Giornata mondiale della Gentilezza, ‘verba volant, screenshot manent’
Il 13 novembre si celebra la Giornata Mondiale della Gentilezza, una ricorrenza nata nel 1998 su iniziativa del World Kindness Movement (una coalizione di ONG di gentilezza delle nazioni) per promuovere valori di empatia, rispetto e solidarietà tra le persone. L’iniziativa, che ha preso piede a livello globale, mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di gesti quotidiani di bontà e solidarietà, piccoli atti che, sommati, possono cambiare il mondo.
Questa giornata si inserisce in un contesto più ampio, che ha come obiettivo quello di promuovere una cultura della gentilezza. Quest’anno, come negli anni precedenti, si sottolinea il ruolo cruciale che ognuno di noi può giocare nel creare un ambiente più sereno, accogliente e inclusivo, sia nella vita quotidiana che nelle dinamiche più formali, come quelle universitarie.
Come si festeggia la Giornata della Gentilezza?
La Giornata della Gentilezza non prevede rituali o cerimonie particolari, ma invita ognuno di noi a compiere gesti significativi che promuovano la solidarietà e il rispetto reciproco. Ecco alcune idee su come festeggiarla:
- Sorridi e fai un complimento: Un sorriso o una parola gentile possono fare la differenza nella giornata di una persona. Non si tratta solo di cortesia, ma di un vero e proprio seme di positività che può diffondersi a macchia d’olio.
- Offri il tuo aiuto: Che si tratti di un amico che ha bisogno di supporto in uno studio, o una persona anziana che ha bisogno di una mano con la spesa, un gesto altruistico contribuisce a rendere il mondo più gentile.
- Fai attenzione alle parole: Anche un messaggio scritto o una conversazione telefonica possono essere l’occasione per esprimere empatia e disponibilità.
- Condividi storie positive: Utilizzare i social media per diffondere atti di gentilezza, storie di solidarietà o semplicemente parole di incoraggiamento è un modo per contribuire a creare una rete di positività.
Il ‘Manifesto della Gentilezza’ dell’Università Lumsa
Un esempio virtuoso di come promuovere la gentilezza è quello dell’Università Lumsa, il primo ateneo italiano a dotarsi ufficialmente del ‘Manifesto della Gentilezza’. Questo documento, frutto dell’impegno e della creatività degli studenti del corso di laurea in Scienze della comunicazione, marketing e digital media, rappresenta una vera e propria guida per vivere la gentilezza come valore quotidiano, anche nell’ambito accademico, ed è il simbolo di una nuova consapevolezza dell’importanza della gentilezza come valore fondante nelle relazioni interpersonali, anche online.
La Lumsa, attraverso il Manifesto, invita studenti, docenti e staff a comportarsi con rispetto e apertura verso gli altri, sia nei confronti dei colleghi che dei membri esterni all’università. Si tratta di un invito a promuovere un ambiente più umano, che vada oltre la mera competizione e renda l’esperienza universitaria più arricchente per tutti.
Consigli generali di gentilezza
Il Manifesto offre una serie di principi che ognuno può seguire per diventare più gentile e consapevole nelle proprie relazioni. Tra i punti principali, si sottolinea l’importanza di:
- Rispetto dell’altro: Non giudicare mai, ma cercare di comprendere la persona prima di esprimere un’opinione.
- Ascolto attivo: Prima di parlare, è fondamentale concentrarsi sull’altro, facendo attenzione alle sue parole e ai suoi sentimenti.
- Empatia: Mettersi nei panni dell’altro per capire meglio le sue esigenze e rispondere in modo adeguato.
- L’uso consapevole delle parole: Le parole sono potenti e devono essere usate con cura, evitando offese e promuovendo sempre un dialogo costruttivo.
Prospettiva digitale e gentilezza online
In un’era sempre più digitale, la gentilezza non si limita ai rapporti faccia a faccia. La Lumsa, all’interno del suo Manifesto, sottolinea l’importanza di ponderare le proprie azioni online, suggerendo di riflettere prima di pubblicare e di non alimentare conflitti virtuali. La gentilezza digitale si traduce nell’evitare la diffusione di messaggi negativi e nella promozione di un comportamento rispettoso anche sui social media, dove spesso la distanza tra le persone fa sembrare le parole meno “reali”.
