Difesa, Meloni: “Investire di più ma no costi su cittadini”. Draghi mette nel mirino 2%: “Si può fare”
Con l'arrivo di Trump alla Casa Bianca cresce il pressing sull'Ue. Italia tra 6 Paesi in ritardo. Nodo patto di stabilità
Il problema ha un nome o meglio una percentuale: 2%. Con l'arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca cresce il pressing degli States sull’Europa affinché metta mano al portafoglio e centri il limite minimo del 2% del Pil per le spese per la difesa e per l’Alleanza atlantica. Un traguardo che vede non solo l'Italia fanalino di coda assieme ad altri 5 Paesi 'inadempienti', ma fotografa una Roma che arranca ancor più con il ritorno dei paletti del Patto di stabilità. La partita è aperta ed è dura da portare a casa. La premier Giorgia Meloni, oggi a Budapest per il Consiglio europeo informale, si dice "assolutamente convinta che l'Europa e l'Italia debbano riuscire a garantire la loro maggiore indipendenza e autonomia anche investendo di più in difesa". Ma, mette in chiaro, "servono gli strumenti per poterlo fare. Questo è un grande dibattito che riguarda il Patto di stabilità e che l'Italia ha posto: ci sono nel nuovo Patto delle aperture ma va fatto molto di più e penso che sia un altro di quei dibattiti che bisognerà riaprire".
Più risorse alla difesa, dunque, ma con una mano tesa a chi non vuole disattendere gli impegni presi. E con una premessa che per la presidente del Consiglio è d'obbligo: "Al di là della volontà - dice - c'è poi quello che si può fare e le risorse vanno individuate in qualche modo. L'unica cosa che non sono disposta a fare è prendermela con i cittadini italiani, i lavoratori. Noi spendiamo le risorse su priorità reali, non gettiamo soldi dalla finestra e quindi su scelte strategiche che io condivido bisogna dire anche come si fa ad aiutare gli Stati membri a trovare le risorse".
Numeri alla mano, l'Italia è ben distante da quel 2% deciso nel lontano 2014, inchiodata all'1,57% nel 2025. Per centrare l'obiettivo del 2, servirebbero 10 miliardi l’anno. Insomma non bruscolini, con una coperta corta e le risorse aggiuntive -l'aggravante su cui fa leva il governo- richieste dal nuovo patto di stabilità. Per l'ex premier Mario Draghi, oggi a Budapest, è possibile comunque tagliare il traguardo facendo tutti i compiti a casa. "È possibile - si dice infatti convinto - spendere il 2% del Pil per la difesa rispettando il Patto di stabilità, bisognerà prendere tutta una serie di decisioni: oggi bisogna decidere cosa fare perché questa è la nuova situazione".
Draghi mette nel mirino 2%: "Si può fare"
Su cui grava anche il ritorno del tycoon alla guida degli Usa. "Non c'è alcun dubbio che la presidenza Trump farà grande differenza nelle relazioni tra gli Stati Uniti e l'Europa", riconosce Draghi, che tuttavia vede luci e ombre: "Non necessariamente tutte in senso negativo, ma certamente noi dovremo prenderne atto". Anche rispolverando quello "spirito unitario" che in Europa sembra smarrito, perché "andare in ordine sparso", mette in guardia l'ex numero uno della Bce, di certo non aiuterebbe nessuno: "Siamo troppo piccoli, non si va da nessuna parte".
Per Draghi, comunque, la sfida del 2% è a portata di mano. Il governo non sembra pensarla allo stesso modo. Solo ieri il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, amato anche da Draghi per il suo pragmatismo, ha ammesso che si tratta di un obiettivo "molto ambizioso e non del tutto compatibile sotto il profilo, in particolare, delle coperture con il quadro vigente della governance europea". Tradotto: per farcela, ammesso si possa, le regole vanno ammorbidite.
L'opinione di Perego e Cirielli
"Bisogna scorporare le spese per la difesa dal Patto di stabilità - dice all'Adnkronos il sottosegretario alla Difesa Matteo Perego di Cremnago -. L'elezione di Trump può essere uno stimolo affinché la Ue diventi un attore geopolitico globale, sia sulla politica estera che sulla difesa. Occorre uno sforzo per un piano industriale europeo" ma "senza lo scorporo delle spese sarà difficile arrivare al 2% del Pil. E' nell'interesse europeo che queste spese vengano scorporate". Anche perché, osserva l'esponente di Fi, "un'Europa che investe di più nella difesa può incidere negli equilibri geopolitici. La politica di Trump va colta come un'opportunità per l'Europa".
