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E’ di San Severino Marche un bisnonno del presidente argentino Milei, emigrò nel 1914

La scoperta grazie alle ricerche dell'ufficio stampa del Comune di San Severino Marche e del giornalista, poeta e sociologo Fiorenzo Santini

Il presidente argentino Javier Milei

Un bisnonno di San Severino Marche nell'albero genealogico del presidente argentino Javier Milei. Dopo gli avi di Lionel Messi, uno dei più grandi calciatori, la città di San Severino Marche, in provincia di Macerata, può annoverare ora tra i suoi "figli" anche un bisnonno di Milei. La scoperta grazie alle ricerche dell'ufficio stampa del Comune di San Severino Marche e del giornalista, poeta e sociologo dell'emigrazione di Camerano, Fiorenzo Santini.

Le ricerche

Le ricerche effettuate hanno confermato che nell’ufficio Anagrafe del Comune, il bisnonno del presidente Milei, Rufino Bracaglioli, era nato a San Severino Marche il 28 settembre 1899. Suo padre si chiamava Francesco, sua mamma Caterina Capodimonte. Approfondendo la ricerca è stato scoperto che Rufino Bracaglioli emigrò in Argentina, a Buenos Aires, il 6 dicembre 1914 partendo da Genova con la nave Regina Elena. Si sposò poi con la coetanea Nazzarena Antonini il 16 marzo 1921, anche lei di padre settempedano. Ebbero due figlie ed una, Elia Matilde Bracaglioli, sposò Nicolas Mariano Lucich Bosikovic. Questi sono i genitori di Alicia Lujian Lucich, mamma di Javier Milei di origini jugoslave mentre i nonni paterni di Milei erano calabresi. Rufino Bracaglioli è morto in Argentina, a Villa Nugueta, il 26 marzo 1983.

Milei ha recentemente ricevuto la cittadinanza italiana dal premier Giorgia Meloni, in virtù delle sue origini italiane. In un precedente viaggio in Italia, Milei aveva detto di sentirsi “italiano al 75 per cento” proprio per via dei suoi nonni, nati nel nostro Paese.

“Siamo profondamente orgogliosi di apprendere che il nostro concittadino, Rufino Bracaglioli, è antenato del presidente argentino Javier Milei. Questa notizia sottolinea l’importanza delle radici settempedane nel mondo e rafforza i legami culturali e storici tra la nostra comunità e l’Argentina", dice all'Adnkronos Rosa Piermattei, sindaco di San Severino Marche .

"È un onore sapere che San Severino Marche ha contribuito, attraverso i suoi figli emigrati, alla storia di altre nazioni. Ci auguriamo che questa scoperta possa favorire ulteriori scambi culturali e consolidare l’amicizia tra i nostri popoli”, aggiunge Piermattei. (di Giselda Curzi)

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Cronaca

Lecce, trova assegno da 49 milioni e lo riconsegna:...

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"Pensavo fosse uno scherzo, ma non lo era", ha raccontato Andrea Guido

Banconote da 100 euro -

Una cifra da capogiro, 49 milioni di euro, trovata in terra e restituita. È accaduto a Lecce e l'autore del gesto non ha ricevuto neppure una telefonata di ringraziamento.

Il responsabile del ritrovamento, come racconta 'Il Corriere della Sera', è Andrea Guido, assessore comunale con delega alle Politiche ambientali, che ha trovato per terra un assegno circolare di 49 milioni di euro in una delle vie più trafficate di Lecce, viale Francesco Lo Re, all'altezza dell’attività di servizio corriere 'Mail Boxes etc'. "Pensavo fosse uno scherzo, ma non lo era, - ha raccontato al quotidiano - . Quando ho visto tutti quegli zeri, non riuscivo a crederci, era una cifra surreale. Ho pensato di portarlo in questura, poi mi è venuto in mente di contattare il corriere per capire se conoscessero il proprietario. Era un suo cliente e lo ha subito avvisato: era già dai carabinieri per denunciare lo smarrimento dell'assegno".

I proprietari del negozio effettivamente conoscevano chi l'aveva perso, un facoltoso imprenditore edile salentino, e così l'assessore ha lasciato in custodia l’assegno e il proprietario è tornato in possesso del denaro. I due per ora non si sono incontrati e Guido non è stato in alcun modo contattato. "Il mio compito è di risolvere i problemi dei cittadini - ha sottolineato Guido a 'La gazzetta del Mezzogiorno' - Ho consegnato subito l’assegno al titolare dell'attività che aveva già chiamato il legittimo proprietario. L'imprenditore in questione ha passato dei momenti di grande tensione, ma poi finalmente ha riavuto il suo bene. Sicuramente questa storia è a lieto fine per l'interessato, ma anche per noi leccesi, perché abbiamo saputo che quei soldi saranno investiti in strutture ricettive sul nostro territorio. La nostra città è ancora in grado di attrarre capitali per lo sviluppo turistico. Tutti quei soldi resteranno a Lecce". "Non mi ha ancora chiamato per ringraziarmi – chiarisce a 'Il Corriere della Sera' l'assessore, – ma sono felice per lui, perché dormirà sonni tranquilli".

