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Vitamina D

Con l’arrivo dell’inverno, la vitamina D diventa una protagonista silenziosa della nostra salute. Essenziale per il benessere delle ossa, dei muscoli e del sistema immunitario, questa vitamina si riduce proprio nei mesi freddi, quando le giornate si accorciano e la luce solare, cruciale per la sua produzione, scarseggia. La nutrizionista Marta Menelao ci spiega come mantenere livelli adeguati di vitamina D anche durante i mesi più bui e quali strategie seguire per scongiurare carenze, garantendo così uno stato di benessere completo e duraturo.

Perché la vitamina D è fondamentale per la salute

La vitamina D, una sostanza liposolubile che si accumula nei tessuti adiposi, riveste un ruolo fondamentale in molti processi fisiologici. La sua funzione principale è quella di contribuire alla regolazione del calcio e del fosforo, due elementi essenziali per la mineralizzazione ossea. Senza un adeguato apporto di vitamina D, infatti, l’assorbimento del calcio diminuisce, rendendo le ossa più fragili e soggette a fratture, soprattutto tra gli anziani, che già per l’età sono più esposti a questo rischio.

Oltre a ciò, la vitamina D contribuisce a mantenere in buona salute il sistema immunitario: stimola le difese naturali dell’organismo, aiutandolo a prevenire e combattere infezioni, tra cui quelle respiratorie, molto frequenti durante la stagione invernale. Ma non è tutto: questa vitamina può avere un effetto positivo anche sulla pressione sanguigna e quindi sul sistema cardiovascolare, aiutando a prevenire alcune patologie del cuore.

Non meno importante è l’impatto della vitamina D sul benessere psicologico. Durante l’inverno, quando le giornate buie e la mancanza di luce si fanno sentire, mantenere livelli adeguati di questa vitamina può contribuire a contrastare la depressione stagionale e altri disturbi dell’umore. La vitamina D stimola infatti la produzione di serotonina, un neurotrasmettitore spesso associato al buonumore. Quando i livelli di serotonina si abbassano, come accade con la ridotta esposizione solare invernale, può verificarsi un peggioramento dell’umore, accompagnato da sensazioni di stanchezza e irritabilità che non aiutano certo ad affrontare la stagione fredda con energia.

I rischi di una carenza di vitamina D nei mesi invernali

Garantire una produzione adeguata di vitamina D durante l’inverno può diventare difficile, poiché l’esposizione al sole, la fonte primaria per la sintesi di questa vitamina, è ridotta sia per la minore intensità della luce sia per la necessità di coprirsi. I sintomi di una carenza di vitamina D possono manifestarsi in diverse forme, dai dolori muscolari alla fragilità ossea, fino a un aumento del rischio di fratture, soprattutto nelle persone anziane. Inoltre, con livelli insufficienti di vitamina D, il sistema immunitario diventa più debole e meno efficiente, lasciando l’organismo più esposto alle infezioni stagionali come raffreddori e influenze.

Anche il piano psicologico può risentire di una carenza di vitamina D. Una sua insufficienza prolungata è spesso correlata a cali dell’umore e una minore capacità di gestire lo stress, aggravando i sintomi della cosiddetta “depressione stagionale” e rendendo più difficile mantenere un equilibrio emotivo stabile.

Come assicurarsi un adeguato apporto di vitamina D in inverno

Per mantenere livelli adeguati di vitamina D durante l’inverno, la dottoressa Menelao suggerisce di adottare alcune strategie specifiche. Una delle più semplici è quella di cercare di esporsi al sole anche nei mesi invernali, approfittando delle ore più luminose della giornata, idealmente intorno a mezzogiorno, per circa 15-30 minuti. Anche se l’intensità della luce è minore rispetto ai mesi estivi, questa breve esposizione può comunque contribuire alla produzione cutanea di vitamina D, specie se si espongono viso e mani, le parti più spesso scoperte anche in inverno.