L’università è un luogo dove le relazioni interpersonali si intrecciano e dove la gentilezza può fare la differenza. La Lumsa, nel suo Manifesto, offre alcune indicazioni pratiche per instaurare un clima positivo (in ambito didattico ma non solo):
- Non alimentare competizioni malsane: L’ambiente universitario deve essere stimolante, ma non deve trasformarsi in un’arena dove prevale l’individualismo.
- Essere propositivi e collaborativi: Aiutare i compagni e partecipare attivamente alla crescita collettiva è un segno di rispetto e generosità.
- Essere affidabili: Mantenere gli impegni presi è un gesto di rispetto verso l’altro e contribuisce a creare un ambiente sereno e cooperativo.
La gentilezza non è solo una virtù, ma un valore che può trasformare la vita universitaria in un’esperienza più profonda e gratificante. Incorporandola nel quotidiano, sia a livello personale che professionale, diventa possibile creare un mondo più armonioso, dove ogni relazione è valorizzata e ogni individuo ha l’opportunità di crescere in un contesto di rispetto reciproco.
L’impatto delle parole nell’era dei social media
Il professor Edoardo Bellafiore, docente di Linguistica e Galateo Digitale all’Università Lumsa (unica università in Italia ad avere questo corso), riflette sull’importanza di questo progetto, offrendo una visione profonda sulla gentilezza digitale e sull’impatto delle parole nel mondo iperconnesso dei social media.
Bellafiore sottolinea come il galateo digitale, alla base del Manifesto, rappresenti un elemento cruciale per costruire una cultura del rispetto e della consapevolezza online, soprattutto per una generazione che vive gran parte delle proprie relazioni sui social. “Viviamo in un mondo di reels e storie, -spiega- in cui tutto dura il tempo di uno scroll, tutto è rapido, sfuggente e tende a essere superficiale”. La nostra è una ‘società dell’apparenza’ in cui ogni azione e ogni parola si consuma velocemente, mentre i giovani si trovano spesso a non poter ancorare le proprie identità a punti di riferimento stabili. Bellafiore evidenzia come, nella comunicazione online, l’assenza di un fondamento identitario rischi di limitare la capacità dei giovani di stabilire confini e caratteristiche personali definite. Il Manifesto della Gentilezza, pertanto, ha il compito di incoraggiare gli studenti a riflettere sulle proprie parole e azioni online, creando un argine contro il bullismo e le espressioni di odio digitale.
L’adozione del principio “verba volant, screenshot manent” costituisce uno dei cardini della riflessione di Bellafiore e degli studenti della Lumsa. La rielaborazione della frase latina antica, nella forma “le parole volano, gli screenshot rimangono”, rappresenta un avvertimento sull’impatto duraturo di ciò che viene postato sui social media. “È fondamentale, -spiega Bellafiore- che i giovani comprendano che appena premiamo il tasto ‘invio’, tutto ciò che pubblichiamo diviene di dominio pubblico e può influenzare profondamente le vite altrui”. La riflessione si concentra così sull’importanza di un uso cosciente della parola: un linguaggio responsabile può trasformarsi in uno strumento di grande impatto nelle dinamiche relazionali, creando un ambiente digitale inclusivo e rispettoso.
Il lavoro svolto dalla Lumsa per la creazione del Manifesto ha previsto un percorso di dialogo e confronto diretto con gli studenti, un’esperienza che Bellafiore descrive con entusiasmo. “Il progetto ha visto un’enorme partecipazione, con ben 55 gruppi di lavoro, ognuno con la propria idea di gentilezza applicata al contesto universitario e digitale”, racconta il docente. È così emerso un progetto articolato e partecipato, che ha visto i ragazzi coinvolti non solo nella definizione del Manifesto, ma anche nell’ideazione di linee guida applicabili a diverse situazioni, dalla vita universitaria alle interazioni sui social media. “Noi docenti abbiamo assunto il ruolo di facilitatori”, prosegue Bellafiore, “lasciando che fossero loro a proporre azioni concrete, in modo da poter realmente interiorizzare e mettere in pratica questi principi di gentilezza nella vita quotidiana”. Questa scelta ha permesso agli studenti di esplorare in prima persona le potenzialità del linguaggio gentile come strumento per contrastare il cyberbullismo e le dinamiche di esclusione sociale online.
