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Aceti: “Per Ssn sostenibile insufficienti 136,5 mld senza chiara strategia”

Il presidente di Salutequità, 'mancanza da 16 anni di un Piano nazionale e da 3 di un Patto per la Salute non consentono scelte sostenibili'

Aceti:

"Per un Servizio sanitario nazionale davvero equo e sostenibile è insufficiente destinare 136,5 miliardi senza una chiara strategia. La mancanza da 16 anni di un Piano nazionale e da 3 di un Patto per la Salute non consentono scelte sostenibili". Lo ha detto il presidente di Salutequità, Tonino Aceti, in occasione del Summit 'Equità e Salute in Italia', incontro che ha dedicato un focus sulla sostenibilità del Ssn in una prospettiva che va oltre quella meramente economica e che include il contrasto alle disuguaglianze e la tutela del diritto alla salute. Presenti al confronto - che si è tenuto oggi a Roma (Palazzo Ferrajoli) - le più alte cariche della sanità nazionale, regionale e i principali stakeholder scientifici, del mondo civico ed esperti che si sono confrontati sul modello necessario a garantire un Ssn sostenibile, equo e rispondente alle esigenze in continua evoluzione della società, perché la difesa di una sanità equa e universale sia una delle priorità nella discussione della legge di Bilancio.

"Il primo banco di prova per la sostenibilità del Ssn è la legge di Bilancio attualmente in discussione e i rilievi sulle risorse destinate alla sanità di Corte dei conti, Ufficio parlamentare di bilancio e Cnel sono preoccupanti e vanno subito affrontati - afferma Aceti - Il Ssn deve dichiarare la sua vision e collegarla alle risorse". Per questo "abbiamo dubbi sull'efficacia delle misure che destinano circa 1 miliardo di euro all'incremento di risorse per il raggiungimento degli obiettivi di Piano sanitario nazionale (Psn), sia perché l'ultimo Psn approvato risale al 2006 sia perché, dopo l'annuncio dello scorso anno del ministro di volerlo finalmente aggiornare, ad oggi non se ne sa ancora nulla". E se il "piano non si aggiorna - avverte Aceti - si continuerà a finanziare il Ssn senza avere una programmazione sanitaria e una visione chiara su priorità, obiettivi e azioni da mettere in campo. E un altro grande assente è il Patto per la Salute fermo al 2021".

Sull'emergenza liste d'attesa, "50 milioni di euro per il 2025 e 100 milioni per il 2026 rischiano di non incidere come potrebbero sull'accessibilità alle cure - rimarca il presidente di Salutequità - se le Regioni continueranno ad essere misurate su indicatori vecchi sui quali quasi tutte risultano già adempienti. Allo stesso modo, i nuovi finanziamenti vincolati per l'aggiornamento dei Lea potrebbero non essere utilizzati come già accaduto per l'entrata in vigore dei nuovi Lea con ben 7 anni di ritardo. A rischio l'accesso all'innovazione terapeutica per i pazienti a causa delle misure che precludono nuove valutazioni di innovatività su nuove indicazioni terapeutiche per farmaci che l'hanno già ottenuta 6 anni prima. Così come l'eventuale avanzo del Fondo dei farmaci innovativi deve rimanere nella farmaceutica e non nel calderone indistinto del Fondo sanitario regionale".

Anche "sull'umanizzazione il segnale è insufficiente: troppo pochi - sostiene Aceti - 10 milioni per le cure palliative, considerando che 8 Regioni al 2021 non avevano istituito una rete di cure palliative pediatriche. Bene il potenziamento del Nuovo sistema di garanzia dei Lea che raccoglie una specifica proposta di Salutequità. Proprio perché è una partita troppo importante per la sostenibilità e l'equità del Ssn, abbiamo voluto consegnare le nostre proposte, con dati di analisi ed azioni sintetizzate nelle 7 leve per la sostenibilità" ossia definizione, allocazione e gestione delle risorse; monitoraggio, misurazione e valutazione delle performance; innovazione nell'organizzazione e nella governance; aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza; governo delle liste di attesa; qualità dei processi decisionali per equità e la sostenibilità del Ssn; consapevolezza del valore del nostro Servizio sanitario.

