anche quello perché reagiscono in maniera aggressiva. Alla fine, meglio girarsi dall’altra parte”.
Economia
Morsi, calci e pugni: è emergenza aggressioni a lavoratori...
La denuncia dei sindacati: "Violenze quotidiane, sono il parafulmine di un servizio inefficiente". Personale in fuga dalle posizioni frontline: "Stipendio non adeguato al rischio che corrono"
Autisti, controllori, agenti e operatori di stazione, capotreno e macchinisti, presi a calci, pugni, sassate, morsi e sputi; aggrediti e minacciati con bottiglie, coltelli e spranghe. Il tema delle aggressioni al personale del trasporto pubblico locale cosiddetto 'frontline', quello in stretto rapporto con l’utenza, è una vera e propria emergenza. Mancano dati ufficiali ma quelli raccolti dai sindacati di categoria, anche se parziali, parlano di un fenomeno allarmante. Numeri che potrebbero essere solo la punta dell'iceberg perché non tutti denunciano, non sempre si relaziona, non tutti sono iscritti a un sindacato e, soprattutto, non c’è un ente che raccolga, a livello nazionale, dati statistici né un database per poter dire quante aggressioni avvengono in un anno. ( LA TESTIMONIANZA )
“Solo nel 2022 noi abbiamo registrato oltre 300 aggressioni in un anno ai danni dei lavoratori del trasporto pubblico locale, considerando solo gli eventi particolarmente rilevanti come le aggressioni fisiche. Poi c’è tutto un sottobosco di aggressioni verbali, ingiurie ed eventi che non vengono censiti. Di questi esiste una quantità indefinibile, ma io non stento a dire che possa essere quasi il doppio o il triplo di quelle fisiche”, dice all’AdnKronos Roberto Napoleoni, segretario nazionale Uiltrasporti.
Dal 2022, la Fit Cisl cerca di monitorare il fenomeno, e a scorrere l’elenco delle aggressioni censite vengono i brividi. Quella visionata dall’Adnkronos è una lunga lista di pugni e calci; di minacce da parte di aggressori armati di forbici, spranghe, coltelli, bottiglie; quando va bene di sputi e insulti, ma anche di peggio. Qualche esempio: nel 2022, il 29 aprile, un autista Ctm di Cagliari viene prima colpito in volto da una pietra, poi preso a calci da due aggressori, medicato in ospedale e dimesso con una prognosi di 7 giorni; il 18 maggio a Roma un dipendente Atac al Capolinea Ponte Mammolo è preso a bottigliate in testa; il 18 giugno un autista Amtab di Bari preso a morsi e calci al capolinea di piazzale Aldo Moro; il 27 giugno Milano un agente di stazione a San Donato Milanese si è visto assalire da cinque delinquenti riportando ferite e 15 giorni di prognosi. Passando al 2023, si potrebbero citare il macchinista a cui, il 27 febbraio, hanno rotto il naso a Roma nella Metro A stazione Battistini; il 12 marzo a Milano, nella stazione di Sesto Fs, una lavoratrice è stata costretta a barricarsi nella propria cabina. Nel 2024 spiccano le aggressioni ai danni dei controllori al momento della richiesta del titolo di viaggio e quelle contro gli autisti per i ritardi del bus.
Senza contare le aggressioni verbali e gli assalti ai mezzi di trasporto, contro i quali vengono scagliati sassi e oggetti vari, compreso un tombino. E’ successo a Pisa ai danni dei un mezzo Autolinee Toscane: autori, un gruppo di giovani che dopo aver aggredito l’autista poi hanno anche lanciato un tombino contro il vetro del mezzo.
“Serve una presa di coscienza rispetto al tema delle aggressioni ai lavoratori del trasporto pubblico locale, così come è successo per le professioni sanitarie, perché parliamo della stessa dinamica. Una dinamica comune a tutti quei servizi pubblici che scontano criticità che non dipendono certamente dai lavoratori”, dice all’AdnKronos Viviana Flamigni, funzionaria del dipartimento nazionale mobilità Tpl di Filt Cgil, aggiungendo che il livello di emergenza “si sta alzando in maniera esponenziale" e che "sta anche determinando l’abbandono della professione e il mancato ingresso nelle posizioni frontline dei nuovi assunti. Mancano sempre più autisti, perché chi vorrebbe fare una professione mal retribuita e che espone sempre di più il lavoratore al rischio di aggressioni, che spesso sfociano in veri e propri atti di violenza?”. Lo sa bene lei, che era autista di trasporto extraurbano.
Stando alla denuncia dei sindacati, parliamo di un contratto di primo livello da 1000 euro al mese, e 12 ore di impegno massimo medio giornaliero.
Verso lo sciopero dell'8 novembre
Il tema delle aggressioni ai lavoratori è tra quelli al centro dello sciopero del Tpl proclamato unitariamente dai sindacati per l'8 novembre, senza fasce di garanzia, modalità che non veniva utilizzata dal 2005. "Chiediamo il rinnovo del contratto, che significa non solo miglioramento delle condizioni di lavoro e salariali ma che è per noi il primo step per arrivare a una riforma del settore complessiva, a partire dal miglioramento del servizio che, se inefficiente, stressa anche l’utenza che poi se la prende con l’autista, che è il parafulmine di un servizio insoddisfacente", spiega Roberto Napoleoni, segretario nazionale Uiltrasporti. "Ci concentriamo tanto sul disagio del giorno dello sciopero, ma sarebbe interessante andare a vedere tutti i giorni quali e quanti disagi subiscono i cittadini per un servizio inefficace, non per colpa dei lavoratori”.
