Vaccini, reumatologi: 1 paziente su 5 non è immunizzato contro le infezioni più diffuse
Sebastiani e Doria al congresso nazionale della Sir a Rimini: "Con le nuove linee guida vogliamo sensibilizzare popolazione, medici di famiglia e specialisti"
In Italia un paziente reumatologico su 5 non è vaccinato contro Hpv, Covid-19, influenza, Herpes zoster e pneumococco, le infezioni prevenibili più diffuse. Eppure i rischi per chi viene contagiato sono alti e includono complicanze cardiovascolari e ospedalizzazioni. Tra le persone colpite da artrite reumatoide, lo pneumococco può provocare gravi polmoniti, mentre per i pazienti con lupus eritematoso sistemico esiste un aumentato rischio d'infezione da Papillomavirus umano. Per questo sono necessari maggiore sensibilizzazione e coordinamento tra gli specialisti. E' il monito lanciato in occasione della terza giornata del 61° Congresso nazionale dalla Sir, la Società italiana di reumatologia, che nel 2024 ha pubblicato le prime Linee guida sulle vaccinazioni nei pazienti affetti da queste malattie, redatte in conformità ai requisiti del Sistema nazionale delle linee guida dell'Istituto superiore di sanità.
"Le patologie reumatologiche sono spesso di carattere cronico e portano a un'aumentata morbosità e mortalità, in parte dovuta proprio a un rischio incrementato di infezioni - afferma Gian Domenico Sebastiani, presidente Sir - I pazienti, così come le persone sottoposte a terapia immunosoppressiva, sono generalmente più̀ esposti alle malattie prevenibili con i vaccini e sono a maggior rischio di sviluppare complicanze gravi delle patologie in caso di infezione. Per esempio, circa il 30% dei pazienti reumatologici che contraggono l'infezione da virus del 'Fuoco di Sant'Antonio' va incontro a ictus cerebrale. La vaccinazione rappresenta quindi una strategia importante di protezione: occorre informare e sensibilizzare pazienti e medici per aumentare l'aderenza, che oggi risulta ancora troppo bassa. Come Sir abbiamo deciso di definire delle indicazioni sul tema, aggiornate per la pratica clinica, pubblicando il documento 'Le raccomandazioni della Società italiana di reumatologia sulle vaccinazioni nei pazienti affetti da malattie reumatologiche', con l'obiettivo di indirizzare le azioni degli specialisti, dei medici di medicina generale e di tutti i professionisti della salute coinvolti nella gestione delle persone con malattia reumatica nelle cure primarie, secondarie e terziarie a livello sia territoriale che ospedaliero. L'intento è anche di rendere più consapevoli i pazienti e i responsabili delle politiche e dell'organizzazione delle cure del Ssn".
"In Italia fino a quest'anno non esistevano indicazioni specifiche riguardanti le vaccinazioni per i pazienti reumatologici - sottolinea Andrea Doria, presidente eletto Sir - Per questo motivo abbiamo deciso di sviluppare le linee guida nazionali, che sono state recentemente pubblicate nel Sistema dell'Iss. Le raccomandazioni sono state elaborate seguendo il metodo Grade Adolopment, partendo dalle linee guida del 2022 dell'American College of Rheumatology. Queste indicazioni rappresentano uno strumento importante per il miglioramento della gestione dei pazienti con malattie reumatologiche, in quanto forniscono istruzioni specifiche e basate sull'evidenza per la prevenzione delle infezioni attraverso la vaccinazione. Il loro impiego permetterà di ridurre il carico di morbosità e mortalità in questa popolazione vulnerabile".
