Tumori: CardioBreast Dragon Boat, a Firenze l’ultima tappa
Domani sul Lungarno per sensibilizzare sul tumore al seno e le malattie cardiovascolari
Sarà Firenze ad accogliere l'ultima tappa del CardioBreast Dragon Boat Festival 2024, la manifestazione di sensibilizzazione sul tumore al seno e le malattie cardiovascolari nata nel 2022 da un'iniziativa dell'Istituto nazionale ricerche cardiovascolari (Inrc) con la collaborazione della Federazione italiana Dragon Boat (Fidb) e il contributo non condizionato di Daiichi Sankyo Italia. Sabato 16 novembre, dalla sede della Società Canottieri di Firenze, le squadre di Dragon Boat costituite da donne operate di tumore al seno si sfideranno in una gara amichevole sull'Arno e, al termine dell'esibizione, condivideranno le loro esperienze di vita e sportive con pubblico e supporter. La partenza è prevista alle 10 dal Lungarno Anna Maria Luisa de' Medici 8. Per tutta la durata della manifestazione, dalle 9.30 alle 14, un camper Inrc sarà a disposizione degli spettatori e dei tifosi per effettuare visite cardiologiche gratuite, con controlli della funzionalità cardiaca, elettrocardiogramma, monitoraggio pressorio, monitoraggio della saturazione e controllo del quadro lipidico.
Durante la manifestazione - riporta una nota - sarà inoltre distribuito dell'utile materiale informativo sulla prevenzione cardiovascolare e oncologica, realizzato in partnership con le associazioni pazienti che sostengono il progetto: Fondazione italiana per il cuore (Fipc), Coordinamento nazionale associazioni del cuore (Conacuore) Associazione per la lotta all'ictus cerebrale (A.L.I.Ce), Lega italiana per la lotta contro i tumori (Lilt), Associazione nazionale donne operate al seno (Andos), Europa Donna Italia e Onco Beauty Onlus.
Oggi - si legge - oltre 3 milioni di persone in Italia convivono con il cancro. Recenti studi hanno dimostrato che un paziente oncologico, dopo la diagnosi, presenta un aumento del 42% del rischio cardiovascolare e, in caso di evento cardiovascolare, la sua percentuale di sopravvivenza a 8 anni può ridursi del 20% rispetto al resto della popolazione. A ciò si aggiunge l'impatto psicologico della diagnosi e del trattamento delle neoplasie che spesso sfocia nella depressione, come dimostrato da diversi studi. Nel tumore al seno, una meta-analisi presentata al Congresso 2024 dell'European Psychiatric Association evidenzia, per esempio, una correlazione significativa tra depressione e mortalità, con studi che indicano un aumento del 50% del rischio di mortalità per tutte le cause nei pazienti con depressione rispetto ai pazienti non depressi con carcinoma mammario in stadio I-III. Il rischio di morte sarebbe 2,5 volte maggiore entro 8-15 anni per le donne con carcinoma mammario non metastatico e sintomi depressivi da lievi a moderati dopo l'intervento chirurgico, rispetto a quelle con sintomi depressivi minimi o assenti. Nel complesso, lo studio conclude che sia la depressione che l'ansia possono avere un impatto negativo sui tassi di sopravvivenza e ridurre la qualità della vita delle pazienti con cancro al seno.
"Sono sempre più numerosi gli studi clinici che evidenziano l'importanza delle terapie complementari per la qualità della vita delle pazienti - dichiara Rosanna D'Antona, presidente di Europa Donna Italia - Ciò significa che la cura del tumore al seno, oggi, non può limitarsi all'asportazione chirurgica della malattia e a un piano terapeutico da seguire, ma deve necessariamente includere un'attenzione alla donna nella sua globalità, traducendosi in interventi concreti che vanno nella direzione del suo benessere fisico e psicologico. La promozione dell'attività fisica rientra a pieno titolo in questi interventi. In particolare, è documentato che il Dragon Boat sia un valido aiuto nel contrastare il linfedema, uno degli effetti collaterali più comuni del trattamento chirurgico del tumore al seno; e, più in generale, che un'attività fisica regolare inneschi molteplici effetti positivi su corpo e psiche. In Europa Donna ci impegniamo a informare le donne e sensibilizzare le istituzioni anche su queste tematiche".
