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Siria, svolta anche in Ucraina? Trump ha fretta e Mosca vuole salvare le basi

A legare le due crisi in uno scenario di instabilità, che è comunque oramai globale, non è solo il ruolo di Mosca. Il tycoon intanto è sicuro: "Zelensky vuole la pace, Putin ha perso"

Trump e Putin

Donald Trump tra Siria e guerra in Ucraina. La rapidissima evoluzione degli eventi in Siria conferma la possibilità di una svolta nella guerra tra Russia e Ucraina già in discussione da diverse settimane. A legare le due crisi in uno scenario di instabilità che è comunque oramai globale, non è solo il ruolo della Russia in entrambe. Ma anche le ultime esternazioni del presidente americano eletto Trump che sembrano proporre a Mosca se non uno scambio, quantomeno una base su cui aprire un negoziato.

A causa del loro coinvolgimento in Ucraina, i russi come Assad sono costretti a lasciare la Siria "e potrebbe essere la cosa migliore che può capitare loro", ha scritto Trump, assicurando che "gli Stati Uniti non hanno nulla a che fare con la Siria". "Non è la nostra battaglia".

Le basi russe in Siria, a cosa servono

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov ha spiegato oggi che "è troppo presto per dire" quale potrà essere il futuro delle due basi militari in uso alla Russia di Tartus e Hmeimim. Futuro che, ha aggiunto, "sarà oggetto di discussione con chiunque sarà al potere a Damasco". Ma è troppo alto l'investimento che è stato destinato da Mosca a queste infrastrutture, a livello economico, militare e geopolitico, per una rinuncia, da parte del Cremlino, così accomodante - solo poche decine di raid aerei russi hanno sostenuto le forze siriane in ritirata. Mosca sembra aver accettato velocemente la caduta dell'alleato Bashar Assad.

Tartus, unico sblocco della Russia in acque calde, è stata affittata nel 2017 con un contratto da 49 anni, e ristrutturata con un investimento di 500 milioni di dollari. Hmeimim descritta come "uno stato all'interno di uno stato", o "Al-Madinah Al-Munawwarah" (Medina l'illuminata) o "Casa Bianca" per l'illuminazione sempre accesa, fra l'altro a spese dei siriani, la più grande base militare russa all'estero, ospita 20mila soldati russi.

In questo caso, la ristrutturazione e il mantenimento è costata più di cinque miliardi di dollari, dal 2016, l'anno dopo l'inizio dell'intervento delle forze russe in sostegno di Assad, che si stabilirono in quello che era allora un piccolo aeroporto, in sostegno di Assad (lo ha calcolato Novaya Gazeta Europe).

Dalla base della provincia di Latakia decollano centinaia di aerei militari ogni giorno (457, scriveva lo scorso anno il giornale russo indipendente). Intorno alla base ci sono posti di blocco e postazioni dell'intelligence di Mosca. Il primo accordo per l'uso a tempo indefinito di Hmeimim fra Mosca e Damasco risale all'agosto del 2015, una intesa inserita nel Trattato di amicizia e cooperazione fra Mosca e Damasco sottoscritto nel 1980. Due anni dopo, è stato firmato un nuovo contratto di affitto a lungo termine per 49 anni, da estendere automaticamente per altri 25.

La base di Hmeimim che viene usata per le operazioni in Libia, Sudan, Repubblica centrafricana e per trasportare mercenari destinati al fronte in Ucraina.

Trump propone uno 'scambio' a Mosca e dice: "Putin ha perso"

Le parole delle ultime ore del Presidente eletto americano Donald Trump che lasciano intendere la possibilità se non ancora di uno scambio su larga scala fra il dossier siriano e quello ucraino almeno il ritorno a negoziati fra grandi potenze custodi dell'ordine mondiale. In Ucraina "deve esserci un cessate il fuoco immediato e devono iniziare negoziati. Troppe vite sono state sprecate in modo così non necessario, troppe famiglie distrutte. E se continua ad andare avanti, può trasformarsi in qualcosa ancora più grande e grave", ha scritto Trump in un post su Truth. "Conosco bene Vladimir. Questo è il momento di agire. Il mondo sta aspettando", ha scritto Trump.

