Ucraina-Russia, 1000 giorni di guerra. Kiev: “Con missili è svolta”
Il quadro può cambiare dopo il sì di Biden all'uso degli Atacms contro obiettivi in Russia
La guerra tra Ucraina e Russia taglia il traguardo dei 1000 giorni dall'inizio dell'invasione ordinata da Vladimir Putin e entra in una nuova fase. Il capitolo si apre con l'ok con cui gli Stati Uniti autorizzano Kiev a colpire obiettivi in territorio russo con i missili a lungo raggio Atacms che, secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, "parleranno da soli".
"Potrebbe essere una svolta", dice il ministro degli Esteri ucraino Andrii Sybiha, parlando a New York prima di una riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu. "Potrebbe essere una svolta. Più l'Ucraina riuscirà a colpire, più la guerra sarà breve.- La posizione dell'Ucraina è sempre stata chiara: abbiamo tutto il diritto di colpire obiettivi militari sul territorio russo. È un nostro diritto legittimo, che salverà i nostri civili. Potrebbe avere un impatto molto positivo sul campo di battaglia", prosegue, forse sopravvalutando il reale impatto della novità. Kiev, in fondo, ha già usato missili Atacms in passato. E la Russia, secondo gli analisti dell'Institute for the study of war (Isw), da tempo ha spostato basi e mezzi fuori dalla portata dai missili.
Si può scommettere almeno su una conseguenza della decisione di Joe Biden. Il presidente uscente, a 2 mesi dall'addio alla Casa Bianca, fa scattare il semaforo verde e lascia un'eredità ancor più impegnativa a Donald Trump. Il neo presidente eletto non si esprime sulla decisione del suo predecessore e lascia parlare membri influenti del suo team, dal figlio Donald jr all'onnipresente Elon Musk.
Cosa (non) dice Putin
Da Mosca, non c'è traccia diretta di Vladimir Putin nella pioggia di reazioni delle ultime 24 ore: parlano più o meno tutti, ma non il presidente russo. La linea dettata dal Cremlino, però, è chiara. A dettarla, a settembre, è stato proprio Putin con dichiarazioni esplicite: "Se verranno lanciati attacchi contro la Russia, la Nato entrerà nella guerra", il senso delle parole.
"La risposta di Mosca agli attacchi missilistici dell'Occidente sul territorio russo sarà adeguata e tangibile", dice Maria Zakharova, portavoce del ministro degli Esteri, Sergei Lavrov. "L'uso di missili a lungo raggio da parte di Kiev comporterà la diretta partecipazione degli Usa e dei paesi satelliti alle ostilità e cambierà l'essenza del conflitto", aggiunge.
Diverse, almeno in parte, le parole di Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino e megafono principale di Putin. "E' ovvio che l'amministrazione uscente di Washington intende adottare misure per continuare a gettare benzina sul fuoco e provocare un'ulteriore escalation di tensioni", dice, rincarando la dose all'agenzia Tass: "La decisione degli Stati Uniti di colpire la Russia in profondità, se attuata, non sarà priva di risposta". Quindi, lo spiraglio o - se vogliamo - l'esca indirizzata a Trump.
Il dialogo con il nuovo presidente, in teoria, è possibile. "Non sono in corso reali preparativi per una telefonata tra Putin e Trump, non c'è stata nessuna richiesta da parte americana", dice Peskov, tornando a smentire il colloquio che per il Washington Post sarebbe avvenuto dopo le elezioni Usa del 5 novembre. "Ci sono meccanismi per organizzare un colloquio tra Putin e Trump. Se c'è la volontà politica, possono essere facilmente attivati", aggiunge.
Cosa (non) dice Trump
Dagli Stati Uniti, nessuna conferma ufficiale sull'ok a Kiev per l'uso degli Atacms. La Casa Bianca e il Dipartimento di Stato non commentano e non si esprimono. In attesa che arrivino le parole di Biden, nessun segnale diretto da Donald Trump. Il neo presidente eletto ha detto e ripetuto che punta a far finire la guerra in tempi brevi e ritiene possibile un accordo tra Putin e Zelensky.
Nelle scorse settimane, il Wall Street Journal ha diffuso anche la bozza embrionale alla base di un eventuale piano: creazione di una zona demilitarizzata lungo il fronte, Ucraina fuori dalla Nato per 20 anni, sostegno militare americano a Kiev per scongiurare nuove aggressioni.
Ora, la missione diplomatica di Trump rischia di complicarsi decisamente. Mancano 2 mesi al suo insediamento e già nelle prossime ore l'Ucraina potrebbe iniziare a lanciare missili Atacms nel Kursk: le forze armate ucraine hanno invaso la regione russa all'inizio di agosto, ora Mosca prepara 50mila uomini per la controffensiva che sarà sostenuta anche da migliaia di soldati nordcoreani.