L'attività fisica esercitata con il Dragon Boat è aerobica - conclude la nota - a bassa intensità e lunga durata. Questo tipo di esercizio, se ben condotto, consente di migliorare le funzionalità cardiocircolatoria, respiratoria, metabolica e il tono dell'umore. "E' molto importante sensibilizzare e informare le donne sul rischio cardiovascolare che si ritiene associato solo al genere maschile. Sappiamo invece - sottolinea Rossella Marcucci, docente di Medicina interna all'Università di Firenze - come la patologia cardio e cerebrovascolare sia la principale causa di morte nel sesso femminile: la buona notizia è che si può prevenire. E un caposaldo della prevenzione cardiovascolare è costituito dall'attività fisica che va fatta in modo costante e continuativo".
Salute e Benessere
Salute, elisir di lunga vita: i segreti...
Un italiano su tre non si idrata correttamente, con impatti negativi su fisico e umore. Non solo: in molti pensano che per apportare al corpo una dose appropriata di liquidi sia sufficiente basti un bicchiere d'acqua. Ma non è cosi. Anche le vitamine e i minerali sono fondamentali per una corretta idratazione e allora avanti a zuppe, vellutate, smoothies proteici, acque funzionali per tutti i gusti e per tutte le stagioni. La giornalista e food influencer Angelica Amodei nel suo nuovo libro 'Idratarsi a tavola' rivela preziose regole di benessere e propone oltre cento ricette da bere e da mangiare, affiancata da medici, biologi, nutrizionisti.
"Lo sapete che per assimilare il ferro dei legumi bisogna abbinare la vitamina C o che rimediare agli eccessi delle Feste potete optare per il 'giorno liquido', succhi e vellutate, che saziano e depurano con dolcezza", spiega Amodei alla presentazione a Roma della sua ultima pubblicazione. Un'occasione per un brain storming con gli esperti che hanno contribuito al libro fornendo prospettive diverse al tema chiave dell'idratazione che impatta tutto il funzionamento fisiologico dal sistema endrocrino al cardiaco e non solo.
"Una corretta idratazione e un'alimentazione proteica sono cruciali nel corso della menopausa e anche pre-menopausa per compensare la perdita di liquidi dovuta alla carenza di ormoni e la sarcopenia muscolare", spiega la ginecologa Anna Paola Cavalieri. "La terapia ormonale è il clou delle cure ma il fisico va sostenuto alle prime avvisaglie. Non bisogna rassegnarsi".
Sul tema idratazione e cuore è intervenuta la cardiologa Federica Pirro. "Se ci si disidrata il cuore ne risente", scandisce Pirro, spiegando che "bastano due litri di acqua al giorno per prevenire eventi cardiovascolari, disturbi al microcircolo e rendere i vasi più elastici". "Oggi c'è senza dubbio più attenzione ai cibi sani ma è altrettanto importante imparare ad abbinamenti e modalità di preparazione per attivare i nutrienti e non disperderne le proprietà", sottolinea la nutrizionista Beatrice Zantedeschi.
Sul tema è intervenuto anche il trainer Nicolo Famiglietti puntando sui benefici degli smoothies proteici per salvare vitamine altrimenti perse nelle polveri in uso tra gli sportivi. E last but not least la face yoga coach Marilia Valenza che pone l'accento sull'importanza di inserire una corretta idratazione nella beauty routine fatta di facili micro massaggi facciali che regala viso giovane e disteso in pochi minuti.
Salute e Benessere
“Kennedy su junk food ha ragione”, il giudizio...
