E’ morto Franco Ferrarotti, padre e decano della sociologia italiana
Aveva 98 anni. La notizia della scomparsa è stata confermata all'Adnkronos dai suoi collaboratori
Il sociologo Franco Ferrarotti, considerato il padre della sociologia italiana e suo decano, è morto all'età di 98 anni oggi a Roma. La notizia della scomparsa è stata confermata all'Adnkronos dai suoi collaboratori. E' stato un maestro della ricerca sociale, ha rappresentato una figura scientifica di profilo internazionale e ha contribuito in maniera decisiva all'insediamento della sociologia nelle istituzioni scientifiche italiane.
Padre e decano della sociologia italiana
Nato a Palazzolo Vercellese il 7 aprile 1926, si era laureato in filosofia all'Università di Torino nel 1949 con una tesi su "La sociologia di Thorstein Veblen", autore che poi tradusse per Einaudi su invito di Cesare Pavese. Professore emerito di sociologia all'Università "La Sapienza" di Roma, dove ha svolto tutta la carriera accademica, nel 1961 Ferrarotti ottenne la cattedra di sociologia dopo aver vinto il primo concorso bandito in Italia per questa disciplina. Nel 1962 contribuì alla creazione della Facoltà di sociologia dell'Università di Trento, dove ha poi avuto la sua seconda cattedra di sociologia.
Fra gli anni Cinquanta e Sessanta Ferrarotti ha condotto una serie di ricerche pionieristiche sul sindacalismo, sui movimenti sociali, la trasformazione del lavoro, le comunità locali e la sociologia urbana. Si è particolarmente interessato ai fondamenti di legittimazione del potere in una società in trasformazione come quella moderna e ha studiato il problema dei fini e dell'orientamento culturale di fondo della società industriale.
Ferrarotti è stato fondatore, con il filosofo Nicola Abbagnano, nel 1951 dei "Quaderni di sociologia", di cui fu direttore fino al 1967, anno in cui dette vita alla rivista "La critica sociologica", di cui da allora è stato sempre il direttore. È stato tra i fondatori, a Ginevra, del Consiglio dei Comuni d'Europa, responsabile della divisione dei progetti di ricerca dell'Ocse a Parigi. Nominato direttore di studi alla Maison des Sciences de l'Homme di Parigi nel 1978, è stato insignito del Premio per la carriera dall'Accademia nazionale dei Lincei nel 2001 e del titolo di Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica dall'allora presidente Carlo Azeglio Ciampi nel 2005. Era Membro della New York Academy of Sciences e presidente onorario dell'Associazione Nazionale Sociologi.
Ferrarotti ha insegnato nelle università di Chicago, Boston, New York, Toronto, Mosca, Varsavia, Colonia, Tokyo e Gerusalemme. Generazioni di studenti ricordano le appassionanti lezioni di Ferrarotti all'università romana. Provocatori i suoi interventi sui diversi temi politici e sociali del paese dagli anni '60 fin quasi ad oggi. La attività di ricerca e di studio di Ferrarotti è contenuta in una mole enorme di scritti che ha continuato a pubblicare fin oltre i 90 anni. Tra il 2019 e il 2020 l'editore Marietti ha pubblicato l'Opera omnia di Ferrarotti composta da sei volumi per un totale di 5mila pagine.
Prima di avviare la carriera accademica, Ferrarotti fu il più stretto collaboratore dell'imprenditore Adriano Olivetti (dal 1948 al 1960), elaborando per suo conto il progetto politico e sociale di Comunità. Fu deputato indipendente nel Parlamento durante la terza legislatura (1959-63), in rappresentanza del Movimento di Comunità fondato da Olivetti, di cui prese il posto dopo le sue dimissioni dalla Camera. Su questa importante collaborazione ha pubblicato “Un imprenditore di idee. Una testimonianza su Adriano Olivetti” (Edizioni di Comunità, 2001) mentre sull'esperienza parlamentare “Nelle fumose stanze. La stagione politica di un 'cane sciolto'” (Guerini Studio, 2006).
