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Sanità, Albergo (Università Lum): “Disponibili ulteriori risorse attraverso Fsn”

"Necessario effettuare valutazioni più attente sui sistemi di controllo delle aziende sanitarie"

Francesco Albergo, professore di Economia aziendale e direttore area sanità della Lum School of Management degli Stati generali dell’Associazione coordinamento ospedalità privata (Acop)

"La prossima Legge finanziaria prevede ulteriori risorse a disposizione attraverso il Fondo sanitario nazionale destinato al sistema salute. È chiaro che l'incremento che c'è stato non è stato un incremento straordinario, ma in questo momento di grande difficoltà potrebbe anche essere sufficiente, a una condizione: fare delle valutazioni più attente sui sistemi di controllo delle aziende sanitarie, entrare più in profondità sulle cause strutturali e negative che creano debito, soprattutto attraverso la rivisitazione dei percorsi di salute dei pazienti, dove ci sono delle sacche di dispersione di denaro, rispetto alle tariffe dei Drg - Diagnosis Related Groups (Raggruppamenti omogenei di diagnosi, ndr), che sono in particolar modo significative". Così Francesco Albergo, professore di Economia aziendale e direttore area sanità della Lum School of Management degli Stati generali dell’Associazione coordinamento ospedalità privata (Acop).

"È ovvio che non si può tagliare sul personale o sulla spesa farmaceutica, ma è molto importante che le organizzazioni e i processi vengano profondamente rivisitati – ha spiegato – partendo dal pronto soccorso, che diventa un crocevia straordinario e importante finalizzato alle ospedalizzazioni, e le degenze improprie che causano un incremento del debito".

Albergo ha elaborato insieme al suo team uno strumento capace di aiutare a migliorare la gestione del percorsi dei pazienti: "Si tratta di uno strumento, nato circa un anno fa dopo un'importante analisi su 50 patologie complesse e un milione e mezzo di dati analizzati, rianalizzando il percorso del paziente, i costi per singola patologia, in quanto è importante rivisitare i Drg. Oggi abbiamo delle tariffe che non hanno nulla a che fare con i reali costi delle patologie. Questa discrasia - conclude - porta a sbilanciamenti finanziari importanti all'interno delle strutture ospedaliere, universitarie e di Asl come ospedali a gestione accentrata".

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Esteri

Ucraina avanza nel Kursk, Zelensky sogna Trump a Kiev:...

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Il presidente ucraino: "Putin è come Voldemort, deve essere costretto a fermarsi. Spero che Musk sia dalla nostra parte"

Volodymyr Zelensky

Un incontro con Donald Trump, magari a Kiev, e poi il pressing del presidente degli Stati Uniti su Vladimir Putin: così il presidente ucraino Volodymyr Zelensky punta a fermare la guerra in corso da oltre 3 anni contro la Russia. "Se Trump offre solide garanzie di sicurezza per l'Ucraina, poi si potrebbe parlare con i russi", dice Zelensky in una lunga intervista nel podcast di Lex Fridman. Le parole del presidente ucraino arrivano in un momento cruciale del conflitto. Le forze armate di Kiev hanno avviato a sorpresa una nuova offensiva nella regione russa di Kursk, occupata sin da agosto.

I reparti ucraini hanno guadagnato terreno a nordest di Sudzha, verso Bolshoy Soldatskoye, cogliendo di sorpresa il nemico. Si tratta di un azione che, a 15 giorni dall'insediamento di Trump come nuovo presidente alla Casa Bianca, può garantire maggior peso a Kiev in un eventuale negoziato.

"Trump può costringere Putin a chiudere la guerra"

"Io spero che Trump ponga fine alla guerra. E' importante che lui sappia tutto quello che succede sul campo di battaglia e quello che succede in Russia", dice Zelensky, convinto che Putin accetterà la fine delle ostilità solo se costretto.

