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Apt Basilicata, si apre il sipario sulla terza edizione di Roots-in

L’unico evento in Italia interamente dedicato al turismo delle origini rivolto al mondo dei tour operator, agli stakeholder dell’industria della vacanza, ma anche ai cittadini che vogliono conoscere più da vicino questo particolare segmento di viaggio

Apt Basilicata, si apre il sipario sulla terza edizione di Roots-in

Anche quest’anno la Basilicata si prepara ad ospitare l’unico evento in Italia interamente dedicato al turismo delle origini rivolto al mondo dei tour operator, agli stakeholder dell’industria della vacanza, ma anche ai cittadini che vogliono conoscere più da vicino questo particolare segmento di viaggio. L’edizione - in programma oggi e domani 18 e il 19 novembre – cade proprio nell’anno dedicato alle radici italiane nel mondo, e conta tanti tour operator che si sono dati appuntamento a Matera: 155 seller provenienti da ogni regione italiana, 74 buyer provenienti da Sudamerica, Canada, Spagna, Belgio, Australia e Usa, 12 espositori fra enti e aziende, 13 regioni italiane con i loro stand e le loro offerte. Ad organizzare Roots-in, la Borsa internazionale del Turismo delle Origini, sarà Apt Basilicata, Regione Basilicata in collaborazione con Enit e con il patrocinio del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.

Durante le due giornate di Roots-in l’Apt ha organizzato anche un press tour a cui partecipano cinque giornalisti di agenzie di stampa e di stampa specializzata nazionale. La Borsa inizierà il 18 novembre, alle 9.30 al Centro Congressi Una Mh Hotel (borgo Venusio) con il forum dedicato al Made in Italy moderato dalla giornalista del Tg1, Valentina Bisti. Dopo i saluti istituzionali di Raffaele Ruberto, Commissario Prefettizio del Comune di Matera, Marcello Pittella, Presidente Commissione Lucani nel Mondo e di Vito Bardi, Presidente della Regione Basilicata si parlerà di Made in Italy e di Italiani nel mondo con Antonio Nicoletti, direttore generale di Apt Basilicata. Interverranno fra gli altri Fabio Borghese, Senior evp Head of International Expansion Arsenale Group, Pietro Caldaroni, Direttore Comunicazione e Relazioni Istituzionali Ita Airways, Rosamaria Derosa, Vicepresidente Cna nazionale, Ivana Jelinic, Amministratore Delegato Enit, Dina Ravera, Presidente Destination Italia, Giacomo Vigna, Dirigente Agroindustria, industrie culturali e creative, industria del turismo – Ministero delle Imprese e del Made in Italy e Luigi Maria Vignali, ministro plenipotenziario, Direttore Generale per gli Italiani all’estero e le politiche migratorie del Ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale. Seguirà, alle 12.30, la tavola rotonda sul tema “Il viaggio di ritorno alle proprie origini nelle regioni italiane”. Sandro Pappalardo – Consigliere cdaEnit SpA per la Conferenza Permanente Stato-Regioni coordinerà gli interventi degli assessori delle regioni Basilicata, Abruzzo, Calabria e Puglia.

Una parte molto importante di Roots-in e che contribuisce a rendere unica la formula di questo evento è rappresentata dai Lab, momenti di informazione e formazione sui diversi aspetti del turismo delle origini, da quelli di carattere sociologico a quelli di comunicazione, di gestione e organizzazione. Nel corso dei Lab verrà presentata per la prima volta l’Antologia lucana, una pubblicazione voluta e realizzata da Apt per l’insegnamento della lingua italiana nel mondo. Il volume contiene una selezione di estratti di autori lucani o di autori che hanno avuto rapporti con la Basilicata, box di approfondimento sugli aspetti turistici ed esercizi di italiano. Si tratta di una pubblicazione edita da Edilingue che potrà essere adottata nelle scuole di italiano nel mondo e negli istituti italiani di cultura. Fra i Lab anche la presentazione di un quaderno di marketing prodotto da Apt Basilicata con il quale si racconta nel dettaglio la nuova strategia relativa al Turismo delle Passioni. La terza edizione di Roots-in è organizzata da Regione Basilicata, Apt Basilicata con il Patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, conta come partner tecnico ITa Airways e come media partner Rai Radio 3; AndKronos; Dove Rcs. Media partner trade: Ttg Italia.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Ultima ora

Morto Charles Dumont, autore di ‘Non, je ne regrette...

