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Come funzionano i filtri di ricerca negli incontri online

Ultimamente le piattaforme di incontri online sono diventate un mezzo sempre più popolare per conoscere nuove persone e costruire relazioni, soprattutto grazie all’integrazione dei filtri di ricerca.

Questi strumenti permettono di personalizzare la selezione dei profili, aiutando a trovare persone compatibili in modo più rapido ed efficace. Ma come funzionano esattamente i filtri di ricerca, e quali vantaggi o rischi comportano?

In questo articolo esploreremo i diversi tipi di filtri, il ruolo delle tecnologie avanzate e come questi strumenti possono influire sull’esperienza di dating online generale.

Cosa sono i filtri di ricerca negli incontri online

I filtri di ricerca negli incontri online sono strumenti che permettono agli utenti di personalizzare e affinare la propria esperienza su piattaforme di dating, consentendo di trovare persone che corrispondano a specifici criteri.

Questi filtri funzionano come un set di parametri che l’utente può impostare per restringere il numero di profili visualizzati, rendendo la ricerca più mirata e precisa.

I filtri sono in grado di cambiare statistiche come l’età, il sesso e la posizione geografica, caratteristiche essenziali per definire chi è potenzialmente compatibile, in base al tipo di relazione che si cerca.

Ad oggi alcuni siti dating integrano anche algoritmi di intelligenza artificiale che adattano i suggerimenti in base ai comportamenti dell’utente e alle sue interazioni all’interno della piattaforma. Questi strumenti non solo migliorano l’efficienza riducendo il tempo per trovare persone compatibili, ma offrono anche maggiore controllo all’utente.

Bisogna tenere presente che, l’uso costante dei filtri, può essere una limitante di molte altre opportunità, impedendo di incontrare persone che, pur non rispettando tutte le preferenze impostate, potrebbero rivelarsi sorprendenti.

Per questa ragione, possiamo definire i filtri di ricerca come “un’arma a doppio taglio”: sono davvero utili, ma devono essere utilizzati con equilibrio.

Scopri come funziona l’opzione dei filtri tu stesso grazie ad www.amore360.it, il portale dedicato all’amore online e alle app di dating. Trova la tua piattaforma ideale e realizza i tuoi desideri amorosi, attraverso piattaforme testate e messe a paragone da soli esperti di settore.

Come funzionano i filtri avanzati?

I filtri avanzati nelle piattaforme di incontri online sfruttano tecnologie come l’intelligenza artificiale (IA) e tanti altri algoritmi complessi per offrire un’esperienza di ricerca personalizzata ed efficace.

Questi strumenti non si limitano a selezionare profili in base a criteri statici, ma analizzano una vasta gamma di dati per individuare potenziali match con maggiore precisione.

Gli algoritmi di matchmaking analizzano comportamenti, interazioni e preferenze espresse dall’utente – registrano i profili visualizzati, i like o i messaggi inviati – per comprendere i modelli di scelta. In base a queste informazioni, l’algoritmo può proporre i profili che non solo corrispondono ai filtri impostati, ma che potrebbero anche piacere all’utente.

L’intelligenza artificiale, grazie all’apprendimento automatico, è in grado di adattarsi ai cambiamenti delle preferenze dell’utente in tempo reale, migliorando continuamente la qualità delle sue raccomandazioni.

Questi sistemi avanzati rendono la ricerca più dinamica e personalizzata. Nonostante ciò, a volte possono presentare delle lacune sulla trasparenza e la privacy, a causa dell’analisi di grandi quantità di dati personali.

Le limitazioni e i rischi dell’uso dei filtri

Anche se i filtri di ricerca sono strumenti potenti per personalizzare l’esperienza su piattaforme di incontri online, presentano alcune limitazioni e rischi significativi.

Una delle principali è la possibilità di restringere troppo il numero di potenziali match. Quando gli utenti applicano filtri troppo rigidi, possono escludere profili che, pur non soddisfacendo tutti i criteri impostati, potrebbero essere compatibili.

Un altro rischio riguarda l’interazione degli utenti che interagiscono solo con persone che condividono le stesse opinioni o interessi. Questo può ridurre l’arricchimento personale che deriva dall’interazione con prospettive diverse, avendo anche una mancanza di varietà negli argomenti di cui trattare.

L’uso eccessivo dei filtri può portare a superficialità, fermandosi solo all’aspetto fisico o la propria ricchezza materiale, a scapito di qualità più profonde come il carattere o i valori personali.

