Salute, Parodi (Sied): “Emorragie digestive in aumento con invecchiamento popolazione”
"Mortalità in pronto soccorso simile a quella dell'infarto ma 30% colonscopie inappropriate"
"Delle emorragie digestive si parla molto poco nonostante siano un evento molto grave e un problema di salute pubblica. L'incidenza" di quelle "del tratto superiore è di 130-150 persone ogni 100mila abitanti per anno", mentre per "le emorragie del tratto digestivo inferiore varia dai 20 ai 30 casi per 100mila abitanti l'anno. Il dato più rilevante è che sono in incremento a causa dell'invecchiamento della popolazione, dell'aumento delle fragilità e delle comorbidità e dell'uso/abuso di farmaci potenzialmente lesivi a livello dell'apparato digerente". Così Maria Caterina Parodi, direttore dell'Uoc di Gastroenterologia ed endoscopia digestiva dell'ospedale policlinico San Martino di Genova e presidente Sied, Società italiana endoscopia digestiva, in occasione del Corso nazionale Sied 2024, in svolgimento a Padova sul tema 'Le emorragie digestive, 51 sfumature di rosso'. La specialista spiega che si tratta di "un problema di grande rilevanza: la mortalità in pronto soccorso per emorragia digestiva è simile a quella dell'infarto, pari al 5-6%, solo che non è percepita come altrettanto grave".
Le patologie dell'apparato digerente "sono le seconde cause di morte dopo quelle cardiovascolari - sottolinea Parodi - Il carcinoma del colon retto, ad esempio, è la seconda causa di morte, sia nell'uomo che nella donna, subito dopo il tumore al polmone nell'uomo e quello alla mammella nella donna. Nonostante si tratti quindi di un problema molto importante, lo screening del cancro del colon retto non funziona in eguale maniera in tutto il territorio italiano". Anche "l'emorragia digestiva nel paziente con cirrosi epatica, a maggior rischio di sanguinamento, possiamo prevenirla sia per via endoscopica che farmacologica nei pazienti" che hanno tale patologia. In merito alla prevenzione del cancro al colon retto, Parodi ricorda che, "oltre alla ricerca del sangue occulto, che è un test di primo livello non invasivo, c'è la colonscopia, che è sicuramente il test più efficace perché permette di individuare e poi rimuovere i polipi, che poi se lasciati rischiano la trasformazione in adenocarcinoma". Certo è la procedura per la quale "attualmente c'è maggiore lista d'attesa, anche perché si lavora poco sull'appropriatezza prescrittiva - osserva la gastroenterologa - Un 30% di colonscopie che noi eseguiamo non sono appropriate né in termini di indicazione né in termini di priorità".
Proprio per questo "è necessario - aggiunge la presidente Sied - come società scientifiche, insieme alle istituzioni e alle nostre amministrazioni regionali e nazionali, lavorare perché venga definito un percorso diagnostico terapeutico standardizzato. Bisogna costruire le reti regionali dell'emergenza-urgenza, che purtroppo ancora oggi esistono in pochissime regioni. Il Veneto è una regione, in questo senso, molto virtuosa, ma ci sono delle enormi disparità tra il Nord, il Centro e il Sud".
L'endoscopia digestiva "è in continua e velocissima evoluzione tecnologica - osserva Parodi - Siamo oggi dotati di strumenti endoscopici di altissima qualità e altamente performanti. Inoltre, l'endoscopia è ormai anche terapeutica e ha sostituito in gran parte la chirurgia".
"Ritengo che la sfide più importante per il futuro, ed è questo il compito della Società italiana di endoscopia digestiva, sia la formazione. Per questo - conclude - abbiamo una scuola di formazione Sied, che prevede un training continuo per mantenere un livello di formazione e di qualità adeguato".
Salute e Benessere
Trump, cosa dicono gli scienziati. Dominici (Harvard):...
