A Lucca Giacomo Puccini Manifesto, pubblicità e illustrazione oltre l’opera lirica
Inaugurata a Lucca, presente il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi, una mostra inedita dedicata a Giacomo Puccini, come parte delle celebrazioni per il centenario della morte del celebre compositore lucchese. Intitolata “Giacomo Puccini Manifesto. Pubblicità e illustrazione oltre l’opera lirica” l’esposizione, per la prima volta esplora il rapporto tra Puccini e il manifesto pubblicitario, portando alla luce i manifesti originali che raccontano non solo la vita e le opere del Maestro, ma anche la storia della grafica pubblicitaria europea.
“Il grande valore aggiunto di questa mostra nell’ indagare un aspetto trasversale, ma molto attuale, legato alla figura del Maestro, ossia il suo rapporto con il mondo della pubblicità – precisa il sindaco di Lucca Mario Pardini - In un momento storico come il nostro, che vede la comunicazione in tutte le sue forme al centro del vivere sociale, la mostra si pone come un importante compendio sull’impatto culturale del grande artista sul suo tempo, sul racconto della musica come linguaggio universale e su come Puccini attraverso la sua modernità è divenuto un simbolo della sua terra nel mondo”. L’assessore alla cultura Angela Mia Pisano dichiara: “Questa mostra nasce dalla volontà di celebrare il centenario della morte di Giacomo Puccini nella sua città natale, con un evento originale e all’altezza dell’importanza del Maestro. Un progetto che ha saputo coagulare l’interesse sia dei cultori del manifesto pubblicitario che delle istituzioni pucciniane, oltre a partner importanti di livello locale e nazionale. Ringrazio il curatore della mostra per aver messo a disposizione della città questa possibilità e aver seguito ogni fase del suo sviluppo”.
Per Alessandro Amorese, membro commissione Cultura della Camera dei deputati, “gli anniversari ‘tondi’ rischiano di essere una forzata liturgia che toglie poesia e passione. Non è il caso della mostra Giacomo Puccini Manifesto che, nell’inserirsi nel Centenario pucciniano, invece ci regala bellezza e italianità. Proprio così, perché nel Novecento il manifesto pubblicitario ha rappresentato un’arte che risentiva, positivamente, delle diverse correnti culturali, dal Futurismo all’Astrattismo, all’influenza fondamentale del Liberty. Questo anniversario ci consegna un Puccini inedito, altra caratteristica peculiare di questa mostra che non poteva che ricevere l’appoggio e il patrocinio del Ministero della Cultura”.
“Giacomo Puccini e il manifesto pubblicitario sono legati in modo stretto – spiega Simone Pellico, curatore della mostra –. Attraverso i manifesti è possibile raccontare il Maestro ad ampio spettro: la sua opera, le sue passioni, la sua epoca e la sua vita, che si apre e si chiude in un parallelismo costante con la storia del cartellone pubblicitario. La mostra illustra questo rapporto in quattro ‘atti’, partendo dalle opere liriche ma andando poi ad indagare i legami personali di Puccini con cartellonisti importanti, la sua passione per la velocità e la tecnologia e i suoi rapporti da ‘testimonial’ per marchi storici dell’industria italiana. Sono esposti cento manifesti storici della Collezione Salce, la più grande d’Italia, insieme alle opere contemporanee di Riccardo Guasco, eccellenza italiana dell’illustrazione. Una mostra quindi che non guarda solo al passato, come si addice al sempre attuale Puccini”.
