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Ucraina, avvertimento di Putin a Usa e Nato: “Russia verso soglia linea rossa”

Continua il pressing di Trump, ma il presidente russo non cede, lancia il monito e annuncia un aumento nella produzione di missili ipersonici

Vladimir Putin - Afp

Nel giorno in cui Trump promette di parlare con Putin e Zelensky per trovare una soluzione alla guerra tra Ucraina e Russia, il presidente russo non arretra di un passo e torna anzi a scagliarsi contro Usa, Nato e Europa. E lo fa promettendo una aumentata produzione dei 'super missili' ipersonici   e lanciando così un chiaro avvertimento all'Occidente, colpevole secondo il leader del Cremlino di spingere il suo Paese verso la soglia della linea rossa tracciata da Mosca.

Putin, avvertimento a Usa e Nato

Vladimir Putin ha minacciato ancora una volta di sollevare il limite autoimposto allo sviluppo di altri missili a corto e medio raggio, di mantenere le forze nucleari non strategiche in stato di costante allerta al combattimento e di aumentare la produzione di missili ipersonici. In un discorso al ministero della Difesa, il numero uno russo ha detto che l'Occidente sta spingendo Mosca verso la soglia di "una linea rossa da cui non possiamo retrocedere", mentre il suo ministro Andrei Belousov ha spiegato che la Russia deve essere pronta a scenari a medio termine, vale a dire, "nei prossimi dieci anni", che includono "un possibile conflitto militare con la Nato in Europa".

La Russia aumenterà la produzione di missili ipersonici, come l'Oreshnik lanciato per prova contro Dnipro il mese scorso, se gli Stati Uniti aumenteranno il dispiegamento di missili a corto e medio raggio in Europa e in Asia, la promessa di Putin. La Nato, ha aggiunto, minaccia la Russia in Europa e "oltre la sua zona di responsabilità storica". Eppure, ha spiegato, la Russia non pone una minaccia al continente. Sostenerlo è "un mito", ha sottolineato il leader del Cremlino.

La produzione in serie del missile a raggio intermedio Oreshnik inizierà quindi a breve, ha dichiarato il presidente russo. "Come sapete, il sistema missilistico a raggio intermedio Oreshnik è diventato la nuova arma potente della Russia - ha affermato il capo del Cremlino -. È stato utilizzato con successo a novembre in risposta agli attacchi sul territorio del nostro Paese: un missile balistico con un carico utile ipersonico non nucleare". "La produzione in serie di tali sistemi dovrebbe essere avviata a breve per garantire la sicurezza della Russia e dei suoi alleati", ha continuato il leader russo.

Mosca e la previsione per il 2025

Le truppe russe mantengono intanto "l'iniziativa strategica lungo l'intera linea di contatto”, ha detto quindi Putin ai suoi generali militari, sottolineando che l'esercito ha già conquistato 189 insediamenti ucraini nel solo ultimo anno. E Mosca intende occupare interamente le regioni ucraine di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhizhia entro il 2025, ha dichiarato il ministro della Difesa russo Belousov durante una riunione al ministero, ribadendo l'impegno del Paese a raggiungere quelli che ha descritto come gli "obiettivi annunciati dal presidente Vladimir Putin a giugno".

"Nel 2025 Mosca conta di ottenere la vittoria nella guerra", la previsione di Belousov, che ha sottolineato la necessità che la Russia si prepari a potenziali conflitti con la Nato nel prossimo decennio.

Il pressing di Trump: "Parlerò con Putin e Zelensky"

"Parleremo con Putin e parleremo con Zelensky", perché "la guerra va fermata" e gli Usa stanno "cercando di farlo". Parola intanto di Donald Trump, in pressing su Ucraina e Russia ormai da giorni, che ha risposto così alle domande dei giornalisti sulla guerra.