La pensa allo stesso modo il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli, esponente di Fratelli d'Italia. Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, osserva sempre all'Adnkronos il vice di Tajani alla Farnesina, "è una sfida: gli Usa giustamente vogliono che l'Europa faccia la sua parte ma è giusto che sia così. Aveva iniziato questo ragionamento anche Biden nel corso della sua amministrazione". Tanto che lo stesso ministro della Difesa Guido Crosetto, nei mesi scorsi, aveva riconosciuto che chi non avrebbe fatto i compiti a casa (leggi ancora una volta 2%, ndr) sarebbe stato trattato come "un paria", al netto del nome del neo Presidente degli States.
Quanto al diktat del 2% del Pil rispettando il patto di stabilità, "Draghi non aveva il Patto di stabilità, ora è facile parlare - dice ancora Cirielli -. Il tema è che abbiamo in eredità un forte carico di interessi passivi: con i tassi della Bce più alti, con il Patto che si è 'ristretto', per fare nuovi investimenti importanti serve essere più flessibili. E comunque, il dossier delle spese militari andrà affrontato non dai singoli Stati ma dalla Ue, speriamo con un'ottica intelligente".
La posizione di Lupi e Borghi
Per Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, "più che l’Italia è l’intera Unione Europea che deve rafforzare il proprio ruolo e la propria capacità di difesa. Dobbiamo affrontare questa nuova fase sia come una sfida sia come un’opportunità. L’Europa, come sostengono anche Giorgia Meloni e Mario Draghi, deve tornare ad essere protagonista anche nel dialogo con gli Usa, deve incidere di più sul piano internazionale e deve essere in grado di attuare politiche economiche di lungo respiro, con investimenti strategici per sostenere la crescita. C’è la necessità e l’opportunità di una svolta - rimarca Lupi all'Adnkronos - occorre saperla cogliere per costruire finalmente un’Unione Europea più unita e più forte".
Per Enrico Borghi, capogruppo Iv al Senato, "il tema di una 'europeizzazione' del nostro sistema di difesa e sicurezza non è di oggi. Peraltro è stato descritto con grande efficacia nel rapporto Draghi, che ha posto l’accento sulla sovranità europea in questa materia per risolvere sovrapposizioni e per evitare l’eccessiva suddivisione di fondi e progetti che non consente al comparto di avere la giusta dimensione (finanziaria, industriale e militare). L’elezione di Trump può, e credo debba avere, un effetto di accelerazione", sottolinea il componente del Copasir.
Borghi, sentito dall'Adnkronos, snocciola i numeri. “La spesa militare totale nei paesi Ue nel 2023 - dice - è stata di 313 miliardi di dollari, circa un terzo di quella degli Stati Uniti (916 miliardi) e di poco superiore alla Cina (296 miliardi). Nei fatti la spesa militare europea non è così bassa. È il triplo di quella della Russia che, secondo le stime Sipri, nel 2023 è aumentata del 24% a 109 miliardi di dollari, per la guerra con l’Ucraina, quella di Kiev +51% a 64,8 miliardi". "Il problema è che è una spesa frammentata -osserva - mentre il campo industriale europeo del settore è caratterizzato soprattutto da operatori nazionali che agiscono in mercati nazionali relativamente piccoli. Per questo servono i campioni europei del settore, che siano in grado di attrarre i fondi di venture capital e di fare efficienza e innovazione spinta. E poi c’è il tema dei bond europei per la difesa e della deroga ai patti di stabilità dei singoli paesi per gli investimenti nel settore".
E in una Ue in cui crescono destre sovraniste, la difesa comune europea "diventa il vero e proprio banco di prova che ci dirà se siamo stati all’altezza di questa fase storica. Lo diceva già De Gasperi 70 anni fa, e solo così potremo garantire effettivamente la sicurezza dell’Europa e la sua autorevolezza sul piano diplomatico". Ma la strada appare in salita e irta di ostacoli. Tanto più che quel numerino croce e delizia -il 2%- potrebbe addirittura lievitare. Il neo segretario generale della Nato Mark Rutte ha più volte ammesso che la percentuale pattuita in seno all'Alleanza ormai 10 anni fa non basterà per finanziare i piani di difesa regionali approvati dalla Nato. Tanto che nelle ultime riunioni dell'Alleanza si è parlato anche del 2,5% del Pil. Ma ogni giorno la sua pena, insegna un antico adagio. Tradotto: meglio concentrarsi sul grattacapo, non da poco, del 2%.
