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I Jamiroquai tornano in tournée dopo 6 anni: una data anche in Italia

Appuntamento nel novembre 2025

Il frontman Jason Kay in concerto - Agenzia Fotogramma / Ipa

Dopo sei anni di assenza dalle scene, i Jamiroquai tornano con una grande tournée nel 2025 che farà tappa anche in Italia. A partire da novembre 2025, la band vincitrice di un Grammy e con una carriera di oltre 30 anni, sarà in tour in 14 date tra Regno Unito ed Europa, nell'ambito del 'The Heels of Steele' tour portando il suo groove inconfondibile nei più grandi palazzetti del continente.

I Jamiroquai sono stati protagonisti della scena musicale globale con 15 nomination ai Brit Awards, due record mondiali Guinness, un Grammy e più di 1,7 miliardi di stream su Spotify. Guidata dal pioniere del ‘future funk’ Jay Kay, la band è pronta a scrivere un nuovo capitolo nella sua storia, riportando sul palco i brani più amati dai fan e introducendo al contempo suoni freschi e inediti. "Una missione che dura da 30 anni e più: portare la musica groove nella vostra vita - dicono i Jamiroquai -. Siete pronti a unirvi a noi nella lotta per mantenere intatta la magia del disco, per conquistare tutte le vostre paure interiori e ballare come non avete mai fatto prima? Avete quello che serve per guarire il mondo attraverso la musica? Avete i tacchi d’acciaio?”".

Quando e come comprare i biglietti

I titolari di carta Mastercard avranno accesso prioritario ai biglietti a partire dalle 10 di mercoledì 20 novembre. La vendita generale dei biglietti sarà aperta alle 10 di venerdì 22 novembre su ticketmaster.it, ticketone.it e vivaticket.it.

La data italiana

La band suonerà anche in Italia. L'unica tappa in programma è quella di giovedì 13 novembre 2025 all’Unipol Forum di Milano.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Cronaca

Malattie respiratorie. “Il futuro è adesso” con...

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Dalle terapie biologiche all'asportazione di tumori senza chirurgia gli scenari delineati a Milano al XXV Congresso della Società italiana di pneumologia. Verso un convegno annuale sulle differenze uomo-donna per terapie su misura

Malattie respiratorie.

Contro le malattie respiratorie 'Il futuro è adesso'. Le innovazioni già in atto e le prospettive all'orizzonte sono state discusse a Milano durante il XXV Congresso della Società italiana di pneumologia (Sip-Irs), che si chiude oggi al centro congressi Allianz MiCo. L'intelligenza artificiale e la robotica che permetteranno di diagnosticare tumori in fase sempre più precoce e di asportarli senza chirurgia, passando dalle vie aeree naturali. Le cure sempre più mirate e personalizzate anche in base al genere, grazie a un gruppo di lavoro Sip-Aipo (Associazione italiana pneumologi ospedalieri) dedicato alle differenze uomo-donna nelle malattie ostruttive e restrittive e nei disturbi del respiro nel sonno. Queste tra le principali novità 'in vetrina' al meeting meneghino.

C'è il grande capitolo delle terapie biologiche - spiegano gli esperti - che stanno trasformando il trattamento di malattie come la fibrosi polmonare idiopatica, per cui si stimano circa 15mila pazienti nel nostro Paese, con 4.500 nuovi casi ogni anno, e l'asma grave che in Italia riguarda il 10% dei soggetti asmatici, quasi 300mila persone. Per questa patologia l'introduzione di anticorpi monoclonali ha rappresentato un passo cruciale, migliorando significativamente la qualità di vita dei pazienti.

