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Un ultimo addio a Liam Payne, un’icona della musica pop: emozioni, ricordi e una riunione indimenticabile

Il 20 novembre 2024, una piccola città dell’Inghilterra, Amersham, che normalmente vive la sua tranquilla routine, è diventata il centro di uno degli eventi più emozionanti e struggenti per il mondo della musica pop. Il funerale di Liam Payne. Una cosa intima, un ultimo saluto nella chiesa di St. Mary. Un piccolo borgo nel Buckinghamshire, lontano dalla sua Wolverhampton, lontano da tutto quel clamore, ma mai troppo lontano per chi gli voleva bene davvero. Gli amici più stretti, i parenti, e poi… i fan. Perché loro non potevano mancare. Erano lì, anche stavolta. Con il cuore in mano, pronti a dire addio a uno degli artisti che più ha saputo toccarli, canzone dopo canzone, anno dopo anno.

La scelta di Amersham non è stata casuale. La famiglia di Liam voleva qualcosa di vero, di intimo. Un momento per loro, lontano dai riflettori, dalla folla. Ma, sai, quando ami qualcuno così tanto, non riesci a tenere tutto per te. La notizia si è sparsa in un attimo e proprio come succedeva ai concerti, anche questa volta i fan sono arrivati. Con fiori, lettere, fotografie. Cose semplici, cose vere. Perché Liam non era solo una star, era un amico, un fratello, qualcuno che con le sue parole ti capiva, che ti era accanto anche nei momenti bui. E loro, i fan, hanno voluto esserci per lui, un’ultima volta. Fuori dalla chiesa, in silenzio, con una commozione che parlava più di mille parole.

Il ritorno dei One Direction: un addio che riunisce il gruppo

Uno dei momenti più emozionanti dell’intera cerimonia è stato senza dubbio la riunione dei membri dei One Direction. Erano anni che non si vedevano tutti insieme in pubblico, dai tempi dello scioglimento della band. Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan e Zayn Malik si sono presentati, insieme, per salutare Liam. Insieme, come ai vecchi tempi. Non solo fisicamente: il loro abbraccio, la commozione sui loro volti, è stata una scena che ha toccato il cuore di tutti i presenti.

Nonostante il tempo e le differenze che inevitabilmente si creano quando si prendono strade diverse, quello che è emerso è stato un affetto sincero. Un legame che, anche con il passare degli anni, è rimasto forte. Gli ex compagni hanno ricordato i momenti passati insieme, gli alti e i bassi, i tour infiniti, la frenesia, ma soprattutto i sogni che, uno ad uno, sono riusciti a realizzare. E proprio in quell’abbraccio c’era il ricordo di una delle esperienze più incredibili della loro vita.

Eleganza, simbolismo e un commiato pieno d’amore

La cerimonia è stata qualcosa di incredibilmente intimo. La bara di Liam, portata su una carrozza trainata da cavalli bianchi… beh, era come vedere un sogno malinconico prendere forma. Un’immagine quasi irreale, piena di bellezza e di solennità, di quelle che ti fanno stringere il cuore. E quei fiori, con le parole “figlio” e “papà” intrecciate sopra… non erano solo decorazioni, erano promesse, erano legami che nemmeno la morte può spezzare. Sua madre, Karen, e suo padre, Geoff, erano lì, visibilmente scossi e seguivano la processione con gli amici più stretti al loro fianco, come a dire: non siamo soli in questo dolore.

Dentro la chiesa, l’atmosfera era semplice ma così potente. Fiori dai colori autunnali riempivano l’aria di profumo e intorno c’erano fotografie di Liam, momenti della sua vita, frammenti di un’esistenza che ora sembra troppo breve. Ogni cosa lì dentro parlava di lui. I discorsi erano pieni di emozioni, parole vere, parole di chi con Liam aveva condiviso risate, sogni, difficoltà. E poi, c’è stato Niall. Quando ha iniziato a suonare Story of My Life, sembrava che il tempo si fermasse. Le note, la voce, tutto era delicato, come un sussurro dedicato a Liam e a chi lo ha amato, un abbraccio invisibile che ha toccato ogni persona presente.