Un altro modo per assicurarsi un apporto costante di vitamina D è attraverso l’alimentazione. La nutrizionista consiglia di introdurre regolarmente nella dieta cibi ricchi di vitamina D, come pesce grasso (salmone, sgombro e tonno), tuorlo d’uovo e fegato, che oltre alla vitamina D contengono numerosi altri nutrienti utili. Alcuni prodotti lattiero-caseari, come il latte e lo yogurt, sono inoltre arricchiti con vitamina D, rappresentando così un’opzione semplice e accessibile per incrementare l’apporto quotidiano. Consumare pesce grasso almeno due volte alla settimana, integrare uova e latticini fortificati nella dieta e variare con altre fonti, come il fegato, può aiutare a mantenere livelli di vitamina D sufficienti, riducendo il rischio di carenze.

Per chi vive in aree geografiche con poco sole o appartiene a gruppi a rischio, come gli anziani, le donne in gravidanza o le persone con pelle scura, Menelao suggerisce anche l’uso di integratori di vitamina D, dopo aver consultato un medico o un nutrizionista. La dose giornaliera consigliata varia generalmente tra 400 e 800 IU, ma in caso di carenze significative può essere necessario un dosaggio maggiore, stabilito da un professionista della salute. Gli integratori possono essere una soluzione pratica e sicura per chi non riesce a raggiungere i livelli ottimali di vitamina D solo attraverso la dieta e l’esposizione solare.

Gruppi a rischio di carenza di vitamina D e raccomandazioni

Alcuni gruppi di persone sono infatti più predisposti alla carenza di vitamina D, ed è importante che adottino misure preventive specifiche. Gli anziani, ad esempio, producono meno vitamina D a causa di una minore capacità della pelle di sintetizzarla con l’età, il che li espone a un rischio maggiore di carenze e di conseguenti problemi ossei. Anche le persone con pelle scura, a causa della maggiore quantità di melanina, possono avere difficoltà nella sintesi della vitamina D. Infine, per le alimentazione e i bambini piccoli, questa vitamina è cruciale per la salute delle ossa e lo sviluppo, e una carenza può influire negativamente sulla crescita.

La vitamina D è un valido alleato nel mantenimento dell’equilibrio psicologico durante l’inverno. Come sottolinea Menelao, livelli adeguati di questa vitamina aiutano a prevenire sintomi di stanchezza, irritabilità e tristezza, tipici del disturbo affettivo stagionale, favorendo invece il rilascio di serotonina, l’ormone del buonumore. Anche per questo, assicurarsi un buon apporto di vitamina D non significa solo proteggere ossa e sistema immunitario, ma anche affrontare l’inverno con uno spirito più sereno e positivo.

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In aumento i casi di pertosse in Europa e in Italia, a...

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neonato in terapia intensiva

Suscita preoccupazione tra esperti e autorità sanitarie l’aumento dei casi di pertosse in Europa. Secondo i dati dell’European Centre for Disease Prevention and Control, nel 2023 e fino ad aprile 2024 sono stati registrati quasi 60mila casi in Europa, con un incremento di oltre dieci volte rispetto agli anni precedenti, segnando una vera e propria emergenza sanitaria.

In Italia, la situazione non è meno allarmante: tra gennaio e maggio 2024 sono stati registrati 110 casi di pertosse, con un preoccupante aumento dei ricoveri in terapia intensiva, soprattutto per neonati e lattanti. La Società Italiana di Pediatria ha rilevato più di 15 ricoveri di neonati in condizioni critiche, con la morte di tre bambini, l’ultimo dei quali all’ospedale di Padova, dove un neonato di 34 giorni non è riuscito a superare la malattia.

Un fenomeno in crescita che preoccupa pediatri ed esperti

La situazione è critica, come confermato dalla Società Italiana di Pediatria, che ha evidenziato l’intensificarsi dei casi di pertosse, specialmente tra neonati e lattanti non vaccinati sotto i 4 mesi di età. L’incremento dei ricoveri per pertosse è stato pari all’800% rispetto ai due anni precedenti, una cifra che evidenzia un allarmante ritorno alla ribalta di una malattia che, grazie alla vaccinazione, si pensava ormai sotto controllo. Secondo Alfredo Guarino, coordinatore della rete clinica Inf-Act, l’infezione ha colpito soprattutto neonati da madri non vaccinate, con circa il 95% delle madri di questi bambini che non aveva ricevuto alcuna forma di protezione preventiva, e l’80% che non era nemmeno a conoscenza della possibilità di vaccinazione prenatale.