Le opere
Fra le opere principali di Ferrarotti si segnalano: “Sindacati e potere” (Edizioni di Comunità, 1954); “La protesta operaia” (Edizioni di Comunità, 1955); “La sociologia come partecipazione” (Taylor, 1961); “Max Weber e il destino della ragione” (Laterza, 1965); “Trattato di sociologia” (Utet, 1968); “Roma da capitale a periferia” (Laterza, 1970); “La sociologia del potere” (Laterza, 1972); “Vite di baraccati. Contributo alla sociologia della marginalità” (Liguori, 1974); “Studenti, scuola, sistema” (Liguori, 1976); “Giovani e droga” (Liguori, 1977); “Alle radici della violenza” (Rizzoli, 1979); “La società come problema e come progetto” (Mondadori, 1979); “Storia e storie di vita” (Laterza, 1981); “Il paradosso del sacro” (Laterza, 1983); “La qualità nella sociologia” (Laterza, 1988).
La sua produzione saggistica è proseguita corposa anche negli anni successivi: “L'Italia in bilico” (Laterza, 1990); “Roma madre matrigna” (Laterza, 1991); “I grattacieli non hanno foglie” (Laterza, 1991); “Mass media e società di massa” (Laterza, 1992); “La tentazione dell'oblio: razzismo, antisemitismo e neonazismo” (Laterza, 1993); “Homo sentiens: giovani e musica” (Liguori, 1995); “Rock, rap e l'immortalità dell'anima” (Liguori, 1996); “L'Italia tra storia e memoria” (Donzelli, 1997); “La verità? È altrove” (Donzelli, 1999); “Il potere” (Newton Compton, 2004); “La televisione” (Newton Compton, 2005); “America oggi. Capitalismo e società negli Stati Uniti” (Newton Compton, 2006); “Vita e morte di una classe dirigente” (Edup, 2007); “L'identità dialogica” (Ets, 2007); “Fondi di bottiglia” (Solfanelli, 2008); “Il senso del luogo” (Armando, 2009). Nel 2010 è tornato a riflettere sul ruolo della sociologia nel volume “Perché la sociologia?” (Mondadori Education), intervistato da Umberto Melotti e Luigi Solivetti, mentre nel 2012 ha pubblicato il testo autobiografico "Atman. Il respiro del bosco" (Empiria) e il saggio “Un popolo di frenetici informatissimi idioti” (Solfanelli), cui ha fatto seguito “La religione dissacrante. Coscienza e utopia nell'epoca della crisi” (Solfanelli, 2013). Il suo volume più recente è “Dalla società irretita al nuovo umanesimo” (Armando, 2020).
Nel corso della sua attività di ricerca Ferrarotti ha analizzato il tipo e la qualità di razionalità che regge le società tecnicamente orientate e post-tradizionali, ponendosi il problema dei limiti della razionalità formale, puramente tecnica, e quello del passaggio dalla razionalità tecnico-formale alla razionalità sostanziale. In questa prospettiva ha ripreso criticamente la lezione del marxismo, depurata dai meccanicismi ma anche dalle "impazienze dialettiche", nello stesso tempo analizzando il problema dei fini e dell'orientamento culturale di fondo della società industriale. Da ultimo, si è particolarmente interessato all'analisi e alla comprensione della polarità razionale-irrazionale, “al di fuori di ogni catastrofismo romantico ma anche di ogni facile fede illuministica”, per sua stessa ammissione. (di Paolo Martini)
Cultura
A Lucca Giacomo Puccini Manifesto, pubblicità e...
Inaugurata a Lucca, presente il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi, una mostra inedita dedicata a Giacomo Puccini, come parte delle celebrazioni per il centenario della morte del celebre compositore lucchese. Intitolata “Giacomo Puccini Manifesto. Pubblicità e illustrazione oltre l’opera lirica” l’esposizione, per la prima volta esplora il rapporto tra Puccini e il manifesto pubblicitario, portando alla luce i manifesti originali che raccontano non solo la vita e le opere del Maestro, ma anche la storia della grafica pubblicitaria europea.