Il II Summit 'Equità e Salute in Italia' è stato organizzato con il contributo non condizionato di Bristol Myers Squibb, Incyte Biosciences, UCB Pharma, Menarini Group, BeiGene Italy srl, Ipsen S.p.A., Merck Serono SPA, Organon Italia.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Cronaca

Anm: “Governo non ci metta all’angolo”

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Giuseppe Santalucia (Anm)

(dall'inviata Elvira Terranova) - "Su cosa possiamo parlare? Ce lo dica il ministro Nordio... L'apparenza di imparzialità non può essere la chiave per chiedere ai magistrati di stare in silenzio e metterli in un angolo, estrometterli dalle questioni che si dibattono nella comunità dei giuristi". Arriva da Messina la replica a distanza del Presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia al ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ieri da Bruno Vespa aveva auspicato il "silenzio dei magistrati". "Il ministro deve rivedere la sua riflessione su questo con un maggiore approfondimento", aggiunge Santalucia prima di partecipare all'Università di Messina alla presentazione di un saggio, scritto dal magistrato Andrea Apollonio, 'A cosa serve il ricordo'. Il volume raccoglie 14 intensi discorsi pronunciati dal Capo dello Stato in occasione del plenum del CSM per commemorare i magistrati vittime di mafia e terrorismo. All'incontro, con Santalucia, hanno partecipato anche la rettrice di Unime, Ganna Spatari, Giovanni Moschella, Presidente del Centro Studi sulle Mafie, e Antonella Ferrara, ideatrice e direttrice di Taobuk.

"Credo che il ministro Nordio debba rivedere la sua riflessione su questo, con maggiore approfondimento. Richiamo alcune sentenze della Corte costituzionale che segnano un punto di non ritorno sulla legittimità dei magistrati che esercitano diritto di parola", ribadisce il Presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia. Ieri Nordio aveva detto: "Il giudice meno parla e meglio è, deve apparire imparziale". "I magistrati appaiono imparziali - spiega Santalucia- ma partecipare a un convegno o esprimere un pensiero anche su un disegno di legge o sulle linee politiche del governo in materia di giustizia è un diritto dovere del magistrato". "Credo che il governo debba condurre una riflessione su questo- aggiunge Santalucia - Richiamo alcune sentenze della Corte costituzionale che segnano un punto di non ritorno".

"Si deve apparire imparziale ma questo non significa che debba essere ridotto al silenzio- sottolinea con forza il magistrato - I giudici silenziosi erano una caratteristica del periodo pre costituzionale. Dopo di che alcuni diritti fondamentali, come manifestare un pensiero o partecipare al dibattito pubblico è riconosciuto incontestabilmente anche dalla Corte costituzionale. Si tratta solo di vedere come esercitare questo diritto, ed è stata la riflessione che abbiamo condotto al nostro congresso nazionale di Palermo. Il magistrato può e deve intervenire ma deve individuare gli spazi e i temi del suo intervento e con sobrietà. E affidandosi soprattutto ad argomentazioni di ciò che afferma, non affermazioni assertive. Quindi, un uso moderato dei social, un uso saggio. Ma questo noi lo abbiamo già nel nostro patrimonio culturale. Quello del ministro Nordio è un passo in avanti, che segna due passi indietro rispetto alla storia democratica del nostro paese".

