Sanità, l’anestesista Faria: “Rinoplastica sicura in anestesia totale”
"Verificare che le strutture siano attrezzate con terapia intensiva post operatoria e degenza"
“Una rinoplastica, per la sicurezza del paziente, dovrebbe essere eseguita in anestesia totale, con intubazione, che protegge le vie aeree e permette di gestire complicanze gravi, quali reazioni allergiche, shock anafilattico, o depressione respiratoria”. Così Skerdi Faria, specialista in Anestesia e rianimazione, Ceo della clinica Keit, Kirurgia estetica italiana Tirana, in Albania, commenta all’Adnkronos il caso della morte della 22enne Agata Margaret Spada, in un ambulatorio a Roma - che aveva visto su TikTok - per sottoporsi a una procedura di rinoplastica.
Purtroppo, anche per questioni improntati come interventi chirurgici, si fanno le scelte basandosi “sui prezzi vantaggiosi in video promozionali sui social”. Anche se è un intervento molto pop, “si tratta sempre di una procedura di chirurgia estetica - sottolinea l’esperto - Si tende a sottovalutare il fatto che si tratti di un intervento con possibili rischi e si enfatizza l’aspetto estetico, si crede sia qualcosa di più di una procedura dall’estetista, invece è una chirurgia. Certo, ci sono interventi che possono essere eseguiti in ambulatorio - asportazione di nei, lipomi, piccole liposuzioni localizzate o blefaroplastiche - ma la rinoplastica è un intervento complesso e richiede strutture adeguatamente attrezzate”. La scelta tra anestesia totale e locale, con sedazione, “dipende dalla complessità dell’intervento e dalla struttura in cui viene eseguito - spiega Faria - La procedura ideale, in caso di rinoplastica, prevede l’anestesia totale, che garantisce maggiore sicurezza e un controllo continuo delle vie respiratorie e gestione delle complicanze, associata a sedazione e anestesia locale che, contenendo adrenalina, riduce il sanguinamento e agevola l’intervento. Un intervento eseguito solo in anestesia locale abbattei costo di 30 volte, ma aumenta i rischi che diventano ancora più gravi quando eseguiti in ambulatori, in strutture non equipaggiate per affrontare complicanze che, purtroppo, accadono”.
Un intervento “di chirurgia maggiore, come la rinoplastica - chiarisce Faria - richiede una clinica con sale operatorie attrezzate, terapia intensiva e una degenza post-operatoria per monitorare la ripresa del paziente e intervenire in caso di emergenza. Certo, ci sono i social, ci sono anch’io su queste piattaforme - riflette - ma si devono anche fare delle verifiche perché il miglior chirurgo da solo non può salvare una persona in difficoltà per una reazione all’anestetico o alla sedazione”, come porterebbe essere accaduto a Margaret. Il consiglio è di “verificare che ci siano, nella struttura, sale operatorie attrezzate, una degenza per il post-operatorio - elenca l’esperto - Bisogna poi chiedere informazioni dettagliate sull’anestesia utilizzata e sulla disponibilità di terapie intensive e”, infine, “diffidare delle offerte low-cost trovate sui social media senza una verifica approfondita della sicurezza della struttura”.
Salute e Benessere
“Kennedy su junk food ha ragione”, il giudizio...
Iavarone, da 30 anni a Miami, analizza la scelta di Trump per il Dipartimento della Salute
La nomina di Robert Kennedy segretario alla Salute negli Stati Uniti fa discutere. Le posizioni estreme su alcuni temi, vaccini in primis, creano allarme nella comunità scientifica. Non vanno trascurate, però, altre posizioni del nuovo ministro scelto da Donald Trump.
"Il problema è che, certe volte, l'informazione si muove in maniera estrema, prende una singola parola per semplificare molto le posizioni. Non so se Kennedy vuole davvero abolire i vaccini, ed è logico che se vuole abolirli è una cosa terribile. La cosa che però più di tutte lui ripete da tempo è che vuole migliorare la qualità dell'alimentazione. E qui non si mangia mica bene", dice all'Adnkronos Salute uno scienziato italiano negli Usa, Antonio Iavarone, professore di Chirurgia neurologica, Deputy Director del Sylvester Comprehensive Cancer Center, University of Miami - Miller School of Medicine.