“Il grande valore aggiunto di questa mostra nell’ indagare un aspetto trasversale, ma molto attuale, legato alla figura del Maestro, ossia il suo rapporto con il mondo della pubblicità – precisa il sindaco di Lucca Mario Pardini - In un momento storico come il nostro, che vede la comunicazione in tutte le sue forme al centro del vivere sociale, la mostra si pone come un importante compendio sull’impatto culturale del grande artista sul suo tempo, sul racconto della musica come linguaggio universale e su come Puccini attraverso la sua modernità è divenuto un simbolo della sua terra nel mondo”. L’assessore alla cultura Angela Mia Pisano dichiara: “Questa mostra nasce dalla volontà di celebrare il centenario della morte di Giacomo Puccini nella sua città natale, con un evento originale e all’altezza dell’importanza del Maestro. Un progetto che ha saputo coagulare l’interesse sia dei cultori del manifesto pubblicitario che delle istituzioni pucciniane, oltre a partner importanti di livello locale e nazionale. Ringrazio il curatore della mostra per aver messo a disposizione della città questa possibilità e aver seguito ogni fase del suo sviluppo”.
Per Alessandro Amorese, membro commissione Cultura della Camera dei deputati, “gli anniversari ‘tondi’ rischiano di essere una forzata liturgia che toglie poesia e passione. Non è il caso della mostra Giacomo Puccini Manifesto che, nell’inserirsi nel Centenario pucciniano, invece ci regala bellezza e italianità. Proprio così, perché nel Novecento il manifesto pubblicitario ha rappresentato un’arte che risentiva, positivamente, delle diverse correnti culturali, dal Futurismo all’Astrattismo, all’influenza fondamentale del Liberty. Questo anniversario ci consegna un Puccini inedito, altra caratteristica peculiare di questa mostra che non poteva che ricevere l’appoggio e il patrocinio del Ministero della Cultura”.
“Giacomo Puccini e il manifesto pubblicitario sono legati in modo stretto – spiega Simone Pellico, curatore della mostra –. Attraverso i manifesti è possibile raccontare il Maestro ad ampio spettro: la sua opera, le sue passioni, la sua epoca e la sua vita, che si apre e si chiude in un parallelismo costante con la storia del cartellone pubblicitario. La mostra illustra questo rapporto in quattro ‘atti’, partendo dalle opere liriche ma andando poi ad indagare i legami personali di Puccini con cartellonisti importanti, la sua passione per la velocità e la tecnologia e i suoi rapporti da ‘testimonial’ per marchi storici dell’industria italiana. Sono esposti cento manifesti storici della Collezione Salce, la più grande d’Italia, insieme alle opere contemporanee di Riccardo Guasco, eccellenza italiana dell’illustrazione. Una mostra quindi che non guarda solo al passato, come si addice al sempre attuale Puccini”.
Allestita alla Ex Cavallerizza, nel centro storico di Lucca e a pochi passi dalle Mura, la mostra presenta una ricca esposizione di manifesti originali dedicati alle opere di Puccini e al contesto in cui era inserito, da quelli storici a elaborazioni contemporanee, di cui il Museo nazionale Collezione Salce di Treviso conserva la più ampia raccolta esistente in Italia. “È con vero piacere che il Museo nazionale collezione Salce e la Direzione regionale Musei nazionali Veneto partecipano alla mostra Giacomo Puccini Manifesto: un contributo all’omaggio rivolto a un protagonista della cultura italiana e mondiale. I cartelloni rappresentano il collegamento tra la complessità delle opere liriche - con l’interazione fra musica, movimento, colore che esse sviluppano sul palcoscenico (in particolare quelle pucciniane in cui si fondono ricerca musicale, capacità narrativa, scenografia, costumi) - e la sintesi visiva finalizzata alla loro pubblicizzazione, diffusione e conoscenza presso un pubblico sempre più ampio. Il dialogo fra le arti, già insito nel teatro lirico, vede fra Otto e Novecento l’affermarsi del cartellonismo declinato in mille suggestioni: la mostra che si apre oggi ne è chiara ed elevata testimonianza -racconta Elisabetta Pasqualin, direttore del Museo nazionale Collezione Salce - Direzione regionale Musei Veneto – Mic. Gli atti della mostra ritraggono Puccini come icona visiva e sonora, delineando la sua influenza non solo sul manifesto lirico, ma anche sul linguaggio pubblicitario.