Parla la data scientist celebrata dal Time tra i 100 'top influencer' del settore salute. "E' importante che chi guiderà le agenzie federali cruciali abbia una formazione scientifica. La scienza vive di dati, non di opinioni"
"Cosa spero che non succeda" nella nuova era Trump? "Che si facciano passi indietro nei progressi ottenuti finora per combattere la situazione climatica". Francesca Dominici, biostatistica che ha sfondato il 'tetto di cristallo' ad Harvard, l'ateneo americano dove dirige un maxi progetto multidisciplinare che si chiama Harvard Data Science Initiative, usa i numeri per mostrare al mondo l'impatto dell'inquinamento sulla salute umana, calcolando il tributo che paghiamo in termini di morti. La tutela dell'ambiente, la comprensione delle dinamiche del climate change, sono la missione di una vita. E per i suoi studi pionieristici la rivista 'Time' l'ha inserita - insieme ad altri due cervelli italiani all'estero - nell'elenco dei 100 personaggi più influenti del settore salute.
La scienziata, sentita dall'Adnkronos Salute all'indomani della vittoria di Donald Trump nella corsa alla presidenza degli Stati Uniti, prova a raccontare speranze e timori della comunità scientifica americana, in particolare di quella parte dedicata proprio alla ricerca su ambiente e salute pubblica. Per capire gli scenari che si prospettano adesso, non si può - a suo avviso - non guardare a come andò il precedente mandato del tycoon che ora torna alla Casa Bianca. Dominici lo sa bene, perché insieme a un collega di Harvard ha messo la sua agenda sui temi ambientali sotto la lente (era il 2018 e Trump aveva già annullato, rivisto o annunciato di voler abrogare diverse normative e politiche ambientali storiche) per valutarne le ricadute a livello di salute. "Una boccata d'aria cattiva", era il titolo dell'analisi pubblicata su 'The Jama Forum'.
La speranza di Dominici per il futuro è prima di tutto che la scienza resti il faro. "E quindi spero che, in questo passaggio di poteri, non succeda che alla guida di agenzie federali come l'Environmental Protection Agency (Epa), i Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), la Food and Drug Administration (Fda) arrivino persone che non hanno una formazione scientifica. La scienza non deve essere influenzata da opinioni politiche o religiose - riflette - La scienza deve essere informata dai fatti, dai dati, dallo studio e dalla competenza. Indipendentemente da quali siano le opinioni politiche, religiose, quelle sull'immigrazione o sull'aborto, le opinioni in quanto tali vanno rispettate, però non devono infiltrare il processo scientifico. Il processo scientifico in realtà è molto semplice: si parla di studio, di competenze, di dati, di policy, di leggi, tutti elementi che devono basarsi su informazioni obiettive". Altrimenti, avverte, "il rischio è che si abbiano ripercussioni negative, e in passato è successo".
Parlando in particolare dell'ambiente, continua Dominici, "mi auguro che, anche se c'è scetticismo sul fatto che gli eventi meteorologici estremi, le ondate di calore estremo, i maxi incendi ad altissimo impatto, siano dovuti al climate change, non si perda di vista il fatto che questi eventi stanno succedendo realmente. Stanno succedendo ogni giorno nel mondo e negli Stati Uniti, e uccidono le persone. Quindi spero che non vengano rinnegati i fondi di ricerca per aiutare le persone che poi soffrono per questi eventi estremi. Puoi essere in disaccordo sul fatto - per quanto innegabile - che questi fenomeni, come pure i cicloni tropicali e gli uragani" che sempre più spesso balzano agli onori delle cronache, "siano dovuti al climate change. Ma, anche ammesso che tu non ci creda, rimane il fatto che sono situazioni che vanno affrontate con investimenti nelle zone che sono più suscettibili. Tra l'altro, fra coloro che ne soffrono di più ci sono in particolare proprio i cittadini che hanno votato per Trump, le persone che vivono nella 'rural America', le persone in Alabama e in territori con queste caratteristiche, che poi si ritrovano senza casa, senza assistenza sanitaria".