"In America è sempre stata una posizione abbastanza bipartisan dire che bisogna fare di più per la ricerca. Però, anche per i problemi che ci sono stati con il Covid, negli ultimi anni la ricerca biomedica ha molto sofferto e continua a soffrire. Io non ho idea di cosa succederà ora. Il ruolo di un presidente è dare un'impronta strategica anche nei confronti di questo settore. Non è che io abbia sentito parlarne come di una priorità da parte di Donald Trump. Ma se devo dire cosa ha fatto Joe Biden per la ricerca, sinceramente non trovo delle cose buone da dire. Finora non ha avuto il supporto adeguato. Certo, poi tutto può peggiorare, ma staremo a vedere", aggiunge.
"Il problema dell'alimentazione americana - continua - è un problema importante, vero, mai affrontato prima. Causa una quantità enorme di problemi sanitari: obesità, diabete, malattie cardiovascolari. Queste cose sono molto gravi. E se adesso il problema viene affrontato seriamente - perché poi c'è sempre ovviamente il nodo degli interessi economici - allora ben venga. Se poi si comincia a parlare di stupidaggini il discorso cambia, ma io spero di no. Affrontare il tema dell'alimentazione americana, sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo, è una buona idea, non è affatto sbagliata. La polemica sui vaccini? E' chiaro che i vaccini funzionano e sono controllati molto bene. Se l'anti-Covid qualche problema lo ha dato, bisogna vedere che cosa succede a lungo termine. Il problema è che queste non possono essere posizioni ideologiche, cioè sono contro o a favore", ma devono essere basate sui dati.
Iavarone prova a spiegare cosa è cambiato rispetto al passato: "La ricerca biomedica negli States è finanziata principalmente dai Nih (National Institutes of Health), ma negli ultimi anni i finanziamenti si sono ridotti molto, i grant sono calati sia nel numero che nel valore e sono diventati sempre più iper competitivi, e riuscire ad avere questi finanziamenti federali è davvero difficile. Questa situazione ha anche causato il fatto che nelle università americane molti giovani, invece di rimanere nel mondo accademico come farebbero se ci fossero delle opportunità importanti, decidono di andare nell'industria, nel mondo del Biotech, di Big Pharma. Il quadro è aggravato anche dal fatto che negli ultimi anni c'è stato in America un notevole aumento dell'inflazione, che è anche uno dei motivi principali per cui Trump ha vinto".
L'inflazione, prosegue lo scienziato, "naturalmente ha avuto e continua ad avere un effetto importante anche per la ricerca. Se i prezzi aumentano, le persone devono essere pagate di più e con i grant alle condizioni attuali non si riesce più di tanto. I costi della ricerca, anche quelli, aumentano sempre di più", spinti anche "dalle nuove tecnologie, dall'Ai". Il fatto che ora il settore sia in sofferenza "ha un'implicazione enorme, perché anche dall'estero diventa più difficile attrarre persone valide. Loro il supporto di tipo finanziario e organizzativo lo trovano ormai più in altri Paesi".
"Io sono arrivato in America 30 anni fa - ripercorre Iavarone - oggi ho scelto Miami per tanti motivi, uno dei quali è che c'è una grande opportunità di fund raising. Se penso agli inizi, ricordo che tutti quelli che volevano fare ricerca dovevano venire negli Stati Uniti anche solo per un periodo, perché non c'era un altro posto dove tu potevi fare veramente delle esperienze importanti. L'attrazione era la vera forza". Adesso, conclude, "quella voglia di fare un'esperienza negli Usa, che prima era quasi un obbligo, non è più così forte. La gente vuole andare a Londra, in Giappone, in Germania, in Spagna e noi abbiamo sempre più difficoltà. E' una discussione che affrontiamo spesso coi colleghi. Il motivo è che qui le condizioni ambientali ed economiche sono cambiate enormemente".
Salute e Benessere
Lgs, neurologa Coppola: “Stabilire percorsi passaggio...
Non esiste una rete con specialisti in grado di gestire i sintomi della sindrome di Lennox-Gastaut
Non esiste una rete con specialisti in grado di gestire i sintomi della sindrome di Lennox-Gastaut
"Il passaggio dall'età pediatrica all'età adulta" dei pazienti con sindrome di Lennox-Gastaut (Lgs) "è uno step che definiamo 'di transizione' e che prevede il passaggio di consegne dalla cura in ambiente pediatrico a quella in ambiente adulto di pazienti molto complessi". C'è bisogno "di percorsi istituzionalizzati in cui la transizione segue un percorso che inizia nell'adolescenza, intorno ai 14-15 anni, con visite in ambulatorio in presenza del neuropsichiatra infantile, del neurologo e di altre figure professionali come lo psichiatra, il fisiatra, ma anche l'assistente sociale e lo psicologo". Si tratta di un team che accompagni "il paziente a transitare verso l'ambiente dell'adulto". Lo ha detto la neurologa Antonietta Coppola, coordinatrice Centro epilessia del Dipartimento di Neuroscienze, Scienze riproduttive ed odontostomatologiche dell'Aou Federico II di Napoli, in occasione dell'annuncio alla stampa, oggi a Milano, da Ucb, del via libera dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) alla rimborsabilità di fenfluramina per il trattamento della Lgs, una grave encefalopatia dello sviluppo ed epilettica che insorge in età pediatrica e che colpisce circa un milione di persone nel mondo.