Roberto Curci, decano tra gli studiosi dei manifesti e membro del comitato scientifico, afferma: "è interessante notare che, se sul declinare del XIX secolo si andò delineando quella che sarebbe stata definita la “giovine scuola” italiana dell’opera lirica, con Giacomo Puccini suo indiscusso protagonista, una corrispondente “giovine scuola” si stava affermando nel campo delle arti grafiche: due innovative correnti che scorrevano parallele, talora confluendo con esiti sempre più felicemente complementari. Il manifesto dell’ultima opera di Puccini, Turandot, rappresenta proprio l’ultimo guizzo del manifesto lirico, prima del suo ripiegamento e la storicizzazione dell’opera”.
Luigi Viani, direttore Fondazione Giacomo Puccini, porta il saluto del cda della Fondazione Giacomo Puccini che “in linea con la propria missione statutaria e con spirito Staff A Ufficio stampa e Comunicazione di sinergia con le istituzioni e le realtà pucciniane del territorio, è stata lieta di collaborare in questa mostra dove, a cento anni dalla morte del Maestro, si evidenzia — fra le altre cose — la modernità del nostro ambasciatore nel mondo. Puccini è più futuro che passato”. La mostra si apre con una collezione di manifesti originali, che spazia dai classici fino alle elaborazioni contemporanee, dedicati alle opere di Puccini e alla loro eredità culturale. La seconda parte della mostra offre uno sguardo approfondito sulle opere iconiche degli autori dei manifesti pucciniani, per evidenziare il loro contributo alla storia dell’arte grafica. Nel terzo atto, Puccini viene celebrato come trait d’union tra il mondo del cartellone lirico e quello pubblicitario tout court, grazie a una selezione di opere firmate da artisti con cui intrattenne relazioni significative. Infine, l’ultimo atto esplora il rapporto più personale e diretto tra Puccini e la pubblicità, con opere che lo vedono nel ruolo di Maestro testimonial per marchi dell’epoca, creando legami iconici tra il compositore e alcuni oggetti simbolo.
L’immagine ufficiale della mostra è stata realizzata dall’illustratore alessandrino di fama internazionale Riccardo Guasco, presente nell’esposizione anche con i propri manifesti, che si affiancheranno agli oltre 100 della Collezione Salce. “Abbiamo raccolto con entusiasmo la proposta del Comune di Lucca di sviluppare questa mostra - racconta Roberto Di Grazia amministratore unico Lucca Plus. Cultura e turismo sono due asset fondamentali per Lucca Plus, che ha dato nuovo impulso alla gestione dei servizi comunali in questi settori. Sviluppare progetti di alto livello rappresenta un valore che, attraverso la nostra società partecipata dal Comune d Lucca, rimane interamente alla città”.
La mostra, organizzata dal Comune di Lucca e sviluppata da Lucca Plus, è inserita nel calendario ufficiale del Comitato Nazionale per le Celebrazioni pucciniane, patrocinata da Ministero della Cultura, Comitato nazionale per le celebrazioni pucciniane, Direzione regionale Musei Veneto, Museo Nazionale Collezione Salce, Musei Italiani, Fondazione Giacomo Puccini, Puccini Museum-Casa natale, Teatro del Giglio, Provincia di Lucca, Associazione Lucchesi nel Mondo, Camera di Commercio Toscana Nord-Ovest, Associazione Italiana Archivi e Musei d’Impresa, Aci Lucca, Associazione Civiltà del Tabarro. Main sponsor è Enel, sponsor tecnico Martinelli Luce. Media partner è Rai Cultura.
Cultura
“L’Italia cresce insieme al lavoro”,...
Il contributo del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali nella 34esima edizione del volume
"L’Italia cresce insieme al lavoro", questo l'intervento nel Libro dei Fatti 2024 del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Calderone, autrice del contributo presente nel volume giunto quest'anno alla 34esima edizione.