Il neo presidente degli Stati Uniti, che si insedierà tra poco più di un mese, nella campagna elettorale ha detto e ripetuto che avrebbe favorito un'intesa tra Mosca e Kiev. "Il numero di soldati uccisi da entrambe le parti è astronomico. Non c'è nessuna protezione su un campo di battaglia che è pianeggiante, l'unica cosa che ferma i proiettili è un corpo. Stiamo facendo il massimo per fermare la guerra", ha detto il tycoon.

Ma cosa deve essere disposto a fare il presidente ucraino Zelensky? "Deve essere disposto a fare un accordo. E Putin deve essere disposto a fare un accordo: ci sono troppi morti", la soluzione del presidente Usa eletto, secondo il quale "Zelensky vuole la pace, è il peggior massacro mai visto dalla Seconda Guerra Mondiale. Ho foto di campi coperti di corpi, sembrano scene della Guerra Civile".

"Quattro anni fa non c'erano guerre, la Russia non pensava nemmeno ad invadere l'Ucraina. Il presidente Putin non sarebbe mai entrato in Ucraina", ha poi detto Trump rispondendo alle domande riguardanti gli eventuali sacrifici territoriali che l'Ucraina sarebbe disposta a tollerare. Per Trump, apparentemente, non c'è motivo di rivendicare territori coperti da macerie. "Le città sono state ampiamente distrutte. La gente non può tornare lì, sono solo macerie. Il numero di morti è decisamente superiore a quelli che sentite. Gli edifici sono stati rasi al suolo e si diceva che nessuno fosse rimasto ferito: nessuno sa se ci fossero persone, lo scopriranno quando rimuoveranno le macerie", ha proseguito.

Secondo Trump, i russi "hanno risparmiato Kiev, probabilmente perché vogliono usarla o occuparla. Ora nelle città non c'è più un edificio in piedi. Quando si parla di 'conquistare il Paese', cosa c'è da conquistare? Ci vorranno 100 anni per ricostruire e nulla tornerà come prima. Con me alla presidenza non sarebbe mai successo", ha poi ribadito il tycoon.

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Esteri

Siria, da Idlib a Damasco con ‘pragmatismo e...

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Hts, protagonista dell'offensiva contro il regime assadista e di un restyling strategico, è alla prova del governo nazionale

Damasco (Afp)

Tasse, su tutto. 'Trucchi' occidentali di strategia militare. Scuole con libri di teologia, ma anche di matematica e scienze. Da quello che Hayat Tahrir al-Sham (Hts) è stato a Idlib, governata con pragmatismo e disciplina, si cercano indizi sulla Siria del dopo-Assad. Il gruppo, protagonista dell'offensiva contro il regime assadista e di un restyling strategico, è alla prova del governo, nazionale, ed è impossibile non immaginare l''esportazione' del modello di governo da Idlib a Damasco, non immaginare tensioni tra fautori della linea dura e realisti in una Siria, a maggioranza sunnita, con 23 milioni di abitanti.

L'analisi

Hts, osserva Mark Nakhla di Kharon, che sviluppa analisi per le aziende sul rispetto delle sanzioni contro gruppi armati e altri attori ostili, "è un esempio di adattabilità nell'economia durante i conflitti". Dopo aver 'seguito' Hts sin dai giorni del jihadismo passando per il "rebranding strategico", come lo definisce in dichiarazioni citate dal New York Times, ha notato il passaggio dall'epoca in cui il gruppo faceva affidamento su ricchi donatori stranieri a una in cui operazioni militari e in campo civile sono state sostenute da tasse e altre forme di 'governo'. Hts resta un'organizzazione terroristica per Stati Uniti, Onu, Turchia e altri Paesi.

Così - racconta il Nyt, che ha parlato con esperti, rappresentanti di organizzazioni umanitarie, abitanti dell'area e ha consultato rapporti Onu e di think tank - quando in autunno a Idlib si raccolgono le olive nei frantoi c'è solitamente almeno un rappresentante delle autorità locali. Si prendono il 5%, senza eccezioni. Gli 'esattori' lavorano per il governo civile istituito da Hts, che nel 2017 ha iniziato ad amministrare gran parte della provincia di Idlib, dove ha creato un certo livello di stabilità con le organizzazioni affiliate governando - sintetizza il Nyt - con pragmatismo e disciplina. 'Misure', come quella sull'olio introdotta cinque anni fa, hanno spesso suscitato proteste, a volte anche scontri armati e arresti.

