Harry espulso dagli Usa? Cosa succede al principe con la vittoria di Trump
Non è mai corso buon sangue fra il neo presidente degli Stati Uniti e il duca e la duchessa di Sussex
La vittoria di Donald Trump alle elezioni americane 2024 non avrà reso contenti il principe Harry e Meghan Markle. Non è mai corso buon sangue, infatti, fra il neo presidente degli Stati Uniti e il duca e la duchessa di Sussex, che senz'altro avranno seguito attentamente i risultati delle elezioni, sperando che Kamala Harris potesse andare alla Casa Bianca al posto del tycoon. Tuttavia, secondo il figlio di Trump, Harry non dovrebbe essere rimpatriato dopo le sue ammissioni di uso di droga nell'autobiografa 'Spare'.
Prima di conoscere il principe Harry, Meghan aveva criticato pubblicamente Trump in vista delle elezioni del 2016, affermando che la prospettiva che diventasse presidente le aveva fatto venire voglia di restare in Canada. Ma mentre Trump era ancora alla Casa Bianca, nel 2020 il duca e la duchessa di Sussex si sono trasferiti negli Stati Uniti, stabilendosi in California, uno Stato che storicamente vota per i Democratici. Con l'avvicinarsi delle elezioni presidenziali del 2020, Meghan e Harry invitarono a votare e a "respingere l'incitamento all'odio, la disinformazione e la negatività online", in quello che fu interpretato come un attacco a Trump. Nel settembre dello stesso anno, il tycoon attaccò Meghan, dicendo che "non era un suo fan", prima di aggiungere che il principe Harry "avrebbe avuto bisogno" di molta fortuna.
La faida ha continuato ad aumentare dopo le elezioni del 2020 e tre anni dopo, durante un'intervista mondiale in esclusiva con Gb News , Trump ha espresso chiaramente i suoi sentimenti sulla duchessa del Sussex. "Ha mancato di rispetto" alla defunta regina Elisabetta II - disse alla televisione britannica - "Come si può essere così irrispettosi nei confronti della regina? Una persona incredibile, che per decenni non ha mai commesso un errore. Non riesco a pensare a un errore che abbia commesso, non è mai stata controversa. Ha attraversato decenni senza polemiche. Non puoi mancarle di rispetto e penso che Meghan sia stata molto irrispettosa nei suoi confronti, molto irrispettosa".
Quest'anno, in un'altra intervista esclusiva a Gb News, il figlio di Donald, Eric Trump, ha definito il duca e la duchessa del Sussex "mele andate a male". Il principe Harry e Meghan Markle hanno lanciato un appello in vista delle elezioni del 2024 ma, cosa fondamentale, hanno scelto di non sostenere alcun candidato o di non dare a intendere di sostenere né i democratici né i repubblicani. La coppia reale ha invece invitato il popolo americano a registrarsi per votare e far sentire la propria voce alle elezioni.
C'è poi da aggiungere la questione del visto statunitense del principe Harry, che negli ultimi 18 mesi è stato al centro di una causa giudiziaria. Il duca di Sussex ha ammesso nella sua autobiografia, pubblicata nel 2023, di aver assunto droghe, tra cui cocaina, cannabis e funghi allucinogeni. Un think tank conservatore, il 'The Heritage Foundation', si è scontrato con il Dipartimento della Sicurezza Interna degli Stati Uniti (Dhs) nel tentativo che i dati sui visti del duca di Sussex fossero resi pubblici. Dal momento che i richiedenti il visto sono tenuti per legge a dichiarare l'uso di droga e la mancata dichiarazione può comportare l'espulsione, il think tank si è chiesto come il principe Harry sia riuscito a restare negli Stati Uniti dopo aver ammesso di aver fatto uso di droga nella sua autobiografia 'Spare'.
Tuttavia, nonostante la faida in corso tra i Sussex e i Trump, sembra che Harry non dovrà preoccuparsi di ulteriori sviluppi nel suo caso dopo che sono stati depositati due ordini e un 'memorandum opinion' sigillati, che hanno di fatto chiuso il caso. Eric Trump ha inoltre confermato che suo padre non ha intenzione di riesaminare la questione dei visti negli Stati Uniti, ponendo fine a qualsiasi timore che Harry sia a rischio di espulsione, commentando: "Non me ne frega niente se lui ha fatto uso di droghe. Non significa niente. Posso dirvi che mio padre e tutta la nostra famiglia nutrono un enorme rispetto per la monarchia".
"Conosciamo il re da sempre - ha continuato - Infatti, non molto tempo fa stavo proprio guardando un album fotografico e mi sono imbattuto in una foto di lui con mio padre nella hall di Mar-a-Lago". Tuttavia, il secondo figlio di Trump ha colto l'occasione per scoccare un paio di frecciatine ai Sussex, affermando che Harry "è guidato da una moglie piuttosto impopolare, sia qui che nel Regno Unito". Eric ha aggiunto che Harry sembra "essere andato fuori di testa ed è triste vederlo in questo modo".