"Putin è sordo, non sente... Manda a morire ragazzi di 18 anni sul territorio di un altro stato. I russi hanno perso 788mila uomini tra morti o feriti... Elon Musk parla di Marte, intelligenza artificiale... Putin nell'intervista con Tucker Carlson parlava di tribù russe: è come un mammut che si siede davanti a te. E' come Voldemort, è l'oscurità fatta persona. E' possibile porre fine alla guerra attraverso il dialogo, ma bisogna essere in una posizione forte", dice Zelensky, che considera indispensabile l''ancoraggio' dell'Ucraina alla Nato, con un'ammissione almeno "parziale": "La Nato non sarà un'alleanza perfetta, ma il dato di fatto è che non c'è guerra sul territorio dei paesi membri". Le armi serviranno ancora: "Se il cessate il fuoco dura, non le useremo".

"Pensate che Putin voglia porre fine alla guerra? E' ingenuo credere a qualcosa del genere. Il presidente Trump ha potere a sufficienza per mettere Putin sotto pressione. Il presidente russo non vorrà porre fine alla guerra, non bisogna fare affidamento sulla sua volontà di fermare il conflitto. Lo farà se non avrà alternative", ripete Zelensky, che più volte ribadisce l'assoluta necessità di garanzie di sicurezza per Kiev.

"Putin vuole Nato debole senza Usa"

"Se c'è una tregua, devono esserci garanzie di sicurezza per l'Ucraina: dobbiamo essere certi che Putin non tornerà. Io voglio porre fine, voglio una pace duratura. Se Trump ottiene un cessate il fuoco e dopo 3 mesi la Russia lancia una nuova ondata di missili, cosa succede? Putin vuole mettere me contro Trump, ecco perché bisogna costringerlo a fermare la guerra", dice ancora.

La fiducia nel neopresidente americano è enorme: "Trump non ha 18 anni, ma è forte, molto forte. Andrebbe dopo 2 o 3 giorni in un'area colpita da un terremoto o da un uragano. Ha dimostrato di essere forte, ha tenuto comizi ovunque. E' giovane a livello mentale, il suo cervello funziona alla grande. Dopo 2 o 3 giorni, andrebbe ovunque. Io farei lo stesso", dice Zelensky prima di puntare nuovamente il dito contro il leader del Cremlino.

"Putin è andato nel Kursk in 4 mesi? No. Non ama la Russia, non ama la sua gente. Ama il suo circolo ristretto. Putin non vuole un'Ucraina indipendente, è l'obiettivo finale della sua vita politica. Putin vuole vedere una Nato debole e un'Ucraina debole: questi due elementi porterebbero ad una guerra più ampia, Putin punterebbe al controllo dei territori che facevano parte dell'Unione Sovietica", dice delineando lo scenario peggiore.

"Questa situazione avrebbe effetti anche sugli Stati Uniti, anche se decidessero di lasciare la Nato. Lo dimostra quello che sta succedendo con la Corea del Nord: Pyongyang sta acquisendo conoscenze per gestire la guerra tecnologica attuale, questo diventerebbe un rischio per il Pacifico. Giappone e Corea del Sud sarebbero in pericolo e anche Taiwan dovrebbe fronteggiare rischi analoghi. Il presidente Trump ha tutti gli strumenti per fermare Putin e dare all'Ucraina le garanzie necessarie", afferma.

Ucraina e Russia potranno tornare, in futuro, ad avere rapporti pacifici? "E' impossibile perdonare dopo una guerra devastante. I russi dovranno chiedere perdono, lo faranno. Succederà perché sono colpevoli, sia coloro che hanno partecipato che coloro che sono rimasti in silenzio".