In attesa che Trump si pronunci, parla chiaro suo figlio Donald jr: "Imbecilli", dice riferendosi a chi ha dato il semaforo verde. Tra un tweet e l'altro, chiara anche la posizione di Musk. Il magnate, protagonista assoluto nella nuova amministrazione Trump, condivide i posti di chi considera i "liberali" amanti della guerra e prevede l'escalation della guerra: "La Russia risponderà".
Spettacolo
Belve, Flavia Vento: “Tornassi indietro rimarrei...
E sul gossip 'bomba' su una botte d'amore con Francesco Totti ha detto: "Chiedere scusa a Ilary Blasi? Non mi scuso con nessuno"
"Il sesso può essere molto satanico. Tornassi indietro non andrei proprio a letto con nessuno. Rimarrei vergine come Maria". Flavia Vento, ospite oggi di Belve nella prima puntata del programma condotto su Rai2 da Francesca Fagnani, confessa 'sogni' irrealizzabili e risponde a domande a 360 gradi senza freni.
Il gossip sulla notte d'amore con Totti
Alle tante e incalzanti domande di Fagnani la showgirl ed ex modella offre risposte inedite e inattese, a tratti esilaranti: dai suoi esordi televisivi al famoso gossip con Totti alla vigilia del matrimonio con Ilary Blasi. Proprio della celebre 'intervista bomba' in cui si parlava di una notte d'amore con Totti, Fagnani domanda a Flavia Vento se sente almeno di chiedere scusa a Ilary. "Io non mi devo scusare con nessuno!", replica lei senza indugi. Fagnani però puntualizza ancora i fatti, ricordandole che Blasi era incinta e a pochi giorno dalle nozze: "Non lo sapevo che era incinta. Lo sapeva forse il signor Totti".
Per Flavia Vento in ogni caso "questo è un argomento di cui io non voglio più parlare" e "dopo tutto quello che sta succedendo ora, la mia intervista è l'ultimo dei problemi penso!". A quel punto Fagnani insiste: "A lei interessano gli argomenti che non esistono come Tom Cruise". Ma Vento rilancia ancora: "Vabbè, poi quando ti invito al matrimonio con Tom?". "Le chiederò scusa, in quel caso", risponde sorridendo la conduttrice.
La castità
Tra i momenti destinati a diventare virali il botta e risposta su temi legati alla scelta della castità. "Il sesso non serve", sentenzia Flavia Vento. "Lei è diventata Buddha?", chiede quindi Francesca Fagnani. "Si è così. Raggiungi degli stati di illuminazione quando capisci anche che non hai bisogno di fare sesso. Come Maria", dice l’ex la showgirl. Fagnani le fa notare che "non si può paragonare a Maria", ma Vento pare non scomporsi: “No, io non mi posso paragonare, ma molte Sante hanno fatto questo percorso di spiritualità". "Perché lei a un certo punto ha visto il sesso come sporco?” le chiede ancora la giornalista. "Perché il sesso può essere molto satanico. Io tornassi indietro non andrei proprio a letto con nessuno. Rimarrei vergine. Sarebbe un grande sogno per me", chiosa Flavia Vento.
Quando e dove guardare l'intervista
Flavia Vento è tra gli ospiti della prima puntata del programma cult ideato e condotto da Francesca Fagnani: l'appuntamento è domani, martedì 19 novembre, in prima serata su Rai2. A seguire il programma andrà in onda ogni martedì.
Politica
G20, l’Italia aderisce ad Alleanza contro fame e...
Stop and go all'intesa dell'Argentina di Milei, alla fine arriva l'ok ma con qualche distinguo
Nella ‘città meravigliosa’, ma anche “sintesi delle contraddizioni del mondo” (copyright Luis Inàcio Lula da Silva), il G20 dà disco verde all’Alleanza contro la fame e la povertà, iniziativa testardamente voluta dal presidente brasiliano, ‘bandiera’ del summit di Rio de Janeiro, per “porre fine a una vergogna dell’umanità”. Del resto il G20, ha ricordato il ‘padrone di casa’, rappresenta l’85% del Pil mondiale, ed è chiamato a rispondere a numeri che mettono i brividi, ovvero 700 milioni di persone in condizioni di povertà estrema, con l’aggravante che per la metà si tratta di bambini costretti a vivere con meno di 2,15 dollari al giorno, così poco da non riuscire nemmeno a garantire acqua potabile e cibo per sfamarsi.
