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Kate e il messaggio sulle dipendenze: “Impariamo valori di amore ed empatia”

La principessa del Galles

Kate Middleton - Fotogramma

La principessa Kate ha mandato un potente messaggio di sostegno ai suoi connazionali con problemi di dipendenze, sottolineando l'importanza dell'amore e dell'empatia verso chi è sofferente. La 42enne principessa del Galles ha espresso il proprio pensiero alla vigilia della Settimana della sensibilizzazione sulle dipendenze, che inizia domani. “La dipendenza non è una scelta” - ha affermato - spiegando che si tratta di una grave condizione di salute mentale “che può colpire chiunque di noi”. Tuttavia, “agendo con umiltà e compassione possiamo tutti fare la differenza e sostenere chi soffre”.

Kate è patrocinatrice di The Forward Trust, un ente di beneficenza che aiuta le persone che fanno abuso di droghe, alcol e altre sostanze. “Per troppo tempo molti hanno sofferto in silenzio, nutrendo sentimenti di vergogna e di colpa per la loro condizione, nonostante la loro vulnerabilità - ha scritto - Chiunque soffra di dipendenza è un altro essere umano, con una propria storia che molti di noi non capiscono o non vedono”.

Per l'occasione, ha voluto mettere in risalto l'importanza dei piccoli gesti di gentilezza. “Non spetta a noi giudicare o criticare, ma dobbiamo prenderci il tempo di sederci al fianco di qualcuno, imparando i valori dell'amore e dell'empatia - ha continuato Kate - Essere una spalla su cui piangere o un orecchio per ascoltare, questi semplici atti di gentilezza sono cruciali per abbattere le incomprensioni che molti affrontano”.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Esteri

Siria, jihadisti nel centro di Aleppo: intensi...

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Sui social media sono state diffuse le immagini dell'ingresso degli insorti nel centro della città

Scontri in Siria - (Afp)

La Siria sull'orlo di una nuova guerra. Jihadisti e gruppi armati alleati contro il regime di Bashar al-Assad hanno raggiunto il centro di Aleppo, nel nordovest del Paese, dopo intensi combattimenti con l'esercito di Damasco. Lo riferisce l'agenzia di stampa Anadolu citando proprie fonti. Anche l'emittente al-Jazeera ha confermato l'avanzata dei miliziani. Sui social media sono state diffuse le immagini dell'ingresso degli insorti nel centro della città.

L'Osservatorio siriano per i diritti umani ha precisato che ''dopo aver fatto esplodere due autobomba'', i jihadisti sono ''entrati in alcuni quartieri di Aleppo'', ovvero ''Al-Hamdaniya e nuova Aleppo''.

In una nota, lo Stato Maggiore dell'esercito di Bashar al-Assad fa sapere che le forze militari continuano a respingere la grande offensiva lanciata dai gruppi terroristici armati" su Aleppo, aggiungendo che "sono riusciti a riprendere il controllo di alcune posizioni", mentre attivisti parlano di ''violenti scontri in corso''.

Citando proprie fonti siriane, l'emittente Sky News Arabiya afferma inoltre che è atteso l'intervento dell'aeronautica militare russa su Aleppo ''per cambiare l'andamento degli scontri in corso''.

L'esercito siriano ha accusato i jihadisti e gli alleati dell'opposizione armata contro Assad di utilizzare armi pesanti, droni e combattenti stranieri nello scontro contro i militari. Intanto cittadini di Aleppo contattati dalla Dpa si sono detti ''molto preoccupati''.

Intensi raid forze Damasco e russe su Idlib

Intensi raid di jet siriani e russi hanno colpito la città e la regione di Idlib, ultima roccaforte di ribelli e jihadisti nel nordovest della Siria. Lo riferisce l'Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede nel Regno Unito e fonti nel Paese arabo. "L'Aeronautica russa e siriana hanno condotto 23 raid sulla regione di Idlib", afferma l'Osservatorio, mentre prosegue l'offensiva lanciata mercoledì dalle fazioni armate, che controllano Idlib, contro aree sotto il controllo delle forze di Damasco, arrivando fino ad Aleppo.