Il 'governo di salvezza siriano', il nome dell'autorità che ha amministrato Idlib, tassava merci in ingresso nel suo territorio e per sostenere le casse vendeva carburante e gestiva un'azienda di telecomunicazioni. L'economia è stata anche controllata, spiega il Nyt, con programmi di regolamentazione di concessioni e licenze molto simili a quelli di un governo 'convenzionale' ed è emersa una certa abilità nella gestione delle finanze per operazioni militari e servizi alla popolazione civile. Riscuoteva tasse su ogni tipo di bene o impresa, dai raccolti ai passaggi di confine, dall'edilizia al commercio e le aziende legate al gruppo godevano del monopolio nella fornitura di carburante, elettricità, acqua e raccolta dei rifiuti.

Dazi e tasse

I dazi doganali sono stati probabilmente la principale fonte di entrate, insieme ad altre tasse riscosse al valico di Bab al-Hawa, al confine con la Turchia. Secondo le organizzazioni umanitarie attive a Idlib e altre fonti, potrebbero aver generato 15 milioni di dollari, o anche più, ogni mese. E poiché il governo di Damasco isolava di fatto le aree 'ribelli' del nord della Siria, queste regioni hanno dovuto rivolgersi alla Turchia per i servizi, come acqua, elettricità e telefonia mobile, e Hts - scrive il Nyt citando esperti e organizzazioni umanitarie - ha creato società di distribuzione apparentemente private, ma con titolari legati al gruppo.

Hussam Twilo, imprenditore di Idlib, ha raccontato di aver fondato la Syriana Lte nel 2016 e di aver iniziato a installare antenne per la telefonia mobile in aree in cui non c'era copertura. Con la presa del potere da parte di Hts ha avuto una licenza dal gruppo. Adesso Syriana è in competizione con Syria Phone di Hts, senza attriti, racconta, convinto che ora le tasse aumenteranno.

La situazione a Idlib

A Idlib, pur mantenendo il controllo a livello generale, il gruppo ha governato con un'autorità civile composta da 11 ministeri, riuscendo a concentrarsi sulla ricostruzione delle sue milizie come forza più strutturata. Nella regione Hts ha mantenuto una forza importante di sicurezza interna per affrontare le altre fazioni armate e le critiche interne. Non sono mancate denunce di metodi autoritari e dure condizioni di detenzione. Una fonte di un'organizzazione umanitaria ha raccontato di come a Idlib i ministri che avevano rapporti con i gruppi umanitari non potessero mai prendere una decisione senza consultarsi con i leader di Hts, che dal 2016 ha iniziato a 'moderare' le posizioni e pur applicando alcune pratiche islamiche conservatrici, non ha fatto ricorso alle restrizioni imposte anni fa dall'Is in alcune aree della Siria.

Acquisto e vendita di alcolici sono stati vietati a Idlib, alle scuole elementari è stata mantenuta la divisione delle classi per sesso, ma gli abitanti hanno raccontato che era permesso fumare in pubblico. Né ci sono testimonianze di una 'polizia morale'. E i ribelli hanno anche creato scuole coraniche gratuite, la 'Casa della rivelazione', lasciando spazio alla teologia come alla matematica e all'inglese.

Secondo il Center for Strategic and International Studies di Washington, Hts ha in gran parte allontanato i gruppi estremisti dalla regione di Idlib, pur continuando a combattere, anche a ucciderne i componenti. Ha abbandonato alcuni metodi usati in precedenza, come gli attentati suicidi contro obiettivi militari, spiegano gli esperti. Secondo Orwa Ajjoub, dottorando della Malmo University, "gli elementi intransigenti sono stati messi da parte". "Vogliono governare e sono islamisti, ma sono molto pragmatici e pronti a interagire con le comunità locali", osserva.