In fondo, tutto questo è stato un modo per riflettere, per raccogliersi. Un momento per dire addio a un amico, a un figlio, a un padre. Cheryl, l’ex compagna di Liam e madre del piccolo Bear, era lì, accanto a Kate Cassidy, l’attuale fidanzata. Entrambe avevano il viso segnato dalla commozione e la loro presenza ha detto più di mille parole: Liam era importante per loro e lo sarà sempre.

Le circostanze di una tragedia

È difficile parlare di questa storia senza fermarsi, senza farsi prendere da mille pensieri. Come siamo arrivati a questo punto? Liam se n’è andato, tragicamente, a soli 31 anni. Era il 16 ottobre 2024. Buenos Aires. Caduto dal terzo piano dell’hotel CasaSur. Un colpo troppo forte per tutti. Le autorità hanno trovato alcol, cocaina, antidepressivi nel suo corpo. Ma la dinamica… quella notte è ancora un mistero e ci sono tre persone accusate, ma chi può dire davvero cosa sia successo? Restano solo domande, ombre, un groviglio di dolore che non trova pace.

Negli ultimi anni, Liam non aveva mai nascosto quanto fosse difficile. Parlava della sua ansia, della depressione. Condivideva le sue paure, cercava di sensibilizzare tutti sulla salute mentale. Usava la sua voce, la sua piattaforma, per mandare messaggi di speranza, per dire a chi lottava come lui: non siete soli. Ma nessuno, nessuno di noi, avrebbe mai potuto immaginare che sarebbe finita così. Così presto, così dolorosamente. Ora ci rimangono i ricordi, le sue canzoni e quel senso amaro di un futuro che non ci sarà mai. Un futuro spezzato troppo presto.

Una carriera indimenticabile

Liam Payne, chi se lo scorda quel volto? Tutto è iniziato nel 2010, su quel palco di The X Factor. Ragazzo con un sogno, niente di più. Ma poi, ecco che arrivano i One Direction. Insieme ai suoi compagni di band, Liam ha creato qualcosa di unico. Il successo della band è stato una cosa enorme, quasi irreale: milioni di album venduti, concerti in ogni angolo del mondo, fan ovunque, senza limiti, senza confini. Era come un uragano che travolgeva tutto. Dopo lo scioglimento, Liam ha dovuto reinventarsi. Non era facile. Stava cercando di trovare la sua strada, di capire chi fosse davvero al di fuori del gruppo. Nel 2019 è uscito il suo primo album, LP1. Non ha spaccato il mondo, no, ma è stato un buon inizio. Ha mostrato un altro lato di Liam, qualcosa di più personale, di più intimo.

Ma sai, nonostante tutta quella fama, quel glamour, il successo, Liam è sempre rimasto Liam. Genuino, vero. Non ha mai dimenticato da dove veniva, le sue radici, il suo amore per la famiglia. Era uno che non si è mai tirato indietro quando si trattava di fare del bene. Era conosciuto per la sua generosità, per il suo impegno nelle attività di beneficenza. Non era solo una star, uno che canta e basta. Era un essere umano, con le sue fragilità, con le sue lotte. Ma con un cuore così grande, sempre pronto a dare una mano, a fare qualcosa di buono per gli altri. E questo è quello che lo rendeva davvero speciale.

Il tributo dei fan: amore e musica

La morte di Liam ha scatenato una marea di emozioni sui social media. I fan, i colleghi, i conoscenti, tutti hanno voluto lasciare un messaggio, un ricordo, una testimonianza del loro affetto. Per molti di loro, Liam non era solo un cantante. Era un compagno di viaggio, qualcuno che con le sue canzoni aveva reso più leggere le giornate più difficili. “Era più di un cantante, era una parte della nostra vita“, ha scritto un fan su Twitter. E come dargli torto?

All’esterno della chiesa di St. Mary, un gruppo di fan ha intonato Little Things, trasformando l’area in un vero e proprio memoriale. C’era chi portava fiori, chi lettere scritte a mano, chi semplicemente voleva essere lì, in silenzio, per condividere il dolore con chi aveva vissuto le stesse emozioni, gli stessi sogni.

Un futuro che non ci sarà più

La morte di Liam ci ricorda, in modo brutale, quanto la vita possa essere fragile. A volte guardi qualcuno e pensi che abbia tutto: successo, fama, talento. Ma dietro a tutto quel luccichio, spesso c’è un dolore che gli altri non possono vedere. Forse è proprio questo che rende la sua perdita così difficile da accettare.