Politica
Attacco ai giudici, Mattarella stoppa Musk. E ‘Mister...
Il numero uno di X torna ad attaccare le toghe e il Capo dello Stato interviene: "Italia sa badare a se stessa". La premier: "Ascolto con grande rispetto le parole del Presidente". La replica del miliardario
"L'Italia è un grande Paese democratico e devo ribadire, con le parole adoperate il 7 ottobre 2022, che sa badare a se stessa nel rispetto della sua Costituzione". Ventiquattro ore dopo l'affondo di Elon Musk nei confronti dei magistrati italiani sul caso migranti, è il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella a far sentire forte e chiara la sua voce con una dichiarazione resa pubblica a mezzogiorno dal Colle.
Le parole del capo dello Stato suonano come un vero e proprio monito, rivolto in questo caso al patron della Tesla che ieri è tornato ad attaccare le toghe, a non interferire sulla sovranità di altri Paesi, che non a caso cita il precedente di due anni fa quando la ministra per gli Affari europei francese, Laurence Boome, aveva manifestato preoccupazione per la vittoria del governo Meloni alle politiche.
Meloni: "Rispetto per il Presidente". Poi sente Musk
Dal canto suo la premier Giorgia Meloni, tramite fonti di Palazzo Chigi, fa sapere di ''ascoltare sempre con grande rispetto le parole del presidente della Repubblica". Poi la conferma del colloquio telefonico con il Ceo Tesla, che nel corso della chiamata - spiegano le fonti - avrebbe espresso stima e rispetto nei confronti del presidente della Repubblica
La replica di Musk: "Rispetto ma..."
Musk ha poi affidato nella serata di ieri la risposta ufficiale al Capo dello Stato italiano ad Andrea Stoppa, suo referente in Italia. ''L'imprenditore Elon Musk esprime il suo rispetto per il presidente Mattarella e la Costituzione italiana. Così come ribadito in una amichevole conversazione avvenuta con la presidente del Consiglio Meloni nel pomeriggio. Tuttavia, l'imprenditore sottolinea che la libertà di espressione è protetta dal Primo Emendamento e dalla stessa Costituzione italiana. Pertanto, da cittadino continuerà a esprimere liberamente le proprie opinioni'', scrive Stoppa su 'X'.
''Nel 2023, ancor prima di conoscere il presidente Meloni, l'imprenditore'' Musk ''ha dato connettività satellitare gratuita all'Emilia-Romagna colpita da una grave alluvione garantendo connessioni immediate e sicure a soccorritori, forse di pubblica sicurezza, ospedali, scuole e privati cittadini con il solo obiettivo di aiutare un Paese amico. L'imprenditore si augura che le relazioni Stati Uniti-Italia siano sempre più forti e auspica di incontrare presto il presidente della Repubblica'', la conclusione.
La reazione della maggioranza
Sulla stessa linea Giovanbattista Fazzolari: ''Sempre utile l'intervento del presidente della Repubblica nel ribadire l'importanza del rispetto della sovranità nazionale''. "Se condivido Mattarella? Anche le virgole e le pause", dice il responsabile organizzazione del partito di via della Scrofa, Giovanni Donzelli.
Fdi, assicura nei ragionamenti fatti in alcuni colloqui il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'Attuazione del programma di governo, ''è da sempre molto attenta alla questione, respingendo qualsiasi tentativo di ingerenza straniera nei nostri affari interni. Ciò vale sempre e con chiunque, dai governi, alle ong, ai grandi media''. Per Fazzolari "stupisce piuttosto il sovranismo 'à la carte' della sinistra, la stessa che in passato non ha esitato a cavalcare posizioni anti-italiane e anche oggi in Europa trama per tentare di far perdere la vicepresidenza della Commissione europea all'Italia per il proprio tornaconto". Il vicepremier Antonio Tajani non commenta, ma per Forza Italia parla il capogruppo alla Camera, Paolo Barelli, che, raccontano, ha sentito il segretario nazionale e prede le distanze da Musk: ''Il presidente Mattarella ha detto cose sagge, in linea con la logica democratica e della sovranità di ogni singolo paese".
