“Tifosi israeliani del Maccabi se la sono cercata”, il post choc dell’ex Br Persichetti
La provocazione dell'ex terrorista sulla sua pagina Facebook
L'aggressione di ieri ad Amsterdam ai tifosi del Maccabi Tel Aviv? "Se la sono cercata". E' quanto sostiene in un post su Facebook l'ex Br Paolo Persichetti, spiegando di provare "disgusto profondo per la narrazione diffusa dai media mainstream italiani e le dichiarazioni delle leadership politiche sui fatti di Amsterdam", giudicata "una consapevole mistificazione di quanto è avvenuto, un doloso capovolgimento dei fatti".
L'ex terrorista che negli anni '80 militò nelle Brigate Rosse-Unione dei Comunisti, oggi ricercatore storico, stigmatizza "l'eterno vittimismo aggressivo sull'intangibilità dell'israeliano che invece è libero di professare razzismo" e sottolinea come dopo i fatti di Amsterdam sia "partita la grancassa del progrom antisemita", puntando il dito contro "un doppio standard di giudizio ha stancato il mondo".
In particolare, afferma Persichetti, "il capo delle polizia locale Peter Holla ha spiegato che i tifosi del Maccabi, il club di Tel Aviv di cui sono noti i legami storici con la formazione fascista del Betar (sul 'manifesto' di oggi un articolo di Valerio Moggia ne spiega la storia di violenza legata all’ultradestra) hanno scorrazzato prima del match per le vie del centro città strappando e bruciando bandiere palestinesi appese alle finestre, distruggendo un taxi che aveva una effige propalestina che evidentemente li disturbava, inneggiando alla distruzione di Gaza con slogan razzisti, antipalestinesi e arabofoni: 'Fate vincere l’Idf, fanxulo gli arabi' o ancora 'A Gaza non ci sono più scuole perché non ci sono più bambini'.
L’atteggiamento provocatorio non si è arrestato nemmeno una volta entrati nello stadio. Durante il minuto di silenzio per le vittime delle esondazioni di Valencia hanno fischiato per manifestare ostilità contro il governo spagnolo critico verso i crimini commessi dalle truppe israeliane nella invasione di Gaza. Sempre i supporter del Maccabi si erano comportati allo stesso modo ad Atene, nella precedente partita del girone Uefa, massacrando un ragazzo egiziano solo perché indossava una Kefia. Così all’uscita dallo stadio, dopo la partita, gruppi di militanti propalestinesi e ragazzi delle periferie che si erano organizzati nel frattempo, li hanno attesi, rincorsi e pestati. Non ci sarebbe molto da aggiungere, se non che se la sono cercata".
Invece, aggiunge l'ex Br, "è partita la grancassa del progrom antisemita, scomodando addirittura la 'Notte dei cristallli', l’eterno vittimismo aggressivo sull’intangibilità dell’israeliano che invece è libero di professare razzismo, essere violento, crudele e massacrare. E il paradosso è vedere i nipotini dell’ultradestra erede dei nazisti, autori dei progrom antiebraici di ieri, mostrarsi in prima fila solidali con la violenza degli holligans del Maccabi, solo perché oggi professano un razzismo di segno inverso: antiarabo, antimusulmano, antipersiano, in linea con l’ideologia dello choc delle civiltà caro alla destra occidentale. Un doppio standard di giudizio ha stancato il mondo".
Ultima ora
Ucraina-Russia, Kiev può produrre armi atomiche? Lo scenario
Il Times non esclude la scelta estrema in caso di stop alle forniture Usa
L'Ucraina, spalle al muro senza gli aiuti degli Stati Uniti, potrebbe produrre una bomba nucleare nel giro di pochi mesi. E' lo scenario che il Times delinea e che il ministro degli Esteri di Kiev smentisce in una fase cruciale della guerra con la Russia di Vladimir Putin, in corso da quasi 1000 giorni. Sullo sfondo, l'evoluzione del rapporto con gli Stati Uniti, a poco più di 2 mesi dall'insediamento del presidente Donald Trump.
