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La premier accolta alla Base Aérea do Galeão da un rappresentante del ministero degli Esteri brasiliano, dall’Ambasciatore d’Italia in Brasile, Alessandro Cortese, e dal Console Generale d’Italia a Rio de Janeiro, Massimiliano Iacchini

Giorgia Meloni a Rio de Janeiro - (Foto Palazzo Chigi)

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, é arrivata Rio de Janeiro, accolta alla Base Aérea do Galeão da un rappresentante del ministero degli Esteri brasiliano, dall’Ambasciatore d’Italia in Brasile, Alessandro Cortese, e dal Console Generale d’Italia a Rio de Janeiro, Massimiliano Iacchini. La premier, a Rio per prendere parte al Vertice G20 di Rio de Janeiro del 18 e 19 novembre, vedrà il Presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva alle 12.10 ora locale, quando in Italia saranno le 16.10.

Dichiarazione finale in salita

Il summit, l’ultimo per Joe Biden da Presidente degli States e con l’ombra di Donald Trump che già incombe, prenderà il via domani tra imponenti misure di sicurezza rese ancor più stringenti dopo l’attentato di Brasilia. Parteciperanno i leader dei paesi membri del G20 insieme ai rappresentanti dell'Unione africana e dell'Unione europea. Tradotto in numeri, nella città carioca la ‘due giorni’ di summit vedrà al Museo d’Arte Moderna i leader che rappresentano l'85% del Pil mondiale e il 75% del commercio planetario.

Insieme per “Costruire un mondo equo e un pianeta sostenibile”, l’ambizioso slogan scelto dalla presidenza brasiliana che punta le sue fiches sui temi dell’Inclusione sociale, della riforma delle istituzioni internazionali in chiave più solidale e inclusiva, sulla transizione green e la sicurezza alimentare nel mondo. Tra le iniziative della presidenza brasiliana c’è infatti il lancio dell’Alleanza globale contro la Fame e la Povertà, per raccogliere e mettere a disposizione risorse, capacità tecniche e migliori prassi. Secondo i dati della Banca Mondiale, infatti, 700 milioni di persone, la metà delle quali bambini, vivono in condizioni di povertà estrema, cioè con meno di 2,15 dollari al giorno: un livello di reddito che non basta neanche a garantire il cibo necessario per una dieta sufficiente e l’acqua potabile.

Intanto prosegue, alla vigilia del Vertice, il negoziato sulla Dichiarazione finale del G20, con l’obiettivo di raggiungere un linguaggio condiviso sulla guerra in Ucraina e al conflitto in Medio Oriente. Come anche su altri punti in agenda: sicurezza alimentare, debito e tassazione internazionale, clima ed energia, empowerment femminile e intelligenza artificiale.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Esteri

Israele, razzo di segnalazione contro casa Netanyahu:...

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Ben Gvir: "Oltrepassata un'altra linea rossa". Hezbollah ha in parte respinto proposta accordo Usa, Idf intensifica raid

Benjamin Netanyahu (Fotogramma/Ipa)

Un razzo di segnalazione è stato lanciato questa sera contro l'abitazione del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a Cesarea ed è caduto nel cortile. Né il premier né nessuno dei familiari di Netanyahu si trovava in casa al momento dell'incidente. La polizia israeliana e l'agenzia per la sicurezza interna Shin Bet hanno aperto un'indagine.

''L'incitamento contro il primo ministro Benjamin Netanyahu oltrepassa ogni confine. Lanciare un razzo di segnalazione contro la sua casa significa oltrepassare un'altra linea rossa: oggi è una bomba luminosa, domani è fuoco vivo'', ha scritto su X il ministro israeliano per la Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir. ''L'incitamento contro Netanyahu e la sua famiglia deve cessare. Mi aspetto che lo Shin Bet e la polizia raggiungano presto i sospettati che hanno commesso questo atto'', ha aggiunto.

Hezbollah: colpite 5 basi militari Idf vicino ad Haifa

Gli Hezbollah hanno affermato di aver preso di mira cinque basi militari delle Idf a nord e vicino ad Haifa, in Israele. In precedenza l'esercito israeliano aveva dichiarato che due persone sono rimaste ferite dopo che un attacco missilistico ha colpito una sinagoga ad Haifa.

In una nota di Hezbollah si legge che i combattenti hanno preso di mira una "base tecnica", la "base navale di Haifa", la base navale Stella Maris e altre due basi vicino ad Haifa, una delle quali ospita "una stazione di servizio dell'esercito nemico israeliano". L'attacco è stato condotto con simultanei "lanci di missili", ha affermato il gruppo.

