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Gaza, raid su Jabalya. Media: “33 morti, 13 erano bambini”

Netanyahu ammette di aver dato ok a operazione cercapersone in Libano. Nuovi raid, bambini tra le vittime

Soldati israeliani (Fotogramma/Ipa)

Salim Jamil Ayyash, comandante di Hezbollah condannato per il suo coinvolgimento nell'attentato contro l'ex premier libanese Rafik Hariri, è stato ucciso in un raid israeliano. Lo rivela la tv saudita al Arabiya, mentre notizie non confermate che circolano sui social media riferiscono che Ayyash sarebbe stato ucciso in un attacco nei pressi della città siriana di al Qusayr. Sulla sua testa pendeva una taglia di dieci milioni di dollari posta dagli Stati Uniti. Secondo il dipartimento di Stato americano, era a capo della squadra omicida Unità 151 di Hezbollah. Nel 2020 era stato condannato in contumacia all'ergastolo dal tribunale ad hoc dell'Onu per l'uccisione di Rafik Hariri il 14 febbraio del 2005 a Beirut.

Netanyahu ammette di aver dato ok a operazione cercapersone in Libano

Benjamin Netanyahu ha rivendicato per la prima volta di aver dato il via libera all'operazione dei cercapersone in Libano a settembre contro gli operativi di Hezbollah. All'Afp, il suo portavoce, Omer Dostri, ha riferito che il premier israeliano ha detto di aver autorizzato l'operazione - con l'esplosione dei pager costati la vita a 44 persone - nel corso della riunione settimanale del Consiglio dei ministri. Il premier ha rivelato: “Volevo lanciare l'operazione cercapersone, ma nel gabinetto mi hanno detto: 'Non farlo, gli Stati Uniti si opporranno'. Non li ho ascoltati”.

Netanyahu: "Parlato 3 volte con Trump negli ultimi giorni, d'accordo su Iran"

Netanyahu ha inoltre reso noto di aver parlato per tre volte negli ultimi giorni con Donald Trump. Questo, almeno, quanto il premier ha riferito durante una riunione del governo, come riporta il Jerusalem Post. "La vediamo allo stesso modo sulla minaccia iraniana", ha affermato Netanyahu.

In una dichiarazione in video, riporta il Times of Israel, Netanyahu ha parlato di colloqui "volti a rafforzare ulteriormente la forte alleanza tra Israele e Stati Uniti" e di uno scambio "molto positivo e molto importante". "La vediamo allo stesso modo sulla minaccia iraniana in tutti i suoi aspetti e sul pericolo che rappresenta - ha affermato - Vediamo anche le grandi opportunità che Israele ha di fronte a sé, nell'espansione della pace e in altri campi".

Sugli scontri di Amsterdam, Netanyahu sostiene esista una "linea chiara che collega due attacchi antisemiti contro Israele a cui abbiamo assistito di recente sul territorio olandese" e parla "dell'attacco legale criminale contro Israele alla corte internazionale dell'Aja e del violento attacco criminale contro cittadini israeliani lungo le strade di Amsterdam”.

Ufficio Netanyahu: tv che ha accusato capo staff si scusi e ritratti

La cronaca delle ultime ore vede sotto i riflettori Tzachi Braverman, capo dello staff del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che è stato indicato come il funzionario coinvolto in un presunto ricatto a un ufficiale di alto grado della segreteria militare nell'ufficio del primo ministro, riportano i media israeliani riguardo il caso di un sospetto ricatto - con video sensibili - per modificare i verbali delle riunioni in tempo di guerra. A poche ore dalla pubblicazione dell'indiscrezione dell'emittente 'Kan', Braverman ha minacciato azioni legali se l'articolo non fosse stato rimosso, oltre a chiedere scuse pubbliche e un risarcimento di 100.000 shekel (circa 25.000 euro).