Allestita alla Ex Cavallerizza, nel centro storico di Lucca e a pochi passi dalle Mura, la mostra presenta una ricca esposizione di manifesti originali dedicati alle opere di Puccini e al contesto in cui era inserito, da quelli storici a elaborazioni contemporanee, di cui il Museo nazionale Collezione Salce di Treviso conserva la più ampia raccolta esistente in Italia. “È con vero piacere che il Museo nazionale collezione Salce e la Direzione regionale Musei nazionali Veneto partecipano alla mostra Giacomo Puccini Manifesto: un contributo all’omaggio rivolto a un protagonista della cultura italiana e mondiale. I cartelloni rappresentano il collegamento tra la complessità delle opere liriche - con l’interazione fra musica, movimento, colore che esse sviluppano sul palcoscenico (in particolare quelle pucciniane in cui si fondono ricerca musicale, capacità narrativa, scenografia, costumi) - e la sintesi visiva finalizzata alla loro pubblicizzazione, diffusione e conoscenza presso un pubblico sempre più ampio. Il dialogo fra le arti, già insito nel teatro lirico, vede fra Otto e Novecento l’affermarsi del cartellonismo declinato in mille suggestioni: la mostra che si apre oggi ne è chiara ed elevata testimonianza -racconta Elisabetta Pasqualin, direttore del Museo nazionale Collezione Salce - Direzione regionale Musei Veneto – Mic. Gli atti della mostra ritraggono Puccini come icona visiva e sonora, delineando la sua influenza non solo sul manifesto lirico, ma anche sul linguaggio pubblicitario.
Roberto Curci, decano tra gli studiosi dei manifesti e membro del comitato scientifico, afferma: "è interessante notare che, se sul declinare del XIX secolo si andò delineando quella che sarebbe stata definita la “giovine scuola” italiana dell’opera lirica, con Giacomo Puccini suo indiscusso protagonista, una corrispondente “giovine scuola” si stava affermando nel campo delle arti grafiche: due innovative correnti che scorrevano parallele, talora confluendo con esiti sempre più felicemente complementari. Il manifesto dell’ultima opera di Puccini, Turandot, rappresenta proprio l’ultimo guizzo del manifesto lirico, prima del suo ripiegamento e la storicizzazione dell’opera”.
Luigi Viani, direttore Fondazione Giacomo Puccini, porta il saluto del cda della Fondazione Giacomo Puccini che “in linea con la propria missione statutaria e con spirito Staff A Ufficio stampa e Comunicazione di sinergia con le istituzioni e le realtà pucciniane del territorio, è stata lieta di collaborare in questa mostra dove, a cento anni dalla morte del Maestro, si evidenzia — fra le altre cose — la modernità del nostro ambasciatore nel mondo. Puccini è più futuro che passato”. La mostra si apre con una collezione di manifesti originali, che spazia dai classici fino alle elaborazioni contemporanee, dedicati alle opere di Puccini e alla loro eredità culturale. La seconda parte della mostra offre uno sguardo approfondito sulle opere iconiche degli autori dei manifesti pucciniani, per evidenziare il loro contributo alla storia dell’arte grafica. Nel terzo atto, Puccini viene celebrato come trait d’union tra il mondo del cartellone lirico e quello pubblicitario tout court, grazie a una selezione di opere firmate da artisti con cui intrattenne relazioni significative. Infine, l’ultimo atto esplora il rapporto più personale e diretto tra Puccini e la pubblicità, con opere che lo vedono nel ruolo di Maestro testimonial per marchi dell’epoca, creando legami iconici tra il compositore e alcuni oggetti simbolo.
L’immagine ufficiale della mostra è stata realizzata dall’illustratore alessandrino di fama internazionale Riccardo Guasco, presente nell’esposizione anche con i propri manifesti, che si affiancheranno agli oltre 100 della Collezione Salce. “Abbiamo raccolto con entusiasmo la proposta del Comune di Lucca di sviluppare questa mostra - racconta Roberto Di Grazia amministratore unico Lucca Plus. Cultura e turismo sono due asset fondamentali per Lucca Plus, che ha dato nuovo impulso alla gestione dei servizi comunali in questi settori. Sviluppare progetti di alto livello rappresenta un valore che, attraverso la nostra società partecipata dal Comune d Lucca, rimane interamente alla città”.
La mostra, organizzata dal Comune di Lucca e sviluppata da Lucca Plus, è inserita nel calendario ufficiale del Comitato Nazionale per le Celebrazioni pucciniane, patrocinata da Ministero della Cultura, Comitato nazionale per le celebrazioni pucciniane, Direzione regionale Musei Veneto, Museo Nazionale Collezione Salce, Musei Italiani, Fondazione Giacomo Puccini, Puccini Museum-Casa natale, Teatro del Giglio, Provincia di Lucca, Associazione Lucchesi nel Mondo, Camera di Commercio Toscana Nord-Ovest, Associazione Italiana Archivi e Musei d’Impresa, Aci Lucca, Associazione Civiltà del Tabarro. Main sponsor è Enel, sponsor tecnico Martinelli Luce. Media partner è Rai Cultura.
