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Sos funghi killer, esperto: “Già 4 morti e più intossicazioni dell’anno scorso”

Primo bilancio del Centro antiveleni Maugeri a Pavia. Locatelli: "Gestiti circa 600 casi e abbiamo davanti ancora un mese clou"

Funghi (Fotogramma)

Piogge intense e prolungate, tanta umidità, poi il ritorno del sole. Per chi si diletta nella raccolta di funghi questa sequenza meteo è un richiamo, un invito ad andar per boschi. Ma i giorni dei 'fungiatt' non sono ancora finiti e già si contano i primi danni da intossicazione. Dunque attenzione ai sintomi.

"Quattro morti, un trapianto di fegato: sono già dati preoccupanti dal punto di vista medico", osserva all'Adnkronos Salute Carlo Locatelli, direttore del Centro antiveleni e tossicologico Maugeri (Pavia), una struttura di riferimento a livello nazionale, che viaggia al ritmo di 105mila consulenze l'anno di cui oltre l'80% per ospedali del Servizio sanitario nazionale. "Da quando è cominciato il periodo dei funghi, con il nostro centro abbiamo seguito finora all'incirca 600 casi di intossicazione. Significa che abbiamo già raggiunto il totale dei casi avuti nell'intera stagione dell'anno scorso. E abbiamo davanti ancora novembre", un mese clou per l'attività di ricerca e raccolta di queste prelibate ma anche insidiose 'creature botaniche'.

Il bilancio

Quindi quello della stagione 2024 si configura come un bilancio in crescita. E, aggiunge Locatelli, "va detto che a noi arrivano solo i casi più gravi e complessi, o i casi di sindromi tardive che sono quelle più pericolose, per le quali ci viene chiesto di fare un test che facciamo noi e pochi altri laboratori in Italia per l'identificazione della tossina dell'amanita nelle urine per confermare la diagnosi. Di questi casi, alcune decine sono già risultati positivi e almeno 4 sono deceduti". Spesso poi le intossicazioni da funghi "coinvolgono più di una persona, perché magari si fa una tavolata e si consumano i funghi raccolti, tagliati in pezzi e cucinati" in un risotto o altre pietanze che vengono distribuite ai commensali. "Di Sos ne arrivano tutta la settimana - riferisce l'esperto - senza grosse differenze nei weekend, ma certamente molte più persone erano in giro" per passeggiate e 'fungate' "lo scorso fine settimana, che con il Giorno dei morti metteva insieme 3 giorni di vacanza, complice anche il bel tempo".

E se le annate in cui i funghi 'latitano' sono quelle troppo secche, "quest'anno ha piovuto in abbondanza e i funghi abbondano, crescono 'come i funghi', appunto - dice Locatelli - Sono belli da vedere, li troviamo anche nei giardini, persino nei prati all'esterno dell'ospedale, e ne crescono di tutti i tipi, da un giorno all'altro. Quindi siamo ancora in piena stagione, in questo momento. Finché non gelerà ci aspettiamo purtroppo di andare avanti con questo ritmo abbastanza importante di casi di intossicazione. In questi ultimi 15-20 giorni i numeri sono sicuramente cresciuti e anche i citati casi letali si sono in gran parte verificati in queste settimane. Ma la stagione era già iniziata a settembre. Il problema c'è e ci sarà nei prossimi giorni".

L'appello: "Farli controllare da micologi salva vita"

I funghi meglio non direttamente dal bosco al piatto. "Noi vorremmo che tutti, prima di consumarli, passassero dagli uffici dei micologi che ci sono in tutta la Penisola, a far controllare i funghi che vengono raccolti. E suggeriamo che non si diano da mangiare ai bambini, se non si è sicuri. Non è in ogni caso un alimento adatto ai più piccoli, perché si rischia", è l'appello lanciato da Locatelli. Il tesoro del bosco, infatti, può essere 'avvelenato'. E se "un organismo in piena salute può superare un'intossicazione - spiega l'esperto all'Adnkronos Salute - per un grande anziano diventa un problema. Bisogna stare attenti". Confondersi tra un fungo velenoso e uno commestibile "è facilissimo, anche se si crede di conoscere bene la materia", avverte.

Le caratteristiche dei funghi 'killer'

Un messaggio per i 'fungiatt' che, approfittando dell'abbondanza di 'miceti' post pioggia, avranno accumulato lauti bottini e saranno ansiosi di assaporarli. Quali sono le caratteristiche dei funghi 'killer'? "Nei casi letali si tratta sempre di funghi che contengono l'alfa-amanitina, tossina presente non solo nell'Amanita phalloides, ma anche in 35-36 specie di funghi - illustra lo specialista - Per esempio, distinguere un ovolo buono da un ovolo malefico non è una cosa che si può fare per hobby, è bene che il riconoscimento lo faccia un professionista. Il servizio micologico è lì apposta, è per tutti, è un servizio sul quale si è investito. Perché non approfittarne, visto che salva la vita?".