Le forze militari

Dal punto di vista militare, gli esperti stimano che i combattenti di Hts siano tra i 10.000 e i 60.000. E, rileva Charles Lister Middle East Institute di Washington, mentre le forze anti-Assad avanzavano verso Damasco i loro comandanti pronunciavano discorsi esaltanti sulla 'riconquista' della Siria, non sulla creazione di uno 'stato islamico'. E gli esperti insistono sull'addestramento e su un certo senso di 'missione' che son sembrati instillare uno spirito di squadra tra i combattenti, per lo più giovani, mentre paghe regolari assicuravano lealtà, riducendo al minimo gli 'incidenti' di saccheggi e altre estorsioni. "Per loro la disciplina e il rispetto sono un elemento chiave della visione del mondo", dice Aaron Zelin, esperto di gruppi jihadisti Washington Institute for Near East Policy e autore di un libro su Hts.

Ahmed Hussein al-Shara

Sulla strategia militare, Ahmed Hussein al-Shara, come è tornato a farsi chiamare Abu Mohammed al-Jawlani, ha abbandonato l'ideologia della jihad globale contro l'Occidente, concentrando sulla battaglia contro il regime assadista, un obiettivo sin dal 2011, quando in Siria esplosero proteste antigovernative soffocate nella repressione che innescò un lungo e sanguinoso conflitto. Tra gli interrogativi cruciali c'è quello sul ruolo che avrà al-Shara, che ha rinnegato Is e al-Qaeda.

Risale al 2021, evidenzia il Nyt, una delle mosse 'più importanti' con la creazione della 'Scuola militare' e con ufficiali che avevano detto addio alle forze di Assad che hanno contribuito a formare i combattenti e altri gruppi di miliziani provenienti da tutta la Siria, fino ad arrivare a una catena di comando definita.

"Sono diventati qualcosa di molto più simile a un esercito che a un semplice gruppo armato", ha sottolineato Jerome Drevon, analista dell'International Crisis Group. Hanno studiato, ha detto, manuali occidentali di dottrina militare, a portata di click, cercando di seguire il modello britannico.

Le armi sono state per lo più sottratte dalle basi delle forze di Assad o prese in scontri con altri gruppi armati, ma - evidenzia il Nyt - anche ufficiali corrotti del regime di Assad hanno venduto armi ai 'ribelli', mentre la Turchia ha assicurato la fornitura di mezzi e armi leggere alle milizie alleate nel nord del Paese arabo. Non solo. Secondo Lister il gruppo è riuscito anche a fabbricare mezzi blindati 'rudimentali'. E poi ci sono i droni. I 'ribelli' hanno affermato di averne acquistati e di averne anche fabbricati.

Adesso, ha scritto nei giorni scorsi il Post, Hts dovrà consolidare il controllo su un insieme di forze ribelli, dare prova di inclusività a livello politico e placare le paure di chi teme che rimpiazzeranno il sistema assadista con la loro forma di dominio assoluto. Ed è troppo presto per dire come si tradurrà a livello nazionale il modello di amministrazione locale di Hts, che allarga la sua area di controllo da una piccola enclave sunnita a un territorio più ampio e variegato.

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Esteri

Sanzioni alle imprese cinesi, la svolta europea di Kaja...

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Marco Mayer commenta con l'Adnkronos la mossa dell'Ue a difesa dell'Ucraina

Kaja Kallas, Alto Rappresentante della politica estera dell'Ue - Afp

"Il debutto di Kaja Kallas come Alto Rappresentante della politica estera dell’Unione ha coinciso con una novità di rilievo”, dice all’Adnkronos Marco Mayer, docente alla Luiss e già consigliere per la Cybersecurity del Ministro dell' Interno, commentando le conclusioni del vertice dei Ministri degli Esteri della Ue di oggi. “A quasi tre anni dall'invasione russa per la prima volta Bruxelles ha sanzionato imprese cinesi. Quattro aziende sono accusate di aver fornito a Mosca componenti microelettroniche e apparati sofisticati per la produzione di droni. Altre tre imprese cinesi sono accusate di aver favorito l'aggiramento delle sanzioni da parte di imprese commerciali di paesi terzi. La Cina aveva sempre negato di aver aiutato militarmente la Russia nella guerra contro l'Ucraina”.