"E' importante ricordare che molte di queste malattie sono croniche e non possono essere completamente curate, quindi spesso richiedono l'uso prolungato di immunosoppressori - commenta Fabrizio Conti, consigliere Sir - L'utilizzo di questi farmaci espone i pazienti a un maggiore rischio di sviluppare infezioni comuni o opportunistiche, comprese quelle prevenibili grazie alla vaccinazione. Per la definizione delle raccomandazioni ci siamo concentrati sui vaccini più comunemente utilizzati nella popolazione adulta, quali quello per influenza stagionale, per lo pneumococco, Hpv e Herpes zoster. Esiste anche una sezione dedicata ai vaccini viventi attenuati che necessitano di una modifica della terapia immunosoppressiva in atto. La vaccinazione permette al paziente di vivere una quotidianità più serena".
"Tra le indicazioni inserite nelle linee guida ci sono suggerimenti anche per la protezione da Covid-19 - aggiunge Giuseppe Provenzano, segretario generale Sir - anche se la situazione di questo virus è in rapida evoluzione, così come la letteratura scientifica che lo riguarda. Per questa ragione abbiamo deciso di limitarci a offrire indicazioni di buona pratica clinico-assistenziale. In linea generale suggeriamo di procedere con la vaccinazione anti-Covid-19 indipendentemente dall'attività̀ e dalla gravità della malattia. Sir è stata la prima società scientifica in Europa ad avviare un registro su Covid e malattie reumatologiche, che nel 2020 e 2021 ha raccolto i dati di più di 1.800 pazienti. Abbiamo riscontrato come il rischio di contagio sia leggermente maggiore e la prognosi sicuramente peggiore in questi pazienti, per cui consigliamo di sottoporsi alla vaccinazione, possibile anche in concomitanza con quella antinfluenzale".
"Come associazione pazienti abbiamo dato il via a un'indagine quantitativa per indagare il rapporto e la relazione delle persone affette da patologie reumatologiche e dei loro caregiver con le principali vaccinazioni - evidenzia Antonella Celano, presidente Apmarr, Associazione nazionale persone con malattie reumatologiche e rare Aps Ets - L'attività, svolta con il patrocinio di Sir e in collaborazione l'istituto WeResearch Ricerche di Marketing, ha dimostrato che sono quasi 8 su 10 (79,6%) le persone affette da patologie reumatologiche a dichiarare di eseguire i vaccini consigliati, mentre più di una su 5 (20,4%) non lo fa. Questo ci ricorda quanto sia importante diffondere conoscenza sul tema e quanto lavoro ci sia ancora da fare per proteggere la popolazione di pazienti reumatologici: in questo senso le nuove linee guida rappresentano un importante primo passo nella giusta direzione".
"Purtroppo, a contribuire alla mancata aderenza alle campagne di vaccinazione c'è spesso l'infondata paura dei possibili effetti avversi - rimarca Silvia Tonolo, presidente Anmar, Associazione nazionale malati reumatici - La mancanza di informazioni corrette ne è la causa, per questo crediamo che una diffusione capillare di notizie fondate e un esaustivo lavoro di demistificazione di quelle che sono le convinzioni errate più diffuse potrebbero cambiare le cose e avere una ricaduta positiva sul numero di pazienti vaccinati. Anche una maggiore informazione riguardo gli effetti delle infezioni in combinazione con la malattia reumatologica potrebbe essere d'aiuto: molte persone non credono di rischiare davvero un contagio e non pensano che su di loro potrebbe avere ripercussioni così negative, ma si sbagliano".
Salute e Benessere
Sanità, Zaffini: “Ridare appetibilità alle...
Al forum Risk management: "Vuoto il 50% dei posti disponibili nella laurea triennale"
"Il tema è centrale nelle nostre quotidiane problematiche. È un argomento che sta dentro un più vasto e generale tema del ridare appetibilità alle professioni sanitarie. Su questo versante il terreno lo abbiamo perso negli anni e alcune decisioni della politica, in qualche misura hanno inciso su questo. Basti pensare al deficit di programmazione delle professioni". A parlare è Francesco Zaffini, presidente della Commissione Affari sociali, Sanità, Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale del Senato, nella giornata conclusiva del Forum Risk Management, l’appuntamento dedicato alle novità in materia di sicurezza sanitaria e trasformazione digitale dei servizi di assistenza, ad Arezzo dal 26 al 29 novembre.