La transizione all'età adulta di queste persone "non è assolutamente semplice - sottolinea la specialista - soprattutto perché non esistono percorsi strutturati che permettono questo passaggio se non in realtà aneddotiche o in centri di riferimento. Il passaggio è reso ancora più difficile dal fatto che, mentre nell'età pediatrica c'è la figura del neuropsichiatra infantile, che per formazione è in grado di curare sia le crisi epilettiche che le disabilità cognitive e le problematiche di tipo comportamentale, nell'età adulta c'è il neurologo che ha sì una formazione per curare le crisi epilettiche, le disabilità cognitive, la riabilitazione, ma quando le problematiche comportamentali sono importanti ha bisogno di un collega psichiatra che possa supportarlo".
Purtroppo "non esiste una rete" che "nello stesso ambiente" metta "a disposizione lo psichiatra, il fisiatra, lo specialista dell'alimentazione - sottolinea Coppola - La possibilità di costruire la rete è demandata al neurologo stesso che, con proprie conoscenze personali, ma anche con una grande volontà, è in grado di costruire una rete di colleghi professionisti che prendano in carico il paziente con un approccio olistico che veda a 360 gradi quella che è una sindrome che", come dice la parola, "è un insieme di tanti sintomi. Dobbiamo assolutamente considerarli tutti", conclude.
Salute e Benessere
Fumo, Fda rinnova permesso commercializzazione snus...
Le bustine di tabacco senza combustione a uso orale sono 'prodotto a rischio modificato'
La Food and Drug Administration (Fda), agenzia statunitense responsabile della protezione della salute pubblica, ha rinnovato il permesso di commercializzare in America 8 varianti dello snus 'General', bustine di tabacco senza combustione a uso orale, come prodotto a rischio modificato (Mrtp). Il produttore, Swedish Match Usa, potrà continuare a commercializzare il prodotto con l'indicazione: 'L'uso dello snus General in sostituzione delle sigarette riduce il rischio di cancro alla bocca, malattie cardiache, cancro ai polmoni, ictus, enfisema e bronchite cronica'.
Secondo l'agenzia statunitense, infatti, "l'indicazione di rischio modificato è supportata da prove scientifiche ed è compresa dai consumatori, i quali percepiscono in modo appropriato il rischio relativo di questi prodotti rispetto alle sigarette". La Fda ha inoltre riscontrato che "questi prodotti a rischio modificato, così come vengono effettivamente utilizzati dai consumatori, ridurranno in modo significativo i danni e il rischio di malattie legate al tabacco per i singoli consumatori e gioveranno alla salute della popolazione nel suo complesso". Per quanto riguarda invece il rischio di iniziazione giovanile, l'agenzia ha sottolineato che "i dati disponibili non indicano una significativa iniziazione dei giovani a questi prodotti".
Lo snus - spiega una nota - rientra nella categoria dei prodotti senza combustione alternativi alle sigarette tradizionali e consiste in bustine di tabacco umido in polvere da posizionare tra labbro superiore e gengiva. Nonostante la posizione assunta dall'agenzia americana in merito al rischio modificato del prodotto, la commercializzazione dello snus è vietata, con l'unica eccezione della Svezia, in tutti i Paesi dell'Unione europea dove è invece possibile la commercializzazione delle nicotine pouches, bustine che non contengono tabacco, ma sali di nicotina, recentemente introdotte anche in Italia. La Svezia, che è pioniera in questo settore, anche su raccomandazione dell'Istituto nazionale svedese di Salute pubblica, al momento di aderire all'Unione ha ottenuto una particolare deroga che ha consentito la produzione e commercializzazione dello snus all'interno del Paese. In questi anni il Paese scandinavo ha assistito a una forte e costante riduzione del numero di fumatori, che sono passati - secondo i dati più recenti dell'agenzia di salute pubblica svedese - dal 16% del 2004 al 4,6% del 2024. Un risultato che ha consentito alla Svezia di centrare l'ambizioso obiettivo di ridurre la prevalenza di fumatori al di sotto del 5%, risultato rincorso da diverse altre nazioni della regione europea, dove la media è del 24%.