Report, Gasparri: “E’ l’Hamas della tv”
Numerose polemiche dopo le anticipazioni di oggi del programma di Rai3 e la lettera pubblica della giornalista Antonella Giuli, sorella del ministro della Cultura Alessandro
"Report Rai3 è l'Hamas della tv. Dietro c'è più di quel che appare”. Lo scrive sui social il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, aggiungendo di aver "fatto bene a segnalare alla magistratura gli antisemiti della Rai".
Bufera su anticipazioni della puntata
A provocare numerose polemiche oggi per il programma di Rai3 sono state le anticipazioni della puntata di stasera a cui ha replicato la giornalista Antonella Giuli, sorella del ministro della Cultura Alessandro, con una lettera pubblica.
"Report prosegue la sua campagna ideologica contro Fratelli d'Italia e dopo la 'fuffa' trasmessa la scorsa settimana sul ministro Alessandro Giuli, torna ad attaccare la sorella per presunte inadempienze come addetto stampa della Camera dei deputati" gli fa eco Gianluca Caramanna, deputato di Fratelli d'Italia e componente della Vigilanza Rai. "Questo non è giornalismo d'inchiesta, questo non può essere servizio pubblico se sul palcoscenico sale solo chi ha un qualche interesse a gettare fango".
"Come contribuente Rai pretendo inchieste e approfondimenti e non strutturate campagne di informazione e sciacallaggio ad personam, capaci di penetrare vita privata e affetti, secondo tesi preconfezionate senza alcun interesse pubblico perché chiaramente ispirate a logiche di contrapposizione politica e non informazione" afferma Alessandro Urzì, capogruppo di Fdi in commissione Affari costituzionali della Camera, esprimendo solidarietà ad Antonella Giuli. "Spiace - aggiunge - che per trasmissioni scandalistiche pagate con il canone Antonella Giuli possa essere considerata un bersaglio solo perché sorella di un ministro. Bisognerà cominciare a porsi delle domande".
"La macchina del fango guidata da certa stampa schierata a sinistra rappresenta il peggio che il giornalismo può offrire all'Italia" afferma il capogruppo di Fratelli d'Italia al Senato, Lucio Malan. "Un accanimento mediatico, rivolto contro Antonella, indegno per una trasmissione del servizio pubblico. Apprezzo -aggiunge- le capacità professionali e l’impegno che questa seria professionista mette nel suo lavoro e ora è stata anche costretta a spiegare quanto sia gravoso il suo ruolo di madre data la situazione molto particolare. Ma queste cose non importano a chi ha come unico obiettivo attaccare il Governo scelto dagli elettori".
"Nuovamente Report si rende protagonista di un pessimo esempio di Servizio pubblico" dichiara la deputata di Fratelli d'Italia Augusta Montaruli, vicepresidente della Commissione Vigilanza Rai. "Non avendo trovato qualcosa per attaccare il neo ministro Giuli, se non il classico servizio 'tutto fumo e niente arrosto', adesso decide di rivolgere il suo linciaggio quotidiano verso la sorella, a cui va la mia solidarietà unita alla stima per la sua professionalità unanimemente riconosciuta. Ormai diventa difficile anche parlare di giornalismo nel caso di Report, siamo semplicemente dinanzi a una trasmissione che getta fango su avversari politici, che fa da sponda alla sinistra per fare opposizione. Il tutto con magri risultati come dimostrano i sondaggi e le stesse elezioni che danno il centrodestra e Fratelli d'Italia saldamente in testa. Non possiamo dire lo stesso di Report, che ormai nell'ambito del Servizio Pubblico sta sempre più scadendo".
"L’aggressione mediatica di Report ad Antonella Giuli è inqualificabile" dice il ministro per le Riforme, Elisabetta Casellati. "Non c’è diritto di cronaca o inchiesta giornalistica quando si getta fango insinuando e cercando suggestioni guidate da pregiudizi ideologici. Non è questo il giornalismo che meritiamo. La mia solidarietà e vicinanza ad Antonella Giuli e alla sua famiglia".
Politica
Fini: “Torna il fascismo? E’ una cosa che fa...
La presentazione del libro 'Il terzino e il Duce' di Alessandro Fulloni con il direttore dell’Adnkronos, Davide Desario
“Torna il fascismo? Quando si è disperatamente alla ricerca di argomenti per delegittimare l’avversario si arriva a dire anche questo… ma è una cosa che fa ridere e fa ridere anche chi la dice perché sa che non è vero”. Così Gianfranco Fini alla presentazione del libro ‘Il terzino e il Duce’ di Alessandro Fulloni con il direttore dell’Adnkronos, Davide Desario.
“Il centrosinistra? Ci si può anche mettere tutti insieme contro le destre - continua l'ex presidente della Camera e ministro - ma poi si dura poco. Serve un progetto. Il centrosinistra non ha trovato il modo di stare in campo né l’allenatore. È un problema di contenuti”.
“Antisemitismo? Oggi c’è l’antisemitismo. Ha una matrice nazi fascista? In minima parte. È alimentato da Santa Romana Chiesa? No. È alimentato da chi, anche in buona fede, ritiene che Israele sia la causa non solo di quello che sta accadendo a Gaza ma anche dell’impossibilità di tradurre in fatti la soluzione dei ‘due popoli, due stati’”, continua. Ma i massacri, sottolinea Fini, “sono sempre conseguenza delle guerre, una guerra che per Israele è integralmente di difesa”.
