Elezioni Usa, duello Trump-Harris: oggi 7 Stati chiave e 13 contee decisive
Potranno indicare la via verso la Casa Bianca dei due candidati
Non solo saranno solo sette gli Stati decisivi per le sorti del duello nelle elezioni di oggi negli Usa, ma sono 13 le contee di questi Stati che potranno indicare la via verso la Casa Bianca a Kamala Harris o Donald Trump. Le contee battleground sono -secondo una mappa elettorale del Cook Political Report ripresa da Axios - tre in Pennsylvania, due in Georgia, North Carolina, Wisconsin e Michigan, ed una sia in Arizona che in Nevada.
Se si paragonano le mappe elettorali delle contee dei diversi cicli elettorali, si nota che nel 2016 oltre 200 contee dove aveva vinto Barack Obama nel 2012 furono conquistate da Donald Trump. Quattro anni fa Joe Biden riuscì a riconquistare meno della metà di queste, ma fu sufficiente a vincere. Ecco la lista delle contee da tenere d'occhio stanotte, secondo il sito indipendente specializzato in analisi elettorali.
Le contee da tenere d'occhio
Baldwin County, Georgia - Situata nel centro dello Stato, è una contea principalmente rurale con una significativa popolazione afroamericana e due università, lontana dai principali centri urbani. Dal 2004 ha votato dem alle presidenziali, ma il margine si è andato progressivamente riducendo, dell'1,7 nel 2016 e dell'1,3 nel 2020. Una vittoria di Trump nella contea confermerebbe che la campagna di Harris non è riuscita a mobilitare voto di afroamericani e giovani.
Fayette County, Georgia - Situata nei sobborghi di Atlanta, la contea solitamente è vinta dai repubblicani, ma ultimamente si sta orientando verso i dem a causa dell'allontanamento dal partito repubblicano trumpizzato da parte degli abitanti con istruzione universitaria dei sobborghi. Basti pensare che nel 2016 il tycoon vinse con un vantaggio di 19 punti, ma nel 2020 di appena 7. Secondo analista Dave Wasserman, Harris deve almeno "arrivare vicina" alla vittoria in questa contea per essere competitiva in Georgia.
Cabarrus County, North Carolina - E' un sobborgo di Charlotte dove nelle ultime due elezioni ha vinto Trump, ma anche in questo caso il suo vantaggio si è più che dimezzato, dai 20 punti del 2016 ai 9 del 2020. Se Trump il suo vantaggio dovesse oggi scendere ulteriormente, a cinque punti o meno, allora secondo l'analista, Harris avrebbe "una buona possibilità" di conquistare lo Stato.
Nash County, North Carolina - Nei pressi della città di Raleigh, è veramente una contea battleground: nel 2016 è stata vinta da Trump e nel 2020 da Biden, in entrambi i casi per un pugno di voti. Ma nelle elezioni di Midterm due anni fa il senatore repubblicano, Ted Budd, ha avuto nella contea un vantaggio di sette punti.
Muskegon County, Michigan - Situata nei pressi della città di Grand Rapids, la contea è stata vinta nelle ultime tre elezioni dai democratici, ma con percentuali sempre in diminuzione: dal 18% di Barack Obama all'1,5% di Hillary Clinton allo 0.6% di Biden. Al contempo però va notato che la governatrice democratica Gretchen Whitmer ha avuto un robusto sostegno nella contea, come anche il referendum per difendere il diritto all'aborto del 2022. Una vittoria di Harris nella contea, questo sarebbe un segnale positivo per il sostegno delle donne bianche e lavoratrici.
Saginaw County, Michigan - Un'altra contea battleground nei pressi del lago Huron, vinta da Obama nel 2012, da Trump nel 2016 e da Biden nel 2020 per appena 303 voti. Se Trump dovesse riconquistare la contea, sarebbe un segnale, sottolinea l'analista di Cook Political Report, che i sondaggi hanno sottostimato il suo sostegno tra i bianchi senza istruzione universitaria.
