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Urso: “Strategico recuperare tradizione mineraria italiana”

"Dipendenza da importazioni mette a rischio modello produttivo"

Urso:

"L'Italia è seconda solo alla Germania per contributo delle materie prime critiche alla produzione industriale, con un'incidenza rispetto al pil che è aumentata di oltre il 50% in soli 5 anni. Questi pochi dati sono già sufficienti per giustificare la grande attenzione che meritano nelle analisi e nelle policy nazionali ed europee. La solida tradizione mineraria che in passato è stata orgoglio nazionale va adesso ricostruita a partire dalle competenze più in generale dalla consapevolezza anche sociale sul tema ed è per questo che occorre uno sforzo collettivo". Lo ha detto Alfonso Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy, in un messaggio letto oggi a Roma, introducendo l’evento “La road map italiana per le materie prime critiche organizzato da Iren, in cui è stato presentato lo studio commissionato dal Gruppo e realizzato da Teha Group.

"C’è una dipendenza italiana quasi totale delle materie prime critiche dalle importazioni che potrebbe addirittura aumentare esponendo il nostro modello produttivo al rischio di approvvigionamento. Diviene allora prioritario mappare i fabbisogni nazionali con un'analisi sia macro che riferita alle imprese strategiche ed è un lavoro di approfondimento che porterà a orientare le politiche di approvvigionamento anche ricorrendo al Fondo Nazionale del Made in Italy" conclude il messaggio del ministro Russo.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.

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Economia

Capotreno accoltellato, domani sciopero nazionale 8 ore...

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I sindacati hanno proclamato lo stop dopo "l'ennesima aggressione". Previsti ritardi e cancellazioni totali e parziali di Frecce, Intercity e regionali

Un treno Frecciarossa (Fotogramma)

Previsti ritardi e cancellazioni di treni per lo sciopero nazionale di 8 ore proclamato dai sindacati per oggi martedì 5 novembre 2024, dalle 9.01 alle 16.59. La protesta, che interessa tutto il personale mobile dipendente dalle società di trasporto Trenitalia, Fs Security, Trenord, Trenitalia Tper, Italo Ntv, è stata indetta dopo "l'ennesima aggressione" avvenuta ieri ai danni di un capotreno accoltellato all'altezza di Rivarolo su un regionale partito da Genova Brignole e diretto a Busalla. A comunicare lo sciopero sono in una nota congiunta Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl ferrovieri, Fast Confsal e Orsa Trasporti.

Cancellazioni e ritardi

Lo sciopero, sottolinea in una nota Trenitalia, "potrebbe impattare sulla circolazione ferroviaria e comportare cancellazioni totali e parziali di Frecce, Intercity e treni del Regionale. Gli effetti, in termini di cancellazioni e ritardi, potranno verificarsi anche prima e protrarsi oltre l’orario di termine della protesta sindacale".

Trenitalia, tenuto conto delle possibili ripercussioni sul servizio, invita i passeggeri a informarsi prima di recarsi in stazione e, ove possibile, a riprogrammare il viaggio. Informazioni su collegamenti e servizi attivi sono disponibili attraverso l’App Trenitalia, la sezione Infomobilità del sito web trenitalia.com, il numero verde gratuito 800 89 20 21, oltre che nelle biglietterie e negli uffici assistenza delle stazioni ferroviarie, le self-service e le agenzie di viaggio convenzionate.

 Trenord in una nota precisa che "anche i treni regionali e suburbani e il servizio aeroportuale in Lombardia potranno subire cancellazioni e variazioni di percorso".

Le fasce di garanzia, dalle 6.00 alle 9.00 e dalle 18 alle 21 non sono coinvolte dallo sciopero. Trenord informa che arriveranno nella destinazione finale i treni con orario di partenza antecedente alle ore 9 e orario di arrivo alla destinazione finale entro le 10. Maggiori dettagli saranno disponibili sul sito www.trenord.it e seguendo gli aggiornamenti sulla circolazione dei treni in real-time tramite App. L'invito è a prestare attenzione sia gli annunci sonori trasmessi nelle stazioni, che alle informazioni in scorrimento sui monitor.