All'agenzia Dpa attivisti da Idlib hanno confermato combattimenti particolarmente intensi intorno alla città di Saraqeb. L'Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede nel Regno Unito e fonti nel Paese arabo, parla di un totale di almeno 255 morti, compresi 24 civili.

Iran al fianco di Damasco contro il terrorismo

L'Iran conferma il sostegno al leader siriano Bashar al-Assad mentre prosegue l'offensiva nel nordovest della Siria lanciata mercoledì da fazioni armate. Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araqchi, ha "ribadito l'impegno dell'Iran a sostenere il governo siriano, il Paese e le forze militari nella lotta contro il terrorismo e per garantire la sicurezza e la stabilità nella regione", riporta l'agenzia iraniana Tasnim che riferisce di un colloquio telefonico tra Araqchi e il collega siriano Bassam al-Sabbagh incentrato sugli ultimi sviluppi in Siria e in Medio Oriente.

Russia: ripristinare rapidamente l'ordine ad Aleppo

"Una violazione della sovranità della Siria". Così il Cremlino parla della "situazione nei pressi di Aleppo", teatro dell'offensiva lanciata mercoledì da fazioni armate. La Russia auspica che l'alleato Bashar al-Assad possa "rapidamente ripristinare l'ordine" ad Aleppo. "Siamo per il rapido ripristino dell'ordine in questa zona da parte delle autorità siriane e per il ripristino dell'ordine costituzionale", ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, in dichiarazioni rilanciate dai media russi.

Almeno 14.000 gli sfollati

E sono almeno 14.000 le persone che sono state costrette a lasciare le proprie case mentre dopo che tre giorni fa le fazioni armate hanno lanciato l'offensiva nel nordovest del Paese arabo sotto lo slogan "Deterrenza all'aggressione". La situazione nel nordovest peggiora, soprattutto per i civili, ha avvertito David Carden, vice coordinatore regionale delle Nazioni Unite per gli aiuti umanitari in Siria, parlando di oltre 14.000 sfollati in tre giorni. "Abbiamo segnalazioni di bambini con molte ferite a causa degli attacchi", ha detto alla Dpa.

Saraqeb "è una città cruciale perché se (le fazioni armate) ne prendessero il controllo, potrebbero controllare l'autostrada che collega Aleppo e Damasco", osservano gli attivisti. I media ufficiali siriani e l'Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede nel Regno Unito e fonti in Siria, hanno denunciato l'uccisione di almeno quattro studenti universitari e il ferimento di altri due in un attacco delle fazioni armate contro un alloggio per universitari ad Aleppo. Ma si tratta di accuse respinte dai gruppi armati.

Agli studenti dell'Università di Aleppo è stato chiesto di lasciare il campus e in città le persone vivono confinate nelle proprie case, nel timore di attacchi delle fazioni armate. Secondo Rami Abdel Rahman, a capo dell'Osservatorio, in diversi quartieri vicini alle aree degli scontri - come Nuova Aleppo, al-Furqan e Al-Hamdaniya - si è assistito a un vero e proprio esodo. Un abitante di Aleppo ha raccontato alla Dpa della paura che regna in città. "Sto raccogliendo le mie cose e con la famiglia andiamo verso Damasco", ha spiegato.

Fonti dei ribelli e attivisti a Idlib, ultima roccaforte 'ribelle', affermano che le fazioni armate sono entrate nel quartiere di al-Rashideen e nel Centro di ricerca scientifica, agli ingressi ovest e sud di Aleppo. Secondo la Dpa, le forze di Damasco, sostenute dagli alleati russi, hanno effettuato da mercoledì mattina più di cento raid aerei su obiettivi delle fazioni armate nelle zone di Idlib e Aleppo, che affermano di aver lanciato l'offensiva come risposta a bombardamenti delle forze di Damasco. Quello in corso viene letto come l'attacco più vasto da parte dei gruppi armati su Aleppo dal 2016 quando vennero allontanati dalle zone orientali della città e dal cessate il fuoco del 2020. La battaglia per Aleppo di otto anni fa è considerata una delle più drammatiche del conflitto esploso in Siria nel 2011 dopo l'inizio di proteste antigovernative finite nella repressione.

