Friedkin in arrivo, non possono più rinviare le decisioni sulla Roma
Il volo dei proprietari americani potrebbe atterrare a Ciampino sabato pomeriggio. Sempre più probabile l'esonero di Juric, ecco le opzioni sul tavolo
Dan e Ryan Friedkin dovrebbero arrivare a Roma a breve. La situazione impone decisioni che non sono più rinviabili. Lo dicono i risultati, il pareggio in Belgio in Europa League è l'ennesimo passo falso di una lunga serie, e lo dicono anche le dichiarazioni post partita di Ivan Juric, un allenatore già sostanzialmente esonerato dai fatti, e di Gianluca Mancini, che non ha nascosto tutta la frustrazione di uno spogliatoio ormai non più capace di reagire.
Domenica alle 15 è in calendario Roma-Bologna, ultima partita prima della sosta per le nazionali, e il fattore tempo diventa fondamentale, perché è scaduta qualsiasi deadline per una ulteriore proroga dello status quo. Il rischio è quello di allungare l'agonia che la squadra sta vivendo fin dalla decisione di esonerare Daniele De Rossi, l'allenatore che doveva guidare un progetto triennale che è stato frettolosamente rinnegato. I proprietari della Roma, che secondo quanto risulta all'Adnkronos hanno in programma di atterrare a Ciampino sabato pomeriggio, salvo accelerazioni sempre possibili, vogliono verificare di persona a che punto la crisi sia profonda, per poi procedere con la decisione che riterranno più utile a voltare pagina.
L'esonero di Juric sembra sempre più probabile, anche perché ai risultati che non ci sono si somma la gestione dello spogliatoio che appare altrettanto fallimentare, inclusa l'inspiegabile estromissione dalle rotazioni di Mats Hummels. L'intezione dei Friedkin era quella di annunciare prima il nuovo Ceo, di rafforzare anche l'area tecnica a livello dirigenziale e poi di annunciare il nuovo allenatore. Evidentemente, gli sviluppi di queste ore potrebbero suggerire una accelerazione.
I nomi? Rispetto alle ipotesi circolate, da Mancini a Allegri, da Lampard a Paulo Sousa, c'è una prima considerazione da fare. Per portare a Roma un allenatore di primo piano, uno dei primi due o un altro profilo simile, serve un nuovo progetto con un impegno pluriennale e una serie di garanzie che deve fornire la società. Se si pensa a un traghettatore, con una nuova soluzione a termine, serve un allenatore che conosca il calcio italiano e che abbia la personalità per confrontarsi con i giocatori e con una città esasperata. In questo senso, l'unica opzione percorribile sembra quella di Claudio Ranieri.
La soluzione che potrebbe tenere insieme più esigenze e che sarebbe la più facile da percorrere resta quella di richiamare in panchina De Rossi, magari proprio con Ranieri direttore tecnico. Lo scriviamo da settimane, e oggi lo ribadisce con estrema chiarezza il direttore del Romanista Daniele Lo Monaco, che aggiunge anche una considerazione significativa: la soluzione c'è "ma non verrà presa, perché prevederebbe un bagno di umiltà che non sembra essere la caratteristica principale del presidente Friedkin". Tutto vero, ma c'è da aggiungere un elemento. Una fonte continua a suggerire all'Adnkronos un'opzione da tenere ancora in piedi: ci sarebbe chi, tra le persone ascoltate da Dan e Ryan Friedkin, insiste su una scelta che sarebbe per la proprietà sicuramente a saldo positivo: oltre al fattore economico e alle valutazioni tecniche, il vantaggio di riportare rapidamente l'ambiente dalla propria parte, partendo dai giocatori e dai tifosi, potrebbe giustificare un ripensamento rispetto all'istintiva e radicata convinzione di non voler ammettere l'errore commesso a metà settembre. (Di Fabio Insenga)
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Eni, Ciarrocchi: “In Kenya il nostro modello di...