Bucks County, Pennsylvania - Anche in questa contea gli elettori bianchi senza istruzione universitaria rappresentano metà dell'elettorato, la percentuale più alta dei sobborghi di Philadelphia. Quattro anni fa Biden vinse con un margine di 4 punti: una sconfitta di Harris confermerebbe il temuto problema della democratica con i maschi bianchi della working class. Ed un segnale preoccupante arriva dal fatto che nel 2024 il numero degli elettori registrati nella contea come repubblicani ha superato i democratici per la prima volta in 15 anni.
Cumberland County, Pennsylvania - Conquistare o almeno arrivare vicino alla vittoria in questa contea, che si trova nei pressi della capitale statale Harrisburg, potrebbe aiutare molto Harris in questo che viene considerato il battleground state più decisivo. La sfida è complessa perché Trump ha vinto sia nel 2016, di 18 punti, che nel 2020, di 11, ma negli ultimi tempi la demografia della contea si è diversificata ed è diventata più Dem-friendly.
Northampton County, Pennsylvania - Questa contea, nell'est dello Stato, ha predetto tutti i vincitori delle presidenziali dal 1920 ad oggi, tranne che in tre casi. E' un battleground: nel 2016 Trump vinse per 4 punti e Biden nel 2020 per 1,2. La contea, che ha un 16% di popolazione ispanica, in maggioranza di Puerto Rico, è al centro dell'attenzione di strateghi elettorali e media da quando al comizio di Trump al Madison Square Garden Puerto Rico è stato definito "un'isola galleggiante di spazzatura".
Sauk County, Wisconsin - Situata nei pressi di Madison, anche questa contea rurale è battleground, con vittorie alternate di dem e repubblicani. Spesso sul filo del rasoio: Biden quattro anni fa vinse per 600 voti mentre Trump nel 2016 la conquistò con un margine di meno 200 voti.
Ozaukee County, Wisconsin - Un sobborgo di Milwaukee, è una delle tre contee che formano lo zoccolo duro dei repubblicani nello Stato. Ma negli anni recenti i democratici hanno conquistato terreno: Trump nel 2016 ha vinto per 19 punti e nel 2020 per 12. Se Harris riuscirà a ridurre ulteriormente questo gap, questo potrà essere d'aiuto per compensare i voti rurali, tradizionalmente repubblicani.
Maricopa County, Arizona - La contea, che comprende Phoenix e quindi il 60% degli elettori dell'intero Stato, è stata al centro nel 2020 di una delle più accanite e prolungate contestazioni elettorali, anche con minacce violente e dimostrazioni. Quattro anni fa vinse Biden con un vantaggio di 2,2 punti, simile a quello, 2,9, che nel 2016 diede la vittoria a Trump. I funzionari elettorali locali hanno già avvisato che potrebbero essere necessari fino a 13 giorni per sapere i risultati nella contea cruciale.
Washoe County, Nevada - Anche questa contea comprende una città, Reno, la seconda più popolosa dello Stato. Nelle due ultime elezioni è andata ai democratici, nel 2016 a Clinton con un margine di 1,3 punti, nel 2020 a Biden con un più consistente 4,5. I democratici hanno bisogno di vincere la contea per bilanciare una possibile sconfitta nella contea di Clark, che comprende Las Vegas e dove i repubblicani vengono dati in buona posizione, per porter vincere lo stato.
Esteri
Georgia stretta tra repressione e propaganda. La...
Il partito filorusso Sogno Georgiano conferma la sua svolta autoritaria impiegando violenza contro i manifestanti pro-Ue
“Un mio collega è stato arrestato qualche giorno fa, picchiato durante la detenzione e condannato a diversi giorni di prigione per reati amministrativi che non ha commesso. È stato rilasciato ma è ancora sotto indagine: continuano a chiamarlo e interrogarlo”. Questo è quanto racconta sulle proteste in Georgia Tornike Turmanidze, Senior Fellow dell’influente Fondazione Rondeli, all'Adnkronos.