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Il decesso del cantautore e compositore domenica 17 novembre a Parigi dopo una lunga malattia

Charles Dumont - Fotogramma /Ipa

Il cantautore e compositore Charles Dumont, autore di "Non, je ne regrette rien" di Edith Piaf, una delle canzoni francesi più famose, è morto a Parigi domenica sera, 17 novembre, all'età di 95 anni dopo una lunga malattia. Il ministro della Cultura francese, Rachida Dati, ha reso omaggio alla memoria di "un mostro sacro della canzone francese".

Trombettista di formazione, la carriera di Dumont ebbe una svolta quando convinse Edith Piaf a eseguire una delle sue composizioni. Nel 1956 divenne famoso per aver composto con Michael Vaucaire "Non, je ne regrette rien", che Piaf interpretò dedicandola alla Legione straniera. La loro collaborazione durò fino alla morte della Piaf nel 1963, e produsse oltre 30 canzoni, tra cui "Mon dieu", "Les Flonflons du bal" e "Les amants". Dopo aver scritto per Jacques Brel "Je m'en remets à toi" nel 1964, in seguito Dumont ha lavorato anche con Dalida e Tino Rossi e alla fine degli anni '60 è diventato un cantante, pubblicando una serie di album. Ha lavorato anche con Barbra Streisand, che interpretò la sua "Le Mur" nella versione inglese intitolata "I've Been Here".

Dumont lavorò compose brani anche per serie televisive come "Michel Vaillant" nel 1967 e per il cinema, con le colonne sonore per i film "Il mio corpo per un poker" (1968) di Piero Cristofani e Lina Wertmüller e "Monsieur Hulot nel caos del traffico" (1971) di Jacques Tati.

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Esteri

Ucraina, Atacms e Storm Shadow: ecco i missili contro russi...

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I missili a lungo raggio americani e anglo-francesi sono già negli arsenali di Kiev. Ora, con limiti, potranno essere usati in territorio russo

Un missile Atacms

L'Ucraina può utilizzare missili a lungo raggio per colpire la Russia nella guerra in corso ormai da 1000 giorni. Le armi non sono una novità, da tempo sono presenti negli arsenali di Kiev: gli Atacms americani e gli Storm Shadow britannici, battezzati Scalp nella versione francese. Cambiano i potenziali obiettivi: prima le forze armate ucraine potevano colpire i russi solo nel territorio invaso, adesso il bersaglio diventano uomini, mezzi e basi oltre il confine.

I missili Atacms sono già stati trasferiti dagli Stati Uniti all'Ucraina lo scorso anno a condizione che fossero usati solo in territorio ucraino. Ora il limite è stato rimosso e potranno essere impiegati dalle forze di Kiev contro le unità russe e nordcoreane dispiegate nel Kursk.

Il presidente Joe Biden ha infatti imposto a Kiev l'uso dei sistemi americani solo contro obiettivi in questa regione della Russia, ha reso noto Axios. Biden ha comunicato a Kiev la sua decisione circa tre giorni fa, decisione presa per esercitare deterrenza contro Pyongyang, per evitare che il regime nordcoreano invii a combattere al fianco della Russia altre unità militari.

Atacms, velocità e gittata

Gli Atacms hanno una gittata di 300 chilometri (non sono quindi missili a lungo raggio come invece spesso vengono definiti, ma possono colpire obiettivi in maggiore profondità in Russia di qualsiasi altro sistema a disposizione degli ucraini) e come missili balistici ricadono sul loro obiettivo con forza moltiplicata rispetto ai razzi ma hanno una velocità ridotta rispetto ai missili da crociera.

Possono essere lanciati dai lanciatori mobili Himars, che gli Stati Unti avevano già fornito all'Ucraina nel 2022, e anche dagli M270 di produzione britannica e tedesca. Il Pentagono ne ha in magazzino due versioni: una per testate a grappolo e una per testate singole.

Sono prodotti dalla Lockheed Martin ma non sono più acquistati dall'esercito americano: l'inventario è limitato e prossimo al punto in cui gli Stati Uniti potrebbero avere problemi con le loro riserve. Si tratta di un sistema che risale agli anni Ottanta per colpire obiettivi sovietici di valore elevato in profondità. Ne vengono ancora prodotti alcune centinaia di unità l'anno, ma sono venduti all'estero. Il nuovo sistema Usa, Precision Strike Missile, ha cominciato solo ora a essere dispiegato ma in numeri limitati. Atacms si pronuncia 'attaccali'.