'Sarà inevitabile il referendum sulla separazione delle carriere'

Poi, Santalucia, commentando ancora le parole di Nordio a 'Cinque minuti' sulla riforma sulla separazione delle carriere, ha detto: "Sarà pressoché inevitabile che ci sia un referendum". "I cittadini credo che sapranno scegliere tra un assetto costituzionale, quale quello attuale, che ha assicurato in tutti questi decenni un equilibrio tra i poteri dello Stato, e un nuovo assetto che - basta leggere il testo - per rendersi conto che altera un equilibrio come ci guida dal 1948 in poi e che ha consentito alla magistratura di essere in alcuni momenti drammatici del paese un avanguardia di democrazia", dice. Nordio aveva annunciato: "Speriamo entro l'estate di arrivare all'approvazione definitiva'' per la riforma sulla separazione delle carriere in magistratura. Aggiungendo: ''Se non vi sarà una maggioranza qualificata e non credo che vi sia andremo al referendum. Ma tutto sommato io auspico che si arrivi al referendum, perché su una materia così delicata e importante è bene che il giudizio definitivo e finale spetti al popolo italiano''.

E Santalucia ha spiegato: "Entro l'estate l'approvazione della riforma? Il calendario parlamentare non ci appartiene, ogni spazio pubblico che ci è consentito, argomenteremo le ragioni della nostra contrarietà questo consente a tutti di decidere con migliore cognizione di causa".

Inevitabile parlare anche della proposta della maggioranza di togliere alle sezioni immigrazione dei tribunali la competenza a decidere sulle convalide dei trattenimenti dei migranti, attribuendola ai giudici di secondo grado. Secondo Santalucia "è una scelta sostanzialmente irragionevole, che ha il solo sapore di dire alle sezioni specializzate 'cambiate registro', un modo per metterli all'angolo". Ieri i 26 presidenti delle Corti d'Appello di tutta Italia hanno scritto una lettera alle massime cariche dello Stato lanciando un nuovo preoccupato allarme sull'iniziativa, definita ''un disastro annunciato'' che renderà ''irrealizzabili gli obiettivi del Pnrr'' e ''determinerà un'ulteriore recrudescenza dei tempi e dell'arretrato dei processi''. "L'appello contro i provvedimenti in materia di protezione internazionale fu tolto nel 2017, ormai sono passati 7 anni e il sistema si è assestato sulle sezioni specializzate- ha detto Santalucia - La specializzazione è stata fatta proprio per consentire un intervento più attento ai diritti dei migranti da parte di un giudice specializzato". "E fu tolto l'appello- dice ancora Santalucia - Con il decreto legge flussi si reintroduce l'appello ma contestualmente un emendamento della relatrice abroga che l'appello introduce l'appello sulle convalide dei trattenimenti. Diciamo che la confusione regna sovrana". "Il fuoco della questione è che le sezioni specializzate che sono formate da magistrati che fanno solo quello e che conoscono sia la normativa che le tecniche di esame, vengono tolti, messi in un angolo nel momento della convalida dei trattenimenti in nome della corte d'appello che non ha né le risorse per farlo, e lo hanno detto tutti i presidenti, che non trattano la materia del 2017", ha concluso. E ci tiene a dire, nel corso del suo intervento, che "I temi della giustizia non devono essere riservati solo a chi fa politica per mestiere. E' un modo per deprimere la qualità della democrazia. La politica decide ma devono partecipare tutti coloro che hanno qualcosa da dire".

Su Cosa nostra, il Presidente dell'Anm spiega: "Anche se non c'è la mafia stragista, questo non vuol dire che c'è stata una diminuzione della pericolosità di Cosa nostra, una realtà criminale capace di infiltrarsi nel tessuto economico e sociale del paese. Questa è la sua pericolosità e la sua insidiosità. Sapere penetrare nella realtà economico e sociale ma anche politica". Parlando dell'incontro di oggi, Santalucia ha spiegato: "E' un momento importante che riguarda non solo la magistratura, ma anche tutte le Istituzioni democratiche. Trarre lezioni e riflessioni dal passato ci consente di agire meglio nel presente e per tutto il tempo che siamo chiamati a vivere. La drammaticità di tutti quei momenti citati nel libro, ancora oggi, ci richiama ad una compartecipazione emotiva che si può e deve concretizzare in azioni a vantaggio della legalità. Gli ultimi anni per la magistratura non sono stati facili e nonostante il diritto alla critica sia giusto non deve mai mancare la fiducia. Anche la giustizia, come il resto delle Istituzioni, vive se è credibile. Bisogna mettere da parte tutto ciò che può generare ostilità, per allontanare la confusione e riprendere il dialogo con la società civile per il bene del Paese".