L'Ufficio del premier ha pubblicato una lettera dell'avvocato di Braverman in cui si chiedono scuse immediate e la ritrattazione da parte del giornalista politico di Kan Michael Shemesh e del direttore generale della rete Golan Yochpaz. La lettera definisce l'indiscrezione di Kan “menzogne, ‘fake news’ e gravi calunnie, oltre a un incitamento selvaggio in tempo di guerra” e si legge che Kan non avrebbe contattato Braverman prima di pubblicare il rapporto.

Per Braverman si tratta di "diffamazione" e di "falsità". "E' tutta una bugia dall'inizio alla fine - ha detto - L'obiettivo è colpire me e l'ufficio del premier nel mezzo della guerra". Diversi mesi fa, secondo le notizie del giornale, l'ufficio del capo di Stato Maggiore Herzi Halevi era stato informato del fatto che l'ufficio del premier era in possesso di immagini personali riguardo un ufficiale delle Idf e ne stava facendo un uso inadeguato.

Raid su Jabalya, "almeno 33 morti"

Intanto continuano i raid. Sarebbe di almeno 33 morti, compresi 13 minori, il bilancio provvisorio di un raid aereo che ha colpito Jabalya, nel nord della Striscia di Gaza. Lo denuncia l'agenzia palestinese Wafa, secondo cui jet israeliani hanno bombardato e raso al suolo una casa nella zona centrale della città, dove si trovavano molte persone e anche sfollati. Stando alle notizie riportate dall'agenzia, le 33 vittime sono tutti civili. La Wafa parla di "un numero significativo di feriti", che però non viene precisato, e di molte persone che sarebbero sotto le macerie.

Raid anche in Libano, "almeno 23 morti" a Beirut

Si aggrava ancora e sale ad almeno 23 morti, compresi sette "bambini", il bilancio del israeliano che ha colpito un'abitazione nella località di Aalmat, a nord della capitale libanese Beirut. Lo denuncia il ministero della Salute libanese, come riporta L'Orient Le Jour. Il giornale libanese precisa che si tratta di un bilancio ancora provvisorio. I feriti sono almeno sei.

Raid in Siria

Ed è salito a nove il numero dei morti - e tra le vittime ci sarebbe un comandante libanese di Hezbollah - nel raid attribuito a Israele che ha colpito un appartamento in un'area a sud di Damasco. L'Osservatorio siriani per i diritti umani, ong con sede a Londra, ha aggiornato il bilancio, precisando che tra i morti dell'attacco contro l'area di Sayyida Zeinab ci sono anche una donna e i suoi tre bambini, di nazionalità siriana. All'Afp, il direttore dell'Osservatorio, Rami Abdel Rahman, ha detto che il comandante di Hezbollah ucciso, del quale non è stata fornita l'identità, "era attivo in Siria e aveva nazionalità libanese". Altre 14 persone sono rimaste ferite nel raid che ha preso di mira un appartamento dove vivevano "famiglie libanesi e membri di Hezbollah".

Qatar sospende mediazione su ostaggi

Il Qatar conferma intanto di aver sospeso la mediazione tra Israele e Hamas sul cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi. E fa sapere che "riprenderà i suoi sforzi con i partner quando le parti dimostreranno la loro volontà e serietà nel porre fine a una guerra brutale e alle sofferenze dei civili causate da condizioni umanitarie catastrofiche nella Striscia". E' quanto si legge in una dichiarazione del portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, dopo una giornata di indiscrezioni e smentite sul ruolo di Doha e sulla chiusura degli uffici di Hamas nella capitale dell'emirato.

Il Qatar, si legge nel comunicato in cui si definiscono "inaccurate" le notizie su un ritiro dalla mediazione, "ha notificato alle parti dieci giorni fa, durante gli ultimi tentativi di raggiungere un accordo, che avrebbe sospeso i suoi sforzi di mediazione se non fosse stata raggiunta un'intesa in quel round".