Lo stop di Milei
Mentre gli sherpa continuano a lavorare sulla dichiarazione finale e a sciogliere i nodi delle guerra in Ucraina e Medio Oriente, anche l’obiettivo che sembrava a portata di mano - l’intesa contro fame e povertà - in un primo momento appare vacillare, con uno stop del presidente argentino Javier Milei che sembra volersi tenere fuori anche da questa partita. La ferita si rimargina in tarda mattinata: anche l’Argentina entra nell’alleanza, seppur con alcuni distinguo.
Il sì dell'Italia e il no ai cibi in laboratorio
Gli altri Grandi del mondo riuniti nella città carioca non mostrano invece alcun tentennamento. Compresa la premier Giorgia Meloni, che “aderisce convintamente” all’Alleanza voluta da Lula, ricordando, nel suo intervento alla prima sessione di lavori del summit, quanto fatto dal G7 a guida italiana, con l’Apulia Food Systems Iniziative promossa al vertice di Borgo Egnazia.
“Sono convinta che la cooperazione tra G7 e G20, anche e soprattutto su questi temi – avrebbe detto la premier, a quanto si apprende -, possa essere decisiva per trovare soluzioni concrete ed efficaci alla complessità delle sfide del nostro tempo. Sfide sempre più interconnesse, che ci dicono una cosa estremamente importante: i problemi del Sud sono anche i problemi del Nord del mondo, e viceversa”.
Contrastare la fame nel mondo e la povertà, avrebbe sottolineato Meloni, “è certamente una delle sfide più ambiziose e complesse che affrontiamo”. Sfide rese ancor più complicate dalle guerre con cui il pianeta è chiamato a fare i conti. La premier avrebbe fatto riferimento sia all’Ucraina che al Medio Oriente nella prima sessione di lavori del summit, rimarcando come, nella guerra in Ucraina, anche il grano sia stato usato come arma, “come strumento di guerra, colpendo soprattutto le nazioni più deboli”. E ricordando l’impegno di Italia in Medio Oriente per aiutare le popolazioni civili: “l'iniziativa Food for Gaza abbiamo consegnato 47 tonnellate di prodotti di prima necessità”.
Ma la presidente del Consiglio, nel suo intervento, sarebbe tornata anche su temi cari a lei e al suo governo. Come il no agli alimenti sintetici destinati, a suo dire, ad acuire il gap tra Paesi ricchi e poveri. Per contrastare la fame nel mondo, il suo ragionamento, è fondamentale il ruolo della ricerca, “ma voglio essere chiara: non per produrre cibo in laboratorio. Perché significa andare verso un mondo nel quale chi è ricco potrà mangiare cibo naturale e a chi è povero verrà destinato quello sintetico. E non è il mondo nel quale voglio vivere”.
Meloni e il ripensamento di Milei
Altro tema battuto con convinzione è quello dell’identità: “se vogliamo raggiungere la sicurezza alimentare, dobbiamo prima di tutto difendere il diritto di ogni popolo e di ogni Nazione di scegliere il modello produttivo e il sistema di alimentazione che reputano più adatto alle proprie caratteristiche”. Ogni Nazione, il ragionamento della premier, ha le sue peculiarità e le scelte non possono che partire dai territori, dalle realtà locali, dalla propria cultura.
“Anche perché un rapporto più forte tra territorio, popolo e lavoro consente anche di ottenere cibo di maggiore qualità e catene di produzione sostenibili. Identità, come sempre, significa ricchezza”, la sua convinzione. Poi a margine dei lavori, i bilaterali con l’indiano Narendra Modi, il principe ereditario dell’Emirato di Abu Dhabi Sheikh Khaled bin Mohamed bin Zayed Al Nahyan, il presidente della Banca Mondiale Ajay Bangra e il primo ministro canadese Justin Trudeau, per un primo passaggio di consegne della presidenza del G7, con la raccomandazione di non dimenticare l’impegno per l’Africa.
Quanto all’Alleanza contro fame e povertà stretta oggi a Rio, difficile capire se Meloni abbia avuto un ruolo per far sì che anche l’Argentina di Milei rientrasse nella partita. “La presidente parla con tutti…”, si limitano a rispondere da Palazzo Chigi. Domani, terminato il vertice, la premier lascerà Rio per raggiungere Buenos Aires e iniziare la sua visita ufficiale nel Paese guidato da Milei.
Politica
Regionali, vittoria doppia per il centrosinistra: Pd...