"Oggi - ha commentato il curatore Andrea Apollonio - seppur ci troviamo in un'Aula ricca di storia stiamo uscendo dal palazzo per riallacciare le fila di un dialogo con la società civile ormai spezzato da tempo, sin dai tempi delle stragi e di Tangentoli. Il libro risponde alla necessità di ricostruire il legame con la società e può essere uno strumento per stimolare un riavvicinamento reciproco. Non si tratta solo di una operazione di archivio, bensì è un viaggio sentimentale per ripercorrere il cammino che spinge la magistratura a servire, in qualità di fedele amica ed alleata, il proprio Paese".

"Il libro che presentiamo oggi - ha detto la Rettrice Spatari - è un'occasione importantissima per ribadire l'importanza ricoperta dalla memoria di fatti che hanno segnato il nostro Paese e che non vanno mai dimenticati. I discorsi commemorativi dei magistrati vittime della criminalità organizzata, pronunciati dal Presidente della Repubblica nel plenum del Consiglio Superiore della Magistratura, permettono ad una Istituzione come quella universitaria di stimolare i propri studenti e di motivarli in vista del loro futuro. Il ricordo di magistrati così straordinari, paladini di giustizia e legalità che in parte sono riusciti a modificare le sorti della nostra nazione, è vivo ancora oggi".

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Cronaca

Vaccini, italiani divisi: efficaci per 7 su 10 ma rischiosi...

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I risultati di un'indagine condotta da EngageMinds Hub, Centro di ricerca dell'Università Cattolica, campus di Cremona

Vaccini, italiani divisi: efficaci per 7 su 10 ma rischiosi per 4 su 10

I vaccini, secondo 7 italiani su 10, sono efficaci nel prevenire le malattie. Per 4 italiani su 10, però, c'è poca fiducia nella loro sicurezza. Sono i risultati di un'indagine condotta da EngageMinds Hub, Centro di ricerca dell'Università Cattolica, campus di Cremona. Dall'indagine emerge che poco più di 5 italiani su 10 sono certi che le autorità pubbliche agiscano per il bene della comunità; 2 su 10 esprimono preoccupazione per la possibile insorgenza di una nuova pandemia, mentre quasi 7 su 10 ritengono che la fase peggiore sia alle spalle.

L'identikit dello scettico

Tra i più scettici rispetto alla loro efficacia, ossia 3 italiani su 10 - riporta una nota relativa al report disponibile sul sito www.engagemindshub.com - ci sono persone con un basso titolo di studio (50%) o senza un orientamento politico (42%) o che si collocano a destra (40%) e manifestano una mentalità complottista (56%).

La quota di chi ritiene i vaccini efficaci contro le malattie per cui sono stati realizzati è in lieve crescita rispetto alla precedente rilevazione (68% gennaio 2024 contro 70% novembre 2024). Cala invece di 4 punti la percentuale degli italiani che pensano che le autorità pubbliche agiscano nell'interesse della comunità (59% gennaio, 55% novembre). Al tempo stesso crescono in modo significativo le percentuali di quanti considerano la vaccinazione un'azione collettiva (72% contro 80%), che ritengono importante essere informati prima di effettuarla (74% contro 79% ), che valutano la sua utilità (67% contro 76%) nonché rischi e benefici (57% contro 73%)".

Quanti temono una nuova pandemia?

Secondo i dati dell'indagine, a quasi 5 anni dall'emergenza sanitaria da Covid, quasi 2 italiani su 10 (18%) esprimono preoccupazione per la possibile insorgenza di una nuova pandemia, mentre per quasi 7 italiani su 10 (68%) la fase peggiore è alle spalle. Solo il 16% degli intervistati si sente a rischio di contagio.