Cultura
Paolo Cognetti sul Tso: “Quello che mi hanno fatto in...
La denuncia alle Iene dello scrittore de 'Le otto montagne'
A dicembre Paolo Cognetti aveva rivelato di aver essere stato sottoposto a un Tso (Trattamento Sanitario Obbligatorio), ora a 'Le Iene' spiega qualche dettaglio. "In ospedale - dice nel servizio di Gaston Zama andato in onda su Italia 1 - mi hanno legato a un letto con delle cinghie, mi hanno sparato un siringone nella coscia senza dirmi cosa fosse. Secondo me, quello che mi hanno fatto era illegale". E aggiunge: "Mi sono svegliato il giorno dopo a casa mia grazie a mia sorella perché mi aveva portato via".
Lo scrittore ha aperto le porte della sua baita, a Estoul in Valle d’Aosta, dove si rifugia per ritrovare se stesso, raccontando: "Ho subito un Tso per una grave depressione". Ripercorre quei momenti e descrive la diagnosi che ha cambiato il suo modo di vedere la vita: "Mi hanno diagnosticato un disturbo bipolare, che significa avere due fasi: una maniacale e una depressiva. Questa cosa l’ho sempre avuta, da quando ero ragazzo sicuramente". E ancora: "Il problema non è la fase maniacale. Il problema è quando arriva la fase depressiva. Stai a letto, pensi a come suicidarti e che tutta la tua vita è stata inutile. Io volevo attaccare una corda da alpinismo a quella trave e impiccarmi. Non mi hanno mai lasciato solo quest’estate, c’era sempre qualcuno con me. I pensieri suicidari sono molto comuni nella depressione". Nonostante tutto, guarda avanti: "Sto cercando di vivere senza farmaci. Non sono un no vax, ma vorrei vivere senza medicine". Cognetti non si limita a condividere solo momenti difficili: "Sto lavorando a qualcosa di nuovo. Credo che il ciclo della montagna, come lo chiamo io, sia per il momento esaurito. Ci sono tante altre cose nella vita".
Ripercorre anche la sua carriera e i suoi successi: "Con il Premio Strega ho capito che agli occhi del mondo ero uno scrittore. Questa unione è stata molto gratificante. Nel 2021 girano il film 'Le otto montagne' con protagonista Luca Marinelli. È stato qui con me due mesi, l’ho portato in montagna e allenato. La scena di cui vado più orgoglioso è quella in cui balla sulla pietraia, gliel’ho insegnata io". Tuttavia, ammette: "Il successo, la gente che ti riconosce… non è facile. Prima sei un tizio qua nella baita che si fa gli affari suoi e poi ti salutano tutti, ti fermano per strada, arrivano i soldi. Non è facile". Infine, parlando di ispirazioni, Cognetti rivela: "Mi piacerebbe parlare con Vasco Rossi. Trovo tanta verità nelle sue canzoni. La persona con cui vorrei parlare di più adesso è proprio lui".
Cultura
Il fotografo Benedusi ricorda Toscani: “Perdo un...
Amico e maestro, il fotografo scomparso a Cecina a 82 anni "era coraggioso e aperto alle novità - racconta -. E' come se la musica perdesse Bob Dylan"
Non solo un maestro. Per Settimio Benedusi, Oliviero Toscani era "un faro", un carissimo amico e una figura fondamentale nella sua carriera e vita privata. "Lo sto onorando nella maniera che a lui piacerebbe di più: lavorando" dice commosso Benedusi all'Adnkronos, ricordando il celebre fotografo scomparso a Cecina all'età di 82 anni. "Chi era Oliviero per me? Ci sono due metà della questione - spiega Benedusi - come fotografo, ovviamente un enorme maestro, colui il quale ha rivoluzionato il mondo e il linguaggio della fotografia. La sua è stata una rivoluzione totale e definitiva e tutto quello che ha fatto è nuovo e diverso rispetto a quello di altri".