Tra le malattie respiratorie meno conosciute, ma di crescente interesse - proseguono gli specialisti - ci sono poi le bronchiectasie, patologie croniche caratterizzate da dilatazione irreversibile dei bronchi, infezioni respiratorie ricorrenti e difficoltà nell'eliminazione del muco. Si stima che fino a 500 adulti su 100mila soffrano di bronchiectasie, ma la cifra è sottostimata perché la diagnosi è spesso tardiva. "Le ricerche più recenti hanno rivelato una complessa componente infiammatoria, con un ruolo centrale del sistema immunitario - evidenzia Andrea Gramegna, medico pneumologo presso il Policlinico di Milano e ricercatore presso l'università Statale del capoluogo lombardo - Questo ha portato a un cambio di paradigma nel trattamento, con lo sviluppo di farmaci modulatori immunologici che mirano a ridurre l'infiammazione bronchiale. Questi approcci, grazie alla conoscenza più approfondita dei meccanismi molecolari e cellulari alla base della malattia, stanno aprendo la strada a interventi mirati e più efficaci".

Una pneumologia sempre più hi-tech, quella fotografata dal congresso milanese. Negli ultimi vent'anni, in particolare dopo Covid - sottolineano gli esperti - la pneumologia interventistica, che si occupa delle procedure invasive su polmone e cavo pleurico, è stata protagonista di una rivoluzione tecnologica che consente oggi di diagnosticare e gestire le neoplasie polmonari, di cui in Italia si registrano 35-40mila nuovi casi all'anno, e le patologie infettive e interstiziali in maniera sempre più accurata e sicura.

"L'innovazione nell'ambito dell'imaging e dell'Ai - afferma Michele Mondoni, professore associato di Medicina respiratoria presso il Dipartimento di Scienze della salute dell'università degli Studi di Milano e responsabile dell'Unità respiratoria dell'Asst Santi Paolo e Carlo meneghina - svolge oggi un ruolo cruciale nella diagnosi precoce delle neoplasie dell'apparato respiratorio, nella diagnosi e nella valutazione della progressione delle fibrosi polmonari".

Anche la robotica ha fatto decisivi passi in avanti, per esempio nel suo utilizzo in broncoscopia, che prevede l'introduzione attraverso le vie aeree fino ai bronchi più distali di una sonda in grado di individuare la posizione esatta di un nodulo e di stabilire se è benigno o maligno. Ed ecco che, "in un futuro molto prossimo, si potranno addirittura asportare i tumori così diagnosticati in fase precoce attraverso le stesse vie aree, ma senza ricorrere alla chirurgia tradizionale", prospettano gli specialisti.

Il congresso Sip di Milano ha ospitato anche una sessione che ha trattato in una prospettiva di genere le patologie respiratorie ostruttive e restrittive e i disturbi respiratori nel sonno. E' infatti attiva una task force Sip-Aipo sulla medicina di genere in pneumologia - rimarcano gli esperti - costituita da clinici appartenenti a diversi gruppi di studio e coordinata da Maria Pia Foschino Barbaro, professore emerito all'università di Foggia, e Laura Carozzi, professore ordinario all'università di Pisa. La task-force risponde alle richieste dell'Osservatorio di medicina di genere dell'Istituto superiore di sanità, ovvero studiare le differenze di sesso e genere nelle varie patologie respiratorie, per colmare l'attuale gap di conoscenze e definire i percorsi diagnostico-terapeutici più appropriati. Insieme ad Aipo, nel corso del 2024 è stato organizzato un primo Congresso sulla medicina di genere in pneumologia. E a Milano sono state poste le basi per l'organizzazione di un secondo congresso, con lo scopo di dare vita a un appuntamento annuale e formare su questi temi il maggior numero possibile di specialisti.

"L'argomento dell'approccio di genere alla malattia e alla salute in generale è di grande attualità e di grande interesse - dichiara Carrozzi - Il ruolo delle società scientifiche è fondamentale per approfondire conoscenze basate sul metodo scientifico da diffondere nella comunità medica e non solo".

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Sport

Nadal e l’ultima partita in Davis: “Se potessi...

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Il tennista spagnolo ha aperto a una partita con Federer: "Organizzeremo qualcosa"

Rafa Nadal - Fotogramma

Nella Coppa Davis alle porte, Rafa Nadal giocherà la sua ultima partita. Il campione spagnolo è stato convocato per le finali di Malaga, dove la sua Nazionale affronterà nei quarti di finale l'Olanda domani, martedì 19 novembre, alle 17. "Era da molto tempo che pensavo al ritiro", ha raccontato Nadal in conferenza stampa, "ma ho sempre cercato di darmi un'altra possibilità, fino a quando non ho più potuto. Ora mi sto godendo questa settimana. So che sarà un grande cambiamento nella mia vita, ma succederà più tardi. Sono qui con la squadra e questo mi rende felice".