Per i dem percentuali 'bulgare' in Emilia Romagna con De Pascale e primi in Umbria con Proietti. Ma gli alleati vengono 'cannibalizzati': l'alleanza ampia (con Iv compresa) vince, ma i nodi restano
Il centrosinistra agguanta il 2 a 1 alle elezioni regionali, nella tornata d'autunno 2024, e il Pd di Elly Schlein esulta per la doppietta. Un trionfo in Emilia Romagna con Michele De Pascale. Una vittoria meno larga per Stefania Proietti in Umbria, ma decisiva. Un risultato, quello umbro, incerto fino alla vigilia, con lo 'spauracchio Bandecchi' ad agitare la coalizione progressista poi svanito con il passare delle ore e il consolidarsi dei voti per la candidata sostenuta dal centrosinistra. Un successo particolarmente importante per Schlein. Interno ed esterno. Il Pd vola e la vittoria seda malumori emergenti tra i riformisti dem per la gestione della partita ligure.
Il Pd cannibalizza gli alleati
Resta però aperto il capitolo alleanze. Intanto, il successo non arriva allo stesso modo per tutte le forze del centrosinistra. Il voto in Emilia e Umbria conferma la tendenza della Liguria, la regione persa di un soffio: il Pd cresce e 'cannibalizza' gli alleati. I dem toccano percentuali bulgare in Emilia con lo sfondamento oltre il 42 per cento. E anche in Umbria il Pd è primo partito a quota al 30,43% staccando di parecchio Fdi. In entrambe le regioni c'è una crescita consistente dei dem rispetto alle europee.
Per gli alleati la musica diversa: leggermente al di sotto del risultato delle europee Alleanza Verdi e Sinistra e, come in Liguria, male i 5 Stelle in calo di consensi rispetto al voto di giugno: era l'8,9% in Umbria contro l'attuale 4,74% e al 7,2% in Emilia contro il 3,55%. Le liste centriste stanno sull'ordine di un paio di punti percentuali. A differenza della Liguria, persa, in Emilia e in Umbria anche Iv (senza simbolo) era in coalizione. Se ci fossero stati anche in Liguria si starebbe parlando di 3 a 0? Non ci sarà mai la controprova ma l'alleanza ampia vince nelle due regioni in cui si è presentata e Matteo Renzi arriva puntuale come un orologio a sottolinearlo: "Il centrosinistra unito vince. Il centrosinistra diviso perde. Lo dice la matematica da sempre, lo conferma la politica oggi".
Per Schlein le vittoria di Emilia e Umbria sono la conferma dello schema 'testardamente unitaria' a cui lavora, con alterne fortune, da mesi. "E' il segno di una vittoria che è la vittoria della coesione di una squadra e di una coalizione, e anche dell'unità e della coesione del Partito democratico. E' il segno di dove possiamo arrivare quando siamo uniti e compatti attorno a un obiettivo", scandisce la segretaria.
Il racconto della giornata in due fasi
Il racconto della giornata è in due fasi: il festeggiamento a Bologna per la vittoria schiacciante di De Pascale, accompagnato al comitato da Schlein e Stefano Bonaccini, mentre in Umbria il risultato era ancora aperto. "Una bellissima vittoria, una vittoria emozionante quella di Michele De Pascale'', esultava la segretaria del Pd. Una vittoria anche sulle polemiche durissime con il centrodestra sull'alluvione. Il neo governatore chiama subito in causa Giorgia Meloni chiedendo di aprire una fase nuova: "E' stato un anno e mezzo di scontri. Da questa campagna elettorale deve finire la speculazione politica e deve iniziare una nuova collaborazione istituzionale. Io spero, già nei prossimi giorni di poter incontrare la presidente del Consiglio e su questo poter segnare un cambio un cambio di passo", dice De Pascale 'offrendosi' di assumere la "responsabilità" di nuovo commissario alla ricostruzione nei territori coinvolti dalle alluvioni.
Poco dopo i festeggiamenti a Bologna, con il consolidarsi della vittoria in Umbria dai dem, arriva l'annuncio che la segretaria andrà a Perugia al comitato di Stefania Proietti. E qui è attesa per il festeggiamento meno scontato e più importante della tornata elettorale d'autunno. Per il Pd e per lo sforzo unitario perseguito da Schlein. Ma che si vada verso una alleanza strutturale è ancora tutto da vedere. Una risposta dovrebbe arrivare dalla Costituente dei 5 Stelle sabato e domenica a Roma. A cui Conte fa riferimento nella telefonata con Proietti: "Vittoria strepitosa, promesse last minute centrodestra non hanno ingannato gli umbri. Nessun dubbio fossi tu la candidata migliore. Stiamo preparando Nova, siamo in dirittura d’arrivo; non riesco a raggiungerti per festeggiare e abbracciarti, la Costituente mi blocca a Roma". Avs intanto non ha dubbi: "Avanti con alleanza, non dismettere il progetto messo in campo qui in Umbria", dice Elisabetta Piccolotti.