"Quando si tratta di difendere la sovranità nazionale sono in prima fila, quindi rispetto per le parole del presidente della Repubblica, Musk ha diritto di esprimere il suo parere, noi poi siamo adulti e vaccinati. Gli italiani ragionano con la loro testa", il commento di Matteo Salvini, ospite di Otto e mezzo su La7, che poi puntualizza: "C'è un sovranismo a targhe alterne, oggi tutti a favore della sovranità italiana, io per aver difeso la sovranità però rischio 6 anni di galera". E attacca: "I giudici italiani fanno politica in tribunale, altri loro colleghi europei fanno quello che vorremmo noi" con le stesse leggi. "Quando il giudice dice 'non potete espellere li dovete tenere qui' non fanno un torto al ministro Salvini", avverte il leader della Lega, sottolineando che altri paesi europei hanno applicato procedure di rimpatrio immediato..
Il presidente dei senatori azzurri, Maurizio Gasparri, invece, spiega che ''il problema non è Musk'', ma ''quella fetta di magistratura italiana che attira un grave discredito sull'Italia e sulla nostra democrazia. Sono loro che trasformano i comizi in sentenze. E, quindi, il problema non è chi interferisce, ma chi causa le interferenze, dovute al discredito causato dalla azione dissennata di larghi settori della magistratura". Anche il leader della Lega, Matteo Salvini, resta in silenzio commenta, limitandosi via Twitter a congratularsi proprio con il proprietario di 'X' e Vivek Ramaswamy, nominati dal neo presidente Usa Donald Trump alla guida del nuovo Dipartimento per l’efficienza governativa, che "svolgerà un ruolo cruciale nella nuova amministrazione".
Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, critica Musk e condivide le parole capo dello Stato: ''Ho definito le parole di Musk inopportune e già mi sembra un complimento. Facciamo nostre le parole del presidente Mattarella: l'Italia è un grande paese europeo con una solida democrazia, in cui, per fortuna, c'è una dialettica, talvolta eccessivamente aspra, tra visioni differenti. Riteniamo infondate, quindi, le preoccupazioni'' del patron della Tesla.
Da Schlein a Conte, opposizioni all'attacco
Le opposizioni intanto denunciano il "silenzio assordante'' del governo e si schierano con il presidente della Repubblica, ringraziandolo ''Solo lui difende il Paese". Elly Schlein rilancia sui social con un video il suo intervento televisivo di martedì sera: "Imbarazzante che i sedicenti sovranisti di casa nostra si facciano dettare la linea da un miliardario americano come Musk. Le sue ripetute uscite contro la magistratura italiana sono un attacco inaccettabile ad un organo costituzionale. Cosa aspetta Meloni a difendere la sovranità nazionale?", si chiede la segretaria del Pd. "Lei sì che difende l'Italia", sottolinea l'europarlamentare dem Nicola Zingaretti, riferendosi a Mattarella. "Siamo grati al presidente Mattarella, serve rispetto per il nostro Paese", afferma il capogruppo Pd al Senato, Francesco Boccia, che aggiunge: 'C auguriamo che anche dal governo giungano parole chiare di condanna per le affermazioni di chi sta assumendo incarichi rilevanti nel governo di una democrazia importante come gli Usa".
Duro il giudizio di Giuseppe Conte, leader M5S: ''Sono fortemente preoccupato dallo strapotere di un padrone del web che interviene a piè pari" parlando dei giudici. ''Sono preoccupatissimo per la nostra democrazia. Musk non conosce neanche l'abc dei sistemi democratici. A lui chi lo ha eletto? Stiamo parlando di un signore che ha uno strapotere economico, finanziario che ha addirittura posizioni di rilievo a livello globale nel campo dell'automotive, dei media, della comunicazione, nel campo satellitare...''. Per Carlo Calenda ''Musk è un pericolo gigantesco'', perchè "siamo di fronte alla trasformazione degli Stati Uniti da democrazia ad oligarchia. Dove miliardari in una proporzione che non c'è mai stata nella storia del mondo non solo entrano a far parte con milioni di conflitti di interessi nella amministrazione, ma fanno una ingerenza nei fatti di politica interna di altri paesi''.