Un rischio importante – come accennato prima – è legato alla privacy. I filtri avanzati richiedono l’elaborazione di grandi quantità di dati personali, e ciò, solleva interrogativi su come questi dati vengano utilizzati e conservati.

Conclusione

I filtri di ricerca rappresentano un potente alleato per chi utilizza le piattaforme di incontri online, rendendo possibile un matchmaking più mirato e personalizzato. Però, come ogni strumento, il loro utilizzo richiede equilibrio e consapevolezza.

Da un lato, permettono di risparmiare tempo e di focalizzarsi su ciò che realmente conta, mentre dall’altro, possono limitare le opportunità e portare a una visione troppo ristretta del potenziale umano.

Per trarre il massimo beneficio dai filtri, è essenziale usarli senza abusarne e con cautela, accettando che la vera compatibilità spesso avviene anche con persone al di fuori dei propri prototipi.

Sbircia la Notizia Magazine è una testata giornalistica di informazione online a 360 gradi, sempre a portata di click! Per info, segnalazioni e collaborazioni, contattaci scrivendo a info@sbircialanotizia.it

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Curiosità

Un giardino invernale che sorprende: la bellezza nascosta...

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Diciamolo: l’inverno non è mai una passeggiata per nessuno. Le giornate si accorciano, il freddo si fa sentire e il nostro giardino sembra entrare in un’era glaciale. Ma fermatevi un attimo. Davvero pensate che l’inverno sia solo una stagione di pause e silenzi? No, perché è proprio quando tutto sembra immobile che la natura ha il potere di stupirci. Basta saper guardare. E noi siamo qui per aiutarvi a farlo.

Scoprite il microcosmo dell’inverno

L’idea di un giardino fiorito durante i mesi più freddi può sembrare un sogno. Eppure, se ci pensate bene, non esattamente in questo modo. La Viola del pensiero, ad esempio, è una di quelle meraviglie che sfida il gelo con il suo viola intenso, un piccolo miracolo capace di rallegrare anche le giornate più grigie. Accanto a lei troviamo l’Erica, che con i suoi fiori rosa regala un’esplosione di colore anche nei giorni più freddi. Due piante diverse, due voci uniche che si fanno strada tra i vapori della brina.

E vogliamo parlare del Ciclamino? Questo fiore diventa un’icona di bellezza invernale, è una vera dichiarazione d’amore per la vita. Con le sue sfumature che vanno dal bianco al rosso intenso, è capace di trasformare qualsiasi balcone in un angolo poetico. Non richiede molto: un po’ di terreno ben drenato e riparo dai venti aggressivi. E parliamo della Calendula? Con il suo arancione vibrante sembra quasi dire: “Non temete, l’inverno non è poi così male”.

Fiori che sfidano il gelo

Ecco, l’inverno è capace di sorprenderci, basta lasciarsi incantare. Prendete il Gelsomino di San Giuseppe: questo rampicante è una poesia che sboccia tra gennaio e febbraio. Vi coglie di sorpresa proprio lì, che fiorisce quasi di nascosto. Giallo, luminoso, come un raggio di sole che vi sfiora il cuore proprio quando pensavate che tutto fosse fermo. E quel profumo? Un invito a respirare a pieni polmoni e ricordare che la primavera è già nell’aria.

E il Calicanto? Un arbusto che sembra uscito da un vecchio libro di favole. I suoi fiori gialli spuntano come piccole lanterne in un bosco incantato. Non si fanno notare subito, ma quando li scoprite, vi rubano un sorriso. E quel profumo intenso, quasi inaspettato, vi resta dentro. È un piccolo segreto che l’inverno tiene per chi sa aspettare.

Poi c’è la Camelia sasanqua, che non si accontenta di fare la semplice sempreverde. No, lei vuole brillare, con fiori che vanno dal bianco puro al rosso deciso. Ha un’eleganza che non stanca mai, quasi fosse una dama che attraversa con grazia un giardino in letargo. E l’Elleboro? Oh, l’Elleboro! È quella Rosa di Natale che fa capolino nei giorni più freddi. Le sue campanelle bianche, a volte porpora, sembrano sussurrarvi: “Ehi, siamo qui, a ricordarti che la vita trova sempre un modo”. Non serve molto per farla felice: un po’ di terra fresca, un angolo d’ombra e lei vi regalerà magia nei mesi in cui tutto sembra dormire.