Sulle emozioni che proverà Nadal si è detto tranquillo: "Non lo so, non posso prevederlo. Se sono in campo spero di rimanere lucido, perché non sono qui per ritirarmi, ma per aiutare la squadra. È la mia ultima settimana, ma è una competizione di squadra, e la cosa più importante è aiutare la squadra, essere concentrati e fare bene. I rivali e le condizioni sono difficili. Alla fine arriveranno anche le emozioni, ma nel frattempo bisogna concentrarsi su ciò che bisogna fare".

Nadal dovrebbe giocare sicuramente il doppio con Alcaraz, ma non il singolare: "Questo bisognerebbe chiederlo al capitano. Io cerco di lavorare il più duramente possibile, è stato così per l'ultimo mese e mezzo. Non giocando molto spesso è un po 'più difficile mantenere un livello costante. Abbiamo una grande squadra, tutti questi giocatori hanno avuto una grande stagione sul circuito, quindi è compito del capitano decidere cosa è meglio per la Spagna. A livello fisico mi sento bene, senza alcun nessun problema. Sono contento di finire la mia vita professionale, giocando in Coppa Davis, dopo tutto la Coppa Davis 2004 è stata una delle mie prime grandi gioie da tennista. Sono felice di dire addio giocando di nuovo con la Spagna, che è qualcosa che ho sempre amato e mi ha dato cose che non mi hanno dato i singoli tornei".

Poi ancora sul ritiro: "Non esiste un addio ideale, i finali cinematografici ci sono soltanto nei film americani, mi sono reso conto che non avrei avuto uno di questi. Non è comunque qualcosa che mi interessa. Il mio addio sarà qualunque cosa sarà, ma sarebbe fantastico per la squadra vincere la Davis. Sarebbe un bel saluto per me e una grande gioia per tutti. Se dovessi giocare, non so a che livello sono. Sono passati alcuni mesi dalla mia ultima partita, quindi quello che faccio è cercare di fare del mio meglio ogni giorno per prepararmi il più possibile nel caso in cui dovessi essere in campo. Io da giocatore non posso prevedere come andranno le cose, a volte mi sono sentito davvero bene il giorno prima di una partita e il giorno dopo ho fatto un casino, ma non è questo il caso. Mi divertirò tantissimo, sia che dovessi essere in campo che in panchina".

Nadal, per ora, non pensa al futuro: "Non sono preoccupato per il prossimo passo della mia vita, ho avuto momenti in cui non sono stato in grado di giocare a tennis a causa degli infortuni. Ora ho un approccio diverso: devo accettare la sfida di un grande cambiamento nella mia vita. Non so se sarà difficile, ma sicuramente sarà diverso. Probabilmente quello che mi mancherà di più sarà la sensazione della competizione, scendere in campo e vedere i tifosi nelle grandi partite. Alla fine è l'adrenalina che si sente durante, prima e dopo le partite. Avrò altre cose che mi rendono felice e mi daranno altri sentimenti, ma questa adrenalina è difficile da trovare al di fuori dello sport professionistico".

"Le cose che ho passato, l'ultimo anno e altre difficoltà che ho avuto, mi hanno fatto sentire come se non potessi essere abbastanza competitivo e godermi quotidianamente il tennis", ha continuato Nadal, "a domanda a me stesso non è se potrei continuare per un altro anno, ma perché dovrei. Non ho quell'ego. È qualcosa su cui ho riflettuto per molto tempo. Se potessi continuerei a giocare".

Infine Nadal non chiude la porta a un esibizione con un amico speciale, Roger Federer: "Quando si è ritirato lui ero lì per giocare ed eravamo partner. Non ho ancora parlato con Roger, ha un calendario molto serrato. Questa sarà la mia ultima settimana sul circuito, ma non sarà il mio ultimo addio. Avremo la possibilità di fare qualcosa insieme".