Hezbollah ha in parte respinto proposta accordo Usa, Idf intensifica raid

Gli attacchi israeliani degli ultimi giorni contro obiettivi di Hezbollah in Libano sono stati decisi da Netanyahu e dal nuovo ministro della Difesa Israel Katz all'inizio della settimana per dimostrare ad Hezbollah che Israele continuerà la sua campagna se il gruppo non accetterà un piano di cessate il fuoco mediato dall'inviato statunitense Amos Hochstein. Lo riporta Channel 12. Hochstein starebbe valutando un ritorno nella regione a metà settimana, ma non finché non sarà chiaro che può concludere l'affare.

In Libano c'è tuttavia pessimismo sulle prospettive di un cessate il fuoco perché almeno due clausole di un piano di 13 punti sono giudicate inaccettabili per Hezbollah. Si tratta della clausola che dà a Israele il "diritto all'autodifesa", ovvero libertà di azione in Libano, e la clausola relativa alla supervisione dell'accordo. Channel 12 afferma che 1,6 milioni di libanesi sono stati sfollati fino ad oggi a causa della guerra, contro i circa 60mila israeliani nel nord di Israele.

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Esteri

Ucraina-Russia, Kiev trema ora ma Putin ha...

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L'analisi dell'Isw: Mosca perde uomini e mezzi, in patria si fa sentire la crisi economica

Soldati ucraini

La Russia avanza, l'Ucraina è in difficoltà. La guerra segue un binario definito da mesi, ma il quadro del conflitto - che si avvia a tagliare il traguardo dei 1000 giorni - è destinato ad essere delineato anche da fattori diversi rispetto alle operazioni militari. Ed è per questo che, se Kiev e Volodymyr Zelensky soffrono, Mosca e Vladimir Putin non possono guardare al futuro, in particolare oltre l'orizzonte di 12-18 mesi, con eccessiva fiducia.

E' l'Institute for the study of war (Isw), think tank statunitense che monitora quotidianamente la guerra, a fornire un panorama complessivo della situazione, al di là delle news che arrivano dal fronte. Le forze armate russe spingono costantemente nel Donetsk e si preparano a sferrare un attacco per riconquistare la regione di Kursk, invasa dall'Ucraina sin dall'inizio di agosto.

La guerra in mano ai russi, per ora

"I russi hanno costantemente l'iniziativa e stanno sfruttando vantaggi a livello tattico", dice George Barros, principale analista dell'Isw, alla Cnn. "I russi agiscono e costringono gli ucraini ad agire in risposta e questo non è positivo" per Kiev. "Se si è costretti sempre sulla difensiva, si perdono le guerre. Ci si ritrova chiusi all'angolo, con la possibilità di scegliere solo tra pessime opzioni", sintetizza.

Negli ultimi giorni, la Russia ha aumentato la pressione nell'area della città di Kupiansk, nel nordest dell'Ucraina. Conquistare la città, liberata dagli ucraini a settembre 2022, consentirebbe agli invasori di controllare due fondamentali vie di rifornimento e permetterebbe di sviluppare nuovi piani d'attacco contro Kharkiv.

La situazione, per le forze armate ucraine, si complica anche a sud, con la città di Kurakhove nel mirino del nemico. In realtà, secondo le valutazioni dell'Isw, l'eventuale perdita di Kurakhove non costituirebbe un danno eccessivo a livello strategico per Kiev. La città si trova a circa 40 km da Pokrovsk, snodo logistico fondamentale. Per mesi, la città è apparsa sul punto di capitolare. E invece, i reparti ucraini hanno resistito costringendo Mosca a modificare piani e strategie.

Il 'caso Pokrovsk' e le difficoltà della Russia

Proprio il 'caso Pokrovsk', dice Barros, è un campanello d'allarme per la Russia: "Ha cercato di conquistare la città e ha fallito, fino a cambiare piano". Dall'inizio dell'anno, dopo aver conquistato le rovine di Avdiivka, l'esercito russo ha guadagnato circa 40 km di terreno. Non pochi, ma nemmeno tanti se si considera il prezzo pagato in termine di soldati morti e di mezzi perduti. "Perdere 5 divisioni di tank in un anno per avanzare 40 km... E' davvero un risultato terribile", osserva Barros.

La Russia ha più uomini e più armi, ma non ha a disposizione tempo illimitato. Putin, evidenzia l'Isw, non può ignorare fattori che finiranno per condizionare l'impegno bellico. L'economia russa dà segnali di 'surriscaldamento': l'inflazione galoppa, le aziende faticano a reperire forza lavoro, i tassi di interesse sono schizzati al 21%.

E, last but not least, anche la Russia deve fare i conti con la perdita di migliaia di uomini. L'ultima parziale mobilitazione ha provocato la fuga di centinaia di migliaia di potenziali soldati.