Houthi: sette raid Usa-Gb su siti militari

Sul versante Yemen, la tv Al Masirah, affiliata agli Houthi, ha riferito che caccia della coalizione Usa-Gran Bretagna hanno condotto sette attacchi aerei su obiettivi nel nord dello Yemen controllato dagli Houthi. Secondo la tv, gli attacchi hanno preso di mira siti militari nella capitale Sanaa e nella provincia settentrionale di Amran. La nuova offensiva è arrivata poche ore dopo la notizia di ieri sera di tre attacchi aerei della coalizione su altri siti a Sanaa. La coalizione non ha ancora commentato gli attacchi, ma gli abitanti della capitale yemenita hanno riferito di forti esplosioni udibili in tutta la città.

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Esteri

Morire in Ucraina? Conviene più che avere un futuro: in...

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Ecco come la guerra sta cambiando la società russa e la sua economia

Soldati russi in Ucraina - Fotogramma /Ipa

La guerra tra Russia e Ucraina non è più solo una questione politica, di sicurezza o ideologica. Ma un vantaggio economico per i russi. "Andare al fronte ed essere uccisi dopo un anno è più vantaggioso economicamente (in molte regioni del del Paese, ndr) di poter avere un futuro", ha spiegato l'economista Vladislav Inozemtsev, citato dal Wall Street Journal. Inozemtsev anche introdotto un termine per descrivere questo fenomeno: la "deathonomics", economia della morte.

"Perdere una persona cara è una grande tragedia, un vuoto incolmabile. Ma alcuni vivono a malapena e quando muoiono per la vodka o qualcosa d'altro, non è chiaro per cosa siano morti. Suo figlio ha vissuto, lo capisce? Ha raggiunto il suo obiettivo", ha dichiarato del resto Putin, parlando con la madre di un caduto al fronte nel novembre del 2022.

Salari alti e bonus ai soldati, compensazioni alle famiglie di chi muore

Il governo offre salari alti e bonus per reclutare nuovi soldati. In alcune delle regioni più povere del Paese, il salario è cinque volte superiore a quelle più ricche. Nella regione di Tuva, dal gennaio del 2022 la media dei depositi bancari è aumentata del 151 per cento. In quella di Altai, i proventi dei locali pubblici sono aumentati del 56 per cento quest'anno, contro il 9 per cento della media nazionale. Lo scorso ottobre, i soldati di origine buriata rimasti uccisi in guerra sono stati 1.719. Ma dopo le proteste dei primi mesi della guerra, la popolazione ha accettato quello che sta accadendo: dal gennaio del 2022 i depositi bancari sono aumentati dell'81 per cento. Quest'anno l'attività per l'edilizia civile del 32 per cento contro un aumento medio nazionale del due.

Le famiglie di chi muore al fronte ricevono dal governo compensazioni elevate. L'economista russo ha calcolato che la famiglia di un 35enne che viene ucciso al fronte dopo aver combattuto per un anno riceve 14,5 milioni di rubli, l'equivalente di 150mila dollari, fra il suo salario di soldato e i risarcimenti. Più di quanto avrebbe guadagnato lavorando come civile fino ai 60 anni, in alcune regioni del Paese. Le famiglie inoltre possono ricevere altri risarcimenti e assicurazioni.

Come la guerra sta cambiando la società russa e la sua economia

I versamenti alle famiglie dei caduti al fronte sono arrivati, in un anno, fino allo scorso giugno, a 30 miliardi di dollari. Un indicatore su come la guerra sta trasformando la società russa e la sua economia. "E' denaro che la maggior parte delle persone in queste zone di retrovia non avrebbero mai visto nella loro intera vita, quindi è ovvio che molti di loro abbiano accettato", ha sottolineato un altro economista, Vasily Astrov, all'Institute for International Economics Studies di Vienna.

Dall'inizio dell'invasione il Cremlino ha aumentato la spesa militare ai livelli sovietici, disinnescando alcune delle conseguenze delle sanzioni occidentali. Le fabbriche militari lavorano senza sosta, garantendo ai dipendenti salari elevati. Anche grazie ai risarcimenti alle famiglie dei caduti nelle zone più depresse del Paese, che garantiscono un flusso costante di reclute, la ricchezza a livelli mai raggiunti dal 1995.