Il messaggio a Musk: "Stia dalla nostra parte"

Nell'amministrazione di Donald Trump, Musk ha un ruolo di primissimo piano. Il magnate, in più occasioni, si è espresso contro la fornitura di armi americane a Kiev e non ha risparmiato critiche durissime a Zelensky. "Ho parlato con Musk all'inizio della guerra. Lo rispetto molto, ha creato colossi da solo. E' un grande leader a livello di innovazione. Ammiro i risultati del suo lavoro. Gli siamo grati per la rete satellitare Starlink, l'abbiamo usata al fronte e negli asili, nelle scuole. Vorrei che Elon fosse dalla nostra parte il più possibile. Vorrei che venisse in Ucraina, parlasse con la gente e si guardasse intorno", dice il presidente ucraino.

Fridman fornisce l'ultimo assist ipotizzando l'arrivo di Musk - e ovviamente di Trump - nell'aeroporto di Kiev: lo scalo della capitale è chiuso da 3 anni, la sua riapertura sarebbe il segnale della fine della guerra e del ritorno alla normalità. "Ci sarà un momento in cui il presidente Trump forse sarà il primo leader a venire qui in aereo, sarebbe simbolico. Il 25 gennaio con l'Air Force One? Sarebbe bello...", dice Zelensky.

L'invito di Trump arriva?

Il presidente ucraino vorrebbe partecipare alla cerimonia di insediamento di Trump a Washington ma attende un invito formale che, a quanto pare, non è ancora arrivato.

"Mi piacerebbe partecipare all'insediamento di Trump il 20 gennaio, ma non posso farlo durante la guerra a meno che il presidente Trump non mi inviti personalmente. So che in generale i leader non vengono invitati all'insediamento. So che ci sono leader che vogliono partecipare e parteciperanno, si presentano per loro decisione. Io, per la persona che sono, non posso presentarmi senza un invito. Putin lo fa: in Ucraina è venuto senza invito...", dice.

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Sport

Roma-Lazio 2-0, il derby è giallorosso: gol di Pellegrini e...

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La formazione di Ranieri ipoteca il successo nei primi 20 minuti

La Roma esulta

La Roma batte la Lazio per 2-0 e si aggiudica il derby del 5 gennaio 2025, valido per la 19esima giornata della Serie A. I giallorossi si impongono con i gol di Pellegrini (10') e Saelemakers (18'). Il successo consente alla formazione allenata da Ranieri di salire a 23 punti, a metà classifica. La Lazio rimane a quota 35 punti, al quarto posto, e perde la chance di guadagnare terreno su Juventus e Fiorentina, appaiate a 32.

La partita

Ranieri per il derby sceglie, un po' a sorpresa, Pellegrini dal 1' a supporto di Dybala e Dovbyk. In mezzo al campo Konè e Paredes, e sulle corsie laterali confermati Saelemakers e Angelino. Baroni dall'altra parte opta per Isaksen preferito a Tchaouna a destra per completare la trequarti con Dele-Bashiru e Zaccagni. In avanti Castellanos.

Al 3' Koné si libera al limite dell'area e conclude con un destro a giro ma è bravo Provedel a respingere in angolo. La Lazio prova a reagire e al 5' Tavares serve Isaksen ma la conclusione viene ribattuta due volte e sulla respinta Marusic manda alto sopra la traversa. Al 10' la Roma passa: grande ripartenza dei giallorossi con Dybala che allarga, poi la palla arriva al limite a Pellegrini che con un tiro a giro di gran classe batte Provedel per l'1-0. La Lazio accusa il colpo e la Roma prova ad affondare.

Al 13' iniziativa personale di Hummels che conduce palla per diversi metri prima di concludere verso lo specchio ma la palla viene deviata in angolo. Al 17' la squadra di Baroni prova a reagire con Isaksen ma il rasoterra è troppo lento.