Il problema non è solo di tipo medico, ma anche culturale. I pediatri del Bambino Gesù di Roma, con l’approssimarsi della stagione invernale, consigliano a partire dai sei mesi di età le vaccinazioni contro influenza, pertosse e Covid-19. È un intervento che potrebbe fare la differenza, ma il sistema di prevenzione sembra essersi inceppato. A Padova, la morte di un bambino a causa della pertosse ha gettato ombre su come vengono gestite le informazioni e le pratiche vaccinali.

Un allarme che rimanda ai tempi bui delle malattie prevenibili

Le parole di Massimo Andreoni, professore emerito di Malattie Infettive all’Università di Roma Tor Vergata, sono fortemente cariche di preoccupazione: “Con tre neonati morti per pertosse in Italia stiamo tornando al Medioevo. Assurdo e vergognoso che ciò accada ancora nel 2024″. La pertosse, infatti, è una malattia prevenibile grazie alla vaccinazione in gravidanza, un intervento che permette al neonato di nascere già protetto. Nonostante la vaccinazione abbia quasi annullato la mortalità infantile per questa malattia in passato, l’assenza di protezione in gravidanza sta tornando a costare vite umane. Andreoni denuncia un grande problema di sanità pubblica, l’esitazione vaccinale, che sta guadagnando terreno in molte famiglie. “Dobbiamo tornare a fare formazione ed educazione perché è inaccettabile che ci siano delle morti oggi per una malattia assolutamente prevenibile”.

L’infettivologo Matteo Bassetti, direttore delle Malattie Infettive dell’ospedale Policlinico San Martino di Genova, sottolinea che “un neonato che muore di pertosse nel 2024 è una cosa inaccettabile”. La sua analisi va al cuore della questione: “Il sistema di prevenzione ha fallito, ma ha fallito la società”. Bassetti solleva domande cruciali riguardo alla protezione della madre durante la gravidanza e al possibile fallimento dell’informazione sui vaccini. La morte di un neonato di soli 24 giorni a Padova, come evidenziato anche da Bassetti, è un caso emblematico di un errore che non dovrebbe accadere, dato che esiste una protezione efficace.

La crescente minaccia delle infezioni respiratorie e del virus sinciziale

Oltre alla pertosse, la stagione invernale porta con sé un altro gruppo di malattie respiratorie che colpiscono principalmente i neonati e i bambini piccoli. Il virus respiratorio sinciziale (Rsv), noto per causare brochioliti, è uno dei maggiori responsabili delle ospedalizzazioni nei più piccoli, con circa quindici decessi ogni anno in Italia. Per questo motivo, i pediatri e gli esperti di malattie infettive consigliano di proteggere i neonati con anticorpi monoclonali, che possono prevenire le complicanze più gravi della malattia. La combinazione di vaccino per le madri in gravidanza e anticorpo monoclonale per i neonati è vista come una strategia complementare che, se applicata correttamente, potrebbe limitare i danni.

Fabio Midulla, responsabile della Pediatria d’urgenza del Policlinico Umberto I di Roma, ha messo in evidenza come la situazione sta evolvendo con l’arrivo delle temperature più rigide, con un trend crescente di infezioni respiratorie e polmoniti da Mycoplasma pneumoniae. Fortunatamente, sebbene le infezioni possano coinvolgere i polmoni, la malattia non si presenta nella forma grave in tutti i casi. Tuttavia, l’incremento degli accessi al pronto soccorso e la resistenza ai trattamenti antibiotici comuni sono fattori che destano preoccupazione.

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Niente più sesso, mariti, appuntamenti e figli. Cos’è il...

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Femmisnimo Usa Canva

Si chiama 4B ed è un movimento femminista nato in Corea del Sud, ma che sta prendendo sempre più piede nel resto del Mondo. Negli Stati Uniti, infatti, l’interesse per il movimento è aumentato significativamente dopo la rielezione di Donald Trump come presidente.

Questo movimento, che ha guadagnato popolarità tra le giovani donne su piattaforme come TikTok e Instagram, promuove la libertà di autodeterminarsi. Quando ciò non è possibile è “bene che le donne eterosessuali si rifiutino di sposarsi, avere figli, frequentare uomini o avere rapporti sessuali con loro”.

