Life Science, Pelissero su filiera lombarda: “Driver chiave per la sostenibilità del Ssr”
"Cluster lombardo scienze della vita con Regione e cittadini per rispondere a esigenze di salute"
"La filiera delle scienze della vita, mai come oggi, si dimostra un driver fondamentale per guidare la nostra Regione in un percorso di sostenibilità sanitaria e capacità di garantire una risposta ai bisogni di salute della popolazione, facendo leva su componenti pubbliche e private che caratterizzano il nostro modello economico e sanitario". Lo ha detto Gabriele Pelissero, presidente Cluster lombardo scienze della vita, commentando i dati del report presentato oggi al 'Milano Life Science Forum 2024', evento annuale dedicato alle scienze della vita promosso dall'associazione in partnership con il Cluster lombardo scienze della vita.
"Oggi in Lombardia la percentuale di cittadini con cronicità che vive in buona salute è più elevata rispetto alla media nazionale: il 50,9% in regione vs il 44,7% a livello nazionale - sottolinea Pelissero - La Lombardia oggi si trova davanti ad un'importante sfida. Da un lato quella di garantire sostenibilità e risorse al Servizio sanitario regionale per rispondere a bisogni di salute sempre più emergenti, anche alla luce del cambiamento demografico, e dall'altro la capacità di competere con le regioni d'Europa sulla capacità di attrarre fondi europei, investimenti privati, competenze e sviluppare brevetti e tecnologie avanzate. Il cluster, rinnovato nella sua mission, intende rafforzare la sua capacità di raccogliere esigenze e trend di sistema, sostenendo Regione nel costruire una nuova visione per la ricerca, la salute e le scienze della vita. Un obiettivo chiaro, ma molto ambizioso, che richiede un lavoro congiunto tra Regione, cluster, cittadini ed ecosistema della salute”.
Salute e Benessere
Farmaceutica, Life Science, Dompé: “Filiera lombarda...
"Asse pubblico-privato e sinergia tra università ospedalità e imprese modello per intero sistema"
"L'innovazione della filiera, documentata dalla ricerca presentata oggi, ha generato benefici in termini di salute e benessere per i nostri cittadini. E' diventata un asset per il nostro Ssn, pur impiegando risorse inferiori rispetto ad altre realtà europee. La spesa sanitaria complessiva per cittadino in Italia sfiora i 2.947,1 euro, mentre in Germania raggiunge quasi 5.316,9 euro e in Francia oltre 4.309,8 euro. Eppure, nonostante questi gap, la nostra aspettativa di vita risulta più elevata rispetto ai benchmark e la mortalità infantile più bassa". Così Sergio Dompé, vicepresidente Assolombarda con delega alle Life Sciences, commenta i risultati del report presentato oggi al 'Milano Life Science Forum 2024', evento annuale dedicato alle scienze della vita, promosso dall'associazione in partnership con il Cluster lombardo scienze della vita.
"In questo scenario i dati indicano la Lombardia come un modello per l'intero sistema - sottolinea Dompé - Il merito è dell'asse pubblico-privato, ma anche della sinergia tra università, ospedalità e imprese, che collocano la nostra regione al primo posto per addetti, brevetti e ricerche cliniche. Dobbiamo continuare a sostenere innovazione e ricerca per sviluppare ancora prodotti farmaceutici e dispositivi ad alto contenuto innovativo. Per farlo, è necessario incrementare gli investimenti e traguardare la digitalizzazione del sistema sanitario: i dati, infatti, sono fondamentali per promuovere nuove cure e per adottare tecnologie innovative".
Salute e Benessere
Più spreco di cibo, involontario ‘effetto...
Con cadenza regolare fioccano studi che indagano su nuove potenziali doti dei super farmaci anti-obesità e anti-diabete. Ma potrebbero avere anche un inatteso e involontario 'effetto collaterale': secondo una nuova ricerca, infatti, potrebbero aumentare lo spreco di cibo, soprattutto nei primi mesi di terapia quando i pazienti ancora non sono abituati alla nuova routine alimentare spinta dal trattamento. Un nuovo studio ha documentato proprio questo: che l'assunzione di farmaci anti-obesità ha portato una quota di adulti americani a buttare via più cibo di quanto facessero prima di iniziare la cura.