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Economia

Grande successo a Roma per il Brand Journalism Festival

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Oltre 200 tra manager e giornalisti hanno partecipato all’evento promosso da Social Reporters

Grande successo a Roma per il Brand Journalism Festival

Un messaggio positivo, nitido e generativo è emerso dalla prima edizione del Brand Journalism Festival, tenutasi a Roma presso Talent Garden Ostiense, sotto l’Alto Patrocinio del Parlamento Europeo. Oltre 200 partecipanti – tra editori, giornalisti, dirigenti aziendali e responsabili della comunicazione – hanno preso parte all’evento promosso da Social Reporters per discutere di etica, trasparenza e sostenibilità nel mondo della comunicazione. L’evento - si sottolinea in una nota - ha messo al centro una riflessione urgente: costruire un'informazione responsabile, che non si limiti a veicolare messaggi commerciali, ma che risponda a un’esigenza sociale e culturale di verità. Il ruolo del Brand Journalism, con il suo approccio orientato alla trasparenza, è stato ampiamente discusso dai relatori, che hanno sottolineato la necessità di formare un pubblico consapevole e in grado di sviluppare un pensiero critico.

I partecipando hanno ribadito la necessità di andare oltre la logica della mera persuasione pubblicitaria e del sensazionalismo giornalistico. È emerso con forza il concetto di reputazione aziendale come valore fondamentale, costruita giorno per giorno attraverso la trasparenza e un’informazione responsabile. E' poi stata sottolineata nettamente la necessità di una comunicazione che metta al centro le persone, viste non più come attori passivi, bensì come protagonisti attivi e consapevoli del processo comunicativo.

"È essenziale innescare un cambiamento radicale, non solo all’interno delle aziende, ma nella società nel suo complesso. Le persone devono diventare più consapevoli delle proprie azioni e del tipo di informazioni che scelgono di consumare. È fondamentale riflettere su come utilizzano i social media e sull’impatto che queste piattaforme hanno sul loro modo di pensare e agire," ha dichiarato Ilario Vallifuoco, CEO di Social Reporters e ideatore del Brand Journalism Festival. “Le aziende non sono semplici strutture gerarchiche; sono comunità vibranti, dove ogni individuo ha l’opportunità di farsi portavoce dei valori aziendali. L’obiettivo deve essere quello di creare un ambiente in cui tutti possano liberamente esprimere le proprie idee e contribuire a costruire un’organizzazione più trasparente e inclusiva. Questo approccio non solo arricchisce la cultura aziendale, ma migliora anche le relazioni tra aziende, istituzioni e giornalisti, fondando il tutto su un legame di fiducia e trasparenza che si riflette su ogni aspetto della catena del valore dell’informazione.”

Intanto BJF è già proiettato al futuro: la prossima edizione del Festival - in calendario nell’autunno del 2025 - rappresenterà un ulteriore passo verso un ecosistema comunicativo più etico e responsabile. I mesi che intercorreranno tra le due edizioni saranno dedicati alla stesura di un manifesto che delineerà principi e pratiche di comunicazione trasparente, coinvolgendo tutti gli attori del settore. Questo impegno collettivo ha l’obiettivo di trasformare le intuizioni emerse durante BJF24 in azioni concrete, promuovendo una cultura dell’informazione che metta al centro l'integrità e la responsabilità sociale.

"Il Brand Journalism Festival rappresenta una nuova e importante opportunità per riflettere sull'evoluzione dei media in Italia, un aspetto cruciale anche per la nostra istituzione, attivamente impegnata nella tutela della salute dell'informazione” afferma Carlo Corazza, direttore dell’Ufficio del Parlamento Europeo in Italia. “Per garantire una democrazia vivace è del resto essenziale avere cittadini informati. Per questo motivo, da anni ci dedichiamo a dialogare con i soggetti più innovativi nel panorama dei media e dei social media, per comunicare il più possibile con tutte le fasce d'età, a partire dai giovani".

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