L'intervento del ministro Calderone
"Viviamo una fase di cambiamento nell’economia e nel lavoro che chiede alla politica di rafforzare e migliorare la capacità di cogliere le opportunità, offrire soluzioni e progettare il futuro avendo una visione di largo respiro.
La ripresa dell’economia italiana ha contribuito a una forte crescita della domanda di lavoro: l’occupazione aumenta, facendo segnare un record dopo l’altro per numero di occupati e diminuzione della disoccupazione, oltre a segnali incoraggianti riguardo ai target strategici rappresentati dalle donne e dai giovani. Il nostro compito è non perdere le occasioni che si presentano, ma anche e soprattutto affrontare le sfide.
Per gestire gli effetti del rapporto tra calo demografico e spesa pubblica, non ci dobbiamo accontentare degli ottimi risultati occupazionali, sostenuti da una serie di misure incentivanti e di accompagnamento al lavoro. Dobbiamo piuttosto provare ad avvicinarci alle altre economie forti d’Europa, Francia e Germania, che hanno storicamente una percentuale di occupati superiore alla nostra.
Per farlo stiamo investendo con forza sulle competenze di chi cerca lavoro e di chi lavora. Lo facciamo insieme alle regioni e alle parti sociali attraverso le risorse del programma GOL finanziato dal PNRR, e l’utilizzo dei fondi comunitari. La grande questione di oggi (e domani) che ci accomuna a Paesi come la Germania è il mismatch o disallineamento tra il numero dei posti di lavoro richiesti dalle imprese, e disponibili, e la scarsità di lavoratori con le qualifiche adatte.
Per creare il lavoro che c’è – e far crescere il lavoro di domani – dobbiamo formare i disoccupati, aggiornare gli occupati e orientare i giovani verso la formazione, tecnica in particolare, in grado di garantire un lavoro stabile e ben retribuito. Bisogna sfruttare questa fase di spinta dell’economia e il passaggio generazionale, di proporzioni epocali, che coinvolgerà milioni di italiani con il pensionamento dei boomers.
Dal lavoro buono, di qualità, che è il nostro faro in linea con la Costituzione, tutto si tiene: sicurezza, giusta retribuzione, produttività, competitività delle imprese. Per riuscirci abbiamo puntato sulle politiche attive del lavoro e non sul sussidio fine a sé stesso, che mantiene le persone in condizioni di povertà e di esclusione.
Sosteniamo i nuclei familiari con fragilità oggettive, anche con un’estensione delle tutele e un assegno più sostanzioso, spingiamo alla formazione e accompagniamo al lavoro chiunque ne abbia la possibilità. Un cambio di paradigma necessario, i cui risultati si vedranno nel tempo. Perché la politica deve guardare avanti e mai indietro".
Cultura
A Siracusa e Belpasso ‘Lux Divina’
"Lux Divina-Lucia di Siracusa, il trionfo della Santità nell’arte”. Si intitola così la mostra curata da Dario Bottaro, Alfio Consoli, Alfio Di Mauro, Rita Insolia e Michele Romano "che attesta la grande devozione nel mondo per santa Lucia". Quest’anno a conclusione dell’anno Luciano, arriveranno a Siracusa per la terza volta le sacre spoglie della martire siracusana e questa mostra vuole omaggiarla con la presenza di grandi artisti di cui l’Italia si vanta nel mondo. La mostra è organizzata in due sedi distinte: la Galleria Regionale di Palazzo Bellomo a Siracusa e la Chiesa del Carmine di Belpasso (Catania): due percorsi differenti che evidenziano la Luce di santa Lucia, con opere scelte e contestualizzate. Un progetto ambizioso che vede arrivare in Sicilia le opere di artisti quali il Ghirlandaio, il Guercino, Filippo Paladini, Giambattista Tiepolo, il Perugino e tanti altri. Gli allestimenti potranno essere visitati fino al 2 marzo 2025.
