Elezioni Usa, la partita negli swing state: Trump vince in Georgia e Nord Carolina, avanti ovunque
Testa a testa in Arizona. Nei 7 Stati in bilico, decisivi per l'elezione del Presidente, si profila la vittoria del candidato repubblicano
Battaglia all'ultimo voto nelle elezioni americane 2024 tra Donald Trump e Kamala Harris negli swing state decisivi per la corsa alla Casa Bianca. Come ampiamente pronosticato la maggior parte degli sono ancora in bilico, a parte la North Carolina, assegnata a Donald Trump e la Georgia che secondo le proiezioni della Cnn andrebbe sempre al Tycoon che sale così a 246 grandi elettori, a soli 24 dal quorum che gli permetterebbe di entrare per la seconda volta alla Casa Bianca da presidente.
Mentre continua lo spoglio delle schede Trump è in testa in tutti e 7 gli Stati, con l'Arizona in cui i due candidati sono quasi appaiati.
Quali sono gli 'swing state' e perché sono determinanti
Gli 'swing state', ovvero gli Stati in bilico che non hanno una prevalenza predeterminata tra elettori Repubblicani e Democratici sono Pennsylvania, Georgia, North Carolina, Michigan, Arizona, Wisconsin e Nevada. Ciascuno di questi Stati peserà sul risultato finale delle elezioni determinando di fatto chi sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti.
Secondo il sistema elettorale Usa infatti, non è la quantità dei voti complessivi a pesare sull'esito finale del voto ma il numero di grandi elettori assegnato a ogni Stato federale (in tutto sino 538). Ma la partita si gioca nel complesso sull'assegnazione di 270 voti sufficienti per conquistare la Casa Bianca.
Esteri
Israele assalta Gaza, Libano e Cisgiordania: “Uccise...
Nella Striscia l'esercito estende operazioni a Beit Lahiya. Bulldozer contro campo profughi di Tulkarem. Lo zio di Nasrallah ucciso assieme alla sua famiglia
Assalto di Israele in Libano, Gaza e Cisgiordania. Secondo quanto riferisce l'esercito israeliano, nella Striscia "durante l'ultimo giorno sono stati uccisi circa 50 terroristi a Jabalia". La divisione impegnata a Jabalia, aggiunge l'Idf, ha intrapreso "combattimenti anche a Beit Lahiya", espandendo così le operazioni militari nell’area.
Libano
In Libano gli attacchi aerei israeliani su circa 20 obiettivi nella regione di Baalbek e in altre aree a nord del fiume Litani hanno ucciso circa 60 "agenti di Hezbollah". Colpite "decine di altri obiettivi di Hezbollah", tra cui un "lanciarazzi utilizzato in un attacco al centro di Israele, depositi di armi e infrastrutture".
In un attacco è stato ucciso lo zio del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah. In un post sui social, l'organizzazione islamista ha affermato che Abu Haider Nasrallah è stato ucciso, assieme alla sua famiglia, in un attacco nella zona di Bazouriyeh, nel Libano meridionale, nel distretto di Tiro.
Cisgiordania
In Cisgiordania le forze israeliane hanno preso d'assalto con i bulldozer il campo profughi di Tulkarem, , nelle prime ore di questa mattina, dando luogo a duri scontri con i combattenti palestinesi. Lo riporta l'agenzia di stampa palestinese Wafa.
L'aeronautica militare israeliana ha reso noto di aver "attaccato una squadra di terroristi armati a Tulkarem". La radio dell'esercito israeliano ha precisato che il raid è stato effettuato da un veicolo aereo senza pilota, ma ha mancato il bersaglio.
Secondo l'agenzia di stampa Shehab, i combattenti palestinesi hanno colpito le forze israeliane con un ordigno esplosivo nel campo di Nur Shams a Tulkarem.
Esteri
Ucraina-Russia, cosa cambia con Trump: il messaggio di...
Zelensky: "Ci aspettiamo un contributo per una pace giusta". Il leader del Cremlino tace, parla Medvedev: "Non butterà soldi per Kiev"
E adesso, con Donald Trump verso la Casa Bianca, cosa cambia per l'Ucraina e per la Russia? Il nuovo presidente degli Stati Uniti può diventare un 'game changer' nella guerra in corso da oltre 1000 giorni? Trump arriva sullo scacchiere internazionale dopo una lunga serie di dichiarazioni con cui ha espresso la propria posizione in relazione al conflitto.
"Con me alla Casa Bianca non sarebbe mai iniziato", ha detto e ripetuto. Poi, ha assicurato che dopo la vittoria alle elezioni avrebbe favorito un rapido accordo tra il presidente russo Vladimir Putin e quello ucraino Volodymyr Zelensky.