"A volte non riusciamo a coprire neanche il 50% dei posti disponibili della laurea triennale - riprende il senatore-. Credo che prendendo atto di questo stato di cose, si debba agire su più fronti. Intanto dobbiamo renderci conto che c'è un percorso culturale che impone un upgrade formativo di tutte le professioni sanitarie: l'operatore sociosanitario ha bisogno di specializzarsi e l'infermiere ha bisogno di fare il biennio della laurea per la specializzazione. La formazione dei nostri medici di famiglia probabilmente oggi va rivista di sana pianta. Pensate solo al tema dell’antibiotico resistenza e dell'appropriatezza nell'utilizzo degli antibiotici. I nostri medici di medicina generale devono essere formati meglio su questo versante. Nel 2050 la prima causa di morte sarà data dalle infezioni antibiotico resistenti, molto superiori alle malattie oncologiche e cardiovascolari”.
Zaffini sottolinea ancora: "abbiamo chiuso il percorso di rivedere le regole d’accesso a medicina. Adesso dobbiamo lavorare sul versante delle professioni, ivi comprese quelle infermieristiche. È un primo passo per ridare il via a questa professione. Il secondo passo, sicuramente indispensabile, è quello di dare maggiore retribuzione alla professione. A questo riguardo - aggiunge - ho due considerazioni: il nostro sistema universalistico, che altri paesi europei non hanno, che cura tutti, dal sud al nord, è ovvio che fa carico quasi esclusivamente sulla fiscalità generale e quindi, in proporzione, è ovvio, nel nostro paese Italia negli anni viene pagato qualcosa in meno rispetto a un sistema come quello dei paesi del nord Europa che viene spesso portato ad esempio. Il problema è che quel sistema è un sistema misto, non è un sistema universalistico, tutto pubblico, come il nostro. La spesa privata italiana è altissima, circa 45 miliardi di euro, mentre il Fondo sanitario nazionale è pari a circa 138 miliardi, da quest'anno, che arriverà nel 2027 a 150 miliardi", le sue parole.
Il senatore si focalizza sulla riforma del 'sistema di sanità integrativa': 'Dobbiamo procedere a step - dice - il primo step è avere un sistema mutualistico assicurativo e investire qualcosa ogni anno. In questo modo si potrà cominciare ad abbattere le liste di attesa, quanto meno sul versante della diagnostica e della specialistica. Potremmo aggredire il tema del basso contenuto stipendiario delle professioni infermieristiche, se agissimo con riforme di sistema. Rispetto alla necessità di ridare credibilità a questa professione e migliorare l'organizzazione del lavoro - illustra - Abbiamo tentato e stiamo chiudendo una fase sperimentale che dovrebbe concludersi alla fine del 2025. Dovremo cercare di eliminare gli ostacoli a che questa effettiva possibilità per il personale infermieristico di effettuare prestazioni fuori dall'orario di lavoro, ed essere retribuito a fattura.
La professione infermieristica è centrale rispetto al nostro sistema sanitario nazionale: quando parliamo di sanità di prossimità e di sanità di precisione, quando parliamo di scrivere sulla prevenzione primaria e secondaria, quando parliamo di cominciare a curare il sano, affiancando questo percorso alla cura del malato. Dentro questa vicenda c'è la professione infermieristica perché la domiciliarità e la prossimità la copre l’upgrade della professione e l'attuale livello formativo di quest'ultima. Tra qualche anno avremo 15 milioni di ultra sessantacinquenni tutti più o meno portatori di una o due patologie croniche e comorbilità. La prossimità la fanno gli infermieri e questa consapevolezza c'è tutta. Stiliamo lavorando al percorso di riforma del nostro sistema", conclude.
Salute e Benessere
Covid in Italia, cresce la variante Xec: sarà dominante a...