“È un collega più giovane, coinvolto nelle proteste ma mai violento: si limita a postare video sui social. Ma a quanto pare ha attirato l'attenzione del ministero degli Interni e la polizia si è presentata a casa sua”.
Ogni sera, da quasi un mese, migliaia di georgiani affollano la via principale della capitale Tbilisi sfidando la repressione sempre più brutale da parte delle forze dell’ordine. Protestano contro la deviazione della Georgia dal percorso di adesione all’Unione europea, decisa dal premier Irakli Kobakhidze il 28 novembre dopo un processo elettorale viziato da irregolarità e manipolazioni. Finora si sono registrati circa cinquecento arresti, oltre trecento segnalazioni di pestaggi a opera delle autorità, o gruppi a loro affini, e violazioni di diritti umani secondo organizzazioni come Amnesty International e Human Rights Watch.
Autoritarismo in salsa russa
La svolta politica del premier suggella l’orientamento filorusso di Sogno Georgiano, il partito che ha rivendicato la vittoria, spiega Turmenidze. “Negli ultimi anni il partito ha consolidato l’apparato autoritario del Paese”. E tramite l’utilizzo massiccio di una propaganda di stampo russo “ha convinto i membri delle forze dell’ordine che stanno agendo per difendere la Georgia e le sue tradizioni dall'influenza malevola dell’Occidente”. Il risultato è un’ondata di violenza di Stato contro i manifestanti, che sono perlopiù pacifici.
Il governo sta cercando di identificare i manifestanti più attivi tra i giovani e neutralizzarli in modi diversi, continua l’esperto. Si va dai pestaggi, in modo che rimangano in ospedale per circa due settimane e non siano in grado di scendere in piazza, a trattenerli in caserma o in prigione per giorni, a infliggere sanzioni da 2000-2500 lari (circa 700-900 euro). Inoltre, chi protesta rischia di incorrere in loschi gruppi “semi-criminali” che attaccano i manifestanti in strade secondarie. “Ci sono stati diversi incidenti, tra cui un assalto a giornalisti di un canale televisivo dell'opposizione, trasmesso in diretta”.
Il ruolo della propaganda
Cosa spinge le autorità a sollevare il manganello contro i cittadini? Un misto di propaganda, impunità e incentivi economici che Sogno Georgiano impiega da anni per rafforzare la dimensione autoritaria dello Stato, spiega l’esperto. “La catena di comando e controllo è piuttosto forte, e la polizia viene pagata con stipendi molto alti, più un onorario per ogni giorno di dispersione delle proteste e altri ‘lavori’ extra. Il partito ha anche promesso a tutti i poliziotti che, qualunque cosa facciano, non saranno puniti né identificati”. E come emerso dalle interazioni tra manifestanti e membri delle forze dell’ordine, questi ultimi sono intrisi di propaganda e certi di star proteggendo il Paese da nemici all’esterno.
Sono le stesse narrative che Sogno Georgiano utilizza per giustificare il riorientamento di Tbilisi verso Mosca, “nonostante la maggioranza dei georgiani sia pro-Europa”, spiega Turmanidze. Non è un caso che gli argomenti ricordino da vicino quelli del Cremlino, aggiunge: l’influenza russa è profonda anche se non immediatamente visibile. Ma come le controparti russe Sogno Georgiano parla dell’esistenza di un “partito della guerra” che controlla i governi occidentali, accusa Ue e Stati Uniti di voler orchestrare una “rivoluzione colorata” nel Paese, ipotizza che l’Occidente voglia trascinare la Georgia in un conflitto contro la Russia.
La paura di uno scontro con Mosca gioca un ruolo centrale nella strategia del governo, sottolina l’esperto. “La Georgia ha combattuto diverse guerre con la Russia, l'ultima delle quali nel 2008, ed è un grande trauma per la società georgiana. Sogno Georgiano sostiene che finché resterà al potere non ci sarà alcuna guerra con i russi, che scatterebbe se l’opposizione andasse al potere”. Questo spiega la passività di parte dei georgiani: “è una tattica tipica di un regime autoritario, terrorizzare la popolazione e dissuaderla dall’unirsi alle proteste attive”.