I suoi ex compagni di band, al funerale, hanno avuto il tempo di riflettere su tutto quello che hanno vissuto insieme. Le risate, le difficoltà, i momenti che li hanno portati da un palco improvvisato su un talent show fino alle arene piene di fan che gridavano i loro nomi. Era stato un percorso straordinario e in quel momento tutto sembrava così lontano eppure così presente.

Un’eredità che vivrà per sempre

Ma alla fine, sai cosa rimane davvero? L’eredità di Liam. Le sue canzoni, quella musica che ti entra dentro, quel sorriso che sembrava non spegnersi mai. Questo è ciò che i fan porteranno con sé, ciò che continuerà a suonare nelle cuffie, nelle auto, nelle stanze di milioni di persone. Perché, nonostante tutto, Liam ha lasciato un segno. Di quelli che non vanno via, di quelli che restano. Nei cuori, nei ricordi, anche solo per chi lo ha conosciuto attraverso le sue canzoni.

E ora, mentre il mondo della musica prova a dire addio a una delle sue voci più amate, rimane questa consapevolezza strana, dolceamara, di aver visto passare qualcuno di speciale. Un’anima che ha deciso di mettere tutto sul piatto, il suo talento, le sue emozioni, le sue battaglie e che, nonostante tutto, ha cercato sempre di essere vera. E beh, in un mondo che di vero ha così poco, questo è davvero qualcosa di prezioso.

Animato da un’indomabile passione per il giornalismo, Junior ha trasceso il semplice ruolo di giornalista per intraprendere l’avventura di fondare la sua propria testata, Sbircia la Notizia Magazine, nel 2020. Oltre ad essere l’editore, riveste anche il ruolo cruciale di direttore responsabile, incarnando una visione editoriale innovativa e guidando una squadra di talenti verso il vertice del giornalismo. La sua capacità di indirizzare il dibattito pubblico e di influenzare l’opinione è un testamento alla sua leadership e al suo acume nel campo dei media.

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Cronaca

Covid 2024, cosa c’è di nuovo su XEC la variante che...

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Dall'efficacia dei vaccini alla trasmissibilità: tutte le informazioni sulla mutazione che potrebbe rovinarci il Natale

Il virus Covid -

Sarà probabilmente il 'convitato di pietra' a cenoni, aperitivi e festeggiamenti di Natale e Capodanno. Anche se ormai la luce dei riflettori sembra essersi abbassata, il Covid continua a circolare in versioni sempre nuove. L'ultima è XEC. In un focus pubblicato su 'Jama' si fa il punto su origini e ascesa di questa variante che per gli esperti è ormai "destinata a dominare l'ondata invernale" di Covid.

L'efficacia del vaccino

"Ricombinante di discendenti di Omicron, fortunatamente", si evidenzia nell'analisi, XEC non sembra discostarsi troppo dalle varianti a cui mirano gli ultimi vaccini Covid (JN.1 e KP.2), dicono gli scienziati. "Sono molto simili", afferma Nicole Doria-Rose, capo della sezione Antibody Immunity al Vaccine Research Center del National Institute of Allergy and Infectious Diseases. XEC presenta solo 4 cambiamenti di aminoacidi sia rispetto a JN.1 che a KP.2, spiega.

Europei e Olimpiadi: la genesi di XEC

Com'è nata? Si ritiene che la ricombinazione avvenga di solito in una persona immunodepressa, infettata contemporaneamente da più varianti di Sars-CoV-2, dice l'epidemiologo Bill Hanage, direttore associato del Center for Communicable Disease Dynamics dell'Harvard TH Chan School of Public Health. L'ipotesi, dato che XEC è stata rilevata per la prima volta in Germania il 7 agosto, è che - vista tempistica e luogo dell'identificazione iniziale - possa essere emersa in un tifoso che ha assistito al torneo di calcio Euro 2024, tenutosi da metà giugno a metà luglio negli stadi di tutta la Germania, ragiona Hanage. Sebbene "non sapremo mai esattamente dove è successo", ha detto, "eventi come questo offrono sicuramente opportunità per l'affermarsi di nuove varianti". Oppure, XEC potrebbe essere nata alle Olimpiadi di Parigi, iniziate a fine luglio, interviene Doria-Rose, facendo eco ad Hanage: "Non lo sapremo mai".