A Ecomondo la quarta edizione del Forum Africa Green Growth
“Una giusta transizione energetica non avverrà mai se non prendiamo in debita considerazione la sostenibilità economica e sociale del processo e i risultati in termini di benefici per tutti gli stakeholder coinvolti lungo la filiera, tra cui comunità locali, investitori, aziende e governi. La transizione energetica, una 'giusta transizione' per Eni, non riguarda solo l'innovazione; è un impegno a trasformare il modo in cui produciamo e consumiamo energia, assicurando che nessuno venga lasciato indietro”. Così Luigi Ciarrocchi, direttore Ccus, Forestry & Agro-feedstock di Eni, al Forum Africa Green Growth a Ecomondo. Esempio di giusta transizione, spiega Ciarrocchi, sono le iniziative Agro-feedstock in Kenya che mirano a sviluppare un approvvigionamento sostenibile di materie prime di origine agricola per la produzione di biocarburanti.
Ad oggi, in Kenya, Eni ha già ultimato due impianti di lavorazione che producono olio vegetale da ricino, residui agroindustriali e forestali, coinvolgendo oltre 100mila agricoltori in 16 contee che coltivano ricino in aree degradate identificate dal ministero dell'agricoltura del Kenya, altre colture energetiche in rotazione come cartamo e crambe, e raccolgono residui forestali. Nell'ambito di queste iniziative, Eni ha avviato partnership con organizzazioni internazionali, come l'International Finance Corporation, il Fondo per il clima italiano del ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica italiano, Cdp e l'Organizzazione internazionale del lavoro delle Nazioni Unite (Ilo).
"Stiamo supportando gli agricoltori kenioti - spiega Ciarrocchi - fornendo loro sementi di qualità e fertilizzanti, un accesso stabile al mercato, formazione e supporto tecnico, consentendogli di migliorare le rese ottenute in campo" e "creando benefici economici che rimangano all'interno del paese, fornendo una fonte affidabile di reddito per gli agricoltori, promuovendo la creazione di posti di lavoro e la diversificazione economica in quelle aree rurali, dove spesso la dipendenza dalle attività agricole tradizionali e di basso valore è elevata".
Il modello Eni
Eni ha sviluppato un modello di integrazione verticale per la produzione di biocarburanti, focalizzandosi sulla produzione di olio vegetale da coltivazioni su terreni degradati e in rotazione, come previsto dalla Direttiva sulle energie rinnovabili (RED) dell'Unione Europea, e dalla valorizzazione di residui agroindustriali e forestali. La coltivazione è affidata ad agricoltori locali, che coltivano i propri terreni; l'estrazione dell'olio vegetale dalle materie prime avviene in impianti industriali realizzati da Eni o utilizzando quelli di terze parti, a seconda della disponibilità e della maturità industriale del Paese; i sottoprodotti di lavorazione vengono recuperati.
"Nel complesso, le iniziative Agro-feedstock di Eni prevedono di coinvolgere oltre 700.000 agricoltori entro il 2027, principalmente in Africa, per rigenerare 1 milione di ettari di terreni abbandonati e degradati e contribuire alla sicurezza alimentare con la produzione di circa 1 milione di tonnellate di mangimi e fertilizzanti", dice Luigi Ciarrocchi, aggiungendo che "iniziative simili sono state avviate dal 2022 in Costa d'Avorio, Mozambico, Angola, Italia, Kazakistan e Vietnam".
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Il principe William: “Il 2024 è stato l’anno...
Negli stessi mesi le diagnosi di cancro della moglie Kate e del padre Carlo
Se per Elisabetta II fu il 1992 l"annus horribilis", per il principe William il vero "anno orribile è stato il 2024, il più duro di tutta la mia vita". In Sudafrica per la presentazione del premio 'Earthshot' a Città del Capo, il principe di Galles ha definito l'anno in corso "brutale" a causa delle battaglie contro il cancro sia da sua moglie, la principessa Kate, che da suo padre, re Carlo. Elisabetta, invece, nel suo peggior anno, come dichiarò lei stessa nel discorso per i suoi 40 di regno, dovette vedersela con gli annunci ufficiali di separazione dalle rispettive mogli dei figli Carlo e Andrea e con il divorzio della secondogenita Anna, oltre con l'incendio della sua amata residenza nel Castello di Widsor.
Parlando con i giornalisti, William, ha aggiunto che "cercare di superare tutto il resto e tenere tutto sotto controllo è stato davvero difficile. Ma sono orgoglioso di mia moglie, sono orgoglioso di mio padre, per aver gestito le cose come hanno fatto. Ma, da un punto di vista familiare e personale, è stato brutale".