E poi, ieri: "Assad se ne è andato. Ha lasciato il Paese. Il suo protettore, la Russia, Russia, Russia, di Vladimir Putin, non è più interessata a proteggerlo. Non c'era comunque ragione per cui la Russia fosse li. E hanno perso tutto il loro interesse nella Siria a causa dell'Ucraina, dove 600mila soldati russi sono rimasti feriti o uccisi, in una guerra che non avrebbe mai dovuto iniziare e che potrebbe andare avanti per sempre".

"La Russia e l'Iran sono indeboliti ora, uno per l'Ucraina e per problemi economici, l'altro per Israele e i suoi successi in guerra. Allo stesso modo, Zelensky e l'Ucraina vorrebbero arrivare a un accordo e fermare questa follia. Hanno perso in modo ridicolo 400mila soldati e molti più civili. Per il suo coinvolgimento in Ucraina, la Russia sembra incapace di fermare la marcia (dei militanti, ndr) attraverso la Siria, un Paese che ha protetto per anni", ha sottolineato quindi Trump.

Per Trump, insomma, Zelensky "vuole la pace", pensa che sia "arrivato il momento" e che anche Vladimir Putin "deve pensarlo perché ha perso", le parole al New York Post.

"Non abbiamo parlato di dettagli - ha raccontanto parlando dell'incontro a Parigi - ma Zelensky pensa che sia arrivato il momento, e Putin dovrebbe pensare che sia il momento, perché ha perso, quando hai perso 700mila militari, è arrivato il momento. Non finirà - ha concluso riferendosi alla guerra in Ucraina - fino a quando non si avrà la pace".

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Esteri

Cecilia Sala a Evin, lo stesso famigerato carcere di...

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La storia della prigione dove attualmente si trova rinchiusa la giornalista italiana

Cecilia Sala (Fotogramma)

Detenzioni arbitrarie, torture fisiche e psicologiche e abusi che si ripetono da decenni accompagnano la storia del famigerato carcere di Evin, dove attualmente si trova rinchiusa la giornalista italiana Cecilia Sala. Il penitenziario, che si estende su 43 ettari ai piedi delle montagne a nord di Teheran, è stato aperto nel 1972 e già da allora, quando era gestito dalla Savak, la polizia segreta che rispondeva al regime dell'ultimo Shah, Mohammad Reza Pahlavi, era il luogo dove venivano incarcerati oppositori e detenuti politici.

La storia del carcere

Con la rivoluzione islamica guidata da Ruhollah Khomeini, a Evin vennero rinchiusi filo-monarchici e dissidenti. Secondo Human Rights Watch, il periodo più buio nella storia del carcere fu l'estate del 1988, alla fine della guerra con l'Iraq, quando migliaia di detenuti furono giustiziati dopo processi sommari. Con le rivolte antigovernative del 2009, successive alla rielezione alla presidenza di Mahmoud Ahmadinejad, il carcere aprì le sue porte a molti giovani contestatori della cosiddetta Onda Verde.

La sezione 209, sospettata di essere gestita dal ministero dell'Interno, è l'ala del carcere dove è più dura la mano del regime. I detenuti che hanno vissuto quest'esperienza hanno raccontato di essere stati bendati e portati in un seminterrato dove si trovano una novantina di celle su più file. La luce rimane accesa 24 su 24 e in ogni cella c'è solo una piccola finestra. Qui, come spesso denunciato dalle organizzazioni per la tutela dei diritti umani, tra cui Amnesty International, gli abusi e le violenze sono all'ordine del giorno.

A Evin sono stati rinchiusi in questi anni tutti i più noti dissidenti nonché i cittadini con doppia nazionalità arrestati nella Repubblica islamica come, tra gli altri, il noto regista Jafar Panahi, che con uno sciopero della fame aveva denunciato le disumane condizioni di detenzione, la cittadina britannico-iraniana Nazanin Zaghari-Ratcliffe, l'attivista e premio Nobel per la Pace, Narges Mohammadi, l'avvocata per i diritti umani, Nasrin Sotoudeh.

A Evin venne rinchiusa anche Alessia Piperno, la giovane romana arrestata a Teheran il 28 settembre 2022 e rilasciata il 10 novembre dello stesso anno. Durante il periodo della sua detenzione scoppiò un incendio nel carcere, probabilmente innescato da una rivolta, che causò la morte di diversi detenuti.

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Esteri

Elon Musk è Babbo Natale Magro, la foto su X:...

