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Trump in 7 giorni nomina falchi e fedelissimi, verso governo con pugno di ferro

Dossier cruciale sui migranti affidato a Homan e Miller. A Noem, la governatrice che sparò al suo cucciolo, la guida del Dipartimento di Sicurezza Interna. Marco Rubio probabile segretario di Stato

Donald Trump - (Afp)

Dimenticate il 2016, quando Donald Trump stesso fu colto di sorpresa, e senza alcuna squadra pronta, dalla vittoria elettorale. Ora, otto anni dopo e con un partito repubblicano completamente controllato da lui e orientato al Maga, il presidente in meno di sette giorni ha già nominato un nutrito gruppo di fedelissimi e falchi per mantenere le promesse fatte all'America che l'ha votato, di un governo con il pugno di ferro contro migranti, avversari e il 'deep state', cioè le migliaia di dipendenti federali considerati un ostacolo alla sua agenda politica.

Dossier migranti affidato a Homan e Miller

Primo dossier affrontato è stato quello dell'immigrazione, argomento principe della campagna elettorale tutta incentrata, anche con toni razzisti e xenofobi, alla promessa di iniziare dal primo giorno a deportare milioni di migranti senza documento. Dossier che è stato affidato a Tom Homan, capo dell'Ice nei primi anni della prima amministrazione Trump che divenne il volto delle sue misure più criticate, dal muslim ban ai bambini migranti separati dai genitori e chiusi nelle gabbie, in qualità di 'zar dei confini', e a Stephen Miller, che di quelle misure fu il discusso architetto.

Il 39enne ex speechwriter infatti sarà il vice capo dello staff, al fianco di Susie Wiles, la 'ice baby', la ragazza di ghiaccio, come l'ha chiamata Trump nel discorso della vittoria ringraziandola per aver guidato la sua campagna alla vittoria, e che ora sarà la prima donna capo dello staff, una sorta di primo ministro, alla Casa Bianca.

Entrambi coinvolti nella stesura del Project 2025, un programma di governo di estrema destra pubblicato dalla Heritage Foundation, Homan e Miller nei mesi scorsi hanno più volte preso posizioni per una politica di tolleranza zero verso i migranti. Intervistato dal Washington Post dopo la nomina, il 62enne, un ex poliziotto che poi ha fatto tutta la carriera all'interno dell'Ice, la temuta polizia anti-migranti, ha affermato che "non sto parlando di arrestare un milione di persone in una settimana, inizieremo dai peggiori", riferendosi all'idea di iniziare con la deportazione dei migranti con precedenti penali.

Ma poi ha ribadito che chiunque degli 11 milioni di migranti senza precedenti abbia un ordine di rimpatrio sarà deportato: "Se questi ordini non vengono applicati, allora noi che diavolo facciamo, la legge non prevede che si debba commettere un crimine per essere deportato". "America è per gli americani e solo per gli americani", è arrivato a dire intervenendo al controverso rally del Madison Square Garden Miller, che nel 2018 dovette fare i conti con le accuse pubbliche di ipocrisia che gli rivolsero i familiari, ricordando che suoi antenati all'inizio del secolo sfuggirono ai pogrom anti-ebrei in Bielorussia accolti dall'America come i rifugiati a cui lui ora chiudeva le porte.

Ora Miller torna alla Casa Bianca ancora più agguerrito, con l'idea di utilizzare aerei militari e truppe della Guardia Nazionale, anche inviando quelle degli stati repubblicani in stati democratici, per assistere l'Ice nell'immensa operazione di deportazione di milioni di migranti che potranno essere rinchiusi i quelli che non ha esitato a definire "campi" di detenzione.

Ecco Noem e Waltz

Accanto ai due falchi anti-immigrati, Trump ha nominato un'altra fedelissima alla guida del Dipartimento di Sicurezza Interna, da cui dipende anche la gestione del dossier immigrazione, Kristi Noem. La governatrice del South Dakota ama così tanto proiettare un'immagine da "dura" di se stessa che non ha esitato nella biografia a raccontare di aver ucciso il suo cucciolo perché era irrequieto, provocando un'ondata di critiche che le sarebbero costate la possibilità di diventare la vice di Trump. Ma non le ha fatto perdere la stima e la fiducia del tycoon che ora le affida il mega dipartimento, con un budget di 60 miliardi e centinaia di migliaia di dipendenti.