A esplorare l'inedito aspetto è uno studio dell'Ohio State University, pubblicato su 'Nutrients' nell'ambito del quale gli autori hanno condotto un sondaggio su 505 persone che assumevano farmaci agonisti del recettore del Glp-1 come Ozempic*: il 25% degli intervistati ha dichiarato di aver sprecato più cibo da quando assumeva la terapia. Le persone che sperimentavano nausea avevano maggiori probabilità di segnalare un aumento dello spreco alimentare. Mentre assumere i farmaci per un periodo di tempo più lungo e mangiare più verdure erano elementi associati a un minor spreco alimentare.
Gli scienziati dell'ateneo Usa vedono questo studio sul comportamento dei consumatori come un primo tentativo di valutare gli effetti di questi farmaci sempre più popolari anche sulla produzione e sullo spreco alimentare a livello nazionale e globale. "Si è trattato di uno studio pilota - precisa l'autore senior Brian Roe, professore nel Dipartimento di economia agricola, ambientale e dello sviluppo - per iniziare a esaminare le implicazioni dei medicinali" e cercare di capire anche "quali ampie categorie di alimenti siano più o meno preferite dopo aver iniziato la terapia farmacologica". Il fatto che lo spreco alimentare sembri "diminuire man mano che i pazienti si 'acclimatano' al farmaco suggerisce che potrebbe esserci un rimedio semplice: informarli già alle prime assunzioni della possibilità che si trovino a scartare del cibo man mano che la loro dieta cambia. La consapevolezza su questo aspetto permetterebbe di ridurre lo spreco alimentare e abbassare anche le spese".
Secondo le stime, dicono gli autori dello studio, negli Usa viene sprecato circa un terzo del cibo e circa la metà di questo spreco è attribuibile ai consumatori, che gettano via in media sui 450 grammi di cibo a persona al giorno. A primavera 2024, circa il 6% degli adulti degli States ha riferito di assumere agonisti del Glp-1, che curano il diabete di tipo 2 e l'obesità agendo su un ormone nell'intestino per abbassare la glicemia, rallentare lo svuotamento dello stomaco e segnalare senso di pienezza al cervello. Nello studio, quasi il 70% degli intervistati assumeva semaglutide e quasi un quarto assumeva tirzepatide. In media, il gruppo aveva perso il 20% del proprio peso se aveva assunto i farmaci per almeno un anno.
Sebbene la nausea fosse il principale motore dello spreco alimentare, i risultati hanno suggerito anche un'altra possibile influenza: cambiamenti nelle preferenze e nelle abitudini alimentari che hanno portato le persone a buttare via cibi 'caduti in disgrazia' nella loro classifica di gradimento. In generale, i partecipanti hanno riferito di aver aggiunto frutta e verdura, proteine, pesce e grassi sani alla loro dieta e di aver consumato meno alcol, pasta e altri carboidrati, cibi fritti, dolci e latticini. L'aggiunta di verdure alla dieta, il gruppo alimentare più comunemente sprecato negli Stati Uniti, è stata associata a una minore probabilità di sprecare cibo, altro segno di cambiamento delle abitudini che, in questo caso, ha comportato consumo di pasti più green.
Roe pianifica nuovi studi sul tema: dato il costante aumento delle prescrizioni di agonisti del Glp-1, ci sono ampi impatti economici e ambientali in gioco, a livello locale e globale, afferma. "Le persone che assumono questi farmaci con ogni probabilità spenderanno meno in cibo", continua Roe. Altri gruppi hanno utilizzato simulazioni per dimostrare che la riduzione del consumo alimentare a livello di popolazione può abbassare i costi energetici, preservare le risorse ambientali e ridurre la creazione di gas serra, tenendo il cibo scartato lontano dalle discariche. Ma considerando quanto siano relativamente nuovi i farmaci anti-obesità, non ci sono ancora dati sufficienti per fare previsioni sulla portata dei loro effetti sociali. "Penso sia chiaro che hanno il potenziale per avere un impatto sulla salute pubblica globale e la ricerca suggerisce che i cambiamenti nell'assunzione di cibo possono influenzare gli indicatori degli impatti ambientali - conclude Roe - Ma ci sono ancora molte altre domande impellenti".