A partire dalla fotografia di moda: "Prima di Oliviero - dice - erano solo belle modelle, dei manichini con vestiti addosso e basta. Lui ha usato la moda per raccontare un’etica, una morale, come faceva con la pubblicità. E' stato davvero rivoluzionario e incommensurabile quello che mi ha dato con il suo lavoro". Nella sua cameretta di adolescente, Benedusi aveva attaccato il poster di una campagna pubblicitaria Jesus Jeans, staccato da un muro della città. "Avevo 15 anni - ricorda - mentre gli altri avevano le immagini dei cantanti io avevo una delle sue prime campagne pubblicitarie, che mi aveva scioccato. Una fotografia semplice, efficace e potente che avevo staccato da una parete e attaccato nella stanza. Questo la dice lunga sul fatto che Oliviero fosse già il mio mito a 15 anni".
Mai avrebbe immaginato di diventare un giorno un suo carissimo amico. "Neanche nei miei sogni più rosei - ammette -. Poi nel tempo, al rispetto e alla conoscenza professionale si è unita quella amicale, anche più forte di quella professionale. Oliviero era una persona eccezione, il contrario di quello che pensa la gente: generoso, coraggioso, simpatico e divertente. Un uomo generoso e aperto alle novità. Se penso mi vengono in mente le infinite risate insieme". Durante il lockdown è stato Benedusi ad aprirgli le porte di Instagram: "Si poteva pensare che gli facesse schifo, perché Oliviero non amava i social - racconta - ma ci si è buttato come un adolescente. Facevamo infinite dirette. Aveva questa bramosia di novità, di essere al passo con i tempi".
Sin dal principio, Benedusi aveva coinvolto Toscani nel progetto 'Ricordi Stampati', ritratti fotografici d'autore per tutti a prezzi popolari. "Lui era nel futuro sempre - ricorda il fotografo - anche una settimana fa al telefono mi parlava di Ricordi Stampati e di come farlo al meglio. Fino a 10 giorni fa stava molto meglio. Era tornato pieno di energia. Io personalmente perdo un faro, un riferimento, una persona alla quale chiedere sempre consiglio. E anche se non lo avessi mai conosciuto direi la stessa cosa. Per chiunque fa il mio mestiere c’è un tempo prima e un tempo dopo Toscani. E' come se morisse Bob Dylan, un musicista che ha cambiato il linguaggio della musica e non a caso era il grande amore di Oliviero. Ecco, così come Bob Dylan ha usato la musica per parlare di politica, etica, e morale, in egual misura Toscani ha usato la fotografia per affrontare questi temi".
Tra i tanti scatti di Toscani ce ne è uno al quale Benedusi è particolarmente legato. "Oliviero parlava sempre del ritratto che fece a Carmelo Bene per Vogue - dice -. Era rivoluzionario rispetto a un'epoca in cui per la rivista si fotografavano modelli con la giacca precisa, perbene. Carmelo Bene arrivò negli studi di Vogue con la patta slacciata, tutto scombinato. Toscani sapeva, da un lato, che era sbagliato e non in linea con quello che si doveva fare ma dall’altro era tutto meravigliosamente perfetto, perché rivoluzionario". (di Federica Mochi)
Cultura
Da Papa Francesco a Roberto Andò, le novità in libreria
Le uscite della settimana
Ecco una selezione delle novità in libreria, tra romanzi, saggi, libri d'inchiesta e reportage, presentata questa settimana dall'AdnKronos.
'Spera', l'autobiografia di Papa Francesco
Sarà in libreria dal14 gennaio con Mondadori 'Spera', l'autobiografia di papa Bergoglio. Per volontà di Francesco questo eccezionale documento avrebbe dovuto in un primo momento vedere la luce solo dopo la sua morte. Ma il nuovo Giubileo della Speranza e le esigenze del tempo lo hanno risolto a diffondere ora questa preziosa eredità. 'Spera' è la prima autobiografia mai pubblicata da un papa nella storia. Un’autobiografia completa, la cui stesura ha impegnato gli ultimi sei anni, che procede dai primi del Novecento, con le radici italiane e l’avventurosa emigrazione in America Latina degli avi, per svilupparsi attraverso l’infanzia, gli entusiasmi e i turbamenti della giovinezza, la scelta vocazionale, la maturità, fino a coprire l’intero pontificato e il tempo presente.