La guerra in Ucraina ha trasformato anche la percezione del prestare servizio nelle forze armate. Non si tratta solo di aumentare il proprio reddito e quello della propria famiglia ma anche lo status sociale. Il governo per esempio ha varato il programma "il tempo degli eroi" per inserire nell'apparato della burocrazia i reduci.

I militari sono chiamati a fare lezioni nelle scuole, al loro ritorno dal fronte. Vladimir Putin parla di una "nuova elite" di militari che beneficiano di un percorso di carriera facilitato in politica. E' aumentata la percentuale di russi che pensano che il Paese stia andando nella direzione giusta, segnala il centro di ricerche indipendente, e considerato come 'agente straniero', Levada.

"Un giovane deve capire: è vero, tuo padre ha portato a termine un atto eroico ed è morto. Ma grazie a questo atto eroico avete un appartamento. La guerra rende i bambini più patriottici", ha affermato il governatore di una regione dell'estremo oriente russo in un incontro per promuovere il sostegno ai minorenni colpiti dalla guerra.

Dall'inizio della guerra, le vittime in Russia sono state 600mila, fra morti e feriti, 1.500 al giorno a ottobre. Il governo offre ai soldati inviati al fronte 210mila rubli al mese, l'equivalente di 2.140 dollari, un salario sostanzialmente più alto della media nazionale, che è di 75mila rubli. Altri bonus sono elargiti a chi prende parte a operazioni offensive e a scontri sul campo di battaglia. Anche i governi delle regioni erogano versamenti. Il risultato è che Mosca riesce a reclutare mille persone ogni giorno, secondo le stime dell'intelligence britannica. I versamenti dello Stato rendono conto dell'8 per cento della spesa pubblica nell'anno che si è concluso lo scorso giugno, espandendo il deficit pubblico, quindi l'inflazione che ha costretto la Banca centrale ad aumentare i tassi di interesse al record del 21 per cento. L'alto numero di reclute ha creato un vuoto per le imprese che cercano autisti e operai.

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Esteri

Elon Musk alla guida del Doge, innovazione o gigantesco...

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Gli affari del patron X e Tesla nel mirino degli osservatori

Il post su X di Elon Musk con il logo del Doge, il dipartimento Usa per l'Efficienza governativa - Fotogramma /Ipa

Elon Musk 'uber alles'. Incassata la nomina di Donald Trump alla guida del dipartimento per l'Efficienza governativa e, poche ore più tardi, il rimbrotto del presidente Mattarella per le sue entrate a gamba tesa contro la magistratura italiana, il ceo di Tesla e di X è senza dubbio l'uomo del momento. Anzi "il cittadino privato più potente d'America", lo ha definito il New York Times, che non più di alcune settimane fa denunciava il "gigantesco conflitto d'interesse" dell'imprenditore di origine sudafricana, mai come in questa fase (di transizione) al centro della scena politica statunitense e non solo.

Dal golf alle cene, simbiosi con Trump

Trump e Musk - che fino a poco tempo fa erano essenzialmente due estranei - vivono in perfetta simbiosi, anche troppo secondo una parte della stampa statunitense, che evidenzia come il patron di X sia "ovunque Trump volga lo sguardo", dai campi da golf alle cene che il tycoon newyorkese organizza nel suo resort di Mar-a-Lago dal quale, a colpi di post e comunicati stampa, a ritmi serratissimi sta annunciando la sua nuova squadra di governo. Al suo sodale, che lavorerà insieme al patriota di origini indiane e candidato alla presidenza Vivek Ramaswamy, il presidente eletto ha affidato il delicato compito di smantellare la burocrazia governativa, tagliare gli sprechi e gli eccessi regolatori e ristrutturare le agenzie federali.

Doge, cos'è il "Progetto Manhattan dei nostri tempi"

Il dipartimento per l'Efficienza governativa "diventerà potenzialmente il 'Progetto Manhattan' dei nostri tempi", ha annunciato trionfalmente Trump, riferendosi al progetto che portò allo sviluppo della bomba atomica durante la Seconda guerra mondiale.