Capotreno accoltellato durante verifica biglietti

Il capotreno è stato aggredito durante la sua attività di verifica dei biglietti. L'uomo è stato portato in codice rosso all'ospedale Villa Scassi di Sampierdarena. Per lesioni aggravate e resistenza a pubblico ufficiale incaricato di pubblico servizio è stato arrestato un 21enne egiziano. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, il 21enne era in compagnia di una ragazza minorenne, italiana, di origine nordafricana, denunciata per gli stessi reati. Alla richiesta di esibizione del biglietto da parte del capotreno, i due avrebbero risposto che non avevano intenzione di pagarlo. Il treno è stato fermato e la ragazza avrebbe iniziato a inveire e sputare contro il capotreno. Lo stesso avrebbe fatto il ragazzo nei confronti di una passeggera. La ragazza avrebbe colpito anche con un paio di schiaffi e un calcio il capotreno che, una volta sceso dal treno, ha ricevuto una o due coltellate dal 21enne.

Sciopero di 8 ore

Proclamando lo sciopero i sindacati scrivono: "In considerazione delle violente e reiterate aggressioni al personale mobile registrate negli ultimi mesi e già denunciate pubblicamente dalle scriventi. Appurato che a tutt’oggi non si è apprezzato alcun intervento a tutela del personale e neanche un maggiore controllo dei treni da parte delle forze dell’ordine. Preso atto dell’ennesima aggressione avvenuta" ieri pomeriggio "ai danni di un Capotreno accoltellato gravemente" sul "treno regionale 12042, che segue per tempistica, in un’escalation di violenza su scala nazionale, le numerose aggressioni subite dal personale mobile negli ultimi mesi. Assunto che la gravità e l’intollerabilità di tali episodi non consente indugi e necessita urgentemente di un fermo e risolutivo intervento a tutela della sicurezza e dell’incolumità delle lavoratrici e dei lavoratori che quotidianamente prestano servizio alla collettività. Considerata la ricorrenza degli episodi, le scriventi ai sensi dell’art. 2 comma 7 della legge 146/90 e s.m.i., proclamano 8 ore di sciopero nazionale per il giorno 5 novembre 2024 dalle 9.01 alle 16.59 di tutto il personale mobile dipendente dalle società di trasporto in indirizzo", si legge nella nota congiunta.

L'appello del Garante: "Sia sciopero simbolico". No dei sindacati

Ridurre la durata dello sciopero del trasporto ferroviario, indetto per oggi, ''a dimensione simbolica'', è intanto l'appello della Commissione di garanzia sugli scioperi. ''Con riferimento allo sciopero nazionale riguardante il personale dipendente delle società Trenitalia, Fs security, Trenitalia tper, Ntv-Italo, Trenord, a seguito dell’aggressione subita da un capotreno nella tratta Genova Brignole - Busanna su treno regionale 12042'' la Commissione di garanzia sugli scioperi pur ''riconoscendo la sussistenza dei requisiti'' per la proclamazione dello stop (“gravi eventi lesivi della incolumità e della sicurezza dei lavoratori”) ''rivolge un forte appello al senso di responsabilità dei soggetti proclamanti, affinché riducano significativamente la durata dell’astensione, fino a ricondurla ad una dimensione meramente simbolica'', si legge in una nota.

L’invito dell’Autorità, indirizzato a Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Fast Confsal e Orsa Trasporti, ''si prefigge l’obiettivo di non aggiungere un ulteriore pregiudizio ai diritti costituzionali degli utenti, particolarmente compromessi, nei mesi di ottobre e novembre, da una successione di scioperi che coinvolgono il settore dei trasporti'', si sottolinea.

I sindacati, però, vanno avanti decisi a non accogliere l'appello e confermano al Garante "la durata dello sciopero del 5 novembre 2024, nei modi comunicati con le norme tecniche di imminente invio".

Secondo Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Fast Confsal e Orsa Trasporti, l'invito della Commissione, "oltre ad avere contribuito ad inasprire il clima tra i ferrovieri, sembra evidenziare un palese ed imbarazzante scollamento tra le sensibilità di quella che dovrebbe essere un’Istituzione di Garanzia ed il mondo reale, in cui i lavoratori rischiano di morire assassinati nello svolgimento delle loro mansioni".