La diffusione nel mondo

Non importa però dove sia nata, precisano gli esperti. XEC ha preso piede in tutto il mondo: già nella seconda settimana di ottobre costituiva circa il 17% delle sequenze Sars-CoV-2 a livello globale, in aumento rispetto al 9% circa della settimana conclusasi il 22 settembre, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Tra quei 2 periodi, XEC è cresciuta nelle Americhe, in Europa e nel Pacifico occidentale. E' considerata da fine settembre una variante sotto monitoraggio per l'Oms, il che significa che le autorità sanitarie pubbliche dovrebbero tenerla d'occhio nel caso in cui diventasse una minaccia più grande di altre varianti circolanti. Negli Stati Uniti, il sistema nazionale di sorveglianza genomica l'ha sequenziata per la prima volta nella seconda metà di agosto. Al 9 novembre, i Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) stimavano che fosse al 28%, in aumento rispetto al 17% delle 2 settimane precedenti.

Sarà la variante dominante?

Sebbene XEC potrebbe non aumentare così rapidamente come suggeriscono le stime Cdc, "sarà responsabile di una parte sostanziale della trasmissione che vedremo nelle prossime settimane", prevede Hanage. "Penso che ci siano buone probabilità che diventi la variante dominante". Ma gli esperti non prevedono che causi sintomi peggiori delle altre varianti attuali o comprometta la capacità degli ultimi vaccini Covid di prevenire la malattia grave. "Non ci sono prove che stia rendendo le persone più malate", puntualizza Hanage. Negli anni precedenti, Covid è salito dopo le Feste di dicembre. Difficile però dire stavolta come andrà, dicono alcuni esperti. XEC non è la prima variante ricombinante ed è improbabile che sarà l'ultima.

La strategia del virus

La ricombinazione "aiuta il virus a mutare più velocemente", spiega Doria-Rose. E questo può rivelarsi vantaggioso, poiché aumenta la trasmissibilità e l'evasione immunitaria, sottolinea in una e-mail il virologo Kei Sato, professore all'Istituto di scienze mediche dell'Università di Tokyo. Entro la fine del 2022, erano state designate 60 varianti ricombinanti di Sars-CoV-2; alcune hanno viaggiato per il mondo, mentre altre sono rimaste cluster locali. Tuttavia, avvertono gli studiosi, rilevare, monitorare e rispondere alle nuove varianti ricombinanti è diventato più difficile, anche a causa della diminuzione dei sequenziamenti in tutto il mondo dopo la fine delle emergenze di sanità pubblica. "Non stiamo più spendendo soldi per questo", osserva Doria-Rose a proposito della sorveglianza genomica.

E quindi oggi cosa si sa di XEC, qual è il suo profilo? Secondo Sato, praticamente ogni anno si verifica un evento importante nell'evoluzione della variante Omicron. "Non sono ancora sicuro che il grande evento del 2024 sia XEC", precisa però nella sua email. Il 6 novembre, Sato ha pubblicato insieme ad altri coautori una lettera di ricerca su 'The Lancet' in cui si illustravano le caratteristiche virologiche di XEC. Gli autori hanno stimato il numero di riproduzione effettiva (quante persone suscettibili possono essere infettate da un singolo individuo): negli Usa risulta che sia superiore del 13% rispetto a quello di KP.3.1.1, la variante predominante nel mondo a inizio novembre. "Penso che il livello di attività di neutralizzazione tramite infezione naturale stia diminuendo", ha detto Sato a Jama Medical News, spiegando che con i suoi collaboratori sta ora studiando gli anticorpi neutralizzanti nei sieri di chi ha ricevuto i vaccini Covid 2024-2025. Se in ogni caso il Covid per la maggior parte delle persone sane è ormai diventato una malattia più lieve, continua a provocare più ricoveri dell'influenza, si precisa nel focus evidenziando la necessità di continuare a fare attenzione ai più fragili.

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Cronaca

Daniele, nato due volte, dal trapianto di cuore alla mezza...