Si è discusso a lungo del protezionismo di Trump, ma che impatto potrebbe avere un approccio di questo genere sul mondo della scienza? "L'auspicio - rimarca Dominici - è che non si ostacoli l'accesso a fonti di informazioni e di dati che sono raccolti dal Governo. Questo ovviamente rallenterebbe il nostro processo scientifico, penso per esempio all'importanza di poter avere accesso a dati come quelli che il Cdc mette a disposizione sulla salute delle persone che sono andate in ospedale durante le ondate di calore. In passato l'aver bloccato queste fonti di dati governativi ha rallentato il progresso scientifico, spero dunque che non succeda. E spero che non si taglino i fondi alla ricerca. Avendo poi un laboratorio di 60 ragazzi penso a loro, penso alla generazione di giovani talenti che si stanno occupando di temi ambientali e che dovranno portare avanti la ricerca. Se si scoraggiano dallo studiare questi temi, perché nessuno ci fa più attenzione, è finita". E questo, conclude, "a me preoccupa ancora di più dei fondi per la ricerca".
Salute e Benessere
Trump, cosa dicono gli scienziati. Giordano (Sbarro):...
L'oncologo della Terra dei fuochi parla dallo 'swing state' più decisivo, la Pennsylvania. "Un impegno forte per la ricerca è cruciale"
"Le ultime elezioni negli Stati Uniti hanno acceso il dibattito su un aspetto essenziale e fondante della democrazia: l'alternanza al potere. Mai come oggi è chiaro che, senza di essa, la macchina democratica rischia di rallentare, se non di incepparsi. Il cambio di potere, nei suoi alti e bassi, rappresenta la linfa vitale di un sistema che trova nella capacità di adattarsi e rinnovarsi la propria forza. L'alternanza permette di iniettare nuova energia, nuove idee. Con l'elezione del presidente Donald Trump, l'attenzione verso il potenziamento dell'economia americana e della sicurezza nazionale è diventata centrale, ma vi è una dimensione altrettanto cruciale che merita un impegno altrettanto deciso: la ricerca scientifica". E' l'auspicio espresso all'Adnkronos Salute da Antonio Giordano, presidente della Sbarro Health Research Organization (Shro) e professore al College of Science and Technology della Temple University.
Lo scienziato, cervello italiano da anni trapiantato negli Usa, parla dalla Pennsylvania, uno degli 'swing states', i 7 stati in bilico dove si decidono le elezioni Usa. Stato chiave per la corsa alla Casa Bianca, la Pennsylvania è andata a Trump. Giordano, l'oncologo della Terra dei fuochi, da uomo di scienza mette l'accento su uno degli aspetti che spera vengano ritenuti determinanti per il futuro: la ricerca. "Aumentare la spesa governativa per la scienza e l'innovazione nel campo farmaceutico e sanitario rappresenta un investimento essenziale per rispondere alle sfide sanitarie che, oggi più che mai, influiscono sulla qualità di vita e sulla crescita economica del Paese". L'esperto non è pessimista sulle prospettive che si aprono nella nuova era Trump. Sotto la sua presidenza, ricorda, nel 2018 "abbiamo goduto di uno dei più grandi investimenti nella ricerca. I National Institutes of Health (Nih) ricevettero 3 miliardi di dollari" e ci furono "anche aumenti per le altre agenzie della ricerca".
"L'industria farmaceutica, insieme al settore biomedico, è tra le aree che possono beneficiare maggiormente di un sostegno pubblico strategico - ragiona Giordano - I progressi della ricerca non solo favoriscono la scoperta di nuove terapie e vaccini, ma contribuiscono anche a ridurre i costi a lungo termine per il sistema sanitario. Pensiamo alla pandemia di Covid-19: la rapidità con cui è stato sviluppato il vaccino ha dimostrato il potenziale di una ricerca scientifica forte e ben finanziata. Una maggiore spesa pubblica, unita a partnership con il settore privato, può generare un impatto positivo a livello nazionale e internazionale, contribuendo al controllo di malattie croniche e alla gestione di future emergenze sanitarie". Insomma, "per sostenere l'innovazione e garantire un futuro di salute per la popolazione", per Giordano è "cruciale che il Governo americano incrementi i finanziamenti per i programmi di ricerca".