Uno degli aspetti più interessanti del progetto è il tentativo di riformulare il significato della gentilezza, non come debolezza o remissività, ma come una forza rivoluzionaria, un atto straordinario e fuori dall’ordinario. “La gentilezza -spiega Bellafiore- è un atto di forza e di coraggio, una scelta che dà senso alle relazioni e alla vita stessa”. Questo valore diventa ancora più potente nell’ecosistema digitale, dove ogni gesto gentile ha il potenziale di diffondersi in modo rapido e contagioso, creando un effetto a catena che può contribuire a migliorare il clima dei social. “I comportamenti virtuosi possono avere una cassa di risonanza straordinaria ed essere contagiosi. E così, per diffusione e immediatezza, ogni atto di gentilezza digitale può avere un enorme impatto nel contrastare odio e bullismo sui social nelle sue diverse forme, oggi ad esempio molto incentrate sul bodyshaming”. Bellafiore rimarca come, soprattutto tra i giovani, esista una tendenza crescente a confondere l’essere gentili con una forma di vulnerabilità. Tuttavia, la gentilezza è, in realtà, “un antidoto ai disastri relazionali, un mezzo per costruire una cultura del rispetto reciproco”.
Il percorso di sensibilizzazione alla gentilezza e alla cortesia linguistica è stato supportato da una serie di incontri con esperti di diversi ambiti, tra cui lo scrittore Paolo Di Paolo, il teologo Andrea Lonardo, il manager Pietro Cum e Guido Stratta, presidente dell’Accademia della Gentilezza. Questi dialoghi hanno offerto una prospettiva interdisciplinare sul tema, consentendo agli studenti di esplorare la gentilezza non solo come valore personale, ma come parte integrante delle relazioni professionali e sociali. Bellafiore si augura che il Manifesto possa fungere da modello per altre università, aprendo la strada a un approccio educativo che incoraggi i giovani a rendersi protagonisti di una comunicazione rispettosa e inclusiva. “Ci auguriamo che questo Manifesto della Gentilezza inneschi un circuito positivo nelle università e nella società” conclude “perché anche una sola parola o azione gentile può interrompere una catena di odio.”
Il risultato finale di questo percorso è un Manifesto che va oltre i consigli pratici, proponendo una visione etica della gentilezza come fondamento delle relazioni interpersonali. In una realtà sociale e digitale caratterizzata dalla volatilità, il Manifesto della Gentilezza della Lumsa offre ai giovani la possibilità di sperimentare un linguaggio che non solo comunica, ma connette in profondità, trasformando ogni interazione online in un’opportunità per costruire un mondo digitale più empatico e umano.
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Gravidanza e bellezza: i rischi nascosti di smalti e trucco
Attenzione all’uso di smalti per le unghie, trucco, se siete in gravidanza. Potreste aumentare l’esposizione a sostanze chimiche tossiche, con tutte le conseguenze per la salute vostra e del vostro bambino. Una ricerca della Brown University School of Public Health, la scuola di salute pubblica della Brown University, un’università di ricerca privata nel Rhode Island (USA), ha infatti trovato una correlazione tra l’uso di prodotti per la cura della persona (PCP) e le concentrazioni di PFAS nelle donne in gravidanza o in allattamento.
In sostanza, più prodotti per l’igiene personale si usano, più si rischia di accumulare alti livelli di sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche, PFAS appunto, nel plasma sanguigno e nel latte materno.
Cosa sono i PFAS, onnipresenti e dannosi per la salute
I PFAS sono sostanze chimiche sintetiche utilizzate fin dagli anni ’50 nei prodotti di consumo e in contesti industriali, grazie alla loro capacità di resistere a olio, acqua e calore. Il lato negativo è che sono stati associati a una tutta una serie di effetti negativi sulla salute, tra cui malattie epatiche, problemi cardiometabolici e cardiovascolari e vari tipi di cancro. Inoltre, possono contribuire a esiti avversi alla nascita, come il calo del peso alla nascita, il parto pretermine, alcuni disturbi dello sviluppo neurologico e una ridotta risposta ai vaccini nei bambini. Effetti in parte dovuti al trasferimento dei PFAS attraverso la placenta e il latte materno, che facilita l’esposizione durante la gestazione e l’infanzia.