Prosegue il docente: “A questo punto il Dragone è di fronte a un bivio difficile - anche di fronte ai nuovi scenari dopo la caduta di Assad in Siria. Continuare il sostanziale allineamento con Russia, Iran e Corea del Nord o riaprire un dialogo serio con l'Unione Europea. Ma perché questa ultima prospettiva divenga possibile Pechino dovrebbe avviare una seria pressione sul Cremlino per fermare i continui bombardamenti e lanci di missili sulla popolazione civile e sugli impianti energetici dell’Ucraina", conclude il docente.

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Esteri

Germania, Scholz perde la fiducia in Parlamento: voto...

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Come previsto, è stata votata la sfiducia al governo di minoranza guidato dal cancelliere. Nuove elezioni il prossimo 23 febbraio. Il favorito Merz: "Sarà campagna elettorale molto dura"

Olaf Scholz oggi al Bundestag - Afp

Come era previsto, è stata votata oggi la sfiducia al Bundestag al governo di minoranza guidato da Olaf Scholz, aprendo le porte a elezioni anticipate in Germania il 23 febbraio. Lo stesso cancelliere socialdemocratico nel suo intervento questa mattina in aula aveva affermato che il suo "obiettivo è indire elezioni generali anticipate".

"Abbiamo bisogno di una maggiore crescita economica", aveva aggiunto Scholz citando la necessità di investimenti per continuare a supportare l'Ucraina nella sua difesa contro l'invasione russa e a rafforzare l'esercito tedesco. "Nessun elettore avrebbe potuto prevedere le sfide che avremmo dovuto affrontare negli ultimi tre anni", le parole del cancelliere.

Scholz ha sottolineato che è la sesta volta nel periodo postbellico che un cancelliere chiede un voto di fiducia. Ed è il quinto cancelliere a farlo, dopo che il socialdemocratico Gerhard Schroeder ha utilizzato la misura due volte.

Dei 717 deputati presenti, 394 hanno votato contro Scholz e 207 in favore e 116 si sono astenuti, ha reso noto il presidente Bärbel Bas. Ora quindi il cancelliere chiederà al presidente Frank-Walter Steinmeier di sciogliere il Parlamento e convocare nuove elezioni, con un anticipo di circa sette mesi rispetto alla scadenza naturale.

Il risultato era scontato dopo che un mese fa era caduta la coalizione tripartita, formata da Spd, Verdi e Fdp, che sosteneva il governo di Scholz dal 2021, con la fuoriuscita dei liberali a seguito del licenziamento del ministro delle Finanze, l'esponente di Fdp Christian Lindner.

Il favorito Merz: "Sarà campagna elettorale molto dura"

La campagna elettorale che si è appena aperta in Germania "sarà molto dura". E' la previsione fatta dal leader della Cdu Frederich Merz, favorito per la cancelleria al voto anticipato.

"L'Spd in particolare non si esime dal dire cose semplicemente false”, ha dichiarato Merz, accusando il partito di distorcere le sue posizioni sulle pensioni. "Noi non le taglieremo - ha assicurato -. La decisione rimane che l'età pensionabile è di 67 anni e non più alta”.

Poi il leader della Cdu ha detto di auspicare che il suo partito, insieme alla Csu bavarese, diventi il partito più forte al Bundestag. "Possiamo farlo. Al momento stiamo andando bene nei sondaggi - ha assicurato Ma non così bene come vedo e penso sia possibile. Tuttavia, una campagna elettorale nasce prima dalla lotta e poi dal voto”.

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