Salute e Benessere
Il Medico risponde: “Stanchezza, tachicardia e...
DOMANDA
Gentile Dottor Ferdinando Martinez,
mi chiamo Maria L. ho 48 anni, e Le scrivo per un problema che mi preoccupa. Da circa sei mesi soffro di un persistente senso di stanchezza, accompagnato da episodi di tachicardia e una leggera sensazione di vertigini. Ho notato che questi sintomi si presentano spesso dopo i pasti o in momenti di stress. Le analisi del sangue recenti hanno evidenziato una leggera carenza di ferro e una glicemia a digiuno leggermente più alta del normale (105 mg/dL). Non ci sono stati episodi significativi di malattie nel mio passato, se non una lieve anemia post-partum molti anni fa. Mi chiedo se questi sintomi possano essere legati a qualche squilibrio metabolico o a un problema cardiaco. Cosa mi consiglia di fare? Ci sono esami specifici che sarebbe utile approfondire? Grazie mille per la Sua attenzione.
RISPOSTA
A cura del Dr. Ferdinando Martinez
ATTENZIONE: "Le informazioni contenute in questa rubrica medica, non devono ASSOLUTAMENTE, in alcun modo, sostituire il rapporto Medico di Famiglia/Assistito. Si raccomanda per buona regola, di chiedere SEMPRE il parere del proprio Medico di Famiglia, o Specialista di fiducia, il quale conosce in dettaglio la storia clinica del proprio Paziente. La nostra rubrica, non avendo fatto un'anamnesi di chi ci scrive, impossibile online, ha il solo ed esclusivo scopo informativo, decliniamo quindi tutte le responsabilità nel mettere in pratica qualsiasi chiarimento o indicazione riportata al solo scopo esplicativo e divulgativo. Qualsiasi domanda umanamente intrattabile via web, verrà automaticamente cestinata. Grazie per la gentile comprensione."
Gentile Signora Maria L.
La ringrazio per aver descritto così dettagliatamente i Suoi sintomi e i dati anamnestici, che sono fondamentali per orientare una valutazione preliminare.
La stanchezza persistente, associata a tachicardia e vertigini, può avere molteplici cause, alcune delle quali potrebbero essere interconnesse. Nel Suo caso, il riscontro di una leggera carenza di ferro potrebbe indicare che l’anemia (anche lieve) contribuisca ai Suoi sintomi, specialmente al senso di affaticamento e ai battiti accelerati. Tuttavia, la glicemia a digiuno leggermente elevata suggerisce che potrebbe esserci una predisposizione a uno stato prediabetico, che potrebbe influenzare i livelli energetici e il benessere generale.
Per procedere con maggiore chiarezza, Le consiglio di eseguire alcuni accertamenti:
- Emocromo completo con ferritina e saturazione della transferrina, per valutare l’entità della carenza di ferro e stabilire se è necessario un trattamento.
- Profilo glicemico completo, inclusa una curva da carico di glucosio (OGTT) e HbA1c, per capire se siamo effettivamente in una fase di alterata tolleranza al glucosio.
- Funzione tiroidea (TSH, FT3, FT4), dato che i sintomi descritti possono anche correlarsi a eventuali disfunzioni tiroidee.
- Un elettrocardiogramma (ECG) e, se necessario, un monitoraggio Holter delle 24 ore, per verificare la presenza di aritmie che possano spiegare la tachicardia.
In attesa dei risultati, Le suggerisco alcune misure pratiche:
- Assumere una dieta equilibrata, ricca di ferro (carni magre, legumi, verdure a foglia verde) e a basso indice glicemico.
- Mantenere un’idratazione adeguata e cercare di distribuire i pasti in maniera regolare per evitare sbalzi glicemici.
- Valutare con il Suo medico curante l’eventuale assunzione di un integratore di ferro, se necessario.
In ogni caso, sottolineo che quanto sopra rappresenta un orientamento generale e che sarà indispensabile una valutazione clinica diretta per stabilire con precisione la diagnosi e il percorso terapeutico più adeguato.
Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti.
Cordiali saluti,
Dr. Ferdinando Martinez