L'Istituto Shro di Philadelphia, continua lo scienziato, "è impegnato nello sviluppo di terapie avanzate, e i nostri progressi dimostrano che, dove vi è un solido supporto economico e infrastrutturale, i risultati arrivano rapidamente. Con un incremento della spesa, potremmo accelerare ulteriormente lo sviluppo di cure che possano migliorare la qualità della vita dei cittadini e ridurre la pressione sulle strutture sanitarie. Inoltre, gli investimenti nella scienza creano posti di lavoro qualificati, rendendo il Paese competitivo su scala globale". L'elezione di Trump, è convinto Giordano, "rappresenta un'occasione unica per imprimere una nuova direzione al sostegno verso l'industria farmaceutica e biotecnologica. Con una politica di incentivi e un aumento dei fondi per la ricerca, l'America può consolidare il proprio ruolo di leader nel campo della salute e del benessere globale. Un futuro più sicuro, più sano e più prospero passa dalla scienza: investire oggi per salvaguardare il domani è un imperativo che nessun Paese può permettersi di ignorare".
In definitiva, per il camice bianco, dall'alternanza al potere possono derivare cose buone. Questa tornata elettorale è stata complessa, osserva. "L'elettorato è diviso, lacerato da anni di scontri interni, e la politica sembra essere ormai più un'arena gladiatoria che un forum di dialogo e costruzione. Tuttavia, proprio questa situazione mette in luce quanto l'alternanza sia non solo un principio formale, ma una reale necessità per evitare che il potere si trasformi in privilegio e che le istituzioni, nate per rappresentare tutti, diventino strumenti per pochi. E' un errore pensare che la stabilità sia garantita dalla continuità dello stesso gruppo al comando; la vera stabilità si costruisce nella capacità di passare il testimone, di accettare il cambiamento come parte del gioco democratico".
"Senza l'alternanza - conclude Giordano - non ci sarebbe spazio per le minoranze, né per il dissenso, e il sistema si spegnerebbe in una forma statica e opaca di autoconservazione. La democrazia americana, con tutte le sue contraddizioni, si rinnova grazie a questa possibilità di alternanza, che permette ai cittadini di continuare a credere che la loro voce conti davvero". La speranza è che "questa consapevolezza non rimanga solo nei commenti post-elettorali, ma che diventi una costante nel modo in cui la politica e i cittadini stessi pensano al proprio futuro democratico".
Salute e Benessere
Farmaceutica, Renoldi Bracco (Bracco Imaging):...
Il Ceo all'inaugurazione di Hexagon, 'in sviluppo per indicazioni su bisogni specifici in aree sottoservite'
"In questo sito produttivo abbiamo un impegno molto importante sulla tecnologia delle microbolle, della quale Bracco è leader a livello mondiale, non soltanto con i prodotti attualmente approvati e utilizzati, ma anche e soprattutto per lo sforzo di innovazione con la terza generazione di prodotti, adesso in fase clinica, e con l'applicazione delle microbolle in altri ambiti della medicina oltre alla diagnostica. Con questo investimento, oggi noi non soltanto abilitiamo la crescita, ma soprattutto l'idea di utilizzare queste tecnologie in altri spazi". Sono le parole di Fulvio Renoldi Bracco, Ceo di Bracco Imaging, in occasione della giornata inaugurale del secondo stabilimento del gruppo leader nell'imaging diagnostico, a Ginevra, in Svizzera. Si chiama Hexagon e permetterà all'azienda di riferimento nell'imaging diagnostico di triplicare la produzione e la distribuzione dell'innovativo agente di contrasto a ultrasuoni basato su microbolle, uno dei prodotti di punta della ricerca Bracco.
"Oggi la tecnologia delle microbolle rappresenta per Bracco circa il 6% del fatturato - aggiunge Renoldi Bracco - e viene utilizzata per migliorare l'eco dell'ecografia, il cosiddetto enhancement, in tre ambiti: l'ecocardio, il doppler e l'imaging del tratto uro-genitale. Ci sono sviluppi di nuove indicazioni e soprattutto c'è una domanda crescente in tutte le aree del mondo, dagli Stati Uniti alla Cina, fino ai Paesi in via di sviluppo, che stanno utilizzando maggiormente la tecnologia dell'ecografia, essendo quella maggiormente accessibile. Puntiamo a sviluppare delle indicazioni - conclude - che possano indirizzare a dei need specifici in aree che oggi sono sottoservite".