Lieve aumento delle reinfezioni nell'ultimo report di novembre rispetto alla settimana precedente. Il virologo Pistello: "Sta crescendo molto da noi e arriverà a essere dominante a fine dicembre, ma è più debole rispetto alle precedenti"
In Italia cresce la variante Xec di Covid-19. Dai dati preliminari, relativi al mese di novembre, al giorno 24, emerge "una predominanza di KP.3.1.1". "E' ancora in crescita la proporzione di sequenziamenti attribuibili al lignaggio ricombinante Xec", riporta il monitoraggio della cabina di regia ministero della Salute-Iss, diffuso online dall'Istituto superiore di sanità. Report che rileva una percentuale di reinfezioni pari al "42% circa, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente".
Il virologo Pistello: "Xec debole rispetto ad altre varianti"
"La variante Xec, che sta crescendo molto e arriverà a breve a essere dominate da qui a Natale, è come dire più tranquilla rispetto alle altre degli anni passati, meno aggressiva e più debole" spiega all'Adnkronos Salute il virologo Mauro Pistello, direttore dell'Unità di virologia dell'Azienda ospedaliera universitaria di Pisa e tra i fondatori della rete di sequenziamento dell’Istituto superiore di sanità che monitora le varianti Covid. "La situazione Covid in Italia vede una sintomatologia più leggera della malattia rispetto al passato. L'interessamento polmonare non c'è quasi mai, oggi l'infezione nell'80% dei casi è lieve e solo nell'1% dei contagiati c'è una situazione veramente critica. Lo vediamo anche nel numero dei decessi che sta calando ogni settimana". "Sarà che la maggior parte degli italiani ha fatto la malattia ed è stata vaccinata. Abbiamo, poi, una sintomatologia molto sovrapponibile a quella dei virus influenzali (mal di gola, febbre, dolori muscolari) che difficilmente permette di capire se abbiamo di fronte l'influenza o il Covid".
"Essendo oggi il Covid clinicamente quasi indistinguibile dall'influenza e da altre forme virali respiratori, è anche difficile monitorarne la reale incidenza nel Paese anche perché la trasmissione è praticamente da asintomatici - continua Pistello -. Chiaramente c'è anche una varietà d'impatto dei sintomi rispetto allo stato di immunocompetenza dei soggetti. Possiamo però dire che oggi è difficile morire per Covid in Italia, questo non vuole dire che l'infezione non c'è e che non possa essere grave infatti - conclude - i soggetti anziani e immunocompromessi devono farsi il vaccino, contro il Covid ma anche l'antinfluenzale".
Secondo l'ultimo bollettino Covid pubblicato come ogni venerdì dal ministro della Salute, nell'ultima settimana sono 2.122 i nuovi casi, nella settimana precedente erano 2.561; i morti sono 47, erano 61. Diminuiscono anche i tamponi, che passano da 61.013 a 58.468. Scende il tasso di positività: è 3,6% nella settimana corrente, era al 4,2%.
Salute e Benessere
Aritmie per 1 mln di italiani, cardiologi Anmco:...
Congresso Anmco Beat Life Rhythm a Bari
L’aritmia è un disturbo che coinvolge il sistema elettrico del cuore causando battiti cardiaci troppo veloci, troppo lenti o irregolari. A seconda della sede cardiaca coinvolta e del tipo di anomalia elettrica si distinguono diversi tipi di aritmia. "Tra queste le più diffuse sono sicuramente le extrasistoli e la fibrillazione atriale, che rappresenta una delle maggiori cause di ricovero ospedaliero e colpisce circa un milione di italiani. Quest’aritmia non è immediatamente pericolosa per la vita, ma aumenta notevolmente il rischio di scompenso cardiaco e di ischemie cerebrali se non opportunamente e precocemente trattata. Negli ultimi anni, grazie alle nuove conoscenze e all’avanzamento tecnologico, nel campo della elettrofisiologia ed aritmologia interventistica sono stati compiuti passi da giganti ma persistono tuttavia ambiti di incertezza sia dal punto di vista diagnostico che terapeutico". A fare il punto sono i cardiologi dell'Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco) in occasione del congresso Anmco Beat Life Rhythm che si chiude oggi a Bari
Un evento molto atteso che ha consentito, partendo da esperienze condivise, una puntualizzazione delle più moderne tecniche di trattamento delle patologie cardiovascolari. "Si sono trattati argomenti inerenti: la fibrillazione atriale, sia dal punto di vista del trattamento che della prevenzione del rischio tromboembolico; le nuove acquisizioni sulla fibrillazione ventricolare; le nuove terapie per lo storm aritmico e le tachicardie ventricolari di tipo farmacologico ma soprattutto di tipo ablativo. Di estremo interesse sono state inoltre le sessioni con focus sul trattamento dello scompenso cardiaco grazie a nuove modalità di pacing, in particolare il pacing del sistema di conduzione che offre un nuovo scenario nella terapia di questa patologia", ricorda l'Anmco che aggiunge che "si sono evidenziati inoltre i vantaggi che il corretto stile di vita ed i farmaci antiobesità e ipolipemizzanti garantiscono nell’ambito dello scompenso e delle aritmie".