Mike Waltz sarà il prossimo consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha confermato Trump su Truth Social, dopo le indiscrezioni delle ultime ore. "Sono onorato di annunciare che il deputato Mike Waltz, repubblicano della Florida, è stato nominato come mio consigliere per la Sicurezza nazionale", scrive il presidente eletto in un post.

"Mike è il primo berretto verde ad essere stato eletto al Congresso e in precedenza ha prestato servizio alla Casa Bianca e al Pentagono - ha scritto Trump nel post su Truth - Mike ha prestato servizio nelle Forze speciali dell'esercito per 27 anni, dove è stato impiegato più volte in combattimenti per i quali è stato insignito di quattro Stelle di bronzo, di cui due al valore".

"Mike è andato in pensione come colonnello ed è un leader riconosciuto a livello nazionale nel campo della sicurezza nazionale, un autore di bestseller e un esperto delle minacce poste dalla Cina, dalla Russia, dall'Iran e dal terrorismo globale”, ha detto il tycoon.

Rubio segretario di Stato

Secondo i media americani, Trump avrebbe anche scelto il prossimo segretario di Stato, puntando Marco Rubio, una scelta che è un riconoscimento del ruolo svolto dal senatore della Florida per mobilitare il voto ispanico in favore del tycoon.

Il 53enne repubblicano, noto per le posizioni da falco contro la Cina e, ovviamente, Cuba da dove è scappata la sua famiglia, diventerebbe il primo capo della diplomazia Usa di origine ispanica. Nei giorni scorsi si è scritto che Trump era orientato più verso Ric Grenell, un suo fedelissimo che era stato suo ambasciatore in Germania e poi direttore del National Intelligence, ma poi ieri si sarebbe orientato per Rubio, dopo una serie di contatti con alleati del senatore. Completa la squadra di politica estera, Elise Stefanik, 40enne deputata di New York che in pochi anni, da fedelissima del tycoon, ha fatto una rapida ascesa nel partito diventando numero 3 al Congresso, e ora ambasciatrice alle Nazioni Unite.

Ex deputato Zeldin all'agenzia per Ambiente

Per l'Epa, l'agenzia che svolge di fatto il ruolo di ministero dell'Ambiente, ha scelto l'ex deputato repubblicano Lee Zeldin, un avvocato che non ha esperienza in materia ambientale che ha già annunciato che la sua linea sarà la "deregulation", intesa a smantellare le misure e i regolamenti per la difesa dell'ambienta adottati dall'amministrazione Biden.

"Le industrie vogliono crescere, espandersi ed avere l'abilità di esportare quello che producono, invece di esportare posti di lavoro - ha detto intervistato ieri da Fox - ci sono regolamenti che la sinistra ha adottato che finiscono per spingere il business nella direzione sbagliata". L'indirizzo del suo lavoro sarà dato da Trump stesso che nei giorni scorsi ha confermato che nel primo giorno di mandato farà uscire gli Stati Uniti dagli accordi di Parigi sul clima, come già fece nel 2017.

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Esteri

Trump sfida il Senato repubblicano, Gaetz alla Giustizia e...

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Shock e incredulità per la nomina ad attorney general del deputato sotto inchiesta alla Camera per uno scandalo sessuale

Donald Trump - (Afp)

Le provocatorie nomine dei fedelissimi, e controversi, Matt Gaetz alla Giustizia e Tulsi Gabbard alla guida della National Intelligence sono piombate a Capitol Hill come una sfida alla stessa maggioranza repubblicana al Senato. Anche perché gli annunci sono stati fatti poche ore dopo che i senatori hanno scelto come prossimo leader della maggioranza il moderato John Thune, contro il quale negli ultimi giorni si erano scatenati gli attacchi del Maga, Elon Musk in testa, che bocciavano il senatore del South Dakota come rappresentante dell'establishment e davano il loro appoggio a Rick Scott, che ha raccolto però i sostegni di appena 13 senatori.

E' in particolare la nomina di Gaetz, sotto inchiesta alla Camera per questioni etiche dopo che il dipartimento di Giustizia (che ora dovrà guidare) l'ha indagato senza incriminarlo per traffico sessuale con minorenni, che sta creando il maggiore shock ed oltraggio al Congresso, anche tra i senatori repubblicani che dovranno confermarlo. I repubblicani avranno una maggioranza tra i 52 e i 53 seggi, quindi anche un piccolo gruppo di oppositori potrebbe creare dei problemi alla conferma del deputato.