Mosca rischia la crisi in 12-18 mesi

"La situazione economica, la carenza di uomini e la perdita massiccia di mezzi creeranno problemi al Cremlino se la guerra verrà condotta con questi ritmi anche il prossimo anno", dice Barros.

"Se la coalizione internazionale occidentale, compresi gli Stati Uniti, continuerà a sostenere gli ucraini per i prossimi 12-16-18 mesi, ci saranno delle opportunità per sconvolgere davvero il modo in cui i russi hanno finanziato questa guerra". Gli alleati di Kiev "possono decidere se i russi vinceranno o perderanno".

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Esteri

Usa-Cina, Xi a Biden: “Sforzo di Pechino per...

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Il presidente cinese: "Sforzo di Pechino per transizione senza intoppi. Pronti a lavorare con la nuova amministrazione statunitense"

Joe Biden e Xi Jinping (Afp)

"Siamo l'alleanza più importante - o la relazione più importante del mondo intero - e il modo in cui andiamo d'accordo può avere un impatto sul resto del mondo. Quindi i nostri due Paesi non possono permettere che questa competizione sfoci in un conflitto. È una nostra responsabilità e negli ultimi quattro anni credo che abbiamo dimostrato che è possibile avere questa relazione". Lo ha detto il presidente Usa Joe Biden rivolgendosi al presidente cinese Xi Jinping, nelle dichiarazioni prima dell'incontro bilaterale a Lima.

"Sono molto orgoglioso dei progressi che abbiamo fatto insieme", ha dichiarato Biden. Il presidente Usa si è soffermato sulle comunicazioni ai più vari livelli tra i due Paesi, sulla collaborazione sui rischi dell'intelligenza artificiale, sulla cooperazione nella lotta agli stupefacenti.

“Abbiamo molto da discutere", ha ammesso Biden che ha ricordato le "molte ore" trascorse da soli insieme al leader cinese, prima da vicepresidente e poi da presidente. "Non siamo sempre stati d'accordo, ma le nostre conversazioni sono sempre state franche e sincere. Non ci siamo mai presi in giro a vicenda. Siamo stati sinceri l'uno con l'altro. E credo che questo sia fondamentale".

Cosa ha detto Xi Jinping

La Cina “si sforzerà di assicurare una transizione senza intoppi” nelle sue relazioni con gli Stati Uniti, ha dichiarato Xi Jinping nel corso dell'incontro con il presidente Usa.

I due Paesi dovrebbero “continuare a esplorare la strada giusta” per andare d'accordo e “raggiungere una coesistenza pacifica a lungo termine”, ha detto Xi, citato dall'agenzia statale China News Agency, aggiungendo che "la Cina è pronta a lavorare con la nuova amministrazione statunitense".

Nel corso dell'incontro il presidente cinese ha affermato che le relazioni Cina-Usa negli ultimi quattro anni hanno attraversato alti e bassi. Ma le due parti sono state anche impegnate in un dialogo e una cooperazione fruttuosi e la loro relazione è rimasta stabile nel complesso. E' quanto si legge sul profilo X della portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying.

La traiettoria delle relazioni tra i due Paesi ha dimostrato la validità delle esperienze degli ultimi 45 anni di relazioni diplomatiche. Quando i due Paesi - ha affermato Xi - si trattano come partner e amici, cercano un terreno comune mentre accantonano le differenze e si aiutano a vicenda per avere successo, la loro relazione farebbe notevoli progressi. Ma se si considerano rivali o avversari, perseguono una competizione feroce e cercano di farsi male a vicenda, rovinerebbero la relazione o addirittura la farebbero regredire.

“L'obiettivo della Cina di una relazione Cina-Stati Uniti stabile, sana e sostenibile rimane invariato”, ha detto Xi Jinping. “La Cina è pronta a lavorare con la nuova amministrazione statunitense per mantenere la comunicazione, espandere la cooperazione e gestire le differenze, in modo da impegnarsi per una transizione costante delle relazioni Cina-Stati Uniti a beneficio dei due popoli”, ha sottolineato Xi.

E' ferma convinzione del presidente cinese che una relazione stabile tra Cina e Stati Uniti, che è la relazione bilaterale più importante del mondo, sia fondamentale non solo per gli interessi dei popoli cinese e americano, ma anche per il futuro e il destino dell'intera umanità. Le due parti, ha proseguito, dovrebbero tenere a mente il benessere dei due popoli e gli interessi comuni della comunità internazionale, fare una scelta saggia, continuare a esplorare la strada giusta per far sì che due grandi Paesi vadano d'accordo l'uno con l'altro e realizzare una coesistenza pacifica a lungo termine su questo pianeta.

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