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Il magnate sta assumendo un farmaco per perdere peso

La foto pubblicata da Elon Musk

Su X fa discutere la foto di un Babbo Natale snello. Dietro la 'maschera' l'imprenditore Elon Musk, che pubblica lo scatto con un commento lapidario di due parole: "Ozempic Santa". Il riferimento è ai farmaci antidiabete e antiobesità che sono sotto i riflettori da mesi e promettono il raggiungimento di significative perdite di peso nei pazienti trattati. Tanto basta per accendere il dibattito e i commenti, anche di qualcuno che invita alla prudenza e a non banalizzare temi seri come la lotta all'obesità. Musk in un secondo post rivela pure quale delle molecole che fanno parte della famiglia degli agonisti del recettore del Glp-1 sta utilizzando nello specifico: "Tecnicamente, Mounjaro, ma non ha lo stesso suono", scrive ironicamente il Ceo di Tesla e fondatore di SpaceX.

Non è la prima volta che il nome di Musk viene associato a questi farmaci, in primo luogo perché è stato fra i primi pazienti Vip a dichiararne l'uso, ma anche per esternazioni recenti, come quella pubblicata sempre via X l'11 dicembre: "Niente migliorerebbe di più la salute, la durata e la qualità della vita degli americani che rendere" questi farmaci "super economici per il pubblico. Niente altro ci si avvicina nemmeno lontanamente", ha osservato Musk, aggiungendo di essere consapevole del fatto che "molte persone si lamenteranno di questo post, ma ho ragione".

Parole, quelle dell'imprenditore coinvolto nel team della nuova amministrazione Trump per guidare uno sforzo di spending review ed efficientamento, che stridono se si considera la linea sostenuta invece da Robert F. Kennedy Jr, scelto dal presidente eletto Donald Trump per il ruolo di segretario della Salute. Secondo Kennedy Jr, infatti, la soluzione all'obesità in America, che ora colpisce il 40% degli adulti, vede "come prima linea di risposta lo stile di vita".

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Esteri

Cecilia Sala, chi è la giornalista italiana arrestata in...

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Nata a Roma nel 1995, ha raccontato la guerra in Ucraina e il ritorno dei Talebani

Cecilia Sala - Fotogramma

Cecilia Sala è stata arrestata in Iran. La giornalista italiana, in Medio Oriente per svolgere servizi giornalistici, è stata fermata lo scorso 19 dicembre dalle autorità di polizia di Teheran. A renderlo noto è stata la Farnesina, che ha precisato anche che su disposizione del ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, l'ambasciata e il consolato d'Italia a Teheran stanno seguendo il caso con la massima attenzione sin dal suo inizio. Ma chi è Cecilia Sala?

Chi è Cecilia Sala

Cecilia Sala è uno dei volti più noti del giornalismo italiano. Nata a Roma nel 1995, è da sempre molto attiva sui social e da anni ormai tratta di politica estera documentando quello che succede in varie zone di conflitto. Sala si è recata diverse volte in Ucraina per raccontare la guerra ancora in corso con la Russia, ma si trovava anche in Afghanistan nel 2021 durante il ritorno al potere dei Talebani. In quella occasione dovette interrompere una diretta con La7 a causa di alcuni spari contro l'hotel dove si trovava. Una scena che è diventata subito virale sui social.

Gli inizi e i podcast

Sala inizia a interessarsi al giornalismo quando ancora studiava economia all'Università Bocconi di Milano. A pochi esami dalla laurea decise di interrompere gli studi e dedicarsi alla sua nuova passione, iniziando a trattare in particolare la politica estera. Nel 2015 comincia a lavorare nella redazione di Vice e negli anni successivi comincia a collaborare con Vanity Fair, L'Espresso e Il Foglio. Diventa presto anche un volto televisivo, apparendo in diverse trasmissioni su La7.

Cecilia Sala ha da sempre avuto un'attenzione particolari alle nuove frontiere del giornalismo digitale. Molto attiva sui social network, nel 2020 ha esordito con il podcast 'Polvere', un'inchiesta condotta insieme a Chiara Lalli che trattava dell'omicidio di Marta Russo, giovane uccisa alla Sapienza nel 1997. Il podcast ha avuto tanto successo da essere trasformato in un libro pubblicato, con lo stesso titolo, da Mondadori nel 2021. L'anno successivo diviene protagonista di un altro podcast, 'Stories', prodotto da Chora Media, in cui ogni giorno racconta storie dal mondo.

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