Esteri
Ucraina-Russia, Zelensky: “No concessioni a Putin,...
Il presidente ucraino a Budapest: "La Corea del Nord combatte in Europa. Faremo concessioni anche a Kim?"
Fare concessioni a Vladimir Putin sarebbe "inaccettabile" per l'Ucraina e "suicida" per l'Europa. Volodymyr Zelensky, presidente dell'Ucraina, ribadisce la propria totale opposizione ad aperture alla Russia. Il numero 1 di Kiev interviene a summit dell'Epc allo stadio Puskas di Budapest e le sue parole sono ovviamente dedicate alla guerra in corso da quasi 1000 giorni contro la Russia. Zelensky ha sempre bocciato ogni ipotesi relativa a sacrifici territoriali dell'Ucraina per porre fine al conflitto.
"La Corea del Nord combatte in Europa"
"Ci sono molte sfide - prosegue - dal nostro ultimo incontro in questo formato, la guerra in Russia si è intensificata in modo significativo. Ed è stata proprio la Russia a causare questa escalation. La Corea del Nord ora, di fatto, sta facendo la guerra in Europa. I soldati nordcoreani tentano di uccidere il nostro popolo sul suolo europeo".
"Dal vertice della Comunità Politica Europea svoltosi in Gran Bretagna a luglio - dice - si è parlato molto della necessità di cedere a Putin, di fare marcia indietro, di fare alcune 'concessioni'. E alcuni di voi qui presenti hanno fortemente sostenuto che l'Ucraina dovrebbe fare 'concessioni' a Putin. È inaccettabile per l'Ucraina e un suicidio per tutta l'Europa".
"E quale sarebbe il prossimo passo? L'Europa dovrebbe cercare il favore di Kim Jong Un, nella speranza che anche lui lasci l'Europa in pace?", chiede riferendosi alla presenza di migliaia di soldati nordcoreani nella regione russa di Kursk, che l'Ucraina ha invaso all'inizio di agosto.
"Chi abbraccia Putin sbaglia"
"Nessun leader forte che abbia contribuito a costruire un'Europa unita, forte e pacifica, si sarebbe neanche lontanamente immaginato di fare una cosa del genere. Il concetto di 'pace attraverso la forza' ha dimostrato più volte di essere realista ed efficace. Adesso serve, ancora una volta", aggiunge.
Abbracciare Putin, come "alcuni" leader europei fanno "da vent'anni", non aiuta, perché le cose non fanno che "peggiorare". "Ringrazio tutti voi - afferma - per il vostro sostegno all'Ucraina e al nostro popolo. Noi ci difendiamo non dalle parole russe, ma dagli attacchi russi. Pertanto, abbiamo bisogno di armi, non di sostegno nei colloqui. Gli abbracci con Putin non aiuteranno. Alcuni di voi lo abbracciano da 20 anni e le cose non fanno che peggiorare. Pensa solo alla guerra: non cambierà. Solo la pressione può mettergli dei limiti".
"Non ci dovrebbe essere - continua - l'illusione che, mostrando debolezza o svendendo alcune posizioni europee o la posizione di qualsiasi Paese europeo, si possa comprare una pace giusta. Semplicemente non funziona così".
"La Russia - evidenzia - ha iniziato questa guerra non perché avesse bisogno di più territorio. La Russia ha più terra di chiunque altro. Volevano il potere globale, a cominciare dal controllo sull'Ucraina e poi su tutti voi, come facevano una volta sotto il dominio sovietico o imperiale. Budapest ricorda com'erano i carri armati sovietici. Le città ucraine non dimenticheranno le bombe russe. E proprio come Budapest, ogni città dell'Ucraina e tutti i nostri Paesi meritano sicurezza e pace", conclude.
Esteri
Elezioni Usa, Litvak: ”Trump pensa solo a sé stesso e...
Il professore dell'Università di Tel Aviv preoccupato per la ''decisione pericolosa e assurda'' di rimuovere Gallant, che dimostra che Netanyahu non vuole la fine della guerra
Il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump ''non sarà generoso come Joe Biden nel fornire aiuti a Israele''. Perché ''pensa solo a se stesso, figuriamoci se pensa a Israele''. Lo ha dichiarato Meir Litvak, professore di storia del Medio Oriente, commentando con l'Adnkronos l'esito delle elezioni americane e l'effetto della vittoria di Trump sul Medio Oriente. ''Sono preoccupato per la vittoria di Trump. Non mi fido di lui'', ha affermato Litvak. L'esperto riflette sulle promesse fatte dal candidato repubblicano in campagna elettorale: ''Dice che porrà fine alla guerra in fretta, come? Qual è la sua visione? Non credo che sarà generoso come Biden nel fornire aiuti a Israele''.