Chi è Matt Gaetz

Gaetz, 42 anni, è stato indagato dai procuratori federali per accuse di sfruttamento sessuale di una 17enne. L'inchiesta federale si è chiusa senza incriminazioni, ma ora è la commissione Etica della Camera ad indagare sulle accuse di natura sessuale e uso illecito di droga. Al centro delle accuse i viaggi che Gaetz avrebbe fatto alle Bahamas con escorti pagate per viaggiare con lui, cosa che viola le legge federale, tra le quali anche una minorenne. Accuse sempre negate dal repubblicano che in questi anni si è imposto come una figura divisiva anche all'interno del partito repubblicano, soprattutto per essere stato alla guida del gruppo di trumpiani di estrema destra che fecero cadere lo Speaker Kevin McCarthy e precipitare la Camera nel caos.

Se confermato, e il se è d'obbligo date le dichiarazione negative o per lo meno scettiche arrivate dai senatori repubblicani che dovranno votare la sua ratifica, Gaetz sarà il primo attorney general in 40 anni che non abbia un passato di procuratore o giudice. Ma arriverà sulla scia di dichiarazioni incendiarie contro magistratura federale e Fbi. E la promessa, o minaccia, di vendette e purghe tra i 100mila dipendenti del dipartimento, dove la nomina viene definita come "folle" e "ridicola".

"Guardate ha qualifiche straordinarie, quanti altri possibili attorney general possono vantare un'esperienza come indagato in un'inchiesta federale?", ironizza un dipendente della Giustizia con Nbcnews, dimenticando forse che Trump ha vinto le elezioni da incriminato in un processo federale e condannato in uno penale. Ironia a parte, si prevede che l'arrivo di Gaetz alla Giustizia possa provocare una fuga di procuratori federali.

Quello che è certo è che il controverso repubblicano diventerà alla Giustizia il braccio armato di Trump senza ma e senza se. Ben diverso dal Jeff Sessions, attorney general della prima amministrazione Trump che fu messo nella lista nera del tycoon per aver seguito la legge nominando Robert Mueller procuratore speciale sul Russiagate. "Questo è il partito di Donald Trump e io sono un repubblicano di Donald Trump", recita lo slogan per la rielezione alla Camera di Gaetz che fu uno degli oratori del comizio del 6 gennaio in cui Trump poi esortò i suoi ad assalire il Congresso. "Non ci vergogniamo di nulla", disse.

Scetticismo dei repubblicani

"Non credo che sia una nomination seria ad attorney general, questa è la mia opinione, dobbiamo avere un attorney general serio, sono ansiosa di poter valutare qualcuno di serio", ha affermato senza mezzi termini Lisa Murkowski, la senatrice moderata dell'Alaska che è stata tra i sette senatori che votarono per condannare Trump al processo di impeachment per l'assalto al Congresso.

Più cauto John Cornyn, il presidente della commissione Giustizia che dovrà quindi passare al vaglio la nomination di Gaetz, che assicura che il Senato "prenderà in considerazione seriamente ogni nominato da Trump, ma abbiamo anche una responsabilità costituzionale". Riguardo poi al deputato repubblicano, il senatore texano aggiunge di "non conoscerlo, a parte la sua immagine pubblica".

E si dice "certo" che durante le audizioni di conferma ci saranno domande sull'inchiesta in corso alla Camera sulle accuse di natura sessuale. Sulla stessa posizione un altro membro repubblicano della commissione Giustizia, Thom Tillis, afferma che come "parte del processo" ci sarà uno "sguardo onesto" sulle indagini. Ancora più scettica Susan Collins, l'altra senatrice moderata: ""ovviamente, il presidente il diritto di nominare chi vuole, ma sono certa che si saranno molte domande" in particolare riguardo all'inchiesta del comitato etico.

Infine Kevin Cramer, affermando che le prospettive di conferma di Gaetz sono in salita, aggiunge apertamente che sia "molto possibile" che Trump stia testando quanto possa controllare il Senato. Anche alla Camera, dove lo scorso anno Gaetz è stato il principale animatore del gruppetto di estremisti di destra che hanno fatto cadere lo Speaker Kevin McCarthy facendo precipitare la Camera nel caos, molti repubblicani hanno replicato con incredulità alla nomina di Gaetz.

E Max Miller, deputato eletto in Ohio, non ha esitato a definire "stupida" la nomina di Gaetz: "Credo che il presidente lo stia premiando per essere stato un soldato così leale, ma il presidente è abbastanza intelligente per sapere che Mr Gaetz non verrà mai confermato in Senato".

