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Lucio Corsi: “Amo la musica senza tempo, Sanremo? Spaventa ma affascina”

Il cantautore toscano è tornato con il singolo 'Tu sei il mattino', accompagnato da un videoclip che vede la partecipazione di Carlo Verdone con il quale ha collaborato in 'Vita da Carlo - Terza Stagione'

Lucio Corsi (Foto a cura di Francis Delacroix)

"L’attualità in musica non mi interessa e oggi ce n'è tanta. Voglio canzoni che mi portino altrove, che mi facciano immaginare di essere qualcun altro". Con queste parole, Lucio Corsi racconta all'Adnkronos la sua visione della musica, che deve essere un viaggio lontano dal presente e dalla realtà immediata. Negli ultimi tempi, il nome del cantautore toscano è stato spesso citato tra i possibili partecipanti al prossimo Festival di Sanremo 2025. Ma salirà davvero sul palco dell’Ariston? "Non so cosa succederà. Ma come tutte le cose grandi, sono paurose e interessanti", commenta, lasciando aperta la possibilità di una sua partecipazione. Corsi è tornato recentemente con un nuovo singolo, 'Tu sei il mattino', accompagnato da un videoclip che vede la partecipazione straordinaria di Carlo Verdone. Un sodalizio artistico che si estende anche alla terza stagione della serie televisiva 'Vita da Carlo', disponibile in esclusiva su Paramount+, dove il cantautore interpreta sé stesso accanto al celebre attore e regista.

Il brano, racconta Corsi, "è una canzone d’amore, ma non perché parla di una prima volta, quanto perché parla del tempo che passa e che ci trascina in una sola direzione, come la corrente di un fiume". Il brano, spiega, mescola esperienze personali e immaginazione: "C’è una parte autobiografica e una no. È un’infanzia a tratti mia, a tratti reinventata con storie di altre persone che ho intorno. Mi piace reinventarmi il passato nella musica, oltre che immaginarmi un futuro diverso". E se la canzone fosse una dedica? "La dedicherei alla passione in generale, che mi è stata data dal fatto di essere nato in provincia, nella noia. Pace e noia sono molto simili: il confine è sottile. È fondamentale quella noia che ho vissuto da ragazzino, perché mi ha portato a inventarmi un altro mondo possibile".

Nel ritornello, la mattina assume un’accezione positiva, ma Corsi confessa di averla odiata da giovane: "Da giovani si odia la mattina, meno la vedi e meglio è. Anch’io l’ho sempre odiata. Ma col tempo ho iniziato ad apprezzarne alcuni lati. Ed è preoccupante, perché è come avere un piede nella fossa - scherza lui che ha 31 anni -. La mattina è come il minestrone, i broccoli, gli spinaci: si apprezza crescendo". Esilarante e surreale è il videoclip del brano, che ribalta il romanticismo della canzone. Il protagonista non è un sentimento, ma un’entità surreale: un raffreddore inarrestabile che travolge e sconvolge i personaggi in una storia ambientata in un ascensore. "Il videoclip l’ho scritto insieme a Tommaso Ottomano, con cui ho scritto anche la canzone. Questo brano è così romantico e sognante che abbiamo deciso di non assecondarlo ma di distruggerlo in qualche modo. Tanto la canzone andrà con le sue gambe, farà i suoi giri. Il video doveva essere un’altra cosa, un’altra forma di espressione per raccontare quella storia in una chiave diversa".

Nel video, racconta l'artista, "il raffreddore è un’entità che diventa sempre più maestosa, persino divina. Vuole far crollare la compostezza di alcune vite. L’essere umano è tragicomico, e questo raffreddore riesce a far emergere proprio la tragicomicità dell’essere umano". E sulla partecipazione di Verdone dice: "Il fatto che Carlo si sia prestato a questo video così particolare è una gran cosa, per nulla scontata. È stato davvero un grande e lo ringrazio". Collaborare con Verdone, anche nella terza stagione della serie 'Vita da Carlo', è stata un’esperienza formativa per il cantautore toscano: "Era la prima volta che mi trovavo davanti alla telecamera, e avere lui accanto, con i suoi consigli, è stato un insegnamento. Carlo è un vero bluesman, non solo perché è un intenditore di musica, ma per come approccia la vita. Ha quella malinconia intrinseca che è alla base del blues". Da Carlo Verdone, che nella serie interpreta il direttore artistico di Sanremo, a Carlo Conti, vero direttore artistico del festival: Corsi salirà sul palco dell’Ariston? "Non lo so. Al momento sto lavorando a un disco intero che voglio registrare in Maremma, tra gli ulivi, in pace".