Le preoccupazioni di Litvak riguardano anche l'approccio che la nuova Amministrazione americana avrà rispetto all'aggressione russa dell'Ucraina. ''Temo che Trump venderà l'Ucraina alla Russia e questo avrà conseguenze molto negative per la nostra regione'', ha avvertito Litvak.
Lo storico ha inoltre definito una ''decisione assurda e molto pericolosa'' quella di sollevare dall'incarico di ministro della Difesa di Israele Yoav Gallant. Una mossa che dimostra che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ''non vuole porre fine alla guerra'' nella Striscia di Gaza e in Libano e ''dà la precedenza ai suoi interessi personali''. Una decisione che, sul fronte interno di Israele, potrebbe portare alla ''rimozione del procuratore generale'', aprendo così la strada a nuove contestazioni sociali.
''Ritengo che la decisione'' di rimuovere Gallant ''sia insensata e molto pericolosa'', afferma Litvak sottolineando che ''prima di tutto dimostra che, anche nel mezzo di una guerra difficile, Netanyahu dà la precedenza ai suoi interessi personali egoistici su ogni altra considerazione''. Ma non è solo questo. Secondo l'esperto, la decisione di Netanyahu è ''irragionevole'' anche perché ''rimuove una persona esperta e capace e la sostituisce con un leccapiedi che non ha esperienza in questioni di sicurezza e non ha avuto successo nei suoi precedenti incarichi ministeriali''. Ovvero Israel Katz, già ministro degli Esteri, la cui nomina è stata contestata da migliaia di israeliani scesi in piazza la stessa notte dell'annuncio dato da Netanyahu e ancora ieri sera, per la seconda manifestazione in meno di 24 ore. Numerose anche le petizioni presentate all'Alta Corte, alla quale è stato chiesto di intervenire, e le contestazioni dei politici di opposizione.
In politica estera, oltre che interna, la sostituzione di Gallant con Katz ''significa che Netanyahu sarà l'unica persona che prenderà decisioni su qualsiasi questione, senza che nessuno offra una visione o una prospettiva diversa''. Descritto da Litvak come ''un adulatore, un ruffiano'', il nuovo ministro della Difesa ''Katz avrà molto poco rispetto o autorità rispetto al comando militare''.
Diverso, invece, era lo spessore di Gallant che ''ha sottolineato varie debolezze nella nostra strategia, ad esempio pensando al 'giorno dopo' di Hamas'' per la Striscia di Gaza, spiega l'analista. Inoltre aveva evidenziato ''la nostra mancanza di obiettivi strategici in Libano''. Per cui, prosegue Litvak, ''rimuoverlo significa che Netanyahu intende portare avanti la sua linea il più possibile, che non vuole porre fine alla guerra''. Inoltre, allontanare Gallant potrebbe essere solo un primo passo di un disegno più ampio. ''Rimuovere Galant potrebbe essere un passo avanti verso la rimozione del Procuratore generale e per consentire alla corruzione di regnare sovrana'', avverte l'esperto. ''Felice'', di questa mossa, è invece il ministro per la Sicurezza nazionale Itamar ''Ben Gvir perché crede che il sogno del suo partito di cacciare i palestinesi da Gaza e costruire lì insediamenti ebraici si realizzerà''.
Esteri
Germania: Puglierin (Ecfr), senza elezioni tempestive ‘non...
Se non verranno indette nuove elezioni entro la fine di marzo, il rischio è che la Germania debba attendere fino a giugno per avere un nuovo governo “pienamente funzionante e dotato di una propria maggioranza”. E non è nemmeno detto che questo accada, rileva Jana Puglierin, senior policy fellow e capo dell’ufficio berlinese dell’European Council on Foreign Relations.
La conseguenza, spiega, è che Berlino “non sarà in grado di svolgere un ruolo di primo piano a livello europeo” in un momento in cui l’elezione di Donald Trump getta nuovi interrogativi sul futuro dell’Europa. Se negli ultimi tre anni la Germania non si è distinta in questo senso, ora vedremo ancora meno iniziativa, flessibilità e prevedibilità” da parte dell’economia più importante dell’Ue.
Il cancelliere Olaf Scholz sembra intenzionato a guidare un governo di minoranza dopo l’uscita del ministro delle finanze, il liberale Christian Lindner. Il crollo della coalizione è coinciso con l’elezione di Trump. Sembra “incomprensibile”, commenta Puglierin, visto che “ora più che mai la Germania è chiamata ad agire. Ma è anche vero che la coalizione è stata completamente incapace di governare negli ultimi mesi”.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la legge di bilancio da approvare per il 2025, ed è difficile che passi con l’uscita dei liberali dal governo. Ma se si entrasse in regime di gestione provvisoria, Berlino non sarebbe in grado di aumentare i propri impegni per colmare il vuoto che potrebbe lasciare la politica statunitense guidata da Trump: sia in merito al supporto a Kyiv, sia per le nuove richieste della prossima amministrazione di Washington, come la spesa militare.