"Sarebbe irresponsabile e contraddittorio da parte delle Organizzazioni Sindacali, anche nei confronti dell’utenza oltre che dei lavoratori, compromettere la portata della mobilitazione secondo quanto da Voi auspicato, perché non porremmo il giusto accento ad un episodio di violenza inaudita, tutt’altro che 'simbolico', sia per milioni di viaggiatori che intendiamo salvaguardare sia per il lavoratore vittima dell’ignobile aggressione", spiegano i sindacati.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Economia

Eicma festeggia i suoi 110 anni con una mostra sulle più...

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In scena 36 modelli che hanno lasciato il segno per forme, proporzioni e materiali

Eicma festeggia i suoi 110 anni con una mostra sulle più belle moto storiche e moderne

Forme, proporzioni, materiali: in una parola il design. L'81esima edizione di Eicma, esposizione internazionale delle due ruote, da giovedì 7 a domenica 10 prossimi a Rho Fiera Milano, celebra i suoi 110 anni di storia con una mostra di moto storiche e moderne che hanno lasciato il segno per la loro progettazione.

Allestita all’interno del centro congressi del quartiere espositivo, a Porta Sud, la rassegna è intitolata 'Eicma: 110 anni di design a due ruote' e rappresenta un viaggio di più di un secolo tra curve, superfici, linee, tecnica e meccanica, ma anche attraverso il genio dei grandi designer, le emozioni, l’azzardo e le sfide interpretate dall’industria delle due ruote e portate in scena nelle varie edizioni di Eicma. Quello della kermesse meneghina è, infatti, un percorso iniziato proprio dal capoluogo lombardo, nel 1914, al Kursaal Diana di Porta Venezia, quando alla prima Eicma, allora Salone del ciclo e motociclo, erano presenti meno di quaranta stand e rappresentate sei nazioni (oggi sono oltre 850 con espositori provenienti da 45 differenti Paesi).

All’ingresso dell’Esposizione del 1914, i primi due spazi erano allora occupati dai due costruttori italiani Frera e Stucchi. E, idealmente, inizia ancora da lì anche la mostra 'Eicma: 110 anni di design a due ruote' di Eicma 2024: è infatti una Frera 2 ¼ Hp Lusso del 1914 la prima moto che incontrano i visitatori e che precede un percorso espositivo di 36 motociclette che si sviluppa nelle tre sezioni forme, proporzioni, materiali. "Questa mostra -spiega il presidente di Eicma, Pietro Meda-vuole essere un tributo alla ricerca di bellezza, che non racconta solo la storia Eicma e dell’industria delle due ruote, ma che ci porta dentro anche quella del nostro Paese, della società e della mobilità. È un percorso che affonda le radici nel saper fare italiano e che si arricchisce del contributo internazionale di tanti altri costruttori".

Per l’ad Paolo Magri la mostra Eicma: 110 anni di design a due ruote "non ha l’ambizione di rappresentare un classifica delle moto più belle o semplicemente di mettere in fila le moto in ordine temporale, ma è una proposta culturale, che ambisce a diffondere conoscenza e che accompagna i visitatori dentro l’affascinante percorso creativo e progettuale che compiono i designer: dal foglio bianco alla realizzazione finale".

Entrando nel vivo dell’allestimento, nell’area dedicata alle forme spiccano subito la Mars A20 esposta ad Eicma nel 1920, vero trionfo di razionalismo, e la più recente Kawasaki Gpz900R del 1984, celebre per l’apparizione nel film Top Gun, ma anche per la linea aggressiva del suo frontale. Degna di nota anche la prima 'endurona' col becco, la Suzuki Dr 800 Big, l’iconica Ducati Monster, l’Aprilia Motó disegnata da Philippe Starck del 1995, l’Mv Agusta F4 Ago e il prototipo dell’Husqvarna Vitpilen 401 Aero esposto nel 2016. Non mancano poi tributi importanti anche a marchi come Fantic, Yamaha, Aermacchi, Triumph e Innocenti. Passando alla sezione dedicata alle proporzioni, l’attenzione è subito attirata dalla straordinaria e muscolosa Moto Guzzi otto cilindri 500 del 1957 dell’ingegner Giulio Cesare Carcano, che fa sembrare una cavalletta l’icona della mobilità, il Ciao 50 di Piaggio. Nell’area proporzioni troviamo poi altri imperdibili capolavori marchiati Ktm, Benelli, Suzuki, Rumi, Bianchi, Honda, Ducati e Gilera. Infine, la sezione dedicata ai materiali, dove si raggiunge il vertice dei processi manifatturieri ed ingegneristici, con i tributi a Corradino D’Ascanio per l’uso della lamiera nella Vespa di Piaggio, all’anticonvenzionale progetto racing della Elf X del 1978 e all’eleganza della Laverda Rgs 1000, ma anche ad altre regine indiscusse di tecnica e bellezza come la rara Honda Nr 750 del 1991, la Bimota Tesi 1D Sr e la Ducati Superleggera V4.