"La mostra – racconta Rita Insolia, direttrice della Galleria Regionale di Palazzo Bellomo - nasce dalla collaborazione con il Circolo Cittadino di santa Lucia di Belpasso subito dopo il prestito di un’opera di Mario Minniti. L’idea di ospitare una mostra su santa Lucia in questo museo che già ospita una ricca collezione di opere che raffigurano la santa martire siracusana è stata subito accolta con entusiasmo. Un progetto che nel giro di poco tempo ha raggiunto dimensioni sempre più importanti, includendo opere di grande valore artistico e culturale. Sono molto contenta delle opere arrivate perché oltre a dare prestigio all’iniziativa, esse stesse in dialogo con le opere esposte le valorizzano ulteriormente. È ormai consuetudine quando organizziamo una mostra tirare fuori dai depositi alcune opere oltre a inserire nell’allestimento un’opera contemporanea. In Lux Divina è presente infatti un’Ex voto realizzato dall’orafo e artista Massimo Izzo. Una delle caratteristiche delle mostre a Palazzo Bellomo è da tempo quella di dare spazio e risalto nel percorso storico museale alle opere contemporanee".
"L’esperienza che abbiamo vissuto nell’accoglienza delle opere e dei curier che le hanno accompagnate da diversi musei italiani – afferma lo storico di Arte sacra Dario Bottaro - è stata vissuta con grande emozione da parte di tutti coloro che vi hanno preso parte. Ero consapevole dell’importanza di questo evento, pensato per rendere omaggio a santa Lucia attraverso il linguaggio della storia dell’arte, ma solo vivendo in prima persona e insieme a un team di professionisti - ci tengo a sottolineare la professionalità degli operatori della ditta Allestimenti Museali Floridia-, sto iniziando a realizzare ciò che siamo riusciti a creare per Siracusa e per Belpasso, insieme ad Alfio Consoli, che con il Circolo Cittadino S. Lucia di Belpasso, ha condiviso l’idea progettuale e si è fatto promotore dell’iniziativa. Vedere aprire la cassa da cui è stato tirato fuori il bozzetto della Comunione di Santa Lucia di Tiepolo, in prestito dal Castello Sforzesco di Milano, rimanere col fiato sospeso quando lo stesso è stato collocato sul suo piedistallo e vederlo accanto al bozzetto di Gaspare Serenario con il Viatico di Santa Lucia di proprietà del Bellomo, è stata un’emozione indescrivibile. Per non parlare dell’emozione nell’apprendere che la Santa Lucia di Ghirlandaio proveniente dalla Basilica S. Maria Novella di Firenze, opera di proprietà del FEC, Fondo Edifici di Culto, ha lasciato la sua sede originaria per la prima volta dopo 540 anni, così come comunicato dall’ente che tutela la preziosa tavola del Rinascimento fiorentino, Opera S. Maria Novella. Per più di mezzo millennio, il dipinto è rimasto a Firenze, oggi è a Siracusa, la città di Lucia, e dialoga con l’opera di punta della Galleria Bellomo, l’Annunciazione di Antonello da Messina".
"Pensare a tutto questo, ed è una minima parte rispetto a tutte le opere che abbiamo avuto in prestito da tante regioni d’Italia, mi mette davanti alla grandezza dell’evento di cui prendo consapevolezza, mi riempie di gioia, perché è un’occasione come poche, in cui ciò che abbiamo studiato sui libri e che oggi studiano i giovani, fino al 2 marzo potremmo vederlo in presenza e nella nostra città di Siracusa. Potremmo vederlo nella città di Lucia, a casa nostra, la sua casa, e sarà un’occasione per crescere interiormente, per apprendere quanto la storia dell’Arte abbia tenuto in considerazione la figura della martire siracusana, venerata in tutto il mondo. Mi auguro che “Lux Divina. Lucia di Siracusa, il trionfo della santità nell’arte”, non sia solo una grande mostra, ma diventi anche un’esperienza interiore e di riscoperta del senso dell’arte nel portare il messaggio universale della “luce della bellezza”», si legge nella nota.