Nel raccontare con intima forza narrativa le sue memorie (non tralasciando affatto le proprie passioni), Francesco affronta senza alcuna dissolvenza anche i nodi cruciali del pontificato e sviluppa con coraggio, schiettezza e profezia i più importanti e dibattuti temi della nostra contemporaneità: guerra e pace (compresi i conflitti in Ucraina e Medio Oriente), migrazioni, crisi ambientale, politica sociale, condizione femminile, sessualità, sviluppo tecnologico, futuro della Chiesa e delle religioni.
Ricco di rivelazioni, di aneddoti, di illuminanti riflessioni, un memoir emozionante e umanissimo, commovente e capace di umorismo, che rappresenta il “romanzo di una vita” e al tempo stesso un testamento morale e spirituale destinato ad affascinare i lettori di tutto il mondo e a incarnare il suo lascito di speranza per le generazioni future. Il volume è arricchito da alcune straordinarie fotografie, anche private e inedite, provenienti dalla disponibilità personale di papa Francesco. Il volume è stato scritto con Carlo Musso, già direttore editoriale non fiction di Piemme e Sperling & Kupfer e poi fondatore del marchio indipendente Libreria Pienogiorno.
'Il coccodrillo di Palermo' di Roberto Andò
Arriverà in libreria con La Nave di Teseo' il 16 gennaio 'Il coccodrillo di Palermo' di Roberto Andò. Rodolfo Anzo è un regista di documentari che abita a Roma. Da più di dieci anni non torna nella sua città natia, Palermo, con cui ha un rapporto conflittuale tanto che sarebbe felice di non farvi più ritorno. Improvvisamente, però, è costretto a cambiare i suoi piani: la vicina di casa dei genitori, ormai defunti, lo avverte che qualcuno si è introdotto nell’abitazione, dileguandosi senza trafugare alcun oggetto di valore.
Sembrerebbe un furto andato a vuoto, ma in casa Rodolfo si imbatte in sei bobine di intercettazioni telefoniche che il padre poliziotto aveva illegalmente conservato, insieme a un messaggio in cui si chiede di restituirle alle persone intercettate. L’uomo decide di mettersi alla ricerca dei misteriosi intercettati, ma non sa fin dove questo incarico lo porterà: con la complicità di una Palermo stregata, dai contorni sinistri e surreali, Rodolfo affronterà la verità tra le ombre della memoria di suo padre.
Seguendo l’indagine di un figlio sui misteri di un padre, Roberto Andò accompagna i lettori tra le strade e gli incontri di una città fascinosa e malata, sospesa tra il peso della colpa e il desiderio di redenzione e giustizia. Un labirinto magico di voci e volti che emergono da un passato ambiguo e reticente.
'Long Island'di Colm Tóibín
Einaudi manda in libreria dal 14 gennaio 'Long Island' di Colm Tóibín. Nella casa di Eilis Lacey, a Long Island, suona il campanello. Alla porta c’è uno sconosciuto, irlandese come lei, che viene a portarle una notizia sconvolgente. La vita di Eilis negli ultimi vent’anni è scorsa piuttosto tranquillamente: i due figli ora adolescenti, Larry e Rosella, il marito idraulico Tony, e nelle casette adiacenti due dei suoi cognati, Enzo e Mauro, con le rispettive famiglie, oltre alla torreggiante suocera Francesca.
Una tipica famiglia italo-americana degli anni Settanta, che lavora, mangia, dorme, decide, vive insieme, molto presente e disponibile ma almeno altrettanto voluminosa e invadente. Per quella famiglia, per quell’uomo, Tony Fiorello, vent’anni prima a Enniscorthy, in Irlanda, Eilis ha lasciato un mondo intero: una madre ora anziana che non ha mai accettato la separazione dalla figlia, i tre fratelli che le sono rimasti, Jack, Pat e Martin, dopo la morte dell’amata sorella Rose, l’amica d’infanzia Nancy, e poi quell’uomo, Jim, di cui si era innamorata troppo tardi. Ora le parole dello sconosciuto alla porta la spingono a riconsiderare le sue scelte di allora.