Angelo Bonelli, deputato di Avs e portavoce di Europa verde, ringrazia Mattarella (''Ha difeso la sovranità dell'Italia, la nostra Costituzione, la nostra democrazia, e ha difeso la magistratura, che è un organo fondamentale della nostra Costituzione'') e cita Bettino Craxi: ''Ci stanno facendo rimpiangere Craxi che, da capo di governo, riuscì a difendere la sovranità italiana in una situazione ben peggiore...". Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana, si rivolge alla premier: ''Perché Meloni non interviene? Perché la pensa come Trump. Mi auguro che la premier intervenga perché Mattarella sta facendo una funzione di supplenza: ci ha pensato lui a restituire dignità e onore al Paese".
Nuovo scontro sul decreto flussi, arriva "emendamento Musk"
Intanto, si registra un nuovo scontro tra maggioranza e opposizione sul decreto flussi. La relatrice di Fi, Sara Kelany, ha depositato un emendamento che, di fatto, rimuove i giudici delle sezioni immigrazione dalle procedure per le autorizzazioni previste dall'accordo Italia-Albania. Un blitz notturno, denunciato per prima, dal segretario nazionale di '+ Europa' Riccardo Magi e ribattezzato ''emendamento Musk dalle opposizioni''.
Il Pd non ci sta e tuona per bocca della capogruppo alla Camera, Chiara Braga: ''Musk chiede e Fdi esegue. La relatrice del provvedimento, guarda caso del partito della presidente del consiglio, ha depositato un pacchetto di emendamenti che rappresentano una vera e propria follia giuridica, un vero e proprio abuso del potere legislativo''. Kelany contro replica: ''Penso che la polemica fatta delle sinistre sia sovradimensionata: è assolutamente vero quello che dice il Presidente Mattarella sul fatto che l'Italia sa badare a se stessa. Ma enfatizzare, come fa la sinistra, le parole di un privato cittadino mi sembra eccessivo".
Politica
E.Romagna, Richetti (Az): “Prossimo quinquennio...
"Vedo una legge di bilancio che da un lato riduce le risorse agli enti locali e dall'altro non vedo gli effetti legati all'attuazione del Pnrr"
"Credo che il prossimo quinquennio di governo della regione sia centrale, anche perché su questa Regione insisterà tutta la crisi dell'automotive che è davanti a noi". Così Matteo Richetti, deputato di Azione e membro della I commissione Affari costituzionali, intervistato da Adnkronos nell’ambito dello speciale ‘Regioni al voto’, dedicato al prossimo appuntamento elettorale in Umbria ed Emilia-Romagna.
"Sono giorni di polemica, siamo stati davanti a Maserati con Calenda, la regione Emilia-Romagna, ribattezzata ‘Motor Valley’, sarà una regione che pagherà un prezzo altissimo su questo. E allora devi stare molto attento che ogni centesimo che arriva in termini di sostegno al sistema economico vada a cercare di rilanciare questi segmenti - ha aggiunto -. L'Emilia-Romagna ha in pancia una delle manifatture più importanti d'Italia, forse d'Europa. Io in questa regione ci vivo, l'ho amministrata, conosco il settore della meccanica, della metalmeccanica, della ceramica, abbiamo il tessile, il biomedicale, tutti i segmenti produttivi sono concentrati nell'Emilia-Romagna. E la prima causa di sofferenza della manifattura oggi è il costo dell'energia. La seconda è una richiesta forte di infrastrutturazione, che non è più solo la logistica tradizionale, è anche una infrastrutturazione materiale di dati, di velocità, di connessioni".
"E su questo l'Emilia-Romagna ha fatto tanto la scorsa legislatura, quando eravamo in consiglio noi, facemmo una legge che non solo semplificava ma metteva in connessione il lavoro e l'università in maniera molto snella, favorendo quel connubio ricerca, innovazione, sviluppo del quale vive la nostra competitività, ma si deve fare di più, soprattutto sul carico di oneri", ha proseguito.
Sul fronte economico, fondamentale anche il ruolo delle filiere che vanno sostenute, secondo Richetti: "Noi l'abbiamo fatto con delle leggi di distretto, cioè che riconoscevano appunto l'aspetto della filiera e che provavano a sostenere non solo la singola azienda, ma il complesso della filiera che dà vita a un prodotto. Secondo aspetto, lo si fa con la fiscalità di territorio, cioè immaginando che un'impresa laddove abbia elementi di opportunità o di difficoltà li condivida con l'elemento territoriale. Quindi che gli si applichi una fiscalità di filiera, di distretto, di territorio e non solo una fiscalità, di singolo fatturato".