Sanremo, confessa Corsi, è una sfida per ogni artista: "Ci sono tanti musicisti che amo che ci sono andati e ci sono passati nella maniera più giusta possibile. Penso a Rino Gaetano, Vasco Rossi, Lucio Dalla e tanti altri. Poi ce ne sono altri che amo ugualmente e che non ci sono mai stati. Perciò è una battaglia interiore per ogni musicista. Mettersi davanti a tanti occhi è una cosa difficile. Serve il momento esatto, la crescita e l'esperienza giusta alle spalle". E Sanremo, come tutte le cose grandi, "fa paura. Ma le cose paurose, alla fine, sono anche interessanti."

Quanto al panorama musicale attuale, Corsi si dice ottimista: "Penso che ci sia spazio per cose fatte in un certo modo, nel modo che piace a me, che mi dà gusto. Le cose che amo in musica, spesso, sono del passato. La musica di Dalla, Paolo Conte o Ivan Graziani, per esempio, è ancora attuale". Nel cantautorato italiano, il giovane artista si rifà, dunque, a modelli senza tempo: "Amo quelle cose lì. Artisti che facevano musica che poteva essere registrata nel 2080 e uscire nel 1960, o viceversa. Musica che non si lega mai a un momento storico preciso. Quando una canzone si appiglia all’attualità, mi fa schifo. Io cerco altre cose nelle canzoni, qualcosa che non conosco. So già cosa c’è intorno a me, lo vedo ogni giorno. Quando mi metto qualcosa nelle orecchie, voglio andare da altre parti, voglio canzoni che mi facciano credere di essere qualcun altro". E Corsi presto ci regalerà altra musica: "Sto lavorando al nuovo disco, che uscirà nel 2025. Non vedo l’ora di tornare a suonare dal vivo: è la cosa che più mi dà gusto". di Loredana Errico

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Spettacolo

Roberto Bolle sarà ‘Caravaggio’ nella creazione...

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Il debutto dell'opera, nata nel 2008 per lo Staatsballett Berlin, debutta in Italia al Maggio Musicale Fiorentino il 9 maggio

Roberto Bolle  - (Archivio Giovanni Gastel)

Roberto Bolle sarà 'Caravaggio' nello spettacolo firmato da Mauro Bigonzetti. Arriva in Italia il 9 maggio al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino (repliche il 10 e l'11), nell’ambito dell’87 edizione dell’omonimo Festival, successivamente sarà in cartellone al Tam Teatro degli Arcimboldi di Milano (dal 15 al 21 maggio). Accanto a lui, alcuni tra i migliori solisti internazionale, insieme ad un corpo di ballo creato per l’occasione e composto da circa 30 ballerini.

Il progetto è nato nel 2008 per lo Staatsballett Berlin diretto da Vladimir Malakhov, su musica del compositore e direttore d’orchestra Bruno Moretti, che ha dato una nuova orchestrazione sinfonica a brani di Claudio Monteverdi tratti dall’'Orfeo', dal 'Combattimento di Tancredi e Clorinda', dall’'Incoronazione di Poppea' e dal 'Settimo libro dei madrigali'. Le luci sono state create da Carlo Cerri.

"L’opera si ispira alle opere del pittore italiano Caravaggio, Michelangelo Merisi (1571-1610), di cui Bigonzetti mette in risalto la complessità della figura, celebrandone gli aspetti che compongono l’uomo e l’artista - si legge in una nota dello spettacolo - Da un lato il suo travagliato mondo interiore, mosso da un animo particolarmente inquieto, e dall’altro il racconto attraverso l’espressione della sua arte. Caravaggio, seguendo l’interrelazione di questi due aspetti, diventa pertanto un balletto psicologico e drammatico, che dal punto di vista drammaturgico ha le sue 'note' ricorrenti nel solo, nei duetti, terzetti e quartetti, intramato da scene corali che allentano la tensione e imprimono il moto a un’azione sostanzialmente incentrata sull’io caravaggesco".

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Spettacolo

Diss Gacha torna con ‘Cultura Italiana parte 2’

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Il rapper torinese torna con brani inediti e feat. con i nomi della scena urban pop, da Clara in 'America' a Nayt in '8 PM' e Niky Savage in 'Met Gala'

Diss Gacha

'Ballas', 'captare', 'correre corsa'. Il lessico di Diss Gacha passa anche, e soprattutto, per questi termini. Dopo il successo della parte 1 di 'Cultura Italiana', che lo ha visto collaborare con Izi, Vegas Jones, Rosa Chemical e la star mondiale della scena rap Wiz Khalifa, il rapper torinese torna con nuovi brani inediti nella parte 2, nei formati digitale, cd autografato, vinili bianco e bordeaux anche autografato. Il progetto, prodotto da Sala, è disponibile dal 29 novembre anche in in vinile deluxe autografato azzurro 'Cultura Italiana: Opera Completa', in esclusiva Sony Music Store al link https://shor.by/DissGacha_CulturaItalianaPt2. Questo secondo capitolo vede la collaborazione di nuovi nomi della scena urban pop: Clara in 'America', Nayt in '8 PM' e Niky Savage in 'Met Gala'.