Si avvicina l’ottantesimo compleanno di sua madre, è un’ottima occasione per tornare in Irlanda e cambiare aria per un po’. I suoi figli la raggiungeranno a breve e conosceranno quel mondo che scorre loro nelle vene e di cui nulla sanno. A Enniscorthy, Eilis ritrova un modo di vivere, di pensare e di amare che non era sopito in lei. Ritrova gli affetti di un tempo e, con una chiarezza acuita dalla distanza e dal torto subito, percepisce l’insostenibile pressione della famiglia Fiorello. E poi ritrova Jim, che non l’ha dimenticata…Con la tipica cifra stilistica di Colm Tóibín, Long Island riunisce Eilis Lacey ai molti lettori di Brooklyn, raggiungendo nel contempo nuove vette di pathos trattenuto e finezza psicologica lancinante. Chi ha detto che leggere la Divina Commedia sia un’impresa per pochi? Èvero che leggerla è arduo per la lingua in cui è scritta e l’enorme varietà di temi trattati, ma è un’avventura straordinaria. Giuseppe Patota, che ha dedicato parte dei suoi studi alla lingua di Dante, ha trovato il modo di rendere accessibile quest’opera magnifica e complessa perché possa essere capita e apprezzata anche da chi non la conosce, da chi la conosce poco e da chi l’ha conosciuta, ma non se la ricorda.
'A tu per tu con la Commedia' di Giuseppe Patota
E' appena arrivato in libreria 'A tu per tu con la Commedia', il nuovo saggio di Giuseppe Patota professore ordinario di Linguistica italiana nell’Università di Siena. "Capire la Divina Commedia - ammette Patota - è difficile. Della lingua in cui la scrisse, diventata la nostra soprattutto grazie a lui, Dante sperimentò tutte le possibilità espressive, comprese quelle che sembrano andare al di là dell’umano, sia verso il basso sia verso l’alto, e non è facile seguirlo in questo vertiginoso saliscendi. Poi ci sono i contenuti. Teologia e interpretazione dei testi sacri, filosofia, logica, morale, politica, diritto, letteratura e storia antica, scienza dei numeri e delle misure, musica, ottica, medicina, arte della guerra e della navigazione: non c’è aspetto della cultura antica e medievale di cui Dante non abbia appropriatamente detto qualcosa, nel suo enciclopedico poema".
"Infine, ci sono i personaggi che popolano l’oltremondo che il Poeta ha costruito. Tralasciando quelli appartenenti al mito o alla storia, e limitandoci a quelli che hanno popolato la cronaca dei tempi di Dante e di quelli di poco precedenti, l’unico motivo per cui continuiamo ad avere memoria dei nomi di Ciacco, Francesca da Rimini, Farinata degli Uberti o Ugolino della Gherardesca è dato dal fatto che i versi scritti da Dante li hanno resi figure immortali: se quei versi non fossero stati scritti, i loro nomi sonnecchierebbero in qualche documento d’archivio o in qualche cronaca medievale".
"Sì: capire la Commedia è veramente difficile. Per questo - conclude Patota - ho scelto i versi più significativi, curiosi o sorprendenti dei cento canti di cui si compone e li ho distribuiti in 114 presentazioni (per qualche canto ho avuto bisogno di qualche presentazione in più). Ho cercato di spiegare quei versi parola per parola, senza dare niente per scontato, collegando i fatti con gli antefatti. In questo modo, leggendoli canto dopo canto, farete lo stesso viaggio che ha fatto Dante: questo, almeno, è quello che spero".
'Nudo di padre' di Rossano Astremo
"Quando venni al mondo, in una domenica di primavera del 1979, ad accogliermi non ci furono due genitori festosi, ma il volto subdolo dell’abbandono". Comincia così 'Nudo di padre', il libro di Rossano Astremo pubblicato da Solferino. Un incipit che dà il via alla vita del protagonista di questa storia, con una madre sola e depressa che alla sua terza gravidanza avrebbe desiderato una femmina.