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Cronaca

Molestie sessuali su medici, 7 su 10 non denunciano per...

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L'indagine, problema che affligge principalmente l’ambito ospedaliero e coinvolge soprattutto le donne (34%)

Molestie sessuali su medici, 7 su 10 non denunciano per paura ritorsioni

"Le molestie tra i medici sul posto di lavoro sono più diffuse di quanto si pensi, sebbene siano spesso taciute per paura di ritorsioni e mancanza di fiducia". Questo è quanto emerge dalla recente indagine condotta da Univadis Medscape – il portale di informazione per i professionisti della salute con notizie, strumenti, aggiornamenti e formazione per la classe medica presente in numerosi Paesi – su un campione di 1.097 medici italiani. I risultati indicano che le aggressioni tra i medici sono un problema che affligge principalmente l’ambito ospedaliero e coinvolge soprattutto le donne (34%), sia direttamente sia come testimoni di comportamenti inappropriati. Dalla ricerca emerge, infatti, "che il 5% dei medici italiani, soprattutto donne, ha sperimentato direttamente tali situazioni, mentre il 10% è stato testimone di abusi sessuali, molestie o comportamenti inappropriati verso altri". Nonostante il quadro che emerge dalla ricerca, "il 69% delle vittime ha scelto di non denunciare l’aggressione". Un dato, questo, che suggerisce "il persistere di barriere ben consolidate rispetto alla denuncia legate verosimilmente alla paura di ritorsioni, alla mancanza di fiducia nel sistema e a una cultura ancora molto diffusa del silenzio", evidenzia l'indagine.

In particolare, il 36% dei medici intervistati riporta di aver subito commenti a sfondo sessuale, percentuale che sale al 66% per chi ha assistito a tali comportamenti pur non essendone direttamente coinvolto. Tra le altre forme di molestie verbali frequenti rientrano anche le violazioni deliberate dello spazio personale o l’ingiustificata vicinanza fisica (48%), proposte esplicite o implicite di attività sessuali (28%), inviti ripetuti ad appuntamenti o attenzioni indesiderate (31%). Meno comuni, ma altrettanto preoccupanti, sono le offerte di promozioni o vantaggi in cambio di favori sessuali, riferite dal 10% del campione intervistato, e minacce di ritorsioni per aver rifiutato favori sessuali (12%).

Nonostante la maggioranza degli intervistati e delle intervistate non abbia riportato esperienze dirette, questi dati evidenziano "la necessità di implementare politiche più efficaci per prevenire e affrontare le molestie e i comportamenti scorretti nel settore sanitario, con particolare attenzione alla protezione dei giovani professionisti e delle donne, specialmente in ambito ospedaliero", sottolinea i curatori dell'indagine.

'Nel 53% dei casi l'aggressore è identificato in un altro medico'

“I dati più significativi emersi dalla ricerca sono che nel 53% dei casi l'aggressore è identificato in un altro medico, e nel 79% dei casi si tratta di uomini. Questo risultato evidenzia un problema sistemico di comportamenti inappropriati da parte della componente maschile”. – riferisce Daniela Ovadia, direttrice di Univadis Medscape Italia e autrice del report – “Inoltre, nella metà dei casi (53%) gli aggressori ricoprono una posizione di potere rispetto alla vittima, evidenziando come le molestie siano spesso legate ad un abuso di autorità”.

“In questo quadro, l’indagine evidenzia come le donne siano meno propense a denunciare gli episodi di molestie (64%) rispetto agli uomini (51%) – prosegue Ovadia – Le motivazioni sono varie e spaziano dal timore di ritorsioni da parte della direzione o dell’istituzione (33%) alla paura che alla denuncia non segua alcuna azione concreta (33%) o che venga a mancare qualsiasi tipo di supporto da parte dell’amministrazione (28%). C’è poi chi sceglie di non denunciare per una questione di riservatezza (20%), chi dichiara di non averlo fatto per mancanza di informazioni sulle modalità e le procedure di segnalazione (20%), e chi per paura di non essere creduto (13%) o di essere accusato di aver reagito in modo eccessivo (13%)”.

Tra chi ha scelto di denunciare l'accaduto, stando alle risposte raccolte, il 16% dichiara di averne parlato con colleghi, il 7% con il supervisore diretto o con il capo di dipartimento, il 2% con il responsabile del reparto o dell'ambulatorio e solo il 2% dichiara di aver denunciato il fatto alla polizia. In conclusione, ciò che emerge dall’indagine di Univadis Medscape Italia "è una percezione diffusa di inefficacia dei sistemi di segnalazione e gestione delle molestie. Infatti, la maggior parte dei rispondenti (91%) ha dichiarato che il proprio luogo di lavoro non offre una formazione obbligatoria sulle molestie sessuali, mentre solo il 9% ha riferito di ricevere questo tipo di formazione. Si evidenzia - concludono i curatori - dunque una rilevante carenza nella prevenzione e nella sensibilizzazione su un tema cruciale, sottolineando la necessità di introdurre programmi educativi obbligatori per promuovere una maggiore consapevolezza e una gestione più efficace di queste situazioni nei luoghi di lavoro".