Come curare il vostro giardino in inverno

Certo, l’inverno richiede attenzioni particolari. Non è l’estate e le regole del gioco cambiano. Per prima cosa, riducete le irrigazioni. Il freddo non è amico delle radici inzuppate. Assicuratevi che il terreno sia ben drenato: se è troppo argilloso, aggiungete sabbia o compost per migliorare il deflusso dell’acqua. E la luce? Alcune piante, come l’Elleboro, si accontentano di un po’ d’ombra. Altre, come la Calendula, vogliono stare al sole. Insomma, ogni fiore ha la sua personalità e va rispettata.

Quando il gelo diventa troppo aggressivo, coprite le piante con un tessuto non tessuto. Non è un grande sforzo, ma può fare la differenza. E ricordate: anche se l’inverno sembra immobile, il vostro giardino continua a vivere. Un concime liquido, somministrato ogni due o tre settimane, può mantenere piante e fiori in forma smagliante.

Il giardino come rifugio di vita

Un giardino invernale, forse, può sembrare solo un gioco estetico. Ma no, fermatevi un attimo e pensateci bene. Ci sono api, farfalle – quei piccoli esseri che spesso ignoriamo – che trovano rifugio proprio tra i vostri fiori, magari quando meno ve lo aspettate. Sì, anche in inverno. La natura non si ferma mai davvero, si muove in silenzio, in punta di piedi. E voi? Voi potete scegliere di farne parte. Ogni fiore che piantate è come un messaggio al mondo: “Ehi, io ci sono, e voi?”

E sapete una cosa? Un giardino d’inverno è molto più di un semplice angolo verde. È un posto dove riscoprire la bellezza, quella nascosta, quella che nessuno nota. È un invito. A voi stessi, prima di tutto. A fermarvi, a respirare. La natura rallenta, ma continua in silenzio. E così possiamo fare anche noi. Guardate quei fiori che sfidano il gelo, osservateli bene: c’è forza lì dentro. E forse, chissà, vi aiuteranno a trovare la vostra. Perché ogni stagione – anche la più dura – ha qualcosa da insegnarci. Sta a noi imparare a vederlo.

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Cultura

L’ascensore a Natale: un piccolo mondo sospeso, traboccante...

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Non so se capita anche a voi, ma quando arriva dicembre, le luci scintillanti delle strade, i profumi dei dolci e quell’aria gelida, nitida, quasi pungente, sembrano amplificare ogni sensazione. Basta poco, persino il ronzio di un impianto di risalita, per sentirsi addosso un turbinio di sentimenti che vanno dalla pura gioia alla più intensa malinconia. E l’ascensore, sì, proprio l’ascensore, in questo periodo dell’anno si trasforma in una sorta di scatola magica capace di accogliere, amplificare, riflettere, deformare e riconsegnare emozioni pure. Una minuscola stanza che va su e giù, come un’altalena che danza nel cuore dei palazzi, soprattutto a Natale, quando l’atmosfera carica di significato può trasfigurare anche un banale percorso verticale in una piccola avventura umana.

Noi ci pensiamo spesso, sapete, guardando le commedie natalizie o i film ambientati durante le feste: quante volte il cinema ha scelto l’ascensore come palcoscenico di scene memorabili? Non è mai soltanto uno strumento di servizio. A volte, in quei pochi secondi di tragitto, si addensa un concentrato di paura, amore, ansia, stupore, gioco, desiderio, attesa. E tutto questo – strano a dirsi – riesce a condensarsi in uno spazio di pochi metri quadrati, perfetto per mettere a nudo l’umanità dei personaggi.

La paura di essere scoperti: un ascensore che nasconde segreti

Pensate a certe situazioni in cui l’imbarazzo si mescola al terrore puro di essere colti sul fatto, lì, in quello spazio neutro che non dà scampo. È il caso di “Merry Christmas”, uno di quei cinepanettoni italiani che tutti, volenti o nolenti, abbiamo incrociato in televisione almeno una volta. Christian De Sica – che di questi film è stato un volto iconico – interpreta un pilota d’aerei con una doppia vita: due famiglie, due donne inconsapevoli l’una dell’altra, due mondi paralleli che non dovrebbero mai incrociarsi.

Ma a Natale, si sa, tutto può succedere. E così l’ascensore di un aeroporto ad Amsterdam diventa la trappola perfetta. De Sica si ritrova in cabina con entrambe le mogli, giunte fin lì all’insaputa l’una dell’altra. Panico. In quei secondi che sembrano eterni, l’ascensore diventa un confessionale forzato, un ring senza vie d’uscita. È un attimo, eppure dentro quel minuscolo box verticale la tensione si taglia a fette, e noi, che osserviamo la scena attraverso la cinepresa, ci sentiamo morire dal ridere e dall’ansia. C’è qualcosa di grottesco e profondamente umano in tutto questo: quell’ascensore ci sta sbattendo in faccia la verità sulle nostre fragilità, sulle bugie, sui nodi che prima o poi vengono al pettine.