Non c’è un padre, che lavora in Germania e che torna a Grottaglie, in Puglia, solo mesi più tardi. A testimonianza di quel rapporto, esiste un’unica polaroid che ritrae sorridenti genitore e figlio, per il resto domina tra i due una gelida indifferenza che negli anni si trasforma in sottile soggezione. Il bambino della foto si fa ragazzo e comincia ad annaspare tra i flutti della vita, nudo di padre, cercando la salvezza in altre figure maschili, in altre guide, in una fuga geografica e sentimentale che lo porta a immergersi nel mondo letterario, lontano dalle sue radici imbevute di assenza e di silenzio. Eppure, un tale vuoto non può essere privo di conseguenze. Torna a chiedere il conto di continuo, anche dopo che il ragazzo sarà diventato uomo e padre a sua volta, abbandonando la casa d’origine e imparando un nuovo modello d’amore.
Con una prosa lucida e sofferta, carica di interrogativi irrisolti e distesa tra due narrazioni che si rincorrono nel tempo, Rossano Astremo indaga il mistero della famiglia e il potere, costruttivo e distruttivo, delle relazioni. La capacità – tutta umana – di frantumarsi e ricomporsi, di guarire dagli abbandoni e dagli errori o di trovare, almeno in parte, un antidoto al loro veleno.
'Cara pace' (Ponte alle Grazie) di Lisa Ginzburg
'Cara Pace' è il titolo del romanzo di Lisa Ginzburg pubblicato da Ponte alle Grazie. Maddalena, la maggiore, è timida, sobria, riservata. Nina, di poco minore, è bella e capricciosa, magnetica, difficile, prigioniera del proprio egocentrismo. Le due sorelle, legate dal filo di un’intima indistinzione, hanno costruito la loro infanzia e adolescenza intorno a un grande vuoto, un’assenza difficile da accettare.
Ancora adesso, molti anni dopo, cercano di colmarla con corse, lunghe camminate, cascate di parole e messaggi WhatsApp che, da Parigi a New York, le riportano sempre a Roma, in una casa con terrazzo affacciata su Villa Pamphilj, dove la loro strana vita, simbiotica e selvatica, ha preso forma. È proprio a Roma che Maddi, da sempre chiusa nel suo carapace, decide di tornare, fuggendo dai ruoli che la sorella, prima, e la famiglia poi, le hanno imposto.
Finalmente sola con sé stessa e con i suoi ricordi, lascia cadere le difese e, rivivendo i luoghi del passato, inverte le parti e si apre alle sorprese che riserva la vita. Padri e madri, amicizie e passioni, alberi e fiumi fanno da cornice a una storia d’amore e di abbandono che, come ogni storia viva, offre solo domande senza risposta. E misura con il metro felice della letteratura la distanza che intercorre tra la ferita originaria e la pace sempre e solo sfiorata della maturità.
'100 cose che fanno piangere Tolstoj' di Katia Gushina
Sarà in libreria il 28 gennaio '100 cose che fanno piangere Tolstoj' di Katia Gushina, edito da Rizzoli. Non tutti sanno che da bambino Lev Nikolaevic Tolstoj era soprannominato “Leone il frignone”. E a buona ragione: lui stesso racconta che scoppiava in lacrime continuamente. Ma forse ancora meno persone immaginano che Tolstoj continuò a piangere anche da adulto e per i motivi più diversi, come testimoniano le memorie dei suoi contemporanei e i diari che tenne fino alla morte.
Katja Gušcina ne ha individuati 100 e li ha illustrati con uno stile ironico e originale, utilizzando foto dell’epoca. Ora anche voi conoscerete questo lato nascosto di Tolstoj. Che forse proprio grazie alle sue lacrime - di rabbia, felicità, paura, vergogna, compassione - è diventato il grande scrittore che sappiamo. Ma non vi preoccupate, il fazzoletto non serve. Questo libro, piuttosto, vi strapperà un sorriso.
