Un amore ‘infinito’ tra Roma e la Magna Grecia, ‘Vitamia’ il romanzo di Alberto Matano
Il libro sarà presentato a Roma il 5 dicembre all'Auditorium Parco della Musica di Roma
Una storia d'amore tra Roma e la Magna Grecia. Una storia semplice e al tempo stesso epica, un viaggio nei sentimenti durato trent'anni che arriva fino ai giorni nostri. Una vicenda che insegna una verità con cui chiunque abbia vissuto una forte passione si è confrontato durante la propria esistenza: i grandi amori, quelli che cambiano nel profondo la vita, non finiscono mai. E' il filo conduttore di 'Vitamia' (Mondadori pp.347 euro 19,50), il primo romanzo del giornalista Alberto Matano, volto noto del programma del pomeriggio della rete ammiraglia di Viale Mazzini 'La Vita in diretta' e opinionista di 'Ballando con le Stelle' in onda su Rai1. Il libro verrà presentato a Roma, giovedì 5 dicembre alle 19.30, nella Sala Petrassi dell'Auditorium Parco della Musica alla presenza di Francesca Fagnani e Francesco Vezzoli.
Protagonista del racconto è Rocco: quando arriva a Roma per studiare Giurisprudenza ha solo vent’anni e tutta la vita davanti a sé. Alle spalle si lascia Siracusa, una fidanzata che gli scrive lettere sdolcinate e un’azienda di famiglia di cui non ha alcuna intenzione di prendere le redini. Roma è per lui un universo da esplorare, pieno di nuove possibilità e di nuovi incontri. A cominciare da quello con Giulia, una ragazza che fuma eleganti sigarette sottili e ride in modo inconfondibile, una creatura incantevole quanto sfuggente. Ma mentre la curiosità per lei cresce, nella vita di Rocco compare anche uno studente di Lettere, Davide. In lui Rocco trova un amico: all’inizio scostante, ma poi di colpo un fratello, e forse qualcosa di più. Tutto questo mentre la storia con Giulia, prima soltanto un sogno, diventa inaspettatamente realtà. Quello tra Rocco e Giulia è un amore unico e travolgente, come sanno esserlo soltanto i primi amori. Un amore che sembra destinato a durare per sempre. Ma è davvero questo il futuro di Rocco? Una donna come Giulia, una famiglia insieme, magari dei figli…Come spiegare allora quei sentimenti che comincia a provare per Davide?
Cultura
Roma, con ‘Aventino for Future’ torna Openbox
Progetto espositivo dell’Associazione Amici dell’Aventino Ets, promosso con il Municipio I Roma Centro, che persegue le finalità statutarie di AdA, di custodia e valorizzazione dei luoghi del colle
Con 'Aventino for Future' si giunge alla quinta edizione di Openbox, progetto espositivo dell’Associazione Amici dell’Aventino Ets, promosso con il Municipio I Roma Centro, che persegue le finalità statutarie di AdA, di custodia e valorizzazione dei luoghi del colle. Un progetto pilota incentrato sul dialogo tra la scultura contemporanea e i giardini dell’Aventino, che vuole dare la possibilità agli artisti di esporre le proprie opere in un contesto paesaggistico e storico unico. La mostra di arte contemporanea aprirà domenica 8 dicembre alle 10.30 presso i giardini di piazza Albina e a seguire in via di Sant’Alessio e sarà visibile fino al 7 febbraio 2025, con ingresso gratuito dalle 9.30 al tramonto.
L’evento di quest’anno porta l’attenzione sul tema della sostenibilità, delle trasformazioni ambientali e climatiche, la transizione ecologica con i relativi risvolti economici, politici e sociali, perché davanti alla catastrofe climatica, l’ecologia si interroga sulla possibilità della conservazione degli ecosistemi al collasso e sulla necessità di sopravvivere, accanto ad altri umani e non-umani, nelle rovine di un mondo che, forse, abbiamo già modificato in modo irreversibile. Con queste premesse l’edizione di OpenBox5 di quest’anno 2024 intende contribuire, attraverso le opere collocate in piazza Albina e nel giardino di Sant’Alessio, alla consapevolezza della responsabilità individuale guardando agli esempi virtuosi del passato.
Sara visibile il pannello con l’Anfora di terracotta di Elisa Majnoni nel Giardino di Sant’Alessio può essere assunto come modello positivo ispirato al Monte dei Cocci; le installazioni 'Molti molta molte – Il luogo del delitto' di Paola Romoli Venturi che si articola nella piazza, dove un nastro segnaletico delimita l’impronta di una grande balena, che si intuisce morta e rimossa, e L’Isola dell’Aventino – l’arma del delitto', nel giardino, dove giace lo stomaco del cetaceo, pieno di bottiglie di plastica la cui consistenza lattiginosa inganna e condanna gli animali del mare che la confondono con quella delle meduse. La scultura sarà realizzata con plastica endogena raccolta sul territorio dell’Aventino in collaborazione con gli allievi della scuola Giacomo Badini attraverso il laboratorio 'Salva la tua balena'. L’arma di difesa contro il pervasivo dominio dell’innaturale è il ritorno alla natura, alle forme e ai materiali primigeni suggerito da Pino Genovese con la sua 'Costellazione' di pietre levigate scure e chiare racchiuse a una a una entro nodi di corda e appese contro il muro della chiesa di Sant’Alessio.