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Cronaca

Vaccini, nel Calendario 2025 l’anti-bronchiolite per...

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Tra le novità il richiamo all'offerta gratuita dell'anti meningococco B in età adolescenziale e la necessità di una anagrafe vaccinale nazionale da estendere anche a popolazione adulta e anziana

Vaccini, nel Calendario 2025 l'anti-bronchiolite per neonati e bambini

L'anti-bronchiolite (Rsv) per neonati e bambini, il richiamo all'offerta gratuita del vaccino anti meningococco B in età adolescenziale e la necessità di una anagrafe vaccinale nazionale da estendere anche alla popolazione adulta e anziana. Sono solo alcune delle novità contenute nella nuova edizione del Calendario della vita 2025. Il documento, presentato oggi a Roma presso la Fondazione Enpam, raccoglie tutte le evidenze scientifiche sulle vaccinazioni in grado di garantire per ogni fascia di età – dalla nascita alla senescenza – la promozione di un ottimale stato di salute. Il documento, in linea con gli standard europei, è stato redatto sulla base degli ultimi aggiornamenti della letteratura scientifica e rappresenta il contributo di cinque Società scientifiche con più di 50mila medici e professionisti sanitari iscritti. Coordinato da Paolo Bonanni - docente di Igiene presso il Dipartimento di Scienze della Salute Università di Firenze – il board del Calendario per la vita comprende: Società italiana d’Igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (SItI), Società italiana di Pediatria (Sip), Federazione italiana medici pediatri (Fimp), Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg) e Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg).

Nei cinque anni trascorsi dall’ultima edizione (2019) sono numerose le novità nel campo della prevenzione immunitaria che offrono importanti prospettive di salute per tutti. Nella nuova edizione del Calendario, un capitolo è dedicato al successo epocale dei vaccini contro il Covid-19, somministrati in numeri imparagonabili a qualsiasi altro vaccino nella storia, con un altrettanto impressionante risultato di sicurezza a fronte di miliardi di somministrazioni e con un numero di morti evitate che è stimato in 20 milioni a livello globale. È paradossale, a questo proposito, che la stanchezza per la pandemia abbia portato, in alcuni casi, ad una disaffezione per lo strumento che, proprio dalla pandemia, ci ha fatto uscire. "Abbiamo scelto di dedicare un capitolo al vaccino contro il Covid-19 per delinearne caratteristiche e raccomandazioni di utilizzo per i più fragili – commenta Bonanni -. Ampio spazio, però, è stato dato anche a tutti i nuovi strumenti per la prevenzione delle malattie da Rsv, a partire dagli anticorpi monoclonali da somministrare ai neonati, senza dimenticare i tre vaccini per la popolazione adulta e le donne in gravidanza".

Un altro capitolo, invece, "è dedicato ai vaccini coniugati contro lo pneumococco ad incrementato numero di valenze (15 e 20) ed un ulteriore capitolo sottolinea le caratteristiche del vaccino ricombinante per Herpes zoster - aggiunge Bonanni - supportato da nuovi dati sulla durata della protezione. Nel Calendario vengono fornite le nuove evidenze di efficacia dei vaccini contro il papillomavirus umano Hpv, le cui coperture restano colpevolmente e inspiegabilmente basse. Abbiamo ritenuto, infine, di richiamare l’attenzione, ancora una volta, all’offerta gratuita del vaccino contro il meningococco B in età adolescenziale".

"Il documento riveste un’importanza assoluta per le strategie preventive del nostro Paese – afferma Roberta Siliquini, presidente SItI – Basato sulle migliori evidenze scientifiche ad oggi disponibili e sulla sinergica competenza delle Società scientifiche di riferimento, rappresenta la base per l’aggiornamento del calendario vaccinale del Piano nazionale della prevenzione riportando importanti novità sia sul fronte delle tecnologie disponibili ed efficaci che sul fronte delle schedule vaccinali. Ci auguriamo che venga al più presto recepito dalle Istituzioni affinché il diritto alla miglior prevenzione possibile sia consolidato su tutto il territorio nazionale". Nel documento viene sottolineata l’importanza, sempre più crescente, del coinvolgimento degli specialisti nell’offerta vaccinale ai pazienti con malattie croniche senza dimenticare che il luogo dedicato alla cura della cronicità è innanzitutto il territorio. Quest’ultimo è ancora ampiamente coperto dalla Medicina generale che, sempre di più, vuole essere protagonista per quanto riguarda le campagne vaccinali dell’adulto e dell’anziano.

Tutte le Società appartenenti al board del Calendario vaccinale per la vita ribadiscono la propria disponibilità ad ogni possibile interlocuzione e supporto alle Autorità sanitarie, nazionali e regionali, con l’obiettivo di migliorare lo stato di salute della nostra popolazione attraverso l’offerta di una sempre migliore prevenzione immunitaria "da 0 a 100 anni".

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