'Cinema e consumi nelle riviste italiane' di Fabio Andreazza e Eleonora Sforzi
Sarà sugli scaffali dal 17 gennaio con Marsilio 'Cinema e consumi nelle riviste italiane. Dal dopoguerra agli anni Settanta' di Fabio Andreazza e Eleonora Sforzi.Il ruolo del cinema è stato tanto rilevante nel Novecento da rendere necessario lo studio della sua influenza sugli stili di vita e di consumo. La sua pervasività ha coinvolto tutti i mezzi di comunicazione, anche quello che più ha segnato l’età moderna, la stampa, e in particolare le riviste illustrate, il settore che è cresciuto maggiormente nel secondo dopoguerra.
Spaziando dai rotocalchi d’attualità alle riviste femminili, dai periodici giovanili a quelli cattolici e comunisti, e affrontando le relazioni con la fotografia e la televisione, questo libro offre per la prima volta uno sguardo ad ampio spettro sui modi in cui il medium per antonomasia del Novecento, attraverso le riviste illustrate, ha dato impulso alla cultura dei consumi, prima della perdita della sua centralità negli anni settanta, quando la concorrenza televisiva è diventata sempre più irresistibile.
'La svolta sei tu' (Sperling&Kupfer) di Roberto D'Incau
Sarà in libreria dal 21 gennaio, 'La svolta sei tu' (Sperling&Kupfer) di Roberto D'Incau. Che tu stia cercando di ricominciare in amore, nello studio, nel lavoro o nel rapporto con te stesso, questo libro è la guida che ti ricorderà una cosa semplice ma essenziale: il cambiamento non accade per caso, ma per scelta. E quella scelta può partire da te, adesso.
Hai mai avuto la sensazione di vivere una vita che non ti appartiene, che la tua storia sia immutabile, che non ci sia più spazio per i tuoi desideri e le tue passioni? Questo libro ti invita a mutare prospettiva e a prendere in mano le redini della tua esistenza. Non ci sono età, circostanze o limiti che possano davvero impedirti di cambiare e ricominciare negli studi, in amore, nel lavoro: la vera chiave per trasformare la tua esistenza sei tu. Roberto D'Incau, executive coach ed esperto nello sviluppo del capitale umano, ti guida in un viaggio emozionante e concreto, fatto di riflessioni, storie e strumenti pratici per smontare il mito che vede il destino già scritto.
Ogni scelta può essere rivista, ogni percorso ricalibrato, ogni cambiamento è sempre possibile e in queste pagine troverai le risorse per farlo. Scoprirai come la resilienza, il coraggio e la capacità di uscire dalla zona di comfort possano trasformare anche le situazioni più difficili in occasioni di rinascita. E soprattutto che non è mai troppo tardi per ascoltare sé stessi, superare pregiudizi e paure che ti tengono ancorato al passato e costruire un futuro che rispecchi davvero chi sei e chi vuoi diventare.
'A Roma non ci sono le montagne' di Ritanna Armeni
Arriva in libreria con Ponte alle Grazie dal 14 gennaio 'A Roma non ci sono le montagne', il nuovo saggio della giornalista Ritanna Armeni. Uno spazzino gioviale che spinge il suo carretto. Una ragazza semplice ma elegante, con la borsa della spesa e un impermeabile sul braccio. Un giovane uomo, l’aria assorta, la cartella di pelle, forse un professore. Una Mercedes, scura e silenziosa come l’ufficiale tedesco seduto sul sedile posteriore. Una compagnia di soldati che marcia cantando.
Perché nel 1944 le compagnie naziste cantano sempre quando attraversano Roma. In quei pochi metri, in quei secondi di trepidazione e attesa passa la Storia. E le storie dei singoli individui che formano i Gruppi di azione patriottica, fondati qualche mese prima contro l’occupante tedesco. Per lo più ragazzi borghesi, spesso universitari, che si tramutano in Banditen, capaci di sparare e di sparire, di colpire il nemico ogni giorno, senza dargli tregua.
In quel breve - e infinito - pomeriggio di primavera, dove passato e presente si intrecciano, c’è chi si prepara e chi viene sorpreso, chi muore e chi sopravvive, chi scappa e chi ritorna. E c’è anche chi, sui corpi dei 33 tedeschi uccisi, firma la condanna a morte di 335 italiani. Ritanna Armeni, con l’intelligenza di chi vuole comprendere, e ricordare, conduce i lettori in via Rasella e mette in scena uno degli episodi più emblematici della Resistenza romana.