Cultura
‘Le porte aperte della vita’, il nuovo romanzo...
Edito da Besa, sarà presentato mercoledì 4 dicembre alle 18,10 alla sala Margana, Piazza Margana 12, a Roma
Le vite di una donna, l'amante, un marito, una moglie e una figlia 'lesbica', si intrecciano in una storia che parla di laicità e cattolicesimo, di libertà e incapacità di scegliere, di dipendenza affettiva, di ossessione. Il nuovo romanzo di Luciana D'Aleo, 'Le porte aperte della vita', si snoda nell'arco di 20 anni, quando Michela, l'amante, e Guido, il marito, ambedue sposati, si conoscono e iniziano una relazione clandestina , vissuta più sul filo del telefono che degli incontri.
Una relazione che porterà Michela al divorzio e Guido a condurre una doppia vita gestita con continui abbandoni e reincontri che avviluppano Michela trasformandolo in un oscuro oggetto del desiderio, in un'ossessione e che la porterà a scandagliare con coraggio il rapporto con Guido.
Guido 'il clericale', come lo definirà un religioso, continua una vita il cui scopo è salvaguardare se stesso e la sua religiosità combattendo quella laicità, libertà di scelta di cui si sente ammantato ma che in realtà combatte. Quando la figlia gli svela di essere lesbica la prima cosa che pensa mentre la scaccia è 'in cosa ho sbagliato'. E rifugiandosi nel senso di colpa si chiede perché Dio abbia voluto punirlo in quel modo. Così sceglie la moglie, 'una vittima', il senso del dovere, la responsabilità e la sofferenza'.
Ma sarà proprio Così? E Michela avrà il coraggio di dire 'Basta' e rifarsi una Vita? Un romanzo scorrevole, quello di Luciana D'Aleo, che si legge di corsa. Salvo riprenderlo per capire, riflettere e approfondire i temi scottanti che tocca come la religione, la diversità di genere, l'amore, la sessualità, la fedeltà coniugale, la laicità, la libertà di essere se stessi. Strutture e sovrastrutture etiche e morali che possono essere vissute con integralismo o laicamente. Le tante porte della vita che possiamo aprire.
'Le tante porte aperte della vita' di Luciana D'Aleo, edito da Besa sarà presentato mercoledì 4 dicembre alle 18,10 alla sala Margana, Piazza Margana 12.
Cultura
‘Mio padre non mi ha insegnato niente’, il...
Lo scrittore, docente universitario e politico in libreria per Fuoriscena. Una storia famigliare che si consuma tra case popolari e la legge primordiale del branco, fino all’adolescenza del protagonista che riuscirà a disarcionare un destino che pareva già scritto: la lettura e la militanza politica come un nuovo modo di stare al mondo, fino al colpo di scena finale
"Avrei voluto fargli male. Ucciderli magari. Padre e madre. Farli soffrire come avevo sofferto io. ora so che è stato solo un cattivo pensiero. Durato tutta l'adolescenza. Mi sorprendevo a pianificare il come. E provavo vergogna. Alla fine sono guarito. A un certo punto, stremato, ho semplicemente smesso di pensarli. Da vivi e da morti. Non faceva una grande differenza". Frasi forti quelle che Massimiliano Smeriglio, scrittore, docente universitario, politico, oggi assessore alla Cultura di Roma Capitale, affida al suo romanzo memoir, in libreria per le edizioni Fuoriscena (pg. 176, euro 16). Un romanzo di formazione, una storia famigliare che si consuma tra case popolari, cortili pieni di bambini, la legge primordiale del branco, le botte con le spranghe di cartone compresso, l’umiliazione dei no delle banche e perfino a volte la negazione di un pezzo di pane, la famiglia allargata del quartiere come paracadute.
Siamo a Roma, Garbatella. A dar l’avvio alla narrazione, la vicenda intima di una gravidanza non voluta, di genitori poco più che adolescenti. A seguire, una sequenza di eventi densi di rovesci, di desideri mai pronunciati, di famiglie con poco amore e tanta ignavia. I legami fortissimi tra bande di ragazzini che tentano la sopravvivenza. Perché si può essere branco senza essere iene. Emme viene al mondo a metà degli anni Sessanta, cresce con i nonni, tradizione comunista, antifascisti, classe operaia con ancora addosso l’odore della Resistenza. In più punti la sua storia personale incrocia la grande Storia, le Fosse Ardeatine, con il bisnonno Enrico Mancini tra le vittime della furia nazista; la contestazione studentesca della Pantera; l’omicidio di Vincenzo Paparelli in un derby Roma-Lazio tragicamente indimenticabile e quello di Valerio Verbano a Montesacro, la storia che non guarisce e che non passa. Emme vive la strada, le opportunità, i pericoli, fino all’adolescenza, in cui riuscirà a disarcionare un destino che pareva già scritto. La lettura e la militanza politica come un nuovo modo di stare al mondo. Fino al colpo di scena finale.