Le vittime, precisa tra l'altro Locatelli, possono avere "90 anni, 50, 40. Ci sono stati in passato anche bambini. E la dose tossica, in un corpo più piccolo, è ovviamente inferiore e può dare grossi problemi. In questo momento le segnalazioni ci arrivano prevalentemente dalle regioni del Nord Italia. Ma per esempio in Sardegna i funghi durano fino a febbraio, e gli Sos andranno più avanti nel tempo. Dipende comunque un po' dalle condizioni climatiche".

Sintomi

Ci sono dei campanelli d'allarme, dei sintomi da tenere in considerazione? "Le sindromi da funghi sono tantissime - risponde l'esperto - alcune compaiono rapidamente, altre tardivamente. Quelle a comparsa rapida nascondono talvolta altre a comparsa lunga. La diagnosi non è semplice, crea ancora difficoltà, dipende anche da come è stato consumato il fungo velenoso, e gli esami tossicologici che individuano questi funghi più frequentemente letali sono fatti da pochi ospedali. A volte è difficile far arrivare i campioni da lontano".

Spesso, continua Locatelli, "l'intossicazione viene confusa con altri problemi alimentari, anche perché i primi sintomi, nella maggior parte dei casi, sono gastroenterici - nausea, vomito, diarrea - e uno pensa subito a una tossinfezione alimentare, a qualcosa di diverso dunque. Ci si accorge che non è così quando si fanno gli esami in pronto soccorso, si vede che c'è un'epatite, e così via".

Poi "ci sono alcuni funghi che danno meno effetti gastrointestinali e più effetti neurologici. E' un mondo variegato, insomma - conclude - E non è detto che i sintomi abbiano la stessa violenza in tutti i commensali". Sintomi che "talvolta possono presentarsi anche a distanza di tempo. Possono passare anche 12, a volte 24 ore. Tant'è vero che capita che si riescano a fare anche due pasti con gli stessi funghi velenosi prima di accorgersi del problema".

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Cronaca

Cuore, pediatra: “Rischio cardiovascolare da bimbi...

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Giussani: "Lesioni aterosclerotiche sin dai 10 anni, prevenire da subito"

Bambini che mangiano ()

Pressione alta, livelli alti di colesterolo cattivo, obesità. I fattori di rischio cardiovascolari, a differenza di quanto generalmente si crede, riguardano anche i bambini. E non senza conseguenze sulla salute del cuore. Per quanto possa sembrare strano, infatti, "l'aterosclerosi è una 'malattia pediatrica', nel senso che seppure dà segno di sé negli adulti - a parte casi particolari - incomincia comunque nei piccoli". La prevenzione quindi "deve cominciare il più precocemente possibile, sin dall'infanzia", spiega all'Adnkronos Salute Marco Giussani, segretario del Gruppo di studio Ipertensione e rischio cardiovascolare della Società italiana di pediatri, la Sip che si prepara al suo 79° congresso in programma dal 20 al 23 novembre a Firenze.

L'aterosclerosi

"L'aterosclerosi, cioè la malattia delle arterie che porta alla formazione della placca aterosclerotica all'origine di infarto o ictus - continua il pediatra - è un fenomeno che si avvia praticamente quando nasciamo. Le arterie incominciano a 'invecchiare' già nei piccoli. E nella prima decade di vita, anche in base alle condizioni ambientali, agli stili di vita, all'alimentazione, i bambini possono avere delle lesioni che, con il tempo, vanno avanti e portano alla formazione della placca. Poi ci sono dei fattori di rischio che innalzano la velocità con cui queste alterazioni poi diventano cliniche. Quindi, in buona sostanza, per prevenire le malattie cardiovascolari che sono la prima causa di morte nel nostro Paese e nel mondo, prima si comincia a fare prevenzione meglio è".

Giussani ricorda che "ci sono bambini che hanno fattori di rischio come la pressione alta, livelli di colesterolo elevati, obesità, familiarità con malattie cardiovascolari. Sono bambini che diventeranno adulti con un'aterosclerosi peggiore degli altri, quindi verosimilmente con eventi cardiovascolari più precoci. I pediatri di solito non tengono conto di queste cose, si preoccupano della prevenzione delle malattie prettamente pediatriche".