Iavarone, da 30 anni a Miami, analizza la scelta di Trump per il Dipartimento della Salute
La nomina di Robert Kennedy segretario alla Salute negli Stati Uniti fa discutere. Le posizioni estreme su alcuni temi, vaccini in primis, creano allarme nella comunità scientifica. Non vanno trascurate, però, altre posizioni del nuovo ministro scelto da Donald Trump.
"Il problema è che, certe volte, l'informazione si muove in maniera estrema, prende una singola parola per semplificare molto le posizioni. Non so se Kennedy vuole davvero abolire i vaccini, ed è logico che se vuole abolirli è una cosa terribile. La cosa che però più di tutte lui ripete da tempo è che vuole migliorare la qualità dell'alimentazione. E qui non si mangia mica bene", dice all'Adnkronos Salute uno scienziato italiano negli Usa, Antonio Iavarone, professore di Chirurgia neurologica, Deputy Director del Sylvester Comprehensive Cancer Center, University of Miami - Miller School of Medicine.
"In America è sempre stata una posizione abbastanza bipartisan dire che bisogna fare di più per la ricerca. Però, anche per i problemi che ci sono stati con il Covid, negli ultimi anni la ricerca biomedica ha molto sofferto e continua a soffrire. Io non ho idea di cosa succederà ora. Il ruolo di un presidente è dare un'impronta strategica anche nei confronti di questo settore. Non è che io abbia sentito parlarne come di una priorità da parte di Donald Trump. Ma se devo dire cosa ha fatto Joe Biden per la ricerca, sinceramente non trovo delle cose buone da dire. Finora non ha avuto il supporto adeguato. Certo, poi tutto può peggiorare, ma staremo a vedere", aggiunge.
"Il problema dell'alimentazione americana - continua - è un problema importante, vero, mai affrontato prima. Causa una quantità enorme di problemi sanitari: obesità, diabete, malattie cardiovascolari. Queste cose sono molto gravi. E se adesso il problema viene affrontato seriamente - perché poi c'è sempre ovviamente il nodo degli interessi economici - allora ben venga. Se poi si comincia a parlare di stupidaggini il discorso cambia, ma io spero di no. Affrontare il tema dell'alimentazione americana, sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo, è una buona idea, non è affatto sbagliata. La polemica sui vaccini? E' chiaro che i vaccini funzionano e sono controllati molto bene. Se l'anti-Covid qualche problema lo ha dato, bisogna vedere che cosa succede a lungo termine. Il problema è che queste non possono essere posizioni ideologiche, cioè sono contro o a favore", ma devono essere basate sui dati.
Iavarone prova a spiegare cosa è cambiato rispetto al passato: "La ricerca biomedica negli States è finanziata principalmente dai Nih (National Institutes of Health), ma negli ultimi anni i finanziamenti si sono ridotti molto, i grant sono calati sia nel numero che nel valore e sono diventati sempre più iper competitivi, e riuscire ad avere questi finanziamenti federali è davvero difficile. Questa situazione ha anche causato il fatto che nelle università americane molti giovani, invece di rimanere nel mondo accademico come farebbero se ci fossero delle opportunità importanti, decidono di andare nell'industria, nel mondo del Biotech, di Big Pharma. Il quadro è aggravato anche dal fatto che negli ultimi anni c'è stato in America un notevole aumento dell'inflazione, che è anche uno dei motivi principali per cui Trump ha vinto".
L'inflazione, prosegue lo scienziato, "naturalmente ha avuto e continua ad avere un effetto importante anche per la ricerca. Se i prezzi aumentano, le persone devono essere pagate di più e con i grant alle condizioni attuali non si riesce più di tanto. I costi della ricerca, anche quelli, aumentano sempre di più", spinti anche "dalle nuove tecnologie, dall'Ai". Il fatto che ora il settore sia in sofferenza "ha un'implicazione enorme, perché anche dall'estero diventa più difficile attrarre persone valide. Loro il supporto di tipo finanziario e organizzativo lo trovano ormai più in altri Paesi".