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Oggi correrà la Milano21 e sogna già la sfida del mezzo Ironman: "Da un dono la mia seconda vita, lo sport fa bene al corpo e alla mente"

Daniele Sironi, 32 anni

Ci vuole cuore per affrontare le salite della vita, per lasciarsi alle spalle le paure e correre fino al traguardo. Anche se quel cuore è di un altro e adesso batte nel tuo petto. Daniele Sironi, 32 anni, di Pregnana Milanese, onora questo impegno - sfidando se stesso ogni giorno di più - dal giorno del suo 'secondo compleanno': 2 aprile 2021, data del suo trapianto di cuore. Una 'sliding door' che si è aperta grazie al dono di un 42enne di Bologna - morte e vita, destini che si incrociano - e che lo ha portato fino a qui, ai nastri di partenza della Milano21, dove oggi, 24 novembre, esordirà con la sua prima mezza maratona.

Il sogno della maratona di New York

"Chi l'avrebbe detto, pensando al primo giorno di riabilitazione post intervento quando stare seduto 6 ore sul letto dopo una settimana in terapia intensiva era già un traguardo", sorride. Sono passati solo poco più di 3 anni da quei giorni. E oggi Daniele, sommelier nella vita, ha grandi aspirazioni e si allena a colpi di triathlon per raggiungere le prossime tappe: "Mezzo Ironman - elenca - il sogno di correre un giorno la maratona di New York".

La sua storia

Nato in Brianza nel 1992, "vita tranquilla fino ai 27 anni", poi "nel 2019 tutto cambia", racconta all'Adnkronos Salute. E a cambiare non è solo il fatto che a febbraio Daniele ha provato la gioia di diventare papà di Ludovica, uno dei 3 amori della sua vita, insieme alla compagna Alice e alla seconda figlia Sofia. E' una diagnosi a scombinare il futuro: cardiomiopatia dilatativa, patologia del cuore che causa insufficienza cardiaca. Qualche 'spia rossa' si era già accesa. "Ma l'epilogo di quello che avrebbe dovuto essere un breve ricovero di 3 giorni è totalmente inaspettato per me", ripercorre. "Mi dicono che il cuore va molto male e che la mia ultima speranza di vita è il trapianto". Siamo a novembre-dicembre. "Dopo lo sconforto iniziale scopro anche che cosa vuol dire aspettare un trapianto, senza sapere se riuscirai a farlo. Vengo trasferito dal Monzino al Niguarda dove viene valutata la mia idoneità all'intervento. Dopo un mese sono ufficialmente in lista d'attesa".

Nel frattempo ci si mette anche il Covid a complicare le cose. "La mia fortuna - dice Sironi - è stata mia figlia, che allora aveva poco più di un anno e mi ha permesso di non pensarci troppo, tutte le energie erano concentrate su di lei. Intanto, durante le visite imparo cosa vuol dire trapianto di cuore e cosa avrei potuto fare dopo. Una dottoressa mi mette una pulce all'orecchio. Mi dice: 'ci sono anche trapiantati che fanno le maratone'. Ma la strada è lunga e non ci penso più".

Il cuore nuovo

La vita intanto continua a scorrere. "Finché l'1 aprile del 2021, neanche fosse uno scherzo, ricevo la chiamata che tutti i trapiantati si ricordano. Ero tornato in ufficio, rispondo al telefono: 'Ci sarebbe un cuore per lei', la frase che mi resterà per tutta la vita". Uno tsunami di emozioni, e il 2 aprile Daniele è sotto i ferri. "L'operazione dura 6-8 ore e si conclude bene. Da lì comincia una lenta riabilitazione".

All'inizio "cammino a fatica", ricorda. Poi "la cyclette", e "con la bella stagione le camminate fuori. A giugno rientro a casa, dopo un periodo dai miei in un contesto un po' più protetto. Neanche 10 giorni dopo nasce la mia seconda figlia e riesco anche ad assistere al parto". E' estate, e il mare è un'occasione: "Comincio a fare più chilometri. Poi a ottobre riprendo anche a correre un po'. Prima dello stop forzato imposto dal mio cuore facevo una vita attiva, giocavo a tennis, a calcio con gli amici". I sintomi? "In realtà i medici si stupiscono del fatto che stessi ancora in piedi. Erano preoccupati, tanto che mi hanno anche messo un defibrillatore nell'attesa. Conosco persone che hanno passato mesi in ospedale prima del trapianto".