Se la paura e il segreto fanno da padroni in certe scene, in altri film l’ascensore diventa un altare del destino. Pensiamo a “Serendipity”, una storia d’amore che sembra sempre sul punto di compiersi e insieme di sfuggire tra le dita. Nel cuore di una New York natalizia, addobbata e sfavillante, John Cusack e Kate Beckinsale si promettono un incontro che dipende dalla fortuna e dall’allineamento imprevedibile degli eventi. Ci sono due ascensori, due direzioni, due pulsanti: se entrambi arriveranno allo stesso piano, allora quella storia merita di essere vissuta. Ma il tempo corre, le porte si aprono e si chiudono, e un bambino giocherellone si mette di mezzo, toccando tutti i pulsanti disponibili. Il risultato? John arriva in ritardo, non trova Kate, e il momento perfetto sfuma in un attimo. Eppure, il ricordo di quell’ascensore, di quella possibilità mancata, resta. La morale è chiara: per il cinema, l’ascensore a Natale non è solo un mezzo di trasporto, ma un detentore di chiavi per entrare nel regno dell’amore. A volte apre porte, a volte le chiude ma non lascia mai indifferenti.

Da panico a calma imperturbabile: il contrasto di “Natale in India”

Non possiamo ignorare il teatro dell’assurdo di “Natale in India”, uno dei tanti film che hanno associato la stagione delle feste alle coppie comiche del cinema italiano. Qui c’è di nuovo Christian De Sica, questa volta a fianco di Massimo Boldi. I due si trovano chiusi in ascensore all’interno di una clinica, un incontro fortuito e bizzarro che scatta per un guasto tecnico. L’ascensore diventa un nido di emozioni contrastanti: da una parte, l’ansia incontenibile di De Sica, dall’altra la tranquillità quasi zen di Boldi. Il cortocircuito è spassoso e allo stesso tempo, trasmette quel senso di instabilità emotiva tipico dei giorni di festa. Sarà che a Natale ci sentiamo tutti più vulnerabili? O forse l’ascensore, chiuso, limitato, ci obbliga a fare i conti con noi stessi e gli altri in un modo che raramente accade al di fuori di quelle pareti?

Non siamo noi i soli ad aver notato la forza narrativa degli ascensori durante le feste. Sergio Alvarez, Marketing Manager di KONE Italy & Iberica, ce lo ricorda con entusiasmo: “Non esiste periodo migliore del Natale per mettere in risalto gli ascensori con una chiave di lettura più leggera e simpatica”. La KONE, multinazionale specializzata nella realizzazione di impianti di elevazione intelligenti, sa bene quanto un ascensore non sia solo una macchina di design e ingegneria, ma un vero spazio sociale. A Natale, ci suggerisce Alvarez, l’atmosfera rende tutto più intenso, le luci e le decorazioni attorno si riflettono nelle superfici lucide della cabina, i cuori sono più aperti, più fragili. E il cinema, da grande cassa di risonanza delle emozioni umane, ha sfruttato questa miscela per regalarci momenti indelebili.

L’ascensore, il contenitore di tutti gli imbarazzi

Forse Fabrizio Caramagna ha ragione, quando dice che “L’ascensore è il contenitore di tutti gli imbarazzi”. Quante volte ci siamo trovati a fissare il pavimento, trattenendo il respiro, desiderando ardentemente che le porte si aprissero il prima possibile per fuggire via? Durante il periodo natalizio, tutto ciò diventa più acuto, più potente. Il cinema ha il merito di mostrarci come un banale viaggio da un piano all’altro possa trasformarsi in un microcosmo emotivo. E così ci ritroviamo a guardarci dentro, a chiederci: se capitasse a noi, come reagiremmo?