I PFAS sono persistenti nell’ambiente, onnipresenti e, sottolinea lo studio, rilevabili in quasi il 100% dei canadesi – la ricerca ha riguardato il Paese nordamericano, ma certamente il problema ci riguarda tutti. Ognuno di noi entra in contatto con i PFAS ingerendo cibo contaminato, bevendo anche semplice acqua, o attraverso gli imballaggi alimentari, le pentole, i mobili e PCP come trucco, prodotti per capelli e smalto per unghie.
Occorre sottolineare che i PFAS continuano a essere prodotti a livelli elevati a livello globale, con volumi annuali superiori a 230mila tonnellate di fluoropolimeri e 46mila tonnellate di acidi perfluoroalchilici. “Sebbene i PFAS siano onnipresenti nell’ambiente, il nostro studio indica che i prodotti per la cura della persona sono una fonte modificabile di PFAS“, ha affermato l’autrice dello studio Amber Hall, ricercatrice associata post-dottorato in epidemiologia presso la Brown University School of Public Health. Per modificabile si intende che si può ridurre l’esposizione limitando l’uso dei prodotti a rischio.
L’uso di trucco, smalti e tinture aumenta i livelli di PFAS nel corpo
L’analisi della Brown University School of Public Health, recentemente pubblicata su Environment International, ha utilizzato i dati del Maternal-Infant Research on Environmental Chemicals Study, che ha esaminato solo quattro tipi di PFAS tra i migliaia utilizzati nell’industria e nel commercio, e che dunque probabilmente sottostima l’entità del problema. La ricerca ha coinvolto 2001 donne incinte in 10 città del Canada tra il 2008 e il 2011.
L’effetto dei prodotti per la cura delle persone sui livelli di PFAS è stato analizzato nel plasma prenatale (da sei a 13 settimane di gestazione) e nel latte materno (da due a 10 settimane dopo il parto). Le partecipanti dovevano riferire la frequenza di utilizzo di otto categorie di prodotti in tre momenti: durante il primo e il terzo trimestre di gravidanza, da uno a due giorni dopo il parto e da due a dieci settimane dopo il parto.
I risultati dimostrano che nelle donne incinte al primo trimestre, un uso maggiore di prodotti per la cura delle unghie, profumi, trucco, tinture per capelli e lacche o gel per capelli era associato a concentrazioni plasmatiche di PFAS, PFOA, PFOS e PFHxS più elevate. Risultati simili sono stati osservati per l’uso di prodotti per la cura personale nel terzo trimestre e per le concentrazioni di PFAS nel latte materno da due a 10 settimane dopo il parto.
Ancora, le partecipanti che si truccavano ogni giorno nel primo e nel terzo trimestre avevano concentrazioni di PFAS nel plasma e nel latte materno rispettivamente del 14% e del 17% più elevate rispetto alle persone che non lo facevano ogni giorno.
Inoltre, i ricercatori hanno scoperto che chi usava tinture colorate permanenti uno o due giorni dopo il parto aveva livelli di PFAS più elevati (16%-18%) rispetto a chi non le utilizzava mai nelle concentrazioni del latte materno. In generale, un maggiore utilizzo di PCP è stato associato a livelli più elevati di PFOS, PFOA, PFNA e PFHxS nel post-partum.
Risultati allarmanti, che possono servire, si augurano i ricercatori, per stabilire una regolamentazione dei PFAS e, più nel piccolo, a guidare le scelte individuali in modo da ridurre l’esposizione a queste sostanze tossiche laddove possibile.
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Eduscopio 2024, quali sono le migliori scuole in Italia?...
È stata pubblicata la nuova edizione di Eduscopio 2024, il rapporto della Fondazione Agnelli che fornisce una guida completa per orientare studenti e famiglie nella scelta delle scuole superiori. Questo strumento di analisi si basa su un database che raccoglie i dati di oltre 1,3 milioni di diplomati provenienti da più di 7.000 scuole in tutta Italia, offrendo una panoramica dettagliata delle istituzioni scolastiche che preparano meglio gli studenti per l’università e il mondo del lavoro.