"La reazione degli italiani alle leggi razziali? C’è stata una reazione? La domanda forse è questa. Non si aveva la più pallida idea di cosa significasse realmente. Non c’era la libertà di stampa”, continua l'ex An.
Politica
Migranti, nuovo stop da Catania. Ira governo:...
Per il tribunale "l'Egitto non è un Paese sicuro". Fonti delle'esecutivo parlano di "scelta politica che non spetta ai giudici". Salvini: "Per colpa di giudici comunisti il Paese insicuro ormai è l'Italia"
Il modello Albania "va avanti con ancor più convinzione". Nessuno stop, dunque, "anche perché quel che sta accadendo conferma quel che sostenevamo sin dal principio: il problema non è il Memorandum firmato con Tirana, il problema vero è che, stando alle pronunce di alcuni giudici, i rimpatri non avrebbero più ragione d'essere, dovremmo tenerci tutti gli irregolari in Italia. E così non può andare...". Fonti di governo all'Adnkronos non nascondono "la rabbia", così la definiscono senza giri di parole, per un nuovo stop arrivato da un Tribunale, stavolta da un giudice di Catania che non ha convalidato il trattenimento disposto dal questore di Ragusa di un migrante arrivato dall'Egitto, in barba al dl varato dal governo lo scorso 21 ottobre per blindare la lista dei Paesi considerati, giustappunto, sicuri, Cairo compreso. "Una scelta politica che non spetta ai giudici", la convinzione che rimbalza nel governo.
Tuona Matteo Salvini: "Per colpa di alcuni giudici comunisti che non applicano le leggi, il Paese insicuro ormai è l'Italia. Ma noi non ci arrendiamo”, promette battaglia il leader della Lega. E non è l'unico nelle file della maggioranza. Perché nel governo si rafforza la convinzione di tirare dritto, nonostante il modello Albania al momento arranchi, con i due hotspot battenti bandiera italiana al momento vuoti. E i due esposti targati M5S e Iv sul tavolo della Corte dei Conti per danno erariale.
"Arrendersi vorrebbe dire sostenere non solo che il modello Albania è sbagliato quando è destinato a diventare un modello in Europa - si dicono convinte le stesse fonti - ma rinunciare al meccanismo dei rimpatri tout court. E allora dovremmo rendere conto in Europa del perché non tuteliamo i nostri confini, che sono confini europei". Forte di questa convinzione, il governo guarda alla nave Libra che, a largo di Lampedusa, ha iniziato i recuperi di naufraghi adulti, maschi, sani provenienti da Paesi ritenuti sicuri da trasferire in Albania.
"L'idea è di sfruttare il più possibile i due centri di Shëngjin e Gjader - viene spiegato - con numeri crescenti, sempre nei modi e nelle modalità corrette". Dunque con numeri più sostanziosi rispetto ai primi 16, poi diventati 12, migranti approdati in Albania? "Vedremo in base alle condizioni. Quel che è certo è che non arretriamo. Il modello Albania è uno dei fiori all'occhiello di questo governo, non permetteremo che ci venga sfilato...".
Politica
Furto banche dati, Ronzulli in procura come teste:...
La vicepresidente del Senato sentita per oltre un'ora come testimone nell'inchiesta sui presunti dossieraggi illeciti: "Chi mi ha definita spiona ne risponderà a tutela della mia immagine, onorabilità e integrità"
"Dopo aver letto le ricostruzioni giornalistiche in cui venivo coinvolta, da non indagata, ho chiesto di essere ascoltata dai magistrati. La procura aveva già inteso e oggi ha preso definitivamente atto che non ho mai fatto richiesta di alcun dossier a Enrico Pazzali. Ho chiesto di essere ascoltata per sgombrare il campo da ricostruzioni fantasiose, allusioni e tesi che mi vedrebbero accostata ai cosiddetti spioni, questo è totalmente falso". Lo afferma Licia Ronzulli, senatrice di Forza Italia e vicepresidente del Senato, sentita per oltre un'ora come testimone nell'inchiesta sui presunti dossieraggi illeciti.
"Questa mattina ho raccontato come sono andati i fatti e ho spiegato chiaramente che non ho mai commissionato al presidente della fondazione Fiera Milano Enrico Pazzali alcun controllo su una professionista", diversamente da come appare in un'intercettazione finita agli atti dell'inchiesta. Il suo nome compare in un'intercettazione, ma la senatrice - sentita dal pm Francesco De Tommasi - ha ribadito di non aver "mai chiesto" a Enrico Pazzali, titolare della Equalize, alcun controllo. "Le ricostruzioni fantasiose sono quindi false: non ero a conoscenza che Pazzali aveva un'agenzia investigativa, cosa che ho scoperto dalla stampa; non avrei avuto alcun motivo di chiedere informazioni su una professionista che stimo e che conosco da tantissimi anni".
E aggiunge: "Se sono stati chiesti dei controlli su di lei sono stati fatti in totale autonomia da qualcun altro, non so con quale obiettivo ma non escluso che fosse quello di cercare di screditarla. Le allusioni che ho letto sui giornali sono infondate, fuori dalla realtà e chiunque mi abbia definito spiona o cliente di Pazzali ne risponderà in tribunale, a tutela della mia immagine e della mia onorabilità e integrità".