Vale la pena comunque ricordare che nei giorni scorsi, quando Trump aveva annunciato nomine che raccoglievano solo elogi e sostegni al Senato come Susie Willes come capo dello staff della Casa Bianca, aveva avvisato che il prossimo leader repubblicano al Senato dovrà essere pronto ad accettare che i suoi nominati vengano confermati senza audizioni, tramite attraverso il ricorso del recess appointment, che permette, in effetti in condizioni di emergenza, al presidente di confermare ministri senza audizioni e voto al Senato.

Scott si era subito detto d'accordo "al 100%" con il presidente eletto, mentre Thune aveva messo le mani avanti rispetto alla possibilità di rinunciare alla principale responsabilità costituzionale del Senato di controllo del potere presidenziale. E subito dopo sono arrivate, proprio come una sfida, le nomine che stanno facendo venire il mal di pancia a qualche repubblicano. Prima di quella di Gaetz e Gabbard, quella al Pentagono di Pete Hegseth, affidando l'esercito più potente del mondo ad un conduttore di Fox News, che sfoggia tatuaggi con simboli dei crociati, cari ai membri delle milizie di estrema destra, la cui più importante qualifica è essere un fedelissimo di Trump.

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Esteri

Minaccia a Tajani: “Stop sostegno a Israele, pronti...

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La lettera minatoria al ministro degli Esteri e vicepremier con avvertimento del 'Movimento globale contro il nazi-sionista terrorista stato di Israele per la liberazione della Palestina'

Antonio Tajani - Fotogramma

Antonio Tajani destinatario di una lettera minatoria per il sostegno italiano a Israele. Il vice premier e ministro degli Esteri ha ricevuto "un avvertimento", che riguarda anche "le autorità" di altri Paesi, siglato dal cosiddetto "Movimento globale contro il nazi-sionista terrorista stato di Israele per la liberazione della Palestina", nel quale si annunciano attacchi a partire da domani contro "gli interessi dello Stato ebraico".

"Formati gruppi per difendere palestinesi, utilizzeremo forza armata"

"Un avvertimento alle autorità dei paesi che sostengono l'entità sionista israeliana, Stati Uniti d'America, Gran Bretagna, Germania, Francia, Italia, alla luce del silenzio globale e del sostegno illimitato al crimine di genocidio contro il popolo palestinese - si legge nella lettera, il cui mittente è A.F. di Bologna e indirizzata all'ufficio di Tajani a Palazzo Chigi - Crediamo nel diritto del popolo palestinese a vivere sulla propria terra e a continuare la resistenza fino alla liberazione". "In risposta ai crimini commessi contro il popolo palestinese, tra cui l'uccisione fino ad oggi di oltre 50.000 bambini, donne e anziani innocenti e il ferimento di oltre 200.000 persone, abbiamo formato gruppi di persone di tutte le nazionalità del mondo per difendere i diritti dei palestinesi", afferma il movimento. Che poi minaccia: "Di conseguenza dichiariamo che a partire dal 15 novembre 2024 utilizzeremo la forza armata per colpire tutti gli interessi dello Stato terrorista di Israele, accusato a livello internazionale di crimini di guerra e genocidio, comprese le sue ambasciate, i suoi musei e tutte le sue attività e raduni in tutto il mondo".

"In questo contesto, invitiamo i governi sopra menzionati a smettere di sostenere politicamente, economicamente e militarmente lo stato terrorista nazi-sionista di Israele e ad adottare una posizione di neutralità. Esortiamo inoltre le vostre forze e tutti gli individui associati a questa entità a evacuare le loro posizioni per la loro sicurezza", conclude la lettera.

La solidarietà al ministro

''La mia vicinanza e solidarietà al vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani per la missiva dai toni minatori recapitata oggi a Palazzo Chigi intestata a un sedicente gruppo pro Palestina. Sono minacce inaccettabili che richiedono una risposta ferma e decisa da parte di tutti per evitare di alimentare un clima di odio e violenza in una situazione internazionale estremamente complessa e delicata. Gli investigatori sono già al lavoro per individuare i responsabili”, sottolinea il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

"Il gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati esprime piena solidarietà al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, per le ignobili minacce ricevute in una missiva firmata da un sedicente gruppo pro-Palestina. Siamo certi che queste vili intimidazioni non fermeranno il lavoro diplomatico del ministro, il cui obiettivo è il raggiungimento di una pace giusta e duratura, anche al fine di avere una stabilità internazionale nell’area mediorientale". Così Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera.