Realizzata anche grazie all’importante sostegno dell’Ice, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, il progetto allestitivo e l’intera curatela della mostra sono di Eicma, V12 Design, Gianmarco Blini Design e del giornalista Marco Riccardi. Una particolare menzione va alla rivista Motociclismo e, soprattutto, ai collezionisti privati, alle case costruttrici, ai musei e alle realtà che hanno messo a disposizione le moto. Biglietti d’ingresso e maggiori informazioni su eicma.it e sui profili social ufficiali.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Sbircia la Notizia Magazine non è responsabile per i contenuti, le dichiarazioni o le opinioni espresse nell’articolo. Per qualsiasi richiesta o chiarimento, si prega di contattare direttamente Adnkronos.
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Economia

Manovra 2025 e sanità, Gimbe: “Mancano 19 miliardi da...

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Cartabellotta: "Calcolatrice alla mano le misure previste hanno un impatto complessivo di oltre 29 miliardi, mentre le risorse stanziate ammontano a circa 10,2 miliardi"

Sala operatoria (Foto )

"Il Disegno di legge sulla Manovra 2025 è molto lontano dalle necessità della sanità pubblica: le risorse stanziate non bastano a risollevare un Servizio sanitario nazionale (Ssn) in grave affanno. Sono ampiamente insufficienti per finanziare tutte le misure previste dalla Manovra e mancano all’appello priorità rilevanti per la tenuta della sanità pubblica". Queste le criticità principali emerse dall’audizione della Fondazione Gimbe presso le Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, dove il presidente Nino Cartabellotta ha invitato a non utilizzare la sanità come terreno di scontro politico ed ha avanzato proposte concrete per il rifinanziamento del Fondo sanitario nazionale.

Per Cartabellotta "emerge chiaramente la riduzione degli investimenti per la sanità rispetto alla ricchezza prodotta dal Paese, segno che il rafforzamento del Ssn e la tutela della salute non sono una priorità nemmeno per l’attuale Governo". Infatti, in termini di percentuale di Pil, il Fsn scende dal 6,12% del 2024 al 6,05% nel 2025 e 2026, per poi precipitare al 5,9% nel 2027, al 5,8% nel 2028 e al 5,7% nel 2029. "Questo trend - ha osservato - riflette il continuo disinvestimento dalla sanità pubblica, avviato nel 2012 e perpetrato da tutti i Governi. L’aumento progressivo del Fsn in valore assoluto, sempre più sbandierato come un grande traguardo, è in realtà una mera illusione: perché la quota di Pil destinata alla sanità cala inesorabilmente, fatta eccezione per gli anni della pandemia quando i finanziamenti straordinari per la gestione dell’emergenza e il calo del Pil nel 2020 hanno mascherato il problema. E con la Manovra 2025 si scende addirittura sotto la soglia psicologica del 6%, toccando il minimo storico".

Misure e risorse

Dall’analisi dettagliata delle misure previste emerge un netto divario con le risorse stanziate. Nel periodo 2025-2030, il costo complessivo delle misure ammonta a 21.365 milioni, a cui vanno aggiunti i rinnovi contrattuali del personale sanitario, non riportati dal testo della Manovra. Costi che la Fondazione Gimbe ha stimato in 7.649 milioni: 3.618 milioni per il triennio 2025-2027 e 4.031 milioni per il 2028-2030. "Calcolatrice alla mano - spiega Cartabellotta - le misure previste dalla Manovra per il periodo 2025-2030 hanno un impatto complessivo di oltre 29 miliardi, mentre le risorse stanziate ammontano a circa 10,2 miliardi. Con un divario che sfiora i 19 miliardi e un Ssn già in grave affanno, è ovvio che anche le Regioni più virtuose faticheranno a implementare le misure disposte dalla Manovra e dovranno tagliare i servizi e/o aumentare le imposte regionali".