Necessaria sicuramente, prosegue Giussani, "una prevenzione generalizzata che va bene per tutti, cioè: stili di vita sani, attività fisica, alimentazione corretta". Ma serve un'attenzione particolare a chi ha fattori di rischio. "Ad esempio, a rischio può essere un bambino che ha la pressione alta, ma per saperlo il pediatra deve misurarla. A rischio può essere un bambino che ha una familiarità per dislipidemie, ma per accorgersene bisogna misurare il colesterolo, i trigliceridi. In questi casi, dunque, è necessaria una prevenzione individualizzata", raccomanda il pediatra.

In sintesi, "tutti i piccoli vanno messi nelle condizioni di fare attività fisica, di mangiare correttamente, di non ingrassare, e questo il pediatra dovrebbe farlo dal primo giorno di vita, e tenendo conto del fatto che alcuni pazienti sono più a rischio. Utile, ad esempio, misurare la pressione a tutti i bambini più grandi. In questo modo potremmo trovare un 4-5% di ipertesi. E allora basterà semplicemente farli dimagrire, fargli mangiare meno sale, attraverso una prevenzione efficace che non necessariamente va fatta con le medicine", conclude Giussani.

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Cronaca

Welfair 2024, focus su payback ps longevità e pandemie non...

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I temi della seconda giornata dell’evento promosso da Fiera Roma ed Experience-Fare Sanità

Welfair 2024, focus su payback ps longevità e pandemie non trasmissibili

“Confindustria dispositivi medici ribadisce l'urgenza di risolvere” la criticità del payback “per oggi, per il passato e per il futuro: si tratta di una norma che penalizza tutti i cittadini, i pazienti, le famiglie e le imprese. Non si può scaricare sulle imprese il fatto che la spesa non sia stata adeguata a coprire i reali fabbisogni di salute della popolazione. Quindi noi ne chiediamo la cancellazione”. Lo ha detto Anna Citarella vicepresidente Confindustria Dispositivi Medici in occasione della seconda giornata del Welfair 2024 la Fiera del fare Sanità, organizzata da Fiera Roma ed Experience – Fare Sanità in collaborazione con LTM&Partners e IdeaGroup e in corso fino a domani nella Capitale. La misura a cui si riferisce Citarella - si legge in una nota - richiede alle aziende di pagare oltre 1 miliardo di euro in forma retroattiva per compensare lo sforamento delle spese regionali maturato fino al 2018 e pretenderà ulteriori miliardi per gli anni successivi. Secondo le stime, il payback - addebitando a molte aziende una cifra superiore a quella del loro bilancio annuale - porterà a rischio chiusura oltre 1.400 realtà, mettendo a rischio il lavoro di oltre 190 mila lavoratori.

“Pmi sanità ribadisce l'urgenza di risolvere la problematica del payback anche per i dispositivi medici - aggiunge Gennaro Broya de Lucia presidente Pmi Italia - che crea un impatto devastante sull'erogazione dei servizi sanitari ai cittadini e sulla tenuta di un comparto strategico come quello del MedTech italiano che sta per essere spazzato via da una norma iniqua, ingiusta e illegittima. Noi chiediamo al ministero della Salute che entri immediatamente in campo per risolvere il disastro”.

Anche nella gestione del pronto soccorso è stato richiesto un cambiamento netto sul questioni come “trovare personale disposto a fare la vita del medico di pronto soccorso con un weekend libero al mese – dice Adolfo Pagnanelli, direttore Dea Policlinico Campus Bio-Medico Roma - Su 100 posti messi a concorso non riusciamo a coprirne neppure 50. E quest'anno l’80% dei posti di specializzazione in medicina d'urgenza andrà deserto”. All’evento si è parlato anche di zone blu. “Una certa modernità, con abitudini alimentari sbagliate, vite sempre più stressanti e la riduzione del movimento quotidiano stanno mettendo a repentaglio le tradizionali zone blu”, ha spiegato Jorge Eduardo Vindas Lopez, fondatore e direttore della Asociación Peninsula de Nicoya, zona blu della Costa Rica. Ma se alcune zone blu si stanno restringendo, stanno però comparendo nuove zone blu, come certe aree di Martinica e Guadalupe e la Galizia.