"Piena solidarietà al Vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani, minacciato da folli antisemiti e antisraeliani. L'attacco a Tajani fa seguito a quello che molti di noi hanno ricevuto, qualche tempo fa, da un sedicente partito comunista, dalle cosiddette Carc. Come ho denunciato in un esposto alle forze dell'ordine e alla magistratura quell'appello, che ha colpito molti di noi, appare frutto di organismi deviati e di qualche ambiente giornalistico che vediamo impegnato, sulle televisioni e non solo, a denigrare Israele ed a dar luogo alla propaganda antisemita", dichiara il presidente dei senatori di FI, Maurizio Gasparri. "C'è un complesso di attacchi che viene da ambienti di militanza politica ed informativa, che adesso prende corpo anche in questa minaccia rivolta a Tajani. La cui azione ed il cui coraggio sono riferimenti interni ed internazionali. All'insegna della chiarezza e della lealtà verso tutti gli alleati dell'Occidente, a cominciare da Israele”, conclude.

“Nessuna vile intimidazione farà arretrare di un millimetro il nostro Governo sulle posizioni in politica estera: siamo impegnati nel favorire il dialogo, ribadendo il sostegno convinto a Israele e l’impegno per la ricerca di una giusta soluzione per la Palestina, così da arrivare ad ottenere quella pace duratura auspicata per tutto il Medio Oriente. Mai come ora, grazie al Governo Meloni, stabile, credibile e autorevole e grazie soprattutto alla serietà e all’ affidabilità riconosciuta in tutto il mondo ad Antonio Tajani, la nostra voce è rispettata e ascoltata. Innalzare i toni porta ad una degenerazione del clima che non va sottovalutata. A Tajani la massima solidarietà e vicinanza nell’assoluta certezza che continuerà alla grande, con coraggio, il suo eccellente e instancabile lavoro”, ha dichiarato Alessandro Battilocchio, deputato di Forza Italia.

"Esprimo la mia massima solidarietà al ministro Antonio Tajani, destinatario oggi di una grave e inaccettabile lettera di minacce. Sono certa che non si farà intimorire e proseguirà con ancor più determinazione gli obiettivi politici e gli incarichi istituzionali". Così l'eurodeputata azzurra Letizia Moratti da Bruxelles, dove è in corso la seduta plenaria del Parlamento Ue.

“Le minacce al ministro Tajani sono particolarmente gravi, perché sono indirizzate a un uomo che ha parlato e agito sempre con grande equilibrio sulla questione mediorientale. Esprimo a lui la mia totale vicinanza, consapevole che continuerà a lavorare per la pace, come ha sempre fatto con coraggio e abnegazione”. Lo ha dichiarato il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’informazione e all’editoria, Alberto Barachini.

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Esteri

Iran, in clinica psichiatrica chi sfida l’obbligo del...

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La decisione delle autorità per zittire il movimento delle donne iniziato con l'uccisione di Masha Amini fino ad arrivare alla studentessa che si è spogliata all'università. Verrà aperta una clinica specializzata "per il trattamento della rimozione dell'hijab"

La protesta dopo l'omicidio di Masha Amini - Afp

In Iran la sfida all'obbligo di indossare l'hijab rischia ufficialmente di finire in "cliniche" per il "trattamento psicologico" delle donne che osano non rispettare le norme sul velo. Indignate donne e attiviste, associazioni per la difesa dei diritti umani. E' stata una donna, Mehri Talebi Darestani, a capo del Dipartimento per le donne e la famiglia del quartier generale per la Promozione delle virtù e la prevenzione del vizio, ad annunciare l'apertura di una "clinica per il trattamento della rimozione dell'hijab". Una struttura che, ha detto, offrirà "trattamento scientifico e psicologico".

Una decisione "vergognosa", dice Sima Sabet, giornalista iraniana che vive nel Regno Unito sfuggita lo scorso anno a un tentativo di omicidio, citata dal Guardian. "E' agghiacciante l'idea di aprire cliniche per 'curare' le donne non velate", afferma. Un'iniziativa "né islamica né in linea con le leggi iraniane", le fa eco l'avvocato iraniano Hossein Raeesi. "Non sarà una clinica, sarà una prigione", dice una giovane dall'Iran.

L'annuncio delle autorità iraniane è arrivato dopo che i media iraniani hanno riferito del trasferimento in un ospedale psichiatrico di una studentessa universitaria arrestata dopo essersi spogliata a Teheran in quella che sarebbe stata una protesta per essere stata aggredita dagli agenti della sicurezza del campus per aver violato le disposizioni sull'hijab.

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