Cosa sono gli Storm Shadow

Raggio d'azione meno ampio per gli Storm Shadow (Scalp per i francesi), missili da crociera franco britannici con una gittata massima di 250 chilometri. Sono stati già forniti a Kiev da Londra e Parigi, ma lo stop al loro impiego in territorio russo potrebbe essere cancellato sulla scia della decisione dell'Amministrazione Usa sugli Atacms.

Lo Storm Shadow è considerato il sistema ideale per penetrare nei bunker blindati e nei magazzini di munizioni in Russia. Ogni missile costa quasi un milione di dollari, quindi vengono usati usualmente in attacchi ben pianificati, come il raid contro la base della Flotta del mar nero a Sebastopoli. Rendono, per la marina russa, l'intera Crimea insicura.

Kiev chiede di poterli usare contro le basi militari russe lontane dal confine, in Russia, da cui sono lanciati gli attacchi con bombe plananti o aerei. Con i droni Kiev riesce infatti ad arrivare anche molto in profondità in territorio russo. Ma possono portare solo un carico di piccole dimensioni e molti vengono intercettari.

Per questo l'Ucraina ha bisogno dei missili come gli Storm Shadow, o degli Atacms americani, che hanno una gittata ancora superiore. Mosca aveva spostato in le basi o gli obiettivi importanti ancora più a est, fuori dalla portata di missili come gli Storm Shadow, in vista del sollevamento dei caveat lo scorso settembre. Ma la decisione improvvisa dell'Amministrazione Biden, e lo spostamento in corso da parte di Mosca delle operazioni nel Kursk per la controffensiva, potrebbe aver colto la Russia in contropiede.

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Spettacolo

Mina polena di una nave sulla cover del nuovo album...

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La Tigre di Cremona torna con un disco di inediti in uscita il 22 novembre. Tra brani un remake di Concato, uno scritto da Elisa e uno da Francesco Gabbani

La cover di 'Gassa D'Amante' di Mina

Trasformista lo è sempre stata. E nel nuovo album non è da meno. Mina diventa polena di una nave sulla copertina di 'Gassa D’Amante', il nuovo album di inediti in uscita il 22 novembre prossimo per Pdu. Un disco che parla d’amore, e che, di tutti i temi di Mina, resta quello principale. Il nuovo lavoro comprende 10 brani ('Non smetto di aspettarti' remake di Fabio Concato, 'Dispersa', 'Per dirti t’amo', 'Amami e basta', 'Senza farmi male', Il cuore si sbaglia', 'E' così che funziona', 'Buttalo via', 'L’amore vero' e 'Non ti lascerò) ed è ricco di firme, tra cui quella di Elisa, che ha scritto 'Senza Farmi Male' e Francesco Gabbani, autore di 'Buttalo Via'.

Dopo essere stata un alieno sulla cover di 'Maeba', una papera per 'Mina Celentano', scimmia, e persino culturista in 'Rane Supreme', sulla copertina del nuovo album, realizzata da Mauro Balletti, che cura la progettazione delle cover dei suoi dischi sin dai primi anni '70, la faccia della Tigre di Cremona decora la prua di una nave che si fa spazio tra acque calme, con la sua collezione variegata di canzoni. "Di solito immagine e titolo del disco non hanno attinenza ma stavolta sì - rivela il figlio Massimiliano Pani incontrando a Milano i giornalisti -. Lei è la polena di una nave e il titolo dell'album 'Gassa d’amante' è il nodo marinaio per eccellenza. La gassa d'amante assomiglia a due amanti che si intrecciano, e ha un doppio significato, un rimando alla figura dell’amante". Per dare l’ok alle copertine che da sempre realizza Balletti "Mina ci mette un attimo - spiega lo stesso autore - è stata lei a parlarmi di questo disegno che avevo fatto 15 anni fa".

Come d'abitudine, Mina ha selezionato personalmente le canzoni dell'album tra i 3-4mila brani che ogni anno le vengono inviati. "E' sempre lei che ha le idee e decide - assicura Pani -. E' il direttore artistico più forte d'Italia, sono 60 anni che sceglie i pezzi giusti e il disco ha un livello di scrittura alto. Lei ha legato questi pezzi benché siano stati scritti da autori diversi. Sia Gabbani sia Elisa hanno mandato qualcosa della loro creatività, poi ci sono ragazzi sconosciuti che hanno inviato delle canzoni e che hanno incontrato il gusto di Mina di quel momento. Mina tutti i giorni ascolta musica, sceglie le cose che le piacciono ed è aperta". In questo album "ha messo una parte di cuore e anima in più, si è divertita e l'ha fatto magistralmente".

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