La nuova copertina ritrae un gruppo di giovani studenti seduti davanti all’immagine di 'Cultura Italiana parte 1', mentre ascoltano la loro insegnante, che spiega loro il lessico estetico e semantico delle canzoni di Diss Gacha. Ci sono luoghi iconici e ripetuti nell’immaginario di Diss Gacha: quello della scuola è uno di questi. Un luogo dove non solo apprendere, ma crescere, studiare la 'Cultura', che non è solo quella dei libri, ma quella della vita. E’ dalla quotidianità che Diss Gacha ha trovato la sua ispirazione, per quello che è uno degli elementi di riconoscimento della sua scrittura, le 'sporche'. I fonemi originali sono frutto di un incontro fortuito continuo dell’artista, che inciampa nei suoni delle parole, se li annota nelle note del telefono e poi le porta dentro alle canzoni.

Alcune di queste sono diventate un lessico vero e proprio 'Lessico linee guida dei Ballas', un glossario delle parole che Diss Gacha ha letteralmente inventato e che caratterizzano la sua scrittura a tal punto, da farle diventare un nuovo modo di esprimersi tra i suoi fan. “Sin da quando ero bambino, il lessico mi ha sempre affascinato in maniera particolare - dice Diss Gacha nell’incipit del libro fisico e digitale, che i fan più appassionati sono riusciti a vincere gratuitamente, partecipando a un quiz sull’artista -. Facendo musica, lavorando con le parole ho avuto la fortuna di rafforzare questa mia passione, fino al punto di crearne inconsapevolmente uno tutto mio. Il lessico dei Ballas è un mix di ispirazioni varie: una parola di un’altra lingua, un termine sentito durante un viaggio dall’altra parte del mondo, un suono particolare trasformato in una sporca. Con queste pagine, voglio raccontare a voi, ma forse anche a me stesso, quelli che sono i termini, le caratteristiche e il linguaggio che certificano un vero Ballas”.

Oltre al lessico 'certificato' dal glossario, 'Cultura Italiana parte 2' sancisce anche una narrazione più esplicita degli stati emotivi di Diss Gacha. Come in 'Verità nel mezzo', dove Gacha racconta le distanze che si sono create in alcune amicizie. 'Okay Gacha, perché hai chiuso i rapporti dell’infanzia?' Perché mi stava piccola la situa manca l’aria. In più non mi avete fatto una mezza domanda” e incalza, descrivendo il senso di solitudine e distacco che si è creato, nel momento in cui ha perseguito il sogno di lavorare con la musica "Ora spiego, hai mai capito di avere un talento? Più alto, più forte, più grande, diverso 'Non credo'. Non credo o non butteresti il tuo tempo e mi avresti capito nel momento del bisogno”.

La pubblicazione dell’album è stata anticipata dall’uscita del singolo 'Gacha' il 15 novembre. Il brano si sviluppa su un sample iconico: 'And the beat goes on' dei The Whispers (1980), a sua volta campionato da Nas per Will Smith in 'Miami'. “Lo considero un pezzo molto significativo per il progetto, è un manifesto esplicito ed immediato di tutta la visione più fresca che Sala ed io abbiamo, per stile e cultura, della mia musica” racconta Diss Gacha. In tutto il disco, i valori dell’impegno, del perseguimento degli obiettivi nel rispetto della propria unicità, sono espliciti e ribaditi attraverso i testi. Come in '14 euro': "Sono entrato come mosca bianca, pronto a difendere la mia unicità. Nel brano, ci sono una fierezza e una forza ispirazionali, che parlano del suo percorso, ma che sono condivisibili da tutti i ragazzi della sua generazione. "Ho fatto quello che mi sentivo, non mettermi fretta ho bisogno di spazio". La voglia di creare qualcosa di nuovo, di farlo rispettando i tempi, perché "Se sono qui è perché qualcosa c’è, se sono Qui è proprio per rimanere". Diss Gacha incontrerà i fan in un instore tour, che lo porterà a Milano, Roma e Torino.

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Spettacolo

Linkin Park, Marilyn Manson e The Cure: torna a suonare il...