Le migliori scuole città per città: la classifica
Milano
- Miglior Liceo Classico: Sacro Cuore
- Miglior Liceo Scientifico: Alessandro Volta
- Miglior Liceo Linguistico: Civico Manzoni
- Miglior Istituto Tecnico Economico: Gino Zappa
- Miglior Istituto Tecnico Tecnologico: Galvani
Roma
- Miglior Liceo Classico: Ennio Quirino Visconti
- Miglior Liceo Scientifico: Augusto Righi
- Miglior Liceo Scientifico – Scienze Applicate: Antonio Labriola
- Miglior Liceo Linguistico: Edoardo Amaldi
- Miglior Liceo Scienze Umane: Margherita di Savoia
- Miglior Istituto Tecnico Economico: Cristoforo Colombo
- Miglior Istituto Tecnico Tecnologico: Boaga
Torino
- Miglior Liceo Classico: Vincenzo Gioberti
- Miglior Liceo Scientifico: Altiero Spinelli
- Miglior Liceo Linguistico: Altiero Spinelli
- Miglior Istituto Tecnico Economico: Bosso – Monti
- Miglior Istituto Tecnico Tecnologico: Santorre di Santarosa
Bologna
- Miglior Liceo Classico: Luigi Galvani
- Miglior Liceo Scientifico: Niccolò Copernico
- Miglior Liceo Scientifico – Scienze Applicate: Enrico Fermi
- Miglior Liceo Linguistico: Niccolò Copernico
- Miglior Istituto Tecnico Economico: Crescenzi-Pacinotti-Sirani
- Miglior Istituto Tecnico Tecnologico: Arrigo Serpieri
Napoli
- Miglior Liceo Classico: Convitto Vittorio Emanuele II
- Miglior Liceo Scientifico: Convitto Vittorio Emanuele II
- Miglior Liceo Scientifico – Scienze Applicate: Eleonora Pimentel Fonseca
- Miglior Istituto Tecnico Economico: Francesco Saverio Nitti
- Miglior Istituto Tecnico Tecnologico: Della Porta-Porzio
Firenze
- Miglior Liceo Classico: Galileo Galilei
- Miglior Liceo Scientifico: Niccolò Machiavelli
- Miglior Istituto Tecnico Economico: Russell – Newton
- Miglior Istituto Tecnico Tecnologico: Morante-Ginori Conti
Palermo
- Miglior Liceo Classico: Umberto I
- Miglior Liceo Scientifico: Galileo Galilei
- Miglior Istituto Tecnico Economico: Giovanni Falcone
- Miglior Istituto Tecnico Tecnologico: Giovanni Verga
Catania
- Miglior Liceo Classico: Marco Polo
- Miglior Liceo Scientifico: Galilei
- Miglior Istituto Tecnico Economico: Ferraris
Bari
- Miglior Liceo Classico: Aristotele
- Miglior Liceo Scientifico: Fermi
- Miglior Istituto Tecnico Economico: De Viti De Marco
Novità dell’edizione 2024
Quest’anno, per la prima volta, Eduscopio ha analizzato separatamente le prestazioni dei diplomati degli indirizzi scientifici sportivi. Questa scelta risponde all’aumento di popolarità di questi percorsi, che combinano l’approfondimento delle discipline scientifiche con la preparazione fisico-sportiva.
Dopo la scuola, tra università e lavoro
L’edizione 2024 riflette ancora le conseguenze della pandemia per i diplomati del 2020-2021. Secondo il rapporto, molti studenti hanno incontrato difficoltà nell’adattarsi alla didattica universitaria, con una lieve riduzione del numero di esami sostenuti e della media dei voti.
La buona notizia arriva dagli istituti tecnici e professionali: il tasso di occupazione per i diplomati di questi percorsi sta tornando ai livelli pre-pandemia. Questo dato conferma la crescente domanda di profili tecnici nel mercato del lavoro, soprattutto nei settori tecnologici e manifatturieri.
Come viene stilata la classifica Eduscopio
L’analisi di Eduscopio si basa su criteri rigorosi e oggettivi che tengono conto di due macro-aree:
- Prestazioni accademiche degli studenti universitari, valutate sulla base del numero di esami sostenuti e della media dei voti;
- Occupabilità dei diplomati negli istituti tecnici e professionali, calcolata in termini di percentuale di studenti occupati a due anni dal diploma.
Questo approccio permette di identificare le scuole non solo in base alla preparazione accademica ma anche in relazione alla capacità di inserirsi rapidamente nel mondo del lavoro.
Cosa significa Eduscopio per studenti e famiglie
Con l’avvicinarsi del periodo delle iscrizioni scolastiche, Eduscopio rappresenta una risorsa fondamentale per orientarsi tra le molteplici opzioni disponibili. Scegliere la scuola giusta non significa solo optare per il percorso formativo più adatto alle inclinazioni dello studente, ma anche garantire una preparazione che risponda alle esigenze future del mercato del lavoro.