A tal proposito, i dati segnalano come ci sia stato un aumento degli italiani che, in caso di febbre, si somministrerebbero un tampone rapido fai da te (30% a gennaio, 34% a novembre) e che si metterebbero in quarantena spontanea (9% contro 22%). Rispetto alle intenzioni di vaccinazione contro Covid-19, solo il 10% vorrebbe vaccinarsi anche quest'anno. Il 69% degli italiani non ritiene necessaria un'ulteriore dose di richiamo, mentre gli indecisi si attestano sul 21%.

L'analisi del sondaggio

"L'opinione pubblica è divisa sul tema vaccinazione - dichiara Guendalina Graffigna, direttrice di EngageMinds Hub della Cattolica - Da un lato c'è chi la considera un gesto di responsabilità verso se stessi e la comunità. Dall'altro si manifesta una certa diffidenza, spesso alimentata da informazioni contrastanti e forse non chiare che possono minare la fiducia nelle istituzioni, portando alcune persone a percepire le misure preventive come non indispensabili. Dal nostro report, per esempio, si evidenzia che coloro che hanno bassi livelli di attivazione e coinvolgimento nella gestione della loro salute si mostrano meno fiduciosi verso l'utilità dei vaccini. Il 29% degli italiani percepisce la vaccinazione come un'azione preventiva non necessaria, poiché ritiene che il proprio sistema immunitario sia abbastanza forte o la malattia non viene percepita come grave".

Continuando nell'osservazione degli atteggiamenti degli italiani verso i vaccini, dalla survey viene evidenziato "che poco più di 4 italiani su 10 (42%) hanno una bassa fiducia nella loro sicurezza: tra questi, il 54% ha un basso titolo di studio, il 48% è schierato politicamente a destra e il 58% non lo è affatto. Inoltre, chi ha una bassa fiducia nella sicurezza dei vaccini ha anche bassi livelli di fiducia nella scienza (78%), nel Servizio sanitario nazionale (59%) e nelle istituzioni (52%)", si legge nell'indagine.

"Nonostante vi siano esitazione e resistenza - conclude Graffigna - i vaccini rappresentano uno strumento essenziale per contenere la diffusione dei virus e prevenire picchi di contagi che potrebbero mettere anche sotto pressione il sistema sanitario. In questo contesto, comunicare in modo chiaro e trasparente i benefici della vaccinazione rimane una sfida fondamentale per ristabilire la fiducia e garantire un’ampia adesione alle campagne vaccinali".

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Cronaca

Tumori, 3.200 casi l’anno al polmone in Emilia R.,...

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A Bologna il convegno 'Excellence in lung cancer'con oltre 50 specialisti

Tumori, 3.200 casi l'anno al polmone in Emilia R., oncologi 'migliorano diagnosi e terapie target'

Ogni anno nella regione Emilia Romagna più di 3.200 uomini e donne vengono colpiti da tumore polmonare. In totale i nuovi casi l'anno in tutta Italia ammontano a più di 44mila e la probabilità di sopravvivenza a 5 anni si attesta al 16% negli uomini e al 23% nelle donne. Stanno comunque continuamente migliorando le possibilità diagnostico-terapeutiche grazie ai progressi della ricerca scientifica. Oggi gli specialisti sono in grado di ottenere informazioni più precise sul singolo caso di tumore e in particolare sulle sue caratteristiche molecolari. Sono state così messe a punto terapie che agiscono in modo mirato (target therapy) e farmaci immunoterapici che attivano il sistema immunitario verso le cellule tumorali. A questa malattia è dedicato il convegno 'Excellence in Lung Cancer', in corso da ieri a Bologna e che vede la partecipazione di oltre 50 tra i massimi esperti nazionali.