Al 18' la Roma raddoppia: sul rinvio di Svilar arriva la sponda di Dovbyk per Dybala si presenta al limite dell'area e scarica per Saelemakers che conclude di destro, Provedel respinge ma sulla respinta il belga deposita in rete il gol del 2-0. I biancocelesti continuano a fare girare il pallone per trovare lo spazio giusto e al 22' Dele-Bashiru semina il panico sulla trequarti prima di concludere verso la porta ma è decisivo l'intervento di N'Dicka. Al 38' ancora Lazio pericolosa con Isaksen che devia il cross di Tavares ma la sua spizzata termina al lato.

Ad inizio ripresa Baroni cambia e inserisce Tchaouna e Dia per Isaksen e Dele-Bashiru. La Lazio spinge e sfiora il gol al 48' con Castellanos su cui è attento Svilar e al 50' con Guendouzi che dalla lunga distanza lascia partire un mancino, deviato, su cui Svilar si invola a manda in angolo. La squadra di Ranieri dopo i primi minuti di difficoltà sfiora il tris al 58' ancora con Pellegrini che tenta la conclusione di mancino ma è bravo Provedel a respingere e bloccare su un successivo rimpallo. La Lazio riprende a spingere e Hummels salva su Zaccagni entrato in area dopo aver saltato Mancini.

Al 60' enorme occasione per i biancocelesti con Tchaouna, ben servito da Dia di testa, davanti a Svilar tocca male e va a colpire la parte alta della traversa. Al 65' ancora Lazio pericolosa, questa volta con Tchaouna che di tacco prova a servire Castellanos ma decisivo Hummels in copertura. Poi Ranieri cambia Pellegrini e Saelemakers inserendo Pisilli ed El Shaarawy.

La pressione della Lazio non accenna ad affievolirsi e al 69' Castellanos conclude da posizione defilata ma è attento Svilar. Ranieri cerca forze fresche e toglie Dybala e Dovbyk per Baldanzi e Shomurodov. Al 76' la Roma si salva ancora sull'ennesimo spunto di Tchaouna che crossa per Zaccagni che è bravo a servire Dia a due passi dalla porta ma è decisivo l'intervento di N'Dicka. Al 79' altra perentoria azione di Tavares che entra in area e conclude di sinistro ma il suo tiro termina di pochissimo al lato. Finale concitato e nervoso con rissa finale e Lazio che chiude in dieci uomini per l'espulsione di Castellanos. La Roma vince il derby, la squadra che va tutta sotto la Sud a ricevere l'abbraccio del pubblico giallorosso.

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Esteri

Iran indebolito si prepara a Trump: Teheran pronta a...

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Dai disordini sociali al crollo degli alleati, leadership iraniana davanti a grandi sfide

Iran indebolito si prepara a Trump: Teheran pronta a negoziare sul nucleare?

All'interno i disordini sociali e una crisi economica sempre più profonda. All'esterno il collasso degli alleati, con la leadership di Hamas e Hezbollah decimata da Israele e il regime di Bashar al-Assad deposto dal gruppo jihadista guidato da Abu Mohammed al-Jawlani. E' un Iran indebolito quello che si appresta ad affrontare il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump. La cui Amministrazione starebbe già valutando nuove sanzioni contro Teheran oltre che raid aerei preventivi per impedirgli di costruire un'arma nucleare. Insomma, dichiara al Wall Street Journal Sanam Vakil, direttrice del programma Medio Oriente e Nord Africa presso la Chatham House di Londra, la leadership iraniana "probabilmente sta vivendo le sfide più profonde che abbia mai visto" da anni. E questo potrebbe anche spingere Teheran a negoziare un compromesso con l'Occidente.

"C'è una finestra ristretta nella quale il regime sarà desideroso di negoziare e Trump avrà lo slancio per ottenere ciò che vuole vendere", ha detto Vakil. "Ma il tempo non è dalla parte di Trump. La sua squadra vorrà un compromesso che Teheran potrebbe non essere pronto ad accettare. Quindi per l'Iran si prospetta una situazione dolorosa in arrivo", sostiene. Perché per raggiungere un accordo, entrambe le parti dovranno allontanarsi dal livore. L'approccio di Trump all'Iran è probabilmente influenzato dalla consapevolezza che agenti di Teheran hanno cercato di assassinarlo, hanno affermato ex funzionari della sua prima Amministrazione citati dal Wall Street Journal. E la guida spirituale dell'Iran, l'Auatollah Ali Khamenei, evoca spesso il ricordo di Qassem Soleimani, il comandante militare iraniano che Trump ha ordinato di uccidere nel 2020.