Nonostante il nome, il dipartimento non sarà un'agenzia governativa. Lo stesso presidente eletto, sottolinea il Guardian, ha spiegato che Musk e Ramaswamy lavoreranno al di fuori del governo per offrire alla Casa Bianca "consigli e indicazioni" e collaboreranno con l'Office of Management and Budget per "guidare una riforma strutturale su larga scala e creare un approccio imprenditoriale al governo mai visto prima". Sarà uno "shock" contro la burocrazia, ha sostenuto Trump, mentre Musk ha utilizzato il suo social per assicurare che tutte le azioni del dipartimento saranno online in modo da garantire "la massima trasparenza". Allo stesso tempo ha promesso ai cittadini americani di voler stilare una classifica "per la spesa più follemente stupida dei vostri soldi delle tasse".

Non è chiaro come formalmente opererà il dipartimento per l'Efficienza governativa. Potrebbe rientrare nel Federal Advisory Committee Act, che stabilisce come devono operare i gruppi esterni che consigliano il governo. I dipendenti federali, inoltre, sono generalmente tenuti a rivelare i propri beni e i propri legami per scongiurare potenziali conflitti di interesse. Poiché Musk e Ramaswamy non sarebbero dipendenti federali, non avrebbero tali obblighi, ma il nodo del conflitto d'interesse del sudafricano sono tutti sul tavolo.

A partire dall'acronimo del dipartimento che guiderà - Doge - e che Musk ha promosso senza sosta in rete. L'acronimo è molto simile alla criptovaluta Dogecoin, lanciata dal ceo di X e Tesla nel 2013 come alternativa al Bitcoin ed il cui valore negli ultimi cinque giorni è aumentato del 98%, con un'ulteriore impennata dopo l'ufficializzazione della nomina da parte di Trump. Anche le azioni di Tesla sono aumentate di circa il 30% dalle elezioni.

Gli affari di Musk nel mirino degli osservatori

Ma è al core business di Musk che guardano tutti gli osservatori. Gli esperti suggeriscono che il suo legame profondo con la Casa Bianca, unito ai contributi milionari alla campagna di Trump, faccia parte di una strategia più ampia per assicurarsi influenza sulle agenzie regolatorie che supervisionano le sue aziende. In un articolo del 20 ottobre, il Nyt metteva in guardia dal fatto che "l'uomo più ricco" del mondo avrebbe avuto "il potere di regolamentare gli enti regolatori che hanno influenza sulle sue aziende, il che equivale a un potenziale enorme conflitto di interessi".

Anche secondo il Guardian, che in polemica con Musk ha annunciato che non pubblicherà più contenuti su X, ricoprire un incarico - anche se non governativo - potrebbe giovare al valore di mercato delle sue aziende e alle sue attività preferite come l'intelligenza artificiale e le criptovalute. Il giornale britannico spiega come solo l'anno scorso, le aziende di Musk abbiano ricevuto quasi tre miliardi di dollari grazie a quasi 100 contratti stipulati con 17 agenzie federali. E non è utopistico immaginare che questi contratti - se i rapporti con Trump dovessero restare ai livelli attuali - potrebbero aumentare.

L'obiettivo di Musk, allora, è eliminare in questa fase ogni ostacolo che può intralciare i suoi obiettivi visionari come raggiungere Marte, dove prevede di inviare i primi equipaggi già nel 2028. Nel frattempo si deve occupare di affari terreni, scontrandosi propri con gli enti regolatori federali che tra qualche tempo potrebbe essere lui a 'regolare'. Come rimarca il Business Standard, le sue aziende sono attualmente invischiate in almeno 20 inchieste, che vanno dai timori sulla sicurezza relative ai veicoli Tesla all'impatto ambientale dei lanci di razzi di SpaceX.

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Esteri

Ue, è stallo sul von der Leyen bis: maggioranza...