Quanto alla responsabilità di essere l'erede al trono, il principe di Galles ha ammesso che "non mi piace avere anche questa responsabilità. Preferisco la libertà di poter costruire qualcosa come Earthshot. E' questo è il futuro per me. È molto importante, con il mio ruolo e la mia piattaforma, che io faccia qualcosa di buono, che io aiuti la vita delle persone e che io faccia qualcosa che sia veramente significativo. In questo senso, l'Earthshot è il culmine, se vogliamo, di tutto ciò messo insieme".
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‘The Scoop Jazz Band’: la ‘news’ è...
Dal Messaggero al Sole 24Ore fino a Sky Tg24, dal 2010 cronisti con la passione per il jazz e il blues hanno creato un ensemble. Il 21 novembre il gruppo romano al Cotton Club di Roma
Meglio uno scoop o una hit? E' il grande dilemma della 'Scoop Jazz Band', band romana nata dall'idea di un gruppo di talentuosi giornalisti uniti dalla passione del jazz e del blues. L'idea nasce nel 2010 per iniziativa di Dino Pesole, editorialista del Sole24ore, Antonio Troise, vice direttore del Quotidiano del Sud, Romano Petruzzi, consulente del lavoro, e Stefano Sofi, già giornalista del Messaggero. Ospite dell'Adnkronos insieme ad altri componenti della band (Massimo Leoni, cronista e commentatore politico per Skytg24, Stefano Abitante e Sebastiano Forti, musicisti professionisti) il gruppo racconta cosa unisce la professione giornalistica e il jazz: "Il giornalismo è un esercizio professionale complesso che richiede esercizio, competenza e una grande dose di improvvisazione, tutte cose che ritroviamo nel jazz", spiega Dino Pesole.
La band propone un repertorio misto di successi del repertorio standard jazz e classici blues e swing con reinterpretazioni originali, sia sul versante ritmico che su quello melodico. "Lavorare in un giornale è un po' come lavorare in una band, ognuno fa il suo pezzo e alla fine il prodotto finale è il risultato collettivo che troviamo in edicola o in tv", dice Antonio Troise all'Adnkronos. "Sono due mestieri nei quali si improvvisa molto spesso", scherza Massimo Leoni, volto di Sky Tg24. Ma è "una gran fortuna, sia umana che professionale, poter condividere la passione per la musica dopo 34 anni al Messaggero", assicura Stefano Sofi. Anche dal punto di vista dei musicisti, il connubio è prospero. "Lavorare con i giornalisti è meglio, per certi aspetti -spiega Stefano Abitante, trombettista- Tra noi si crea una grande alchimia e non c'è la competitività che talvolta esiste tra musicisti, mai uno screzio".
La Scoop Jazz Band, raccontano i protagonisti, ha un seguito di pubblico molto affezionato, dato anche dalla rete di conoscenze che i cronisti hanno intessuto negli anni della loro attività lavorativa, ed ha all'attivo moltissime esibizioni di rilievo, come quella alla Camera dei Deputati nel 2019 e quella a Castel Gandolfo davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. "La giornata era dedicata alla disabilità, chiedemmo al portavoce del presidente che musica preferissero e ci chiese di far ballare il pubblico. Ci trovammo davanti circa 600 ragazzi che ballavano. Fu molto emozionante", raccontano all'Adnkronos.
Ed ora, i 'cronisti crooner' non si fermano: imbracciate percussioni, tromba e voce, insieme agli altri componenti della band (Donatella Cambuli alla voce, Guido Cascone alla batteria, Antonello Mango al basso e Michelangelo Marinelli al sax Baritono), il 21 novembre saranno infatti al Cotton Club di Roma, mentre a dicembre suoneranno all'Arciliuto, gioiellino nel centro della Capitale.
L'ironia non manca, le esperienze alle spalle nemmeno, ma quando chiedi i sogni nel cassetto alla Scoop Jazz Band, fioccano risposte entusiaste: "Suonare ancora insieme per altri trent'anni", dice qualcuno. "Avere i Maneskin come gruppo spalla nel prossimo concerto", ironizza qualche altro. "Suonare in una grande capitale europea, ad Istanbul già l'abbiamo fatto", aggiunge un altro ancora. E alla domanda se sia meglio uno scoop o una hit, la risposta dei cronisti è unanime: "Meglio una hit della Scoop!".
(di Ilaria Floris)