Cosa succede con l'arrivo di Trump
Il nuovo corso a Washington è destinato ad avere un impatto sulla guerra e sul sostegno che verrà garantito all'Ucraina. Il presidente Volodymyr Zelensky ha illustrato a Trump il suo 'Piano per la vittoria', suscitando l'interesse del prossimo inquilino della Casa Bianca, ingolosito dall'ipotesi di vedere soldati ucraini dispiegati in Europa al posto dei militari americani e dalla possibilità di aver accesso alle materie prime e alle risorse ucraine negli scambi post-guerra.
L'altro lato della medaglia è rappresentato dalla prospettiva di una drastica contrazione di armi e aiuti inviati dagli Usa: Trump ritiene di poter spingere Zelensky e Putin ad un rapido accordo. Tra rumors e indiscrezioni, circola anche l'impalcatura dell'intesa sponsorizzata dai consiglieri del neo presidente: una zona demilitarizzata e Ucraina fuori dalla Nato ma sostenuta militarmente dallo zio Sam.
Con l'imminente ingresso di Trump sulla scena, le prossime settimane di guerra rischiano di diventare determinanti per la definizione delle posizioni all'eventuale tavolo dei negoziati. Non è un mistero che a Washington un'ala del partito repubblicano - e ora anche una fetta non irrilevante della squadra di governo di Trump - sia contraria ad ulteriori finanziamenti destinati a Kiev. Il vicepresidente JD Vance e il 'jolly onnipresente' Elon Musk hanno espresso chiaramente la propria posizione: sostenere l'Ucraina con altri invii di armi significa prolungare una guerra senza sbocchi.
Kiev può produrre una bomba atomica?
Finora, lo spettro dell'utilizzo di armi nucleari è stato associato quasi esclusivamente alla Russia. Mosca ha dispiegato parte del proprio arsenale in Bielorussia e negli ultimi mesi Putin ha fatto esplicito riferimento all'ipotesi di modificare la dottrina dopo decenni: la Russia, ha prospettato il presidente, potrebbe valutare l'impiego di armi atomiche anche in caso di attacco portato da un paese sostenuto da potenze nucleari. In sostanza un'offensiva ucraina con armi a lungo raggio, fornite dagli Stati Uniti, potrebbero spingere il leader del Cremlino ad ordinare la risposta più estrema.
Senza l'appoggio del principale alleato, Kiev - secondo il Times, che chiama in causa il ministero della Difesa ucraino - potrebbe considerare scelte drastiche come la produzione di una bomba nucleare 'livello base' con plutonio e con una tecnologia paragonabile a quella sfruttata dagli Usa per l'ordigno che ha distrutto Nagasaki nel 1945.
Cosa dice l'Ucraina
L'Ucraina dispone al momento di 7 tonnellate di plutonio, utilizzato per il funzionamento di reattori nucleari: le scorte, in teoria, sarebbero sufficienti per la produzione di centinaia di bombe da parte di un'industria bellica nazionale che, a breve, dovrebbe essere in grado di sfornare i primi missili balistici capaci di colpire a circa 1000 km di distanza.
A smontare lo scenario estremo provvede a stretto giro provvede il ministero degli Esteri ucraino: "L'Ucraina aderisce al Trattato di non-profliferazione delle armi nucleari. Non possediamo, non sviluppiamo e non inteniamo creare armi nucleari", le parole del portavoce Georgy Tykhyi.
Esteri
Iran, l’attivista Sanjari si toglie la vita:...
Prima l'ultimatum per il rilascio di quattro detenuti, poi la foto dall'alto di un ponte di Teheran: "La mia vita finirà dopo questo tweet ma non dimentichiamo che moriamo per amore della vita"
L'attivista e giornalista iraniano Kianoosh Sanjari, più volte arrestato e incarcerato nella Repubblica Islamica, si è tolto la vita a Teheran dopo aver annunciato nelle scorse ore via X che avrebbe compiuto il gesto estremo se quattro detenuti da lui indicati non fossero stati rilasciati. Lo riferisce Iran International.