Le sostenitrici del movimento 4B affermano di essere esasperate dal fatto che molti uomini hanno votato per un candidato accusato di abusi sessuali e che ha nominato tre giudici conservatori alla Corte Suprema, contribuendo all’annullamento delle tutele nazionali sul diritto all’aborto. In risposta, queste donne stanno incoraggiando altre a unirsi a loro nel rinunciare agli uomini. Ma è plausibile pensare che ciò si diffonda Europa e America come in Corea del Sud?

Cos’è il movimento 4B

Il movimento 4B, abbreviazione di bihon (niente matrimonio), bichulsan (niente parto), biyeonae (niente appuntamenti) e bisekseu (niente sesso con gli uomini), è emerso in Corea del Sud intorno al 2015 o 2016.

Questo movimento è nato come risposta alla forte disuguaglianza di genere nel Paese, diventando un #MeToo sulla disparità femminile. La brutalità di alcuni episodi di violenza contro le donne, come l’omicidio di una donna nei pressi di una stazione della metropolitana di Seoul nel 2016, ad esempio, ha scatenato una riflessione nazionale sul trattamento delle donne e ha portato a discussioni su femminicidio, revenge porn e crimini sessuali digitali.

Nonostante le difficoltà nel valutare le reali dimensioni e la portata del movimento, 4B ha attirato l’attenzione sulla disuguaglianza e ha enfatizzato l’importanza dell’azione collettiva.

Diffusione del movimento 4B nel mondo

Il movimento 4B ha iniziato a diffondersi oltre i confini della Corea del Sud, trovando eco in altre parti del mondo. In particolare, le giovani donne negli Stati Uniti e in Europa hanno iniziato a discutere e adottare i principi del movimento, ispirate dalle storie di resistenza e autodeterminazione delle donne sudcoreane.

Le piattaforme social come TikTok e Instagram sono diventate i canali prediletti per la diffusione del movimento, permettendo alle donne di condividere esperienze e strategie di resistenza contro il patriarcato e la misoginia. Questo ha portato a una maggiore consapevolezza globale delle disuguaglianze di genere e ha incoraggiato alcune donne a mettere se stesse al primo posto.

Secondo un’analisi dell’Institute for Strategic Dialogue (ISD), attacchi sessisti e offensivi nei confronti delle donne, con slogan come “Il corpo è tuo, la scelta è mia” oppure “Torna in cucina”, sembrano essere aumentati sui social media dopo la rielezione di Donald Trump. Un post su X del nazionalista Nick Fuentes, che diceva “Your body, my choice. For ever”, appunto “Il tuo corpo, le mie scelte”, è stato visualizzato più di 90 milioni di volte e ripubblicato più di 35.000 volte. Lo scorso weekend, l’ISD ha registrato un aumento del 4.600% nelle menzioni della frase su X.

Molti di questi troll fanno parte della cosiddetta “manosfera”, descritta dall’ISD come “comunità misogine online che variano dall’antifemminismo alla retorica più esplicita e violenta nei confronti delle donne”. Gli esperti temono che questo tipo di molestia possa estendersi anche al mondo offline.

Cory Hirsbrunner, sovrintendente del distretto scolastico di Stevens Point nel Wisconsin, ha dichiarato: “È semplicemente inaccettabile che gli studenti usino un linguaggio di natura minacciosa. Qualsiasi studente che violasse la politica dell’istituto sarà soggetto a misure disciplinari”. La nota è arrivata dopo aver segnalato l’escalation della diffusione di quello slogan tra gli adolescenti della scuola.

Le elezioni americane e il dibattito sul 4B

Le elezioni americane hanno stimolato il dibattito sul movimento 4B negli Stati Uniti. Alcune donne stanno riscoprendo il movimento e considerano la possibilità di unirsi, mentre altre, già sposate o in coppia, intendono protestare in altri modi, come boicottare le attività commerciali di proprietà maschile o rifiutarsi di fare solo da angelo del focolaio o supporto emotivo, ma non economico, ai propri uomini.

Sebbene il movimento 4B non sia così diffuso ancora in Occidente, i sentimenti che lo animano sono condivisi da molte donne americane e europee.