Lo sport

Comunque pian piano Daniele, con il suo cuore nuovo, riprende a fare sport, "anche il padel, un po' di tennis. Supero un po' la paura di riprendere la corsa. E nell'estate del 2022 incomincio a vedere qualche progresso in più". Una delle tante svolte della sua vita è l'incontro con le associazioni Aido e Aned. "Quest'ultima in particolare si occupa di sport per trapiantati e con loro partecipo ai giochi nazionali. Conosco altri che hanno fatto il trapianto e fanno sport. E con Aido inizio ad andare a parlare nelle scuole ai ragazzi di quello che mi è successo. Ne parlo anche per quelle persone che ho conosciuto e che purtroppo non ho più rivisto. E a settembre 2023 mi viene in mente che il mio messaggio posso farlo arrivare attraverso lo sport".

"Penso al triathlon - dice Daniele - Scopro che un coach importante, Simone Diamantini, allena a pochi chilometri da casa mia. Gli spiego la mia storia, il mio progetto, e lui lo sposa. La cosa divertente è che non ho mai avuto una bici da corsa, l'ho letteralmente presa nella cantina di uno zio. Alle prime due uscite sono caduto perché non riuscivo a staccarmi dai pedali. La corsa non l'avevo mai fatta in maniera seria e quando ho iniziato ad aumentare un po' i chilometri mi sono subito infortunato. Il nuoto l'avevo fatto da bambino, sapevo giusto stare a galla. Eppure il mese scorso ho esordito nel triathlon sprint a Peschiera del Garda e domani correrò 21 chilometri. Sono fiducioso - conclude Sironi - Il mio messaggio lo porto sulla maglietta. Ho 'riscritto' lo slogan di Aido ('Io dono, non so per chi ma so perché'). Per me è 'Io corro, non so per chi ma so perché", sorride. "Il senso - spiega - è che fare sport, ognuno come vuole e ognuno al proprio livello, fa bene sia al fisico che alla mente. Voglio anche dimostrare che dopo un trapianto si può tornare a vivere, e sensibilizzare le persone sulla donazione di organi". Prossime tappe? "A parte l'obiettivo di un triathlon medio, l'anno prossimo vorrei sfidarmi con la maratona, magari già a Milano il 6 aprile. Sarebbe un bel 'compleanno'. Un bel modo di festeggiare 4 anni dal trapianto".

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Cronaca

Basciano esce dal carcere: “La verità è venuta a...

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L'influencer accusato di stalking: "Sto alla grande, non ho fatto niente. Il gip mi manda a casa perché non c’è nessun reato, dirò la verità su quel che ho passato per un anno intero"

Alessandro Basciano - Fotogramma

Alessandro Basciano esce dal carcere dopo l'arresto per le accuse di stalking nei confronti della sua ex compagna, Sophie Codegoni. "Giustizia è stata fatta, almeno nel senso che ora è chiara la mia estraneità ai fatti. Dall'ordinanza che dispone la revoca della misura cautelare emerge come le menzogne vengano a galla. Ora chi ha mentito pagherà le conseguenze nelle opportune sedi", le parole dell'influencer e deejay 35enne sui social.

"Sto benissimo, non avendo fatto niente sto alla grande", dice Basciano all'uscita dal carcere di San Vittore. "Tra le mille colpe che ho c'è quella di averle regalato una borsa Chanel da 10mila euro. Pensi dove sono finito", si sfoga Basciano, accolto all'uscita del carcere da un gruppo di amici.

La prima cosa che farò? "Dire la verità su tutto un anno intero”. L'ordinanza è su una querela vecchia che la ragazza ha ritirato in quanto un paparazzo lo scorso anno la seguiva e pensavano fossi stato io a dare l'incarico dell’inseguimento della ragazza. Nel momento in cui la ragazza ha ritirato questa querela e sono successe dinamiche che in sede opportuna racconterò, purtroppo una cosa del genere va avanti d’ufficio", spiega l’influencer.

Dopo la querela sporta e ritirata da Codegoni a dicembre 2023, "lei è venuta a convivere con me e ci sono state tante circostanze quest’estate in cui cercava di ritornare insieme", riferisce Basciano, promettendo: "Nelle sedi opportune dirò tutta la verità di un anno a questa parte, di tutti gli abusi e di tutto quello che ho passsto fino a 5 giorni fa, quando lei ha ricevuto una borsa da 10mila euro con tanto di lettera".

Per l’influencer se la gip Anna Magelli, dopo l’interrogatorio in carcere di questa mattina, “all’istante mi ha mandato a casa è perché non sussiste alcun tipo di reato”.

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