Il protocollo del 2022
Sul fronte sicurezza e contrasto del fenomeno "non siamo all'anno zero, ma bisogna chiudere il cerchio", dice Salvatore Pellecchia, segretario generale Fit Cisl. Il riferimento è il ‘Protocollo per la promozione della sicurezza nel processo di sviluppo del trasporto pubblico locale e regionale’ siglato nel 2022 dall’allora ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile, ministero dell’Interno, Conferenza Stato Regioni, Anci, associazioni datoriali e sindacati. Tutti concordi, i sindacati, nel dire che si tratta di un protocollo avanzato e dai contenuti concreti, peccato che dal 2022 sia rimasto chiuso nei cassetti, complice anche il cambio di governo. Da qualche mese, però, da quei cassetti è stato tirato fuori e qualcosa si muove. L'importante, dicono le organizzazioni sindacali, è andare avanti e accelerare.
Tra le altre cose, il protocollo individua ‘misure di sistema’ e ‘misure specifiche’. Tra le misure di sistema, propone di istituire una sede istituzionale, a livello nazionale, di monitoraggio, consultazione, confronto e proposta sui temi della sicurezza nel Tpl, anche attraverso la costituzione di tavoli tematici. Tra le ‘misure specifiche’: investimenti in videosorveglianza e protezione di infrastrutture e mezzi, equipaggiamenti minimi obbligatori, isolamento del posto di guida degli operatori con cabine protette, sistemi di controllo degli accessi, un numero nazionale di emergenza dedicato a personale e utenti, adozione di procedure standard finalizzate alla protezione del personale, programmi di protezione e sicurezza, controllo e presidio anche attraverso la presenza di guardie giurate e unità cinofile.
Economia
Sciopero 8 novembre, Bombardieri avverte: “Senza...
Il numero uno della Uil all'Adnkronos: "Ci scusiamo per i disagi dei cittadini, ma un servizio carente impatta anche su loro e primi a pagare sono i lavoratori"
Sarà uno degli scioperi più temuti dai cittadini, quello proclamato dai sindacati per l’8 novembre quando a incrociare le braccia in tutta Italia saranno i lavoratori del trasporto pubblico nazionale, e lo faranno senza fasce di garanzia. Una modalità di sciopero che non veniva utilizzata dal 2005. Segno di un inasprimento del confronto? “E’ ovvio che c’è un’escalation, perché non abbiamo risposte. Questa battaglia va avanti da troppo tempo: quante volte abbiamo proclamato scioperi pensando che questo condizionasse le scelte delle amministrazioni e del governo? Ma se le risposte non vengono, l’unico strumento che abbiamo è quello della mobilitazione”, dice all’AdnKronos il leader della Uil Pierpaolo Bombardieri.
“Lo sappiamo che quando proclamiamo questo sciopero provochiamo un disagio ai cittadini, e di questo ci scusiamo, ma è l’unico modo per far capire alle nostre controparti che ci sono dei grandi problemi che non vengono risolti”, continua il segretario generale in vista della protesta che rischia di paralizzare il Paese per un giorno. “Il primo problema - spiega Bombardieri - è quello della sicurezza. Abbiamo un finanziamento del Tpl molto ridotto che comporta una riduzione del personale e della qualità dei mezzi che viaggiano: questo ha un impatto diretto anche sull’utenza”.
Il secondo problema è quello dei salari: “nonostante le assicurazioni avute dal governo di un intervento su questo tema, la manovra non solo non prevede risorse ma rischia di ridurle – aggiunge Bombardieri – Quindi, le aziende di Tpl che dipendono anche dai finanziamenti che gli vengono dati dagli enti locali, non hanno intenzione di rinnovare il contratto. I lavoratori non hanno altro strumento che quello dell’astensione dal lavoro – ribadisce il numero uno della Uil - e ricordo ai nostri concittadini che i lavoratori pagano questa scelta con una giornata di salario. Noi ci scusiamo con gli utenti ma vorrei che tutti considerassero che quei lavoratori stanno perdendo una giornata di lavoro per chiedere il rinnovo del contratto e più sicurezza sui mezzi, gli stessi mezzi che utilizzano anche gli utenti”.
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Economia
Manovra, Landini attacca: “Legge in Parlamento senza...
Il segretario generale della Cgil: "Hanno già deciso tutto. Questa cosa non era mai successa"
La manovra approvata dall'esecutivo Meloni? "E' la prima volta che un governo manda al Parlamento una legge di Bilancio già fatta e poi incontra per le parti, senza farlo prima. Hanno già deciso tutto. Questa cosa non era mai successa. Quello che è sempre successo era che il governo discuteva con le parti sociali verificando se c'erano margini, cosa che significa anche riconoscerle le parti sociali". A dirlo è il segretario generale della Cgil Maurizio Landini a Radio Anch'io su Rai Radio 1.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni dice che sulla sanità i soldi sono aumentati? "Sono balle, neanche a lei tornavano i conti con la calcolatrice", ha poi detto Landini.
"Abbiamo messo mano a tutti gli stipendi di chi lavora in Cgil, dopo anni che erano bloccati, per adeguarli all'inflazione. Non possiamo chiedere a tutti di adeguare gli stipendi e non farlo noi", spiega poi in risposta alla prima pagina del Giornale con l'articolo 'Lo stipendio di Landini cresce'.
"I soldi del sindacato - sottolinea Landini - vengono dai lavoratori iscritti che versano ogni mese l'1% della propria busta paga e quando abbiamo finanziamenti pubblici è perché facciamo servizi che lo Stato riconosce. Le nostre buste paga e i nostri bilanci sono pubblicati".
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