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Le audizioni dei sei vicepresidenti esecutivi in pectore hanno prodotto nervosismo a Bruxelles: veti incrociati all’interno della maggioranza tra Popolari e Socialisti, il caso Fitto

Ursula von der Leyen - Fotogramma /Ipa

La nomina della seconda Commissione Europea di Ursula von der Leyen si va complicando sempre di più. Le audizioni dei sei vicepresidenti esecutivi in pectore, che avrebbero dovuto chiudere l’esame da parte del Parlamento Europeo, hanno prodotto a Bruxelles uno stallo nervosissimo, provocato dai veti incrociati all’interno della maggioranza, tra Popolari e Socialisti.

Il 'caso Fitto', Socialisti sul piede di guerra

In sostanza i Socialisti e Democratici non vogliono che a Raffaele Fitto, ministro degli Affari Europei del governo Meloni, malgrado sia generalmente considerato adatto a fare il commissario alla Coesione, venga assegnata una vicepresidenza esecutiva perché i Conservatori, il gruppo di Fratelli d’Italia, non fanno parte della maggioranza che ha eletto Ursula von der Leyen in luglio. Per i Socialisti, e anche per molti eurodeputati del Pd, la vicepresidenza esecutiva assegnata all’Ecr altera il profilo politico della Commissione.

I Socialisti sono sul piede di guerra, tanto che diversi eurodeputati dell’S&D, fuori microfono, dicono che potrebbero persino votare contro l’intero collegio a Strasburgo. Von der Leyen “faccia la maggioranza con Orban, Bardella e AfD e spieghi ai cittadini europei che è la curatrice fallimentare dell’Ue”, dice una fonte del Pd. Il francese Raphael Glucksmann, il primo ad aprire le ostilità via social nei confronti di Fitto, dice che non si può avere un "accordo a luglio" e una "maggioranza con l'estrema destra a novembre. Una linea rossa è una linea rossa". A palazzo Berlaymont, sede della Commissione, si è tenuto un incontro tra i vertici di Ppe, S&D e Renew Europe, ma non è andato bene.

La risposta dei Popolari: bloccata la nomina di Ribera

La capogruppo socialista Iratxe Garcia Perez, dopo aver incontrato von der Leyen, ha detto di non essere ottimista e di non sapere se verrà trovato un accordo. I Popolari, che hanno bisogno dei Conservatori in Parlamento per evitare uno spostamento troppo a sinistra del Green Deal, per tutta risposta hanno bloccato la nomina della vicepresidente spagnola Teresa Ribera, che è stata attaccata in audizione dai suoi compatrioti, che sulle alluvioni che hanno sconvolto la regione di Valencia stanno attaccando il governo di Pedro Sanchez e chiedono che Ribera riferisca alle Cortes, cosa che dovrebbe accadere la settimana prossima. Quindi, alla questione Fitto si aggiunge un problema tutto spagnolo, il tentativo del Partido Popular di dare una spallata a Pedro Sanchez, dopo le alluvioni a Valencia, che acquista grandissima rilevanza anche perché gli spagnoli conservano la presidenza del gruppo S&D, malgrado siano la seconda delegazione dopo il Pd.

Stallo totale e silenzio di von der Leyen, le tappe della rottura

Lo stallo, al momento, appare totale. Non aiuta il silenzio di von der Leyen: “Parli, dica qualcosa c…”, sbotta un eurodeputato Dem. Anche una dichiarazione politica, in cui si dica che la maggioranza è quella che l’ha eletta a luglio, aiuterebbe a distendere gli animi, ma per tutto il giorno von der Leyen ha taciuto, chiusa al Berlaymont. Ha persino annullato la sua partecipazione alla miniplenaria di Bruxelles, inizialmente ventilata. Per una fonte dell’S&D, solamente una dichiarazione politica della presidente eletta non basterebbe. Se vuole conservare la vicepresidenza esecutiva per Raffaele Fitto, allora, ragiona un eurodeputato socialista, dovrebbe “raddoppiare” le deleghe dei commissari socialisti.