Da Mosca, anche nelle ultime ore, hanno mostrato un malcelato scetticismo. Da Kiev, hanno ripetuto che la pace non arriverà con sacrifici territoriali. In mezzo, ripetute stoccate del neopresidente americano a Zelensky: lo ha ricevuto a New York, dove gli ha ricordato gli ottimi rapporti con Putin, e prima lo ha definito il più grande piazzista della storia, capace di 'spillare' decine di miliardi agli Stati Uniti in ogni visita a Washington.
Trump, nel suo primo mandato, ha esercitato un pressing robusto per ottenere che il contributo del 2% alle spese di difesa venisse rispettato dagli altri membri della Nato. Diversi paesi sono ancora sotto questa soglia. Gli Stati Uniti, dall'inizio della guerra tra Ucraina e Russia, sono stati il partner principale di Kiev. E' inevitabile, ora, che Zelensky si chieda quale eventuale sponda verrà offerta dalla Casa Bianca.
Zelensky-Trump, contatto
Zelensky si è congratulato con Trump per la "sua impressionante vittoria elettorale". "Ricordo il nostro bell'incontro con il presidente Trump a settembre, quando abbiamo parlato nei dettagli del partenariato strategico tra Ucraina e Stati Uniti, del piano per la vittoria e dei modi per porre fine all'aggressione russa contro l'Ucraina - ha scritto Zelensky in un lungo post su X - Apprezzo l'impegno del presidente Trump per l'approccio 'pace attraverso la forza' negli affari globali. Questo è esattamente il principio che può nei fatti avvicinare la pace giusta in Ucraina. Spero lo metteremo in pratica insieme".
Zelensky ha auspicato "un'era con Stati Uniti d'America forti sotto la leadership risoluta del presidente Trump". "Facciamo affidamento sul continuo e forte sostegno bipartisan per l'Ucraina negli Stati Uniti - aggiunge - Siamo interessati a sviluppare una cooperazione politica ed economica reciprocamente vantaggiosa che porterà benefici a entrambe le nostre Nazioni".
L'Ucraina, "in quanto una delle più forti potenze militari d'Europa - ha affermato Zelensky - è impegnata a garantire pace e sicurezza a lungo termine in Europa e nella comunità transatlantica con il supporto dei nostri alleati". Il presidente ucraino ha espresso l'auspicio di potersi "congratulare di persona" con Trump e parlare con lui di "come rafforzare la partnership strategica dell'Ucraina con gli Stati Uniti".
E nel giro di qualche ora l'auspicio si è concretizzato. "Ho avuto un'eccellente telefonata con il presidente Donald Trump e mi sono congratulato con lui per la sua storica, schiacciante vittoria: la sua straordinaria campagna ha reso possibile questo risultato", ha twittato il leader di Kiev spiegando di aver "concordato di mantenere uno stretto dialogo e di far progredire la nostra cooperazione. Una leadership forte e incrollabile degli Stati Uniti è vitale per il mondo e per una pace giusta", ha concluso Zelensky.
La reazione della Russia e il silenzio di Putin
Da Mosca, apparentemente, il trionfo di Trump è stato accolto con poco interesse. Putin si sarebbe congratulato "in modo non ufficiale", in attesa di un messaggio formale non ancora in programma, attraverso "conoscenze" al ministero degli esteri russo, e lo stesso avrebbero fatto altri esponenti dell'establishment politico russo, scrive il sito di notizie indipendenti Vyorstka.
Ufficialmente, nessun messaggio: "Non so nulla di piani del presidente" Putin di "congratularsi con Trump. Non dimentichiamo che parliamo di un Paese ostile che è direttamente e indirettamente coinvolto in una guerra contro il nostro Stato", dice il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, aggiungendo che Mosca valuterà Trump "sulla base dei fatti".
Gli Stati Uniti "potranno contribuire a porre fine al conflitto in Ucraina ma questo non potrà essere fatto dall'oggi al domani", aggiunge Peskov. "Sono gli Stati Uniti a stimolare e gettare benzina senza sosta nel conflitto, che ne sono direttamente coinvolti. Gli Stati Uniti possono cambiare la rotta della loro politica estera", prosegue il portavoce, precisando che sarà possibile giudicare le reali intenzioni della nuova Amministrazione americana solo dopo l'insediamento del presidente eletto.