C’è poi chi, in ascensore, incontra la possibilità di riscrivere intere esistenze. In “Un Bacio Prima di Natale”, il protagonista Ethan Holt, stanco e annoiato dalla sua quotidianità, esprime un desiderio: cambiare, e cambiare davvero. Nella sua vita “originale”, si era ritrovato bloccato per ore in ascensore con una donna, Joyce, che sarebbe poi diventata sua moglie. Lui, però, chiede di arrivare al piano desiderato senza quel fastidioso intoppo. Ed ecco che la mattina del 1° dicembre si risveglia in una realtà parallela, dove fa carriera ed è vice presidente, ma non è sposato, non ha figli e non conosce davvero Joyce se non come rivale di lavoro. L’ascensore, in questo racconto, è l’incrocio tra due universi: uno fatto di vincoli, legami, piccoli contrattempi trasformati in amore e l’altro una landa sterile di successi materiali ma senza calore umano. Per tornare alla vita vera, Ethan dovrà riconquistare il cuore di Joyce entro Natale. L’ascensore, prima teatro del caso, diventa allora la soglia tra due mondi, e la morale è limpida come la neve: a volte restare bloccati in un luogo scomodo serve a trovare la persona giusta.

Un Natale ingenuo e stupefatto: “Elf – Un elfo di nome Buddy”

Non è solo l’amore a scaldare l’atmosfera natalizia in ascensore, ma anche lo stupore di chi guarda il mondo con occhi da bambino. “Elf – Un elfo di nome Buddy” è l’esempio perfetto: Will Ferrell si cala nei panni di un elfo grande e grosso ma col cuore innocente, che sbarca a New York per conoscere il suo padre biologico. Lì, tra i grattacieli della Grande Mela, sale su un ascensore e… scopre che i pulsanti illuminati possono diventare come le lucine di un albero di Natale. Quella scena, tenera e buffa, condensa una sensazione di meraviglia difficile da scacciare. Ci ricorda che a Natale siamo tutti un po’ bambini e ogni singolo dettaglio può accendere qualcosa di magico dentro di noi.

L’amore che scatta tra due estranei: “A Christmas Kiss”

La passione che esplode all’improvviso è un altro filo conduttore in queste storie verticali. “A Christmas Kiss” ne fa un punto cardine: un ascensore diventa il luogo di un incontro fugace e inatteso, in cui un bacio rubato definisce il destino di una coppia. C’è tensione, c’è la sensazione che nulla sarebbe stato possibile senza quei pochi secondi di sospensione. A volte l’ascensore, soprattutto a Natale, simboleggia uno scarto improvviso dal nostro percorso lineare. È un luogo di transizione, certo, ma anche un portale che mette in contatto due esistenze. Quel bacio, incastonato in una manciata di secondi, diventa un seme che germoglierà fuori da quel minuscolo spazio.

Fuga e intraprendenza: “Mamma ho riperso l’aereo: mi sono smarrito a New York”

Natale e ascensori possono anche voler dire avventura. Prendiamo un classico: “Mamma ho riperso l’aereo: mi sono smarrito a New York”. Il piccolo Kevin, interpretato da Macaulay Culkin, ci aveva già abituati ai colpi di scena. Questa volta è solo, in un gigantesco hotel di lusso, inseguito dalla sicurezza. L’ascensore diventa la via di fuga perfetta: un improvviso rifugio verticale per scappare, per depistare chi lo bracca. È l’infanzia che trova sempre una strada originale per cavarsela, un po’ come ogni bambino che, a Natale, cerca un posto sicuro in cui ripararsi dal mondo degli adulti. Il cinema di quegli anni ci ha regalato l’immagine di Kevin che sfugge tra porte scorrevoli, sorprese inattese e scivolate rocambolesche. Anche questo è Natale: una corsa frenetica che culmina in uno spazio ristretto, come la cabina di un ascensore, da cui ripartire con un pizzico di leggerezza.

Il ruolo del cinema e la sua “stanza segreta”

Ci si potrebbe chiedere: perché il cinema è così affascinato dagli ascensori proprio a Natale? Forse perché nelle feste siamo più disponibili a credere alle coincidenze, ai miracoli, agli incontri fatali. Forse perché l’ascensore riduce le distanze: due persone che di solito non si parlerebbero mai, in quell’ambiente costretto, si vedono costrette a condividere un frammento d’intimità. E in una società in cui cerchiamo di tenere il resto del mondo a distanza, quell’improvvisa vicinanza può scatenare reazioni imprevedibili.

Di fronte a uno schermo, noi e voi, guardiamo quei personaggi e ridiamo, sospiriamo, ci agitiamo. Perché sappiamo bene che sotto sotto è un po’ anche la nostra vita: quanti ascensori abbiamo preso senza ricordare nulla? E quanti invece sono rimasti impressi nella memoria? Il cinema li carica di significato, li trasforma in metafore dell’esistenza, in simboli di un ascesa (o di una discesa) emotiva che