“La grande opportunità che ci offrono gli studi su quei laboratori a cielo aperto che sono le zone blu - ha sottolineato il neuroscienziato Giovanni Scapagnini - è trasferire elementi di biologia positiva al maggior numero di persone possibile: trasmettere a tutti i ‘segreti di benessere’ dei super sani. Un’operazione di enorme valore in un contesto come quello italiano in cui l’aspettativa di vita media è di 85 anni, ma l’aspettativa di vita in salute si ferma a 60”. Per ridurre il gap è necessario “pensare un'età anziana nella cultura e nella società – ha osservato l’onorevole Paolo Ciani, segretario della XII commissione della Camera dei Deputati politiche sociali e sanitarie - Negli ultimi 200 anni c'è stata una grande riflessione sull'infanzia. Una riflessione simile e una elaborazione culturale simile sull'età degli anziani non è ancora stata fatta ed è il momento di farla”.

Gli esperti si sono confrontati anche sulle pandemie non trasmissibili come il lipedema, patologia riconosciuta dall’Oms solo nel 2018, che - ha spiegato Sandro Michelini, angiologo e presidente dell’Associazione internazionale Lwa, Lipedema World Alliance - è una patologia cronica, sottostimata, multifattoriale e fortemente disabilitante fisicamente e psicologicamente, sulla quale uno stile di vita che tenga sotto controllo l’infiammazione incide molto positivamente”.

La buona notizia è che oltre il 70% delle principali cause di mortalità, associate a patologie come malattie cardiovascolari, diabete mellito, obesità, sindrome metabolica, malattie neurodegenerative e cancro, può essere prevenuto semplicemente migliorando il proprio stile di vita: restrizione calorica, esercizio fisico, smettere di fumare e ridurre l'esposizione agli inquinanti possono modulare l'espressione dei geni. “Le ultime ricerche – ha evidenziato David Brenner, professore di Cancer Metabolism negli Stati Uniti – ci dicono che la differenza tra età cronologica ed età biologica non è genetica, ma epigenetica; dovuta, cioè, all’espressione dei geni che provocano l’invecchiamento cellulare e che è guidata da fattori come l’infiammazione. Fattori, a loro volta, legati in maniera particolarmente forte all’alimentazione”. Su queste basi, il medico e scienziato Eugenio Luigi Iorio ha fondato nel 2014 ad Ascea l'Università Popolare di Medicina degli Stili di Vita, che si basa su quattro pilastri: alimentazione, esercizio fisico, spiritualità e integrazione sociale.

In quest’ottica le città vanno ripensate come fattore di salute e analizzate come fattore di rischio. “Entro il 2030 - ha ricordato Fabio Mosca, professore ordinario di Pediatria e delegato del rettore sui temi della Salute Urbana Università degli Studi di Milano - il 70% della popolazione vivrà nelle città e questo porterà ad un sovraffollamento dei centri urbani. Bisogna voltare lo sguardo ai contesti nord europei che adottano modelli di vita più sostenibili. Incentivare la mobilità dolce, aumentare le aree verdi che riducono il rischio di malattie non trasmissibili e migliorano la salute mentale. Occorre adottare una pianificazione urbana orientata alla tutela della salute che possa ridurre gli effetti negativi del cambiamento climatico”.

A proposito della parità di genere, si è ricordato, nel corso dell’evento che , in sanità 7 operatori sanitari su 10 sono donne, ma meno di 3 su 10 occupano una posizione di leadership. Non è solo un tema di parità. “È un tema centrale – ha rimarcato Monica Calamai, direttore generale Ausl Ferrara, presidente Associazione donne protagoniste in sanità - È uno degli obiettivi dell'Agenda 2030, è l'obiettivo 5, andare a eliminare il gender. Negli anni abbiamo focalizzato la nostra attenzione sulla violenza di genere piuttosto che sulla medicina di genere che è un altro modo per dire: cure personalizzate adatte alla singola persona. Le differenze fra uomo, donna non sono legate unicamente da quello che è l'apparato genitale, e riproduttivo, ma sono legate a una molteplicità di fattori che influenzano sia la genesi della malattia che la risposta alle cure e le risposte alle ricerche scientifiche”.

Infine, ha puntualizzato Angelo Aliquò, direttore generale Ao San Camillo Forlanini: “Una società dove si investe nella ricerca è più civile, che sta meglio e dove la qualità della vita è migliore”. Pubblico e Privato possono collaborare a questo obiettivo. “Quando si parla di ricerca gli obiettivi devono essere ambiziosi. Si può fare molto di più di quanto non sia stato fatto finora. Non dobbiamo porre limiti alla possibilità di collaborazione e di sinergia, ma piuttosto - ha concluso - trarre vantaggi gli uni dagli altri”.

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Cronaca

Inaugurata nel Trevigiano la prima Cardiolounge in ospedale...