Cambio al vertice?
La prossima tappa è l’insediamento del presidente eletto da Sogno Georgiano, l’ex calciatore (e unico candidato) Mikheil Kavelashvili, il 29 dicembre. La presidente uscente, la filoeuropea Salomé Zourabishvili, ha promesso che non passerà il testimone ed è vista dai manifestanti come l’unica leader legittima nel Paese. “Potrebbe essere l'unica in grado di unire i partiti dell’opposizione e radunare l'opinione pubblica dietro una sola figura”, afferma Turmanidze; “è importante che chi avversa Sogno Georgiano crei un centro politico alternativo, perché per l’Occidente sarà più chiaro chi sostenere”.
Washington e Londra hanno da poco imposto sanzioni contro funzionari del governo ed esponenti-chiave di Sogno Georgiano. Secondo l'analista, ora sta all’Ue seguire il loro esempio (come già hanno fatto Estonia e Lituania) e prendere altre contromisure per sostenere il popolo georgiano nella loro aspirazione filoeuropea: “credo che rimanere al potere sarebbe molto difficile per Sogno Georgiano senza la legittimazione dell’Occidente”.
Esteri
Esplode l’auto, ferito capo russo di Berdiansk...
Ucraina intanto sotto attacco, con decine di droni lanciati dalla Russia: morti e feriti. Cremlino: "Aperti a risolvere situazione in negoziati, ma Kiev non vuole"
Vasyl Nechet, capo nominato dai russi del consiglio di occupazione della città di Berdiansk, nell'oblast di Zaporizhia, è rimasto ferito dopo l'esplosione della sua auto. Lo ha riferito Suspilne, citando Mykola Matvienko, capo ad interim dell'amministrazione militare della città di Berdiansk. La causa dell'esplosione non è nota. L'auto di Nechet è esplosa in un cortile fuori da una casa. A seguito dell'esplosione, Nechet è stato ricoverato in ospedale, secondo il canale Telegram del movimento di resistenza femminile Zla Mavka. Le sue attuali condizioni non sono note.
La Russia ha occupato Berdiansk dall'inizio del 2022. La città si trova sul Mar d'Azov e funge da snodo di trasporto chiave per le autorità occupanti.
Ucraina sotto attacco, morti e feriti
Ucraina intanto sotto attacco, con decine di droni lanciati dalla Russia. E gli attacchi russi contro il Paese hanno causato la morte di due civili e il ferimento di cinque persone nelle ultime 24 ore. A riferirlo sono le autorità regionali ucraine.
Secondo un rapporto dell'aeronautica militare, durante la notte le forze armate russe hanno lanciato 60 droni verso l'Ucraina dalle città russe di Bryansk, Millerovo e Primosk-Akhtarsk. Unità missilistiche antiaeree ucraine, unità di guerra elettronica e gruppi di fuoco mobili hanno abbattuto 36 droni nelle regioni di Kiev, Chernihiv, Sumy, Kharkiv, Poltava, Dnipropetrovsk, Zaporizhzhia e Khmelnytskyi. Ventitré droni sarebbero andati perduti a causa di contromisure di guerra elettronica.
Nella regione di Kherson, la Russia ha colpito 38 insediamenti, tra cui il centro regionale di Kherson. Come risultato degli attacchi, una persona è stata uccisa e altre due sono rimaste ferite, ha riferito il governatore Oleksandr Prokudin. Nell'oblast di Donetsk, una persona è rimasta ferita nella città assediata di Pokrovsk, mentre un'altra è stata uccisa nella città di Kostiantynivka. Nella città di Siversk, una persona è rimasta ferita, ha riferito il governatore Vadym Filashkin. Nella regione di Kharkiv, un uomo di 66 anni è stato ricoverato in ospedale a seguito dell'attacco russo contro il villaggio di Dvorichna, nel distretto di Kupiansk, secondo il governatore Oleh Syniehubov.