L’analisi evidenzia forti disparità regionali. Le scuole delle città settentrionali, in particolare quelle di Milano e Bologna, continuano a distinguersi per eccellenza accademica e occupazionale, mentre nel Sud Italia permangono difficoltà strutturali legate alla carenza di risorse e infrastrutture scolastiche. Tuttavia, alcune città meridionali, come Napoli e Bari, stanno emergendo con scuole in grado di competere con quelle del Centro-Nord, dimostrando come l’impegno di studenti e docenti possa fare la differenza. Il Politecnico del capoluogo pugliese, inoltre, è il primo in Italia per assunzioni entro un anno dalla laurea.
Consigli per sfruttare al meglio Eduscopio
Per le famiglie che devono scegliere la scuola superiore, è importante:
- Considerare i propri obiettivi: se l’intenzione è proseguire con l’università, privilegiare scuole con buoni risultati accademici. Per chi vuole entrare nel mondo del lavoro subito dopo il diploma, preferire istituti tecnici e professionali con alti tassi di occupazione;
- Confrontare le opzioni locali: Eduscopio consente di filtrare i risultati per area geografica, permettendo di scegliere scuole vicine e accessibili;
- Valutare i trend futuri: il mercato del lavoro evolve rapidamente, ed è utile considerare percorsi che offrono competenze richieste in settori emergenti, come la tecnologia e la sostenibilità.
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Femminicidio, uccise 96 donne nel 2023. Valditara: “Mai...
I femminicidi stimati in Italia sono pari a circa l’82% del totale delle donne uccise. È quanto emerso dal report Istat “Le vittime di omicidio anno 2023” che ha preso in considerazione, in base al framework delle Nazioni Unite al quale l’Italia ha aderito, la definizione di femminicidio come l’omicidio che riguarda l’uccisione di una donna in quanto donna.
Dalle informazioni al momento disponibili (relazione tra vittima e autore, movente, ambito dell’omicidio) è stata elaborata una stima del fenomeno che, per molti, smentirebbe le parole del ministro all’Istruzione Giuseppe Valditara.
All’inaugurazione della Fondazione Giulia Cecchettin alla Camera dei deputati, in un videomessaggio, il ministro aveva citato il fenomeno dell’immigrazione illegale tra le cause della violenza sessuale: “È legato anche a forme di marginalità e di devianza in qualche modo discendenti da una immigrazione illegale”. Parole che hanno creato polemica in quanto, sempre secondo il report Istat, il 94,3% delle donne italiane uccide per motivi sentimentali è vittima di italiani. Scopriamo, quindi, la dimensione del fenomeno in Italia e come il ministro ha chiarito il fraintendimento che si è generato in seguito alle sue parole.
Femminicidi e omicidi in Italia
Secondo quanto emerso dal report, “sono 63 le donne uccise nell’ambito della coppia, dal partner o ex partner; sono 31 le donne uccise da un altro parente; due le donne uccise da un conoscente con movente passionale. In totale si tratta di 96 femminicidi presunti su 117 omicidi con una vittima donna. Nel 2019, erano 101 su 111, nel 2020 erano 106 su 116, nel 2021 104 su 119, nel 2022 105 femminicidi presunti su 126 omicidi”.
“Tra le restanti 21 vittime donne: quattro sono state uccise per rapine, una per follia, tre per interessi economici o debiti, sei per futili motivi, liti o rancori da conoscenti e sconosciuti, una per motivi legati agli stupefacenti ed una per regolamento di conti nell’ambito mafioso, mentre per cinque non è stato stabilito il movente e di queste tre non hanno un autore identificato – si osserva nel report dell’Istat – Di questi 21 casi, 15 omicidi sono stati perpetrati da uomini, uno da una donna conoscente e per quattro non si conosce il sesso dell’autore, in quanto si tratta di casi di omicidio non risolti”.
“Sono i partner a compiere omicidi”
Per le donne si conferma un quadro stabile in cui le morti violente avvengono soprattutto nell’ambito della coppia. Nel 2023 è pari allo 0,21 per 100mila donne il tasso delle donne uccise da un partner o un ex partner – sia esso un coniuge, un convivente o un fidanzato o un amante – del tutto simile a quello del 2022 (0,20). Mentre per gli uomini, lo stesso tasso è pari a 0,02 per 100mila uomini”.