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Esteri

Le Streghe di Bucha, nelle foreste di Kiev per abbattere...

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Appena fuori della capitale l'unità militare femminile continua ad addestrarsi: "In gioco la

Donne soldato volontarie in Ucraina

A oltre mille giorni dall'inizio dell'aggressione militare lanciata dalla Russia, gli ucraini sono stanchi di guerra. Ma loro no. Le 'Streghe di Bucha', come sono state ribattezzate le volontarie provenienti dalla città alla periferia di Kiev occupata dai russi nei primi giorni del conflitto, continuano ad addestrarsi a sparare con diverse armi nella foresta appena fuori la capitale. Con l'obiettivo, primario, di abbattere i droni kamikaze Shahed che l'Iran ha fornito all'aeronautica militare russa. Droni che vengono lanciati quasi ogni notte e che l'unità militare volontaria composta al 90% da donne vuole intercettare perché ''la nostra esistenza è in gioco'' e ''non possiamo arrenderci'', dicono.

Qualcuna ha perso figli, il marito, nipoti, altre li hanno distanti, impegnati al fronte. Hanno perso il lavoro che amavano, così come la speranza che l'aggressione russa lanciata il 24 febbraio 2022 contro l'Ucraina possa essere fermata con i negoziati. Ma non hanno perso la voglia di difendere il loro Paese e di ''incanalare la rabbia'' nella mitragliatrice che stringono tra le mani con gli occhi puntati al cielo.

"Tutta la mia famiglia è stata distrutta" e combattere, come volontaria dell'unità militare, è un modo per ''incanalare la rabbia'', racconta alla Nbc News Tetyana, 41 anni, originaria di Bucha, teatro di alcune delle peggiori atrocità commesse dall'esercito russo ai danni dei civili, giustiziati per strada. Suo marito e suo fratello sono stati uccisi, in guerra. Suo nipote, che combatteva nell'esercito, è stato dichiarato disperso.

"Questa guerra non può essere fermata con i negoziati"

Per molti la promessa del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump di ''mettere fine alla guerra in un giorno'' e la prospettiva di un accordo di pace sotto la nuova presidenza americana crea un ulteriore livello di incertezza. Perché, in Ucraina, si teme che una tregua possa solo aiutare il presidente russo Vladimir Putin a riorganizzarsi militarmente. "Non credo che questa guerra possa essere fermata con i negoziati", ha detto Valentina, una nonna di 49 anni, insegnante di matematica alle medie, che fa parte del gruppo di volontarie. Suo figlio e suo genero stanno combattendo in prima linea. "Non ci si può fidare di Putin", ha detto alla Nbc News vestita in mimetica e impegnata ad allenarsi al gelo. "Tra tre o cinque anni tornerà", ha aggiunto.

"Non possiamo arrenderci", ha fatto eco alle donne in mimetica il veterano dell'esercito americano Miro Popovich, un volontario ucraino-americano che ha combattuto in prima linea o nelle sue vicinanze dall'inizio della guerra. "Non possiamo cedere territorio, non possiamo perdere persone, perché la nostra esistenza è di nuovo in gioco", ha aggiunto. Un recente sondaggio Gallup ha rilevato però che il 52% degli ucraini vorrebbe che Kiev negoziasse la fine della guerra il prima possibile e che molti hanno meno speranze sul futuro rispetto all'anno precedente.

Sul campo di battaglia, tra l'altro, il morale è basso e da mesi le truppe sono sulla difensiva. Una fonte dello Stato maggiore delle forze armate ucraine ha dichiarato alla Nbc News che l'Ucraina controlla ancora oltre 770 chilometri quadrati della regione russa di Kursk e che gli attacchi aerei nel profondo del territorio russo stanno contribuendo a "distruggere l'infrastruttura militare russa" dopo che gli alleati dell'Ucraina hanno allentato le restrizioni sull'uso di armi occidentali da parte di Kiev.