"Dalla Manovra 2025 - ha rilevato Cartabellotta - restano escluse priorità cruciali per la tenuta del Ssn. Innanzitutto, il piano straordinario di assunzione medici e infermieri, l’abolizione del tetto di spesa per il personale e risorse adeguate per restituire attrattività al Ssn, visto che le indennità di specificità sono solo briciole. Mancano inoltre risorse per ridurre/abolire il payback sui dispositivi medici e per gestire il continuo sforamento del tetto di spesa della farmaceutica diretta, che pesa sempre di più sull’industria del farmaco". Infine, anche i 'nuovi' LEA per le prestazioni specialistiche e protesiche, attesi da ben 8 anni, rischiano di slittare oltre il 1° gennaio 2025, per esiguità delle risorse stanziate.

Proposte Gimbe per rifinanziare Ssn

Seguendo le opzioni politiche suggerite dal report Ocse del gennaio 2024, la Fondazione Gimbe ha presentato in audizione proposte concrete per rifinanziare il Ssn. "Nell'impossibilità di aumentare la spesa pubblica totale visto l'inverosimile balzo del Pil nel breve-medio termine e i vincoli Ue sul debito, occorre puntare sulla combinazione delle altre strategie proposte dall'Ocse. Innanzitutto, aumentare le risorse per la sanità - indica Gimbe - riallocandole da altri capitoli di spesa pubblica e/o introducendo tasse di scopo, in particolare su prodotti che danneggiano la salute ('sin taxes'): sigarette, alcol, gioco d'azzardo, bevande e prodotti zuccherati, e/o tassando i redditi milionari e/o gli extra-profitti di multinazionali".

"In secondo luogo - proseguono le proposte Gimbe - rivalutare i confini tra spesa pubblica e spesa privata: previo aggiornamento efficace dei Livelli essenziali di assistenza (le prestazioni che il Ssn è tenuto a fornire a tutte le persone, gratuitamente o dietro pagamento di ticket), occorre attuare una 'sana riforma' della sanità integrativa che permetta di coprire i bisogni di salute aumentando la spesa intermediata e riducendo quella pagata di tasca dai cittadini (out-of-pocket); rivedere le compartecipazioni alla spesa sanitaria; incentivare, previa definizione di una governance nazionale, le partnership pubblico-privato. Infine, attuare un Piano nazionale di disinvestimento da sprechi e inefficienze per aumentare il valore della spesa sanitaria".

"E' ormai tempo di rimboccarsi le maniche - ha concluso Cartabellotta - abbandonando sia i proclami populisti del Governo sia le proposte irrealistiche di rifinanziamento delle forze di opposizione, evitando di fare della sanità un campo di battaglia politica. Perché senza un adeguato potenziamento del Ssn con adeguate risorse e coraggiose riforme di sistema, non resterà che assistere impotenti al suo declino: vedremo dissolversi la sua funzione di tutela universale della salute, disattendendo il principio sancito dall'articolo 32 della Costituzione. Di conseguenza, è indispensabile ripensare le politiche allocative del Paese per contrastare la progressiva demotivazione e fuga del personale sanitario dal Ssn, le difficoltà di accesso alle innovazioni farmacologiche e tecnologiche, le diseguaglianze nell'accesso a servizi e prestazioni sanitarie, l'aumento della spesa privata e la rinuncia alle cure. Altrimenti, diremo definitivamente addio all'universalismo, all'uguaglianza e all'equità, principi fondanti del Ssn".

Le reazioni

Immediate le reazioni da parte delle opposizioni. "Giorgia Meloni si fermi, smetta di litigare con le calcolatrici, perché abbiamo tutti visto che i conti non tornano", afferma in una nota la segretaria del Pd, Elly Schlein.