Nel frattempo la debolezza dell'Iran si vede nella sua valuta, che ha chiuso il 2024 a un minimo storico di 821.500 rial per dollaro, in calo del 40% rispetto all'inizio dell'anno. Il prodotto interno lordo pro capite è sceso del 45% dal 2012, quando le sanzioni sono aumentate sul suo programma nucleare a 4.465,60 dollari l'anno scorso, secondo la Banca Mondiale. Inoltre le proteste per questioni economiche stanno diventando più frequenti in tutto l'Iran e in tutti i settori. Hanno iniziato i commercianti, protestando contro l'inflazione alle stelle, hanno proseguito i pensionati, gli infermieri, gli insegnanti e i lavoratori nel settore delle telecomunicazioni per i ritardi nei pagamenti.

Il malcontento si sta diffondendo al settore petrolifero, l'industria più strategica del paese e la sua fonte di maggiori entrate in valuta estera. I lavoratori dell'impianto petrolchimico di Abadan, uno dei più grandi del paese, hanno protestato per tre mesi per gli stipendi non pagati, secondo i media statali e i sindacati iraniani. Le manifestazioni stanno diventando sempre più politicizzate, con alcune persone che criticano il regime per essere troppo concentrato sulla sua agenda ideologica e non sull'economia. "Basta essere guerrafondai, la nostra tavola è vuota", si legge su uno striscione portato dai pensionati in protesta ad Ahvaz. "Lasciate stare il velo e pensate a noi", recita un altro striscione.

La carenza di energia dovuta ad anni di cattiva gestione e di investimenti insufficienti ha aggravato la crisi. A dicembre gli impianti industriali hanno prodotto al 41% della loro capacità per la carenza di elettricità e gas naturale, ha affermato la Camera di commercio iraniana. A rischio anche la sicurezza alimentare per la conseguente minore produzione tra i fornitori di pollame e carne. Le fabbriche sono in preda a "una profonda recessione", ha affermato Mahmoud Najafi Arab, direttore della Camera di commercio, e "le attività di queste imprese non possono essere economicamente redditizie" agli attuali tassi di utilizzo.

La carenza di energia ha messo in stand-by 22 cementifici e rallentato la produzione farmaceutica, secondo l'agenzia di stampa semi-ufficiale Iran Labour News Agency. I problemi di energia sono destinati a danneggiare il raccolto iraniano quest'anno, chiudendo le pompe idriche e interrompendo la fornitura di fertilizzanti dipendenti dal gas naturale, ha detto al quotidiano economico Tejarat News Ali Gholi Imani, capo della National Wheat Farmers Association.

In questo contesto, con la prospettiva di nuovi aumenti dei prezzi dei generi alimentari e 32 milioni di iraniani, più di un terzo della popolazione, che vivono ora al di sotto della soglia di povertà, Teheran punta a evitare la prospettiva di nuove sanzioni. Il ministro degli esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha dichiarato venerdì che il suo paese era pronto a riprendere i negoziati sul nucleare "senza indugio" in cambio della revoca delle sanzioni. Ma a novembre, Araghchi aveva affermato che il programma nucleare di Teheran aveva dimostrato di poter far fronte a qualsiasi nuova restrizione.

Sta di fatto che Teheran si prepara per quello che potrebbe essere un tira e molla epocale con Trump, scrive il Wall Street Journal, affermando che allo stato attuale l'Iran ha molto meno margine di manovra.

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