In un 'ultimatum' su X chiedeva il rilascio di "Fatemeh Sepehri, Nasrin Shakarami, Toomaj Salehi e Arsham Rezaei". "Se entro le 19 di oggi - scriveva - non verrà annunciato il loro rilascio sul sito web della magistratura, metterò fine alla mia vita in segno di protesta contro la dittatura di Khamenei e i suoi complici".
Passata l'ora indicata nel post, Sanjari ha condiviso un'immagine dall'alto di un ponte di Teheran, con l'indicazione "sono le 19, Ponte Hafez". Poi ancora in un altro e ultimo messaggio si legge che "nessuno dovrebbe essere incarcerato per aver espresso le proprie opinioni".
"La protesta è un diritto di ogni cittadino iraniano - prosegue il post -. La mia vita finirà dopo questo tweet ma non dimentichiamo che moriamo per amore della vita, non della morte. Mi auguro che un giorno gli iraniani si sveglino e superino la schiavitù. Viva l'Iran".
Ore dopo quel post con la foto dall'alto del ponte, prosegue Iran International, la morte dell'attivista è stata confermata da fonti in Iran, anche dall'attivista Hossein Ronaghi.
Esteri
Trump sceglie Rubio come segretario di Stato, una ex dem...
Continua a formarsi in tempi record la squadra del presidente eletto: Gaetz ministro della Giustizia
Continua a formarsi in tempi record la squadra del presidente eletto Donald Trump, che ha scelto ufficialmente Marco Rubio come segretario di Stato della sua prossima Amministrazione. "E' un leader molto rispettato e una voce molto potente per la libertà - ha dichiarato Trump in una nota diffusa via Truth - Sarà un forte difensore della nostra Nazione, un vero amico dei nostri alleati e un guerriero senza paura che non si tirerà mai indietro di fronte ai nostri avversari".
"Guidare il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti è una responsabilità enorme e sono onorato della fiducia che il presidente Trump ha riposto in me", esordisce così in un post su X Rubio, dopo l'annuncio del tycoon. "Lavorerò ogni giorno per portare avanti il suo programma di politica estera - si legge nel post -. Sotto la guida del presidente Trump porteremo la pace attraverso la forza e metteremo sempre gli interessi degli americani e dell'America al di sopra di tutto".
Trump ha quindi nominato l'ex deputata democratica Tulsi Gabbard per l'incarico di direttrice della National Intelligence. "Per oltre 20 anni si è battuta per il nostro Paese e le libertà di tutti gli americani - ha affermato il presidente eletto, che le riconosce uno "spirito impavido" - Ora è una repubblicana fiera!".
E ancora: il tycoon ha nominato il deputato Matt Gaetz come ministro della Giustizia della prossima Amministrazione. "Poche questioni in America sono più importanti del porre fine alla trasformazione in arma del nostro sistema della giustizia", si legge ancora su Truth, nella convinzione che Gaetz "porrà fine" a questo, "proteggerà i nostri confini, smantellerà le organizzazioni criminali e ripristinerà la fiducia degli americani nel Dipartimento di Giustizia".
Come ampiamente annunciato, Trump ha nominato oggi Elon Musk a capo del dipartimento per l'Efficienza governativa, (Doge), incarico esterno all'amministrazione attraverso il quale il ceo di X dovrà consigliare il presidente eletto su come ridurre la spesa della burocrazia. Con Musk lavorerà l'ex candidato repubblicano alla presidenza Vivek Ramaswamy.
Per il Pentagono, Trump ha scelto un anchorman di Fox, la televisione di destra megafono del tycoon, Pete Hegseth, mentre per guidare la Cia avrebbe scelto il deputato del Texas John Ratcliffe, già direttore della National intelligence.
Sul social Truth Trump ha anche confermato la nomina della governatrice ed ex parlamentare del South Dakota, Kristi Noem, alla carica di segretario al Dipartimento per la sicurezza interna.