"Il culto e la committenza civile e religiosa alla vergine e martire Lucia ha una lunga storia nella città di Siracusa – racconta lo storico e critico d’arte Michele Romano- Lo storico Capodieci nel suo manoscritto del secolo XVIII (16 volumi) sulla Storia di Siracusa, documenta l'aulica committenza del Senato di Siracusa per la realizzazione a Palermo del Simulacro argenteo di Santa Lucia di Pietro Rizzo e Nibilio Gagini (sec.XVII). Artisti siciliani come Minniti e Monteleone, seguaci del Caravaggio presentano una santa aretusea martire e beata nella fede a Cristo, dove la luce radente evidenzia le figure naturali e popolari siracusane. Ma il culto a Lucia va oltre, nella penisola troviamo un Ghirlandaio fiorentino, un Tiepolo milanese e tanti altri artisti che celebrano l'agiografia della martire aretusea".
"Lux Divina, la più importante esposizione d'arte dedicata a Santa Lucia che sia mai stata realizzata, ha delle pecuniaria molto interessanti e degli spunti che la possono collocare benissimo all'interno delle attività che la nostra associazione propone in onore della Vergine e Martire Siracusana – hanno detto Alfio Consoli e Alfio Di Mauro del Circolo Cittadino di santa Lucia di Belpasso -. In primis, l'obiettivo di un Presidente, che sia del Circolo Cittadino o della Deputazione di Santa Lucia, è sempre quello di "portare Lucia" a tutti, rendere Lucia alla portata di tutti, parlare di Lucia con tutti. È interessante notare come ogni opera abbia incarnato in sé tutte le caratteristiche iconografiche, devozionali ed emozionali per far sì che passasse un messaggio chiaro, netto, senza ammissione di replica: "io sono Lucia la martire di Cristo, morta per il suo Vangelo". Non voglio evidenziare altri aspetti oltre questo, il mio ruolo me lo impone, dobbiamo anche capire che i più grandi artisti del mondo hanno realizzato queste opere, che noi vediamo collocate anche negli spazi museali, per la devozione popolare, per far sì che parlino alla gente, per far sì che trasmettano un sentimento vivo e vero. Pensiamo al seppellimento di Caravaggio, nato proprio per quel luogo di sepoltura che conservò il corpo di Lucia dopo la sua morte; o la Lucia di Vannini esposta a Belpasso, con il suo sguardo potente fra il dolore che porta fino all'estasi, opera evangelizzatrice. Il giudizio di Giuseppe Peroni, una grande pala che dice di un martirio annunciato e della rinuncia di Lucia all'imposizione della fede agli idoli, è sicuramente strumento di evangelizzazione. L'edicola votiva del Ghirlandaio; il bozzetto di Tiepolo; l'iconografia forte, decisa, colorata di Fiume sono tutte opere di devozione. Lux Divina non dev'essere vista solo per la sua enorme importanza culturale, ma dev'essere ancora vista come strumento di divulgazione del culto, strumento di evangelizzazione, strumento che parli di Lucia per Cristo". "La presenza del corpo di Santa Lucia in Sicilia per la terza volta in vent’anni – ha detto Pucci Piccione , Presidente Deputazione della Cappella di Santa Lucia - e non solo a Siracusa ma anche a Carlentini, Belpasso, Acicatena e Catania, ha dato l’occasione per un’importante e, da un punto di vista organizzativo, faticosa mostra di dipinti e testimonianze artistiche che la rappresentano raccolti da molte parti d’Italia e che verranno esposte nei luoghi della sosta del corpo. La presenza di Santa Lucia, per i nostri territori, non è solo collegata all’aspetto meramente devozionale e religioso ma coinvolge anche aspetti antropologici, sociologici e più specificatamente culturali e la mostra “diffusa” realizzata per lo storico evento della presenza del corpo in terra di Sicilia, oltre a confermare la comunione delle comunità che si pongono a servizio del culto a Lucia, dimostra che la Sua testimonianza, anche se antica di 1720 anni, mantiene assolutamente intatta la bellezza e la contemporaneità e la sua Luce, mai spenta, è luce per tutti".