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I nuovi dischi 'From Zero', 'One Assassination Under God - Chapter 1' e 'Songs Of A Lost World', pubblicati a novembre dopo anni di silenzio, e i concerti sold out, dimostrano che il genere è più vivo che mai

I Linkin Park (foto James Minchin)

Il rock non è morto, lunga vita al rock. Pericolo scampato, contrariamente a quanto sostengono le cassandre e i profeti di sventura: nonostante abbia ormai compiuto 80 anni il rock è ancora vivo e vegeto. E non parliamo di coloro che ormai coetanei del genere continuano a calcare i palchi incuranti del motto ‘Live fast die young’. Un paio di estati fa, in una manciata di giorni, era possibile vedere dal vivo sui più importanti palchi europei i Rolling Stones, Sir Paul McCartney e Bruce Springsteen. Non parliamo neppure delle nuove leve rampanti e in testa alle classifiche internazionali e italiane, Idles, Fontaines D.C. e Maneskin ma di band e artisti dati ormai per spacciati e invece tornati inaspettatamente alla luce con dischi che non sono un mero pretesto per giustificare una tournée e attendere i grandi classici in scaletta, ma autentiche bombe. E se non vanno proprio in cima alle rispettive classifiche degli ‘all time favorites’, non vi sfigurano neppure e fanno venire voglia di cantare e ascoltarli una volta tanto non ‘per completezza’ ma perché contengono genuinamente bei pezzi.

Un esempio su tutti è il grande ritorno dei The Cure, che dopo 16 anni di silenzio, quando ormai tutti avevano perso le speranze, sono tornati con un album struggente e solido, 'Songs Of A Lost World', uscito il primo novembre scorso. Non un lavoro pigro o di maniera ma che suona in modo sofferto e nostalgico e che si colora di sfumature cupe e più austere, con chitarre, batteria e tastiere sempre in evidenza. Insomma, un disco equilibrato, con brani che non sfigurano se rapportati ai grandi successi del passato della band e che senza scivolare nella disperazione più totale, permette di guardare da vicino, e forse a comprendere a fondo, la maturità raggiunta oggi da Smith e compagni.

E che dire dei Linkin Park? Dopo alcuni album non proprio riusciti la loro carriera sembrava finita in tragedia, con la morte di Chester Bennington, amatissimo frontman dall’animo tormentato e dalla voce potente, vittima della sua depressione. E invece, con una mossa a sorpresa, la band americana è tornata in pista a 7 anni dalla scomparsa del loro leader con la voce femminile di Emily Armstrong e un album degno dei tempi d’oro, ‘From Zero’, pubblicato il 15 novembre, che non sfigura se comparato alla loro produzione. Un album dal suono pulito, che inaugura una nuova era per la band di Mike Shinoda e soci, e ingloba sentimenti di angoscia e rabbia, energia esplosiva e melodie taglienti, tutti tratti distintivi del suono immediatamente identificabile e inimitabile dei Linkin Park. Brani molto potenti, che crescono ascolto dopo ascolto, grazie anche alla precisione e all'estensione vocale di Emily Armstrong, capace di scavare nelle paure e nelle complessità dell'animo umano.

E Marilyn Manson? Il re dello shock rock e della provocazione, che avevamo lasciato triste e imbolsito, alle prese con le aule di tribunale più che con i palcoscenici, è riuscito a uscirne più o meno indenne, ed è tornato in forma smagliante e con un album convincente ‘One Assassination Under God - Chapter 1’, uscito il 22 novembre. Un disco bello denso, con richiami a ‘Holy Wood (In the Shadow of the Valley of Death)' e un'eco bella potente della furia di ‘Antichrist Superstar’, con la voce del Reverendo che suona bene come ai tempi d'oro. Un album che non ha niente di frettoloso ma che incorpora bellissime melodie, una buona dose di aggressività, chitarre incredibili e che segna il gran ritorno del musicista e produttore Tyler Bates al suo fianco, tra industrial metal, arrangiamenti synth, goth e glam rock.

Insomma, il rock non solo non è morto, ma è neppure attaccato alle macchine in attesa dell’estrema unzione come qualcuno diceva, anzi, si è rimesso in forma e fa ancora una gran figura anche senza maglietta. Tutti gli artisti di cui sopra, neppure a farlo apposta, hanno già annunciato mega tour mondiali, i cui biglietti (vedi le date milanesi, e non solo, di Linkin Park e Marilyn Manson) sono andati bruciati in un batter d’occhio. E' il caso di dire che, come le creature mitologiche, ancora una volta il rock è risorto dalle ceneri. (di Federica Mochi)

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