"Io sono arrivato in America 30 anni fa - ripercorre Iavarone - oggi ho scelto Miami per tanti motivi, uno dei quali è che c'è una grande opportunità di fund raising. Se penso agli inizi, ricordo che tutti quelli che volevano fare ricerca dovevano venire negli Stati Uniti anche solo per un periodo, perché non c'era un altro posto dove tu potevi fare veramente delle esperienze importanti. L'attrazione era la vera forza". Adesso, conclude, "quella voglia di fare un'esperienza negli Usa, che prima era quasi un obbligo, non è più così forte. La gente vuole andare a Londra, in Giappone, in Germania, in Spagna e noi abbiamo sempre più difficoltà. E' una discussione che affrontiamo spesso coi colleghi. Il motivo è che qui le condizioni ambientali ed economiche sono cambiate enormemente".
Salute e Benessere
Sanità, l’anestesista Faria: “Rinoplastica sicura in...
"Verificare che le strutture siano attrezzate con terapia intensiva post operatoria e degenza"
“Una rinoplastica, per la sicurezza del paziente, dovrebbe essere eseguita in anestesia totale, con intubazione, che protegge le vie aeree e permette di gestire complicanze gravi, quali reazioni allergiche, shock anafilattico, o depressione respiratoria”. Così Skerdi Faria, specialista in Anestesia e rianimazione, Ceo della clinica Keit, Kirurgia estetica italiana Tirana, in Albania, commenta all’Adnkronos il caso della morte della 22enne Agata Margaret Spada, in un ambulatorio a Roma - che aveva visto su TikTok - per sottoporsi a una procedura di rinoplastica.
Purtroppo, anche per questioni improntati come interventi chirurgici, si fanno le scelte basandosi “sui prezzi vantaggiosi in video promozionali sui social”. Anche se è un intervento molto pop, “si tratta sempre di una procedura di chirurgia estetica - sottolinea l’esperto - Si tende a sottovalutare il fatto che si tratti di un intervento con possibili rischi e si enfatizza l’aspetto estetico, si crede sia qualcosa di più di una procedura dall’estetista, invece è una chirurgia. Certo, ci sono interventi che possono essere eseguiti in ambulatorio - asportazione di nei, lipomi, piccole liposuzioni localizzate o blefaroplastiche - ma la rinoplastica è un intervento complesso e richiede strutture adeguatamente attrezzate”. La scelta tra anestesia totale e locale, con sedazione, “dipende dalla complessità dell’intervento e dalla struttura in cui viene eseguito - spiega Faria - La procedura ideale, in caso di rinoplastica, prevede l’anestesia totale, che garantisce maggiore sicurezza e un controllo continuo delle vie respiratorie e gestione delle complicanze, associata a sedazione e anestesia locale che, contenendo adrenalina, riduce il sanguinamento e agevola l’intervento. Un intervento eseguito solo in anestesia locale abbattei costo di 30 volte, ma aumenta i rischi che diventano ancora più gravi quando eseguiti in ambulatori, in strutture non equipaggiate per affrontare complicanze che, purtroppo, accadono”.
Un intervento “di chirurgia maggiore, come la rinoplastica - chiarisce Faria - richiede una clinica con sale operatorie attrezzate, terapia intensiva e una degenza post-operatoria per monitorare la ripresa del paziente e intervenire in caso di emergenza. Certo, ci sono i social, ci sono anch’io su queste piattaforme - riflette - ma si devono anche fare delle verifiche perché il miglior chirurgo da solo non può salvare una persona in difficoltà per una reazione all’anestetico o alla sedazione”, come porterebbe essere accaduto a Margaret. Il consiglio è di “verificare che ci siano, nella struttura, sale operatorie attrezzate, una degenza per il post-operatorio - elenca l’esperto - Bisogna poi chiedere informazioni dettagliate sull’anestesia utilizzata e sulla disponibilità di terapie intensive e”, infine, “diffidare delle offerte low-cost trovate sui social media senza una verifica approfondita della sicurezza della struttura”.