"Se non vuole ascoltare le nostre richieste sulla sanità pubblica, ascolti almeno il grido di allarme che oggi Gimbe lancia sul finanziamento al SSN e ascolti gli operatori sanitari ormai allo stremo che tutti i giorni lavorano a contatto con i cittadini. Già nel 2027 Gimbe prevede una spesa in rapporto al Pil sotto il 6%, per un ammanco totale di 19 miliardi. Avevamo già capito che il disegno di questa destra fosse quello di incentivare la sanità privata, la loro sanità privata, come le cliniche del sottosegretario del suo governo, Gemmato. Ma qui siamo oltre ogni limite: dare questo colpo di grazia al servizio sanitario nazionale significa smantellarlo".

"Quindi, invece che continuare a buttare denaro dei contribuenti nel già fallimentare modello Albania, metta le risorse necessarie per salvare il Ssn. Lo deve alle cittadine e ai cittadini italiani il cui diritto alla salute è sancito dalla Costituzione, su cui lei ha giurato", conclude Schlein.

"Sulla sanità siamo di fronte a un'emergenza nazionale ma tempo che il governo Meloni non l'abbia compreso, come emerso in tv, dove era in evidente difficoltà nel fare i conti", scrive su Facebook il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte. "I conti oggi in Parlamento li ha fatti la Fondazione Gimbe: nella programmazione della Manovra - prosegue il presidente M5S - mancano 19 miliardi per garantire le misure previste, il rapporto fra il Fondo Sanitario e il Pil arriverà a toccare il 'minimo storico' nel 2027, sotto il 6%, le Regioni dovranno tagliare i servizi o aumentare le tasse. Mentre il ministro alla Salute del Governo Meloni annuncia 10mila assunzioni di infermieri indiani migliaia di nostri infermieri sottopagati vanno all'estero e, come ricorda Gimbe, nella manovra 2025 manca il piano straordinario di assunzione medici e infermieri, l'abolizione del tetto di spesa per il personale, mentre per le indennità di specificità del personale sanitario ci sono solo briciole".

Per Conte, dunque, "serve una terapia d'urto, un'inversione a U su cui tutti i cittadini devono appellarsi a questo Governo: non servono 39 miliardi e +7,5 miliardi in 3 anni sugli armamenti, serve piuttosto tassare gli extraprofitti collezionati dall'industria delle armi con la guerra. Prendiamo le risorse dalla corsa al riarmo per accentrarle sulla sanità, sui pronto soccorso, sulle liste d'attesa, sugli stipendi e le indennità di medici e infermieri. La vera trincea del Paese - conclude - è questa: il diritto alla salute è in codice rosso".

Per Angelo Bonelli, portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Avs, “i dati presentanti dalla Fondazione Gimbe parlano chiaro e mettono a nudo il disastro messo in atto dal governo Meloni: entro il 2027, i finanziamenti al nostro Sistema Sanitario precipiteranno al 5,9% del PIL, il livello più basso di sempre, mentre entro il 2030 accumuleremo un buco di 19 miliardi".

"La destra ha scelto di abbandonare il SSN, lasciandolo in agonia per favorire il settore privato e gli interessi di pochi, incluso chi ha legami diretti con la sanità privata, come il sottosegretario Gemmato. Questo governo sta dando il colpo di grazia al nostro sistema sanitario lasciando milioni di cittadini senza cure adeguate. Mentre la premier Meloni va in televisione a presentare dati fittizi e improvvisati, la realtà è sotto gli occhi di tutti: quello del governo è un attacco deliberato ai diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione. In questi due anni di governo, banche, società energetiche e farmaceutiche, così come le industrie militari, hanno accumulato profitti per oltre 100 miliardi di euro. Eppure, il governo non vuole tassare questa enorme ricchezza".

"Al contrario, continua a tagliare fondi essenziali per la sanità, l’ambiente, il trasporto pubblico, la scuola e i servizi sociali. Perché non destinare i fondi previsti per il Ponte sullo Stretto di Messina (14 miliardi di euro) un progetto inutile e propagandistico voluto da Salvini, al servizio sanitario nazionale? Sarebbe una scelta di buon senso, ma questo governo è totalmente disinteressato a ridurre le diseguaglianze territoriali e sociali”.

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