Anche in un’ottica di attrattività di imprese e investimenti, la regione ha ottenuto ottimi risultati ma bisogna continuare su questa strada, per Richetti: "Non dobbiamo dimenticare che negli ultimi anni nella nostra regione sono arrivate la Lamborghini, la Philip Morris, grandi imprese. Perché hanno deciso di investire in Emilia Romagna? Dovremmo porcela questa domanda. Tra queste ragioni, oltre a logistica, infrastrutture e supporto, ci sono state anche politiche fiscali che hanno attratto. C'è un nesso fortissimo tra l'attrattività di imprese, soprattutto di grandi dimensioni o multinazionali, e la necessità che questi esprimono di un'occupazione di alto livello".
Infine, un commento sulla manovra: "Vedo una legge di bilancio che da un lato riduce le risorse agli enti locali, alle regioni, e dall'altro non vedo gli effetti dell'attuazione del Pnrr. I dati di crescita del Pil, che Confindustria ha anche rivisto un po' a ribasso, dello 0,7 invece che lo 0,8% non sono numeri che ci aspettavamo rispetto a un Paese che ha sprigionato centinaia di miliardi di investimenti col Pnrr. Il prossimo settennato di fondi europei va fortemente piegato sugli investimenti, perché altrimenti, se la progettazione è software, noi rischiamo come Italia di perdere molto terreno sul piano di quello sviluppo che sedimenta, cioè occupazione e occupazione di qualità", ha concluso il deputato di Azione.
Politica
Mattarella vince il duello social con Musk. I numeri di...
La questione migranti in Albania accende le conversazioni social. Domenico Giordano ha monitorato l’andamento e registra il 59% di sentiment positivo per il presidente della Repubblica, contro il 50% per il Ceo di X
Duello social ai massimi livelli. Oggi a dominare le conversazioni online è il botta e risposta tra Elon Musk e Sergio Mattarella. Il presidente della Repubblica ha risposto all’attacco del tycoon americano contro i giudici italiani, quelli che hanno deciso in senso sfavorevole al piano del governo di portare alcuni migranti in Albania, con queste parole: "L'Italia è un grande Paese democratico e devo ribadire, con le parole adoperate in altra occasione, il 7 ottobre 2022, che 'sa badare a sé stessa nel rispetto della sua Costituzione'. Chiunque, particolarmente se, come annunziato, in procinto di assumere un importante ruolo di governo in un Paese amico e alleato, deve rispettarne la sovranità e non può attribuirsi il compito di impartirle prescrizioni".
In effetti il fondatore di Tesla e ceo di “X” è ormai un membro in pectore dell’amministrazione Trump: a lui andrà la delega all’efficienza governativa, o DOGE, come il cane dei meme e delle criptovalute, dunque i suoi tweet (o come si chiamano oggi) assumono tutto un altro peso. Nonostante questo, dopo la replica di Mattarella Musk è tornato sul tema, ri-postando l'intervento di un utente che spiegava come i magistrati stessero impedendo al governo italiano di portare a compimento il progetto Albania, e aggiungendo un ulteriore commento: "Questo è inaccettabile. Il popolo italiano vive in una democrazia o è un'autocrazia non eletta a prendere le decisioni?"
Quali sono le reazioni a questa polemica social? L’Adnkronos lo ha chiesto a Domenico Giordano, fondatore di Arcadia, società che tra le altre cose monitora quello che si muove sul web e sulle principali piattaforme. "Nelle conversazioni digitali degli italiani è la keyword Mattarella a catturare nelle ultime 24 ore la quota di sentiment positivo più alta, con il 59% contro il 50% incassata da Elon Musk". Dunque nonostante la forza indiscussa di Musk sui social – solo sul suo X ha 205 milioni di follower – è il presidente della Repubblica a mantenere un livello di consenso più alto. “Nel confronto a distanza con Elon Musk, è interessante notare anche i termini più utilizzati dagli utenti. Nella word cloud di Mattarella c'è ovviamente il richiamo a Italia e Sovranità , mentre in quella di Elon Musk troviamo Albania e migranti”, conclude Giordano.