“In particolare – continua il report Istat – sono i partner con cui la donna ha una relazione al momento della morte (coniugi, conviventi, fidanzati) a compiere il maggior numero degli omicidi nella coppia (il 41%), mentre sono il 12,8% gli ex partner (ex coniugi, ex conviventi, ex fidanzati). Il rischio di essere uccise da un partner non si differenzia a seconda delle età (a partire dai 18 anni)”. “Sessantuno sono i partner maschi (96,8%) delle 63 donne uccise nell’ambito della coppia, mentre i sei uomini vittime di partner sono stati uccisi tutti da donne”, continua il report.
“Le donne italiane vengono uccise dai partner, attuali o precedenti, nel 51,5% dei casi, le straniere nel 68,7% – prosegue – Risulta lievemente in diminuzione il tasso delle donne uccise da parenti (0,10 nel 2023; 0,14 nel 2022). Le donne uccise da altri familiari (31) sono state uccise da uomini nell’83,8% (26 casi) e da donne in cinque casi. Sono 40 gli uomini uccisi dai parenti, 37 dei quali sono stati assassinati da altri uomini”.
La polemica
I dati Istat riportano anche la nazionalità d’origine degli assassini e arrivano in seguito alle polemiche nate dalle parole del ministro Valditara che – nel videomessaggio – ha dichiarato che tra le cause della violenza contro le donne ci sarebbe anche l’immigrazione illegale. Un’affermazione, questa, che ha destato qualche perplessità nell’opinione pubblica, anche alla luce di quel “94,3% delle donne italiane è vittima di italiani” riportato dall’Istituto di ricerca.
Il messaggio è stato espresso nel giorno dell’anniversario della morte di Giulia Cecchettin, studentessa 22enne uccisa dal fidanzato, alla presentazione da parte del padre Gino della fondazione inaugurata negli scorsi giorni e che si propone l’obiettivo di sensibilizzare e tutelare le donne vittime di violenza.
La ragazza, un anno fa, è stata assassinata dal compagno “bianco perbene”, come lo ha definito la sorella, secondo la quale, come Giulia, sono tante le donne uccise da partner o ex partner e non di nazionalità straniera. Inoltre, lo stesso padre della giovane vittima ha ribadito che la violenza è violenza indipendentemente dalla provenienza dell’assassino.
A creare la polemica che divampa sui social, però, sono stati due principali fattori:
- Il fatto che il ministro abbia detto che il concetto di “patriarcato” si è ormai estinto nonostante persistano fenomeni di maschilismo. Nel suo intervento, Valditara aveva dichiarato che “la visione ideologica vorrebbe risolvere la questione femminile lottando contro il patriarcato. Ma come fenomeno giuridico è finito con la riforma del diritto di famiglia del 1975, che ha sostituito alla famiglia fondata sulla gerarchia la famiglia fondata sulla eguaglianza”. Per alcuni “Cassare a ideologico il femminismo vs il patriarcato è stato un atto sminuente (si legge sui social)” che affievolirebbe le cause culturali che persistono dietro la violenza di genere.
- Il fatto che il ministro, dicendo che tra le cause della violenza contro le donne c’è anche l’immigrazione illegale, avrebbe spostato il focus dell’attenzione su uno dei temi maggiormente trattati in campagna elettorale dell’attuale governo: le politiche migratorie. Per molti, si è trattato di un atto di “propaganda politica non supportato dai dati”.
La risposta di Valditara
Il ministro si è difeso dalle accuse, oggi al Salone dello studente a Roma, sostenendo di non aver mai detto che il femminicidio è colpa degli immigrati: “Non ho mai detto che il femminicidio è colpa degli immigrati, ma che in Italia c’è un aumento preoccupante delle violenze sessuali a cui contribuisce anche, ed è importante l’anche, la marginalità e la devianza conseguenti a un’immigrazione irregolare”.
“Le violenze sessuali sono un altro fenomeno molto triste – ha aggiunto Valditara -. I dati Istat e del ministero dell’Interno sono purtroppo inequivocabili e mi dispiace che qualcuno li abbia alterati o non li abbia conosciuti. Non ho detto che l’immigrato è causa di questo”.