E se le divergenze tra Russia e Ucraina potrebbero essere colmate al tavolo dei negoziati, lo scetticismo resta. Perché "quando la Russia firma un accordo di cessate il fuoco, questo non significa certamente che cesserà di sparare", ha detto Keir Giles, un consulente del think tank londinese Chatham House. "La Russia vorrà una conclusione soddisfacente in questa guerra e anche far fare bella figura a Trump", ha aggiunto.

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Esteri

Romania, c’è un Elon Musk locale dietro vittoria di...

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Ci sarebbe un finanziatore non dichiarato dietro il candidato di estrema destra che ha vinto il primo turno delle elezioni presidenziali del Paese

Calin Georgescu (Afp)

E' spuntato un finanziatore non dichiarato alle spalle di Calin Georgescu, il candidato dell'estrema destra, populista e filorussa che, a sorpresa, ha vinto il primo turno delle elezioni presidenziali in Romania. Considerato come l'"Elon Musk" rumeno, o anche il "re di Tik Tok", il sostenitore di Georgescu è legato al settore delle criptovalute, e si è fatto notare con una campagna di donazioni significative, fino a decine di migliaia di euro, distribuite ai tiktoker. Georgescu, a cui i sondaggi assegnavano il 5 per cento dei voti, al primo turno ha vinto il 22,9 per cento dei consensi, la maggioranza relativa che lo proietta, se il riconteggio ordinato dalla Corte costituzionale lo confermerà, al turno di ballottaggio dell'8. Non ha dichiarato finanziamenti e ha fatto la sua campagna elettorale interamente su TikTok.

Il finanziatore, ha ricostruito le Monde, è attivo sulla piattaforma social di proprietà cinese con il soprannome di Bogpr. Si parlava da tempo di lui ma non per il suo ruolo politico. Il suo era un caso seguito dalle riviste di gossip. Interveniva nei 'live' di Tik Tok erogando denaro ai produttori di contenuti attivi sulla piattaforma. Le esplosioni di gioia dei beneficiari di queste donazioni erano diventate virali.

Il tabloid Gandul lo ha identificato nei giorni scorsi come Bogdan Peschir. Ma l'origine della sua fortuna rimane nebulosa. Ha almeno una impresa registrata a suo nome in Romania, ma senza dipendenti e con una ragione sociale poco chiara. Con l'identità di Bogpr è stato invece coinvolto con le criptovalute BitXatm e Globaya, la prima delle quali non esiste più, chiusa dopo uno scandalo: il denaro depositato in macchine per il cambio di valuta in bitcoin era stato ritirato dai gestori del servizio.

Insieme a Bogpr, è comparso nella struttura societaria delle due criprovalute anche Gabriel Prodanescu, che si presenta come amministratore delegato e fondatore di Globaya ed è proprietario di diverse altre società in Inghilterra, fra cui Bcb Atm, un'altra impresa di distributori automatici di criprovalute con dipendenti in Russia.

Prima dell'arrivo di Prodanescu, a vertici di Bcb Atm c'era una persona con precedenti condanne per complicità con furto aggravato da violenza e tortura. Bogpr aveva cominciato a sostenere Georgescu già nel 2020, durante la pandemia, quando l'allora del tutto sconosciuto, e sconosciuto è rimasto fino a circa tre mesi fa, esponente dell'estrema destra si era espresso contro i vaccini. Il suo sito personale, ora chiuso, proponeva fino a mercoledì scorso servizi di "protezione" dei conti TikTok, promettendo un aiuto per sfuggire alle sanzioni dei moderatori.

Dopo la rivelazione della sua identità sui media, Bogpr ha pubblicato un messaggio su TikTok in cui si descrive come "imprenditore e investitore rumeno" senza alcun rapporto con lo stato o la massoneria. E di non aver ricevuto alcuna promessa o remunerazione in cambio del sostegno assicurato a Georgescu. "Non lo conosco neanche personalmente, e non penso di fare nulla di immorale sostenendo una campagna in cui credo. Come Elon Musk ha sostenuto la campagna di Trump negli Stati Uniti assicurandogli 100 milioni di dollari e promuovendola su X e nei suoi discorsi pubblici", conclude.

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