"Dopo la vittoria, quando ci si prepara ad entrare nello Studio Ovale o dopo essere entrati nello Studio Ovale, i discorsi possono a volte assumere un toni diversi", precisa, rispondendo alle domande di chi ricorda le parole di Trump in campagna elettorale, per cui se eletto avrebbe posto fine velocemente alla guerra. La Russia considera che il livello delle relazioni con gli Stati Uniti sia a un minimo storico. Il Cremlino si dice aperto al dialogo e aspetta di vedere quello che accadrà al suo insediamento a gennaio. A Mosca, prevedibilmente, si spera in una riduzione degli aiuti militari all'Ucraina.
Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza, nei giorni scorsi ha chiarito di non riporre nessuna fiducia in Trump, destinato magari "a fare la fine di Jfk". L'ex presidente russo corregge il tiro dopo il voto: "Il sistema lo ostacola, ma Trump è un uomo d'affari che non vuole buttare soldi per alleati idioti".
Recentemente, Zelensky si è lamentato per il ritardo nella consegna dei pacchetti previsti: solo il 10% delle armi promesse dal Congresso a maggio sono arrivate a destinazione. Inoltre, Washington non ha concesso il via libera all'uso dei missili a lungo raggio Atacms contro obiettivi militari in territorio russo. C'è da scommettere che la situazione non cambierà con l'avvento del Trump-bis.
Il messaggio di Lukashenko
In questo quadro, passa quasi inosservato il messaggio 'da protocollo' inviato dal presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, principale alleato di Putin, che si è congratulato con Donald Trump per la sua vittoria alle elezioni: un "risultato personale", ha detto, ottenuto "in una competizione senza precedenti".
"Congratulazioni calorose per il tuo ritorno alla carica di presidente" ha detto Lukashenko che poi ha augurato a Trump "buona salute e buone decisioni politiche che renderanno gli Stati Uniti di nuovo grandi. I risultati di queste elezioni, che quest'anno si sono svolte in una contesa senza precedenti, sono diventati l'incarnazione della sua impresa personale. Lo ha fatto, innanzitutto, a nome degli Stati Uniti e dei suoi cittadini",
Esteri
Trump presidente, l’appello del Washington Post:...
Il quotidiano: "Il movimento di Trump ha elementi fascisti"
Via alla "resistenza" per fronteggiare Donald Trump. E' l'appello del Washington Post dopo la vittoria del candidato repubblicano delle elezioni americane 2024 contro Kamala Harris. L'ex presidente torna alla Casa Bianca e per il quotidiano "un movimento con elementi fascisti sarà presto al potere nel Paese. Siate allarmati, e iniziate ad agire di conseguenza. Accogliere Donald Trump sarebbe un errore immenso. La storia è piena di esempi di leader e partiti autocratici che arrivano al potere in modo legittimo, anche con una vittoria alle elezioni, ma adottano comunque in seguito, una volta insediati, politiche orribili", scrive il columnist Perry Bacon, sollecitando "un'altra resistenza per affrontarlo sin da ora". "Dobbiamo resistere, ancora", sottolinea il quotidiano che, per controversa decisione del suo editore, Jeff Bezos non ha il suo endorsement a uno dei candidati.
"Giornalisti, attivisti, esponenti del mondo no profit, funzionari moderati e l'americano medio devono tornare alla postura che hanno mantenuto fra il 2017 e il 2020, seguendo con attenzione ogni azione del Presidente e della sua amministrazione per essere pronti a contestarla in modo aggressivo", scrive ancora. "La priorità è quella di assicurarci che le persone minacciate direttamente da Trump come gli immigrati che hanno vissuto anni negli Usa e non hanno fatto nulla di sbagliato non siano trattati in modo disumano".
"Trump e i suoi consiglieri renderanno molto più difficile probabilmente abortire, aderire a un sindacato, partecipare a una protesta o ricevere sussidi per americani con basso reddito. Renderanno la vita negli Stati Uniti molto meno confortevole per gli immigrati irregolari e i transgender", si sottolinea, denunciando che questa nuova presidenza Trump "sarà probabilmente ancora più estrema, radicale e crudele nei confronti dei nemici ideologici e politici, in questo secondo mandato di quanto non lo sia stata nel primo".
I toni del quotidiano non coincidono con quelli usati dal proprietario del giornale. Bezos si è congratulato con Trump parlando di "straordinario ritorno politico e vittoria decisiva". Su 'X', Bezos ha scritto che ''nessuna nazione ha opportunità di grandi'' e ha ''augurato a Donald Trump tutto il successo nel guidare e unire l'America che tutti amiamo".
Bezos è stato criticato per essersi rifiutato di fare endorsement presidenziali tramite il Washington Post. L'imprenditore miliardario, che ha acquisito il giornale nel 2013, ha parlato di tentativo di combattere la percezione di parzialità dei media e ripristinare la fiducia dei lettori.