La patologia si divide in 2 sottogruppi. Uno è il carcinoma a piccole cellule (o microcitoma), che rappresenta il 15% di tutte le neoplasie polmonari e in cui, salvo casi diagnosticati in fase molto precoce, la chirurgia non ha alcuna indicazione. E' una neoplasia molto aggressiva e rapidamente metastatica, caratterizzata, dal punto di vista microscopico, da cellule di piccole dimensioni. Il carcinoma non a piccole cellule (Nsclc) rappresenta invece circa l'85% dei casi di tumore polmonare.

"Nella regione Emilia Romagna sono presenti diversi centri di riferimento nazionale per la gestione di tutti i casi di neoplasia - afferma Andrea Ardizzoni, direttore Oncologia medica dell'Irccs Aou di Bologna, Policlinico di Sant'Orsola - Sono inoltre attivi 12 Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali che garantiscono, ad ogni singolo paziente, una presa in carico completa dalla diagnosi fino alla riabilitazione successiva alle cure".

'Excellence in lung cancer' è il terzo e ultimo appuntamento nazionale in cui gli esperti si confrontano sulle più recenti novità sul fronte delle cure. "Le terapie a bersaglio molecolare hanno rappresentato una svolta importante per pazienti e clinici - sottolinea Marcello Tiseo, professore di Oncologia medica all'Università di Parma e direttore dell'Oncologia medica dell'Aou di Parma - Tra queste terapie, alectinib rappresenta un'opzione terapeutica standard per la malattia Alk positiva in stadio avanzato: l'impiego in pratica clinica del farmaco in questi anni ha confermato quanto ottenuto nello studio registrativo Alex, consentendo tassi di sopravvivenza superiori ai 5 anni. All'evento di oggi discutiamo anche dello studio Alina, che è un ulteriore passo in avanti nella gestione dei pazienti con tumore polmonare in stadio precoce. Per la prima volta lo studio dimostra l'utilità di una terapia mirata nella malattia precoce resecata Alk positiva. Il farmaco nello studio ha portato ad una riduzione di circa l'80% del rischio di recidiva di tumore rispetto al trattamento standard chemioterapico, dato statisticamente significativo e clinicamente molto rilevante. In altre parole, il paziente può ricevere per 2 anni un farmaco biologico che prolunga il tempo libero da malattia e che presenta, inoltre, una migliore tollerabilità rispetto alla chemioterapia tradizionale".

"Anche l’immunoterapia ha rivoluzionato i percorsi di cura per i pazienti con tumore polmonare - prosegue Ardizzoni - Se facciamo riferimento ai pazienti colpiti da microcitoma, l'aggiunta di atezolizumab alla chemioterapia ha dimostrato anche in questa patologia estremamente aggressiva, un aumento sensibile dei lungosopravviventi a 5 anni (tasso di sopravvivenza del 12%) come emerso dallo studio Imbrella A. Inoltre, il farmaco è attualmente disponibile (GU n°263 del 9/11/2024) anche nella formulazione sottocutanea somministrabile in pochi minuti in regime ambulatoriale e, per questo, preferibile dalla maggior parte dei pazienti rispetto alla somministrazione endovenosa".

"Il mondo della medicina di precisione e delle target therapy per il tumore polmonare è destinato a crescere - afferma Silvia Novello, Università di Torino Aou San Luigi Gonzaga, Orbassano - La sfida maggiore, per questa tipologia di trattamenti, continuerà ad essere lo studio dei meccanismi di resistenza per poter offrire migliori opportunità ai pazienti. Per quanto riguarda l'immunoterapia, la vera rivoluzione è stata la sua adozione nelle fasi precoci di malattia, sia nel setting perioperatorio, ovvero prima e dopo l’intervento chirurgico, sia nel setting adiuvante, ovvero dopo l'intervento chirurgico. Questa tipologia di trattamento è inserita in uno schema nuovo, che vede la combinazione e l'integrazione delle due tipologie di cure. Gli eventi di aggiornamento come questo che si apre oggi a Roma sono di fondamentale importanza, perché le novità scientifiche sono tante ed incalzanti e il confronto costruttivo tra i diversi specialisti è ormai imprescindibile".

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