Russia: "Aperti a risolvere situazione con negoziati"
Intanto Mosca si dice nuovamente "aperta" a risolvere la situazione in Ucraina attraverso i negoziati, ma Kiev "continua a respingere questa opzione". A ribadirlo, parlando con la Tass, Dmitry Peskov, portavoce del presidente russo Vladimir Putin.
"Come il presidente russo Vladimir Putin ha ripetutamente affermato - ha spiegato il portavoce del Cremlino - rimaniamo aperti a risolvere i problemi attraverso i negoziati. Ma poiché non ci sono ancora progressi in termini di preparazione dell’Ucraina ai negoziati, stiamo continuando l'operazione speciale".
Esteri
Israele: “Decapiteremo leader Houti come abbiamo...
Il ministro Katz promette di colpire duramente l'organizzazione yemenita e conferma per la prima volta la responsabilità di Tel Aviv nell'assassinio di Haniyeh. Le misure di Netanyahu
Israele "decapiterà i leader degli Houthi, proprio come abbiamo fatto con Haniyeh, Sinwar e Nasrallah". A prometterlo è il ministro della Difesa dello Stato ebraico Israel Katz, che ha confermato così per la prima volta in via ufficiale la responsabilità israeliana dell'assassinio del leader politico di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran la scorsa estate.
Secondo Katz, riporta Haaretz, Israele ha quindi "sconfitto Hamas, abbiamo trionfato su Hezbollah, abbiamo accecato i sistemi di difesa iraniani e colpito le loro capacità produttive, abbiamo rovesciato il regime di Assad in Siria, abbiamo colpito duramente l'asse del male - e colpiremo duramente anche l'organizzazione terroristica Houthi in Yemen, che rimane l'ultima ancora in piedi”.
Nella giornata di ieri, intanto, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato di aver ordinato alle proprie forze armate di distruggere le infrastrutture dei ribelli Houthi sostenuti dall'Iran, dopo che il gruppo yemenita ha lanciato missili contro Israele nei giorni scorsi.
“Ho dato ordine alle nostre forze di distruggere le infrastrutture degli Houthi perché chiunque cerchi di danneggiarci sarà colpito con piena forza. Continueremo a schiacciare le forze del male con forza e ingegno, anche se ci vorrà del tempo”, ha detto Netanyahu in parlamento.
Gli Houthi dello Yemen hanno intanto rivendicato un nuovo lancio di droni verso il territorio israeliano, precisando di aver lanciato due droni con l'obiettivo di colpire le aree di Ashkelon e Tel Aviv. Non si sono avute notizie dell'impatto sulle zone in questione mentre l'Idf ha reso noto che le forze aeree hanno abbattuto un drone all'esterno dello spazio aereo israeliano, ha spiegato il Times of Israel.
L'Idf ha quindi reso noto stamane che un missile lanciato dallo Yemen è stato intercettato prima di entrare in territorio israeliano. L'esercito ha aggiunto che sono state suonate le sirene d'allarme in tutto il centro di Israele e in alcune parti della Cisgiordania e del Negev in caso di caduta di detriti.
Sul fronte della lotta ai ribelli yemeniti, il Comando centrale degli Stati Uniti (Centcom) ha annunciato intanto in un post su X che le sue forze stanno “preparando gli ordigni per gli attacchi contro gli obiettivi Houthi nello Yemen”.
Sabato scorso il Centcom aveva annunciato di aver effettuato attacchi aerei di precisione contro obiettivi Houthi nel Paese, tra cui un deposito di missili e una struttura di comando e controllo nella capitale del Paese. Gli Stati Uniti hanno spiegato che gli attacchi hanno lo scopo di “interrompere e degradare le operazioni degli Houthi, come gli attacchi contro le navi da guerra e le navi mercantili della Marina statunitense nel Mar Rosso meridionale, a Bab al-Mandeb e nel Golfo di Aden”.