Secondo Fabrizio Oliva, presidente Anmco e direttore Cardiologia 1 dell’Ospedale Niguarda di Milano, "molte aritmie non sono pericolose, ma se si avverte un improvviso e brusco cambiamento del battito, un ritmo cardiaco anomalo, soprattutto se associato a senso di malessere o addirittura svenimento, il consiglio è una visita da uno specialista per controllare la salute del proprio cuore ed impostare eventualmente il trattamento necessario. Le aritmie cardiache sono un insieme di disturbi del ritmo molto variegato pertanto i trattamenti sono altrettanto vari e dipendono dal tipo di aritmia presente".
“Molto diffusa oggi nella popolazione è la Fibrillazione Atriale – continua Oliva - un’aritmia spesso asintomatica che provoca un ritmo del cuore irregolare, spesso accelerato, che può causare agitazione, stanchezza o affanno ma anche passare inosservato. Questa aritmia può, tuttavia, favorire l’insorgenza di ischemia cerebrale poiché favorisce la formazione di coaguli nell’atrio sinistro.”
Per Massimo Grimaldi, direttore Cardiologia dell’Ospedale F. Miulli di Acquaviva delle Fonti (Bari) e presidente designato Anmco, "una diagnosi precoce è importantissima e in alcuni casi può salvare una vita o prevenire un ictus. Questi pazienti faranno i dovuti controlli e, laddove richiesto, assumeranno una terapia anticoagulante orale o si sottoporranno ad un intervento di chiusura dell’auricola sinistra. L’ablazione transcatetere di fibrillazione ha invece dimostrato di essere in grado di migliorare la qualità di vita e la prognosi dei pazienti affetti da scompenso cardiaco. E proprio nell’ambito dello scompenso vi sono nuove terapie farmacologiche che, grazie al miglioramento dell’assetto metabolico, sono in grado di aumentare l’aspettativa di vita. Alle terapie farmacologiche si associano nuovi apparecchi impiantabili che attraverso il pacing sul tessuto di conduzione o grazie all’applicazione di energia ad alta intensità sono in grado di migliorare la qualità di vita e la prognosi dei pazienti affetti da scompenso cardiaco.”
“Un altro tema molto importante che abbiamo affrontato nel corso del Congresso – conclude Grimaldi - è la prevenzione della morte improvvisa aritmica che, seppur rara, può colpire soggetti anche molto giovani e con cuore apparentemente sano. Di grande interesse è anche la recente acquisizione sul possibile trattamento nei giovani di alcune bradiaritmie su base funzionale non mediante l’impianto di pace maker ma attraverso tecniche transcatetere di tipo ablativo. Si tratta di soggetti giovani in cui vi è un eccessivo funzionamento del sistema vagale ovvero il sistema deputato al rallentamento del battito cardiaco. L’intervento si effettua eliminando gli stimoli vagali su alcune aree del cuore. Volendo fare un paragone automobilistico è come se si eliminasse il limitatore di velocità di una centralina".