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Lo spazio migliora efficienza prestazioni di emodinamica, diminuisce giorni di degenza e liste d'attesa

Inaugurata nel Trevigiano la prima Cardiolounge in ospedale pubblico

Una nuova Cardiolounge è stata inaugurata oggi presso l'Ospedale S. Giacomo Apostolo di Castelfranco Veneto (Treviso). Prima in Italia in un ospedale pubblico, è utile per la gestione dei pazienti che si sottopongono a coronarografia, angiografia di altri distretti vascolari e angioplastica coronarica non complessa in Day hospital. Lo spazio innovativo, dedicato al monitoraggio diurno dei pazienti che accedono al Servizio di Emodinamica, all'interno dell'Unità operativa complessa di Cardiologia - spiega una nota - permette di ridurre i tempi di recupero, offrendo loro la possibilità di usufruire di un confortevole spazio dedicato senza occupare i letti del reparto, migliorando così la convalescenza e garantendo un migliore percorso di cura, con una riduzione anche delle liste d'attesa grazie a un accesso più rapido al trattamento.

Il progetto, tra i primi nel Paese, è stato realizzato dal team clinico e infermieristico del Dipartimento di Cardiologia, in collaborazione con l'Ufficio tecnico dell'ospedale e Medtronic Integrated Health Solutions (Ihs), divisione di Medtronic, azienda leader di Healthcare Technology in grado di garantire soluzioni agli ospedali affinché possano migliorare i percorsi e gli esiti di cura. La Cardiolounge, concepita per offrire un ambiente accogliente e centrato sulle necessità del paziente, è uno spazio di 60 mq dotato di 5 poltrone reclinabili, divisori, comodini e televisori. All'interno di quest'area i pazienti potranno trascorrere le ore successive all'intervento sotto la supervisione di un operatore sanitario, vedendo il loro stato di salute continuamente monitorato.

L'idea della Cardiolounge nasce con l'obiettivo di trattare i pazienti sottoposti a coronarografia o angiografia di altri distretti vascolari, ma anche chi viene sottoposto a interventi di angioplastica coronarica non complessa, in Day hospital, evitando il ricovero prolungato e dimettendo i pazienti in giornata. Il nuovo approccio, sviluppato in sinergia con Medtronic Ihs, è in grado di offrire un'assistenza sanitaria basata sul valore. La Cardiolounge "permette di evitare fino a 2 giornate di ricovero - sottolinea Carlo Cernetti, direttore delle Unità operative complesse di Cardiologia degli ospedali di Treviso e Castelfranco Veneto - dimettendo i pazienti entro la sera stessa dell'intervento, rendendo così il percorso di cura più rapido ed efficiente. Si tratta di un nuovo approccio che consente di fornire un'assistenza sanitaria basata sul valore, riducendo la durata della degenza ospedaliera per alcuni pazienti e liberando allo stesso tempo risorse per quelli con esigenze di cura più complesse".

Come aggiunge il direttore generale dell'Ulss 2, Francesco Benazzi, "con l'apertura della nuova Cardiolounge, l'ospedale di Castelfranco Veneto dimostra il suo impegno verso un sistema sanitario sempre più efficiente e orientato alle esigenze del paziente. Questo percorso ha permesso all'ospedale di semplificare i processi e aumentare la capacità di accoglienza. Un progetto che rappresenta un modello innovativo che ottimizza i tempi di degenza e utilizza al meglio le risorse a disposizione, garantendo cure di alta qualità. Mi complimento con il dottor Cernetti e il suo team e con i miei collaboratori dell'Ufficio tecnico per aver messo a terra questo importante progetto. Come Ulss 2 siamo orgogliosi di essere tra i pionieri in Italia con una struttura che migliora la qualità della vita dei pazienti e, al contempo, aumenta la capacità operativa dell'ospedale".

Le strutture ospedaliere "sono oggi sempre più orientate a trovare soluzioni efficaci per ottimizzare gli spazi e le risorse - affermano Vincenzo Angrisani, Business Director Coronary & Renal Denervation Italy, Greece and Israel, e Marco De Luigi, Enterprise Accounts & Integrated Health Solutions Leader Italia di Medtronic - Con questo progetto pensiamo di aiutare il centro a migliorare il percorso di cura dei pazienti e a razionalizzare consapevolmente l'utilizzo delle risorse. Con la Cardiolounge ci proponiamo di rivoluzionare il percorso del paziente, mantenendo standard elevati di cura e garantendo trattamenti accessibili ed efficaci. Medtronic Ihs, infatti, si impegna da sempre a migliorare la salute e il benessere dei pazienti, grazie a soluzioni innovative che integrano l'utilizzo di nuove tecnologie".

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