Critiche al movimento 4B

Nonostante il sostegno che ha ricevuto, il movimento 4B non è esente da critiche. Alcuni sostengono che il movimento si basi troppo sul binarismo di genere, escludendo le esperienze delle persone queer e trans. Altri, invece, criticano il suo approccio radicale che potrebbe ulteriormente isolare gli uomini invece di promuovere un dialogo costruttivo.

C’è chi poi ne ha ironizzato sui social, rispondendo che lo praticavano inconsapevolmente da tempo perché da diversi mesi non avevano relazioni sessuali o affettive con degli uomini.

E in Italia?

La diffusione del fenomeno italiano sembra essere pari a zero. Il 4B in Corea del Sud e, in forma minoritaria negli Stati Uniti, arriva in risposta a forme di misoginia e disparità di genere nei campi relazionali e affettivi nei quali l’Italia non sembra essere in condizioni così gravi.

Nonostante si posizioni tra i posti più bassi nella classifica dei Paesi europei per occupazione femminile e nonostante ci siano proposte di legge per introdurre l’educazione affettiva e sessuale, in modo strutturato, nelle scuole pubbliche, la denatalità nel nostro Paese sembra avere altre motivazioni.

Rispetto ad un’ideologia che nasce da una protesta, come può essere quella del 4B, nel Bel Paese nascono meno bambini:
• per l’aumento del costo della vita,
• per le difficoltà ad acquistare una prima casa e a rendersi indipendenti sin da giovani,
• per le difficoltà nel conciliare vita privata e lavorativa,
• per le preoccupazioni per il futuro climatico e così via.

Le motivazioni sono tante e diverse tra di loro. Quello italiano lo potremmo definire un “4B involontario e generalizzato”, ma non certo paragonabile – per misura e forma – a quello coreano. Mentre in America, è l’inasprimento della retorica violenta online e la deriva populista che arrivano in un momento di crescente tensione sociale.

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Bonus Natale 2024, il sostegno si allarga a 4,5 milioni di...

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Neonato davanti ad albero di Natale

Il Bonus Natale di 100 euro, una misura pensata per supportare le famiglie in vista delle festività natalizie, si allarga nel 2024 per raggiungere oltre 4,5 milioni di lavoratori e contribuenti.

La misura pensata per supportare le famiglie in vista delle festività natalizie, inizialmente riservata a un numero relativamente ristretto di lavoratori (poco più di un milione di beneficiari), si amplia con la modifica contenuta nel decreto approvato dal Consiglio dei Ministri, annunciata dal viceministro dell’Economia e delle Finanze Maurizio Leo.

Con il provvedimento non è più necessario avere il coniuge a carico per ottenere il bonus: è sufficiente avere almeno un figlio. Questo cambiamento ha aperto le porte a una larga fascia di genitori single e famiglie monoreddito.

Caratteristiche del Bonus Natale

Il Bonus Natale viene accreditato automaticamente nella tredicesima mensilità dei lavoratori dipendenti, seguendo un meccanismo di erogazione simile a quello previsto per altre indennità. Di fatto, il datore di lavoro opera da sostituto d’imposta, anticipando l’importo al lavoratore per poi recuperarlo attraverso un sistema di compensazione fiscale. La somma del bonus va inoltre proporzionata alle giornate di lavoro svolte nel corso dell’anno, affinché rispetti il calcolo delle detrazioni sui redditi da lavoro dipendente.

I requisiti per accedere al Bonus

Per accedere al Bonus Natale 2024, i requisiti per i lavoratori dipendenti sono piuttosto chiari e prevedono una serie di condizioni che devono essere soddisfatte:

  1. Reddito annuo complessivo: Il reddito non deve superare i 28.000 euro. Questo limite si applica al reddito da lavoro dipendente, escludendo i redditi da pensione e altre fonti non lavorative.
  2. Figli a carico: Fino alla recente modifica, era necessario avere sia un coniuge che almeno un figlio a carico. Con la nuova norma, invece, basta avere almeno un figlio a carico per poter beneficiare del bonus, senza necessità di essere sposati o di avere il coniuge a carico.
  3. Imposta lorda superiore alle detrazioni: Il lavoratore deve avere un’imposta lorda calcolata sui redditi di lavoro dipendente che sia superiore alle detrazioni di lavoro dipendente previste dalla legge.

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