Secondo una fonte popolare, la rottura si sarebbe consumata lunedì sera, quando i Socialisti avrebbero comunicato a Manfred Weber che non avrebbero votato né Fitto, né Oliver Varhelyi, il candidato ungherese alla Salute (attuale commissario all’Allargamento), il cui destino rimane appeso, insieme a quello dei sei vicepresidenti. Questo, come ha osservato Carlo Fidanza di Fdi, malgrado l'Ecr abbia appoggiato gli altri commissari, che senza l'appoggio dei Conservatori non sarebbero passati con la maggioranza necessaria dei due terzi. A quel punto Weber avrebbe deciso di bloccare Ribera, anche perché deve ancora riferire alle Cortes ed è preferibile che i prossimi componenti della Commissione non abbiano “ombre” in patria che possano creare noie a Bruxelles nel corso del mandato. La linea di Weber avrebbe incontrato qualche obiezione da parte dei coordinatori Ppe nelle commissioni, i quali temono che lo scontro con i Socialisti possa far deragliare la nomina della nuova Commissione.

Il capodelegazione della Lega, Paolo Borchia, dei Patrioti ha preso carta e penna e ha scritto alla presidente dell’Aula Roberta Metsola, osservando che il Parlamento “calpesta le sue stesse regole”. Le audizioni vengono tenute per appurare se un commissario è adatto o meno al lavoro che deve fare. In pochi sostengono che Fitto e Ribera siano inadatti al ruolo che devono ricoprire. Entrambi sono andati bene nelle rispettive audizioni: Fitto, in particolare, ha eretto un invalicabile 'muro di gommapiuma', rispondendo con calma e disponibilità al dialogo anche agli interventi più ‘aggressivi’.

A un certo punto, forte del suo passato nella Dc e dei suoi tre mandati da europarlamentare, ha lodato il lavoro fatto sulla coesione da Younous Omarjee, che ha redatto un rapporto di cui lui, Fitto, è stato relatore ombra. Ha definito il rapporto Omarjee un’ottima “base” su cui lavorare, malgrado le “differenze politiche” che lo separano dall’ex collega. Che milita nella France Insoumise, la Gauche del tribuno Jean-Luc Mélenchon. Ma ormai la partita è tutta politica e viene decisa dai vertici dei gruppi: l’esito sembra prescindere del tutto dal merito delle audizioni. Invano la capogruppo di Renew Valérie Hayer ieri ha fatto appello alle parti affinché tornino al tavolo, per evitare uno “stallo” che sarebbe dannoso “per tutti”.

Rischio nuove tensioni e rinvii

La von der Leyen bis non è ancora nata e la maggioranza che ha rieletto Ursula è percorsa da tensioni fortissime. E oggi, se non interverrà un accordo, le tensioni potrebbero aumentare ulteriormente perché i Popolari hanno presentato emendamenti al regolamento Ue sulla deforestazione, secondo i Socialisti violando gli accordi. La partita delle nomine al momento pare destinata ad essere rimandata alla settimana prossima. Per l’eurodeputata di Forza Italia Letizia Moratti, l’esito sarà successivo al passaggio di Ribera alle Cortes.

L'Ue a pezzi si presenta a Trump

Intanto, Donald Trump è stato rieletto negli Usa e si prepara a riprendere possesso della Casa Bianca. Con l’Ue non era stato tenero, nel suo primo mandato: il primo politico europeo che aveva ricevuto alla Trump Tower, dopo aver vinto alle urne, era stato Nigel Farage, il papà della Brexit. All’epoca Socialisti e Popolari governavano l’Aula. Questa volta si troverà di fronte un’Unione ancora più divisa, con la (ex?) maggioranza Ursula che pare sul punto di spaccarsi in mille pezzi, ancora prima che la nuova Commissione si insedi. Il tutto con la Germania, motore immobile dell'Unione, senza un governo nel pieno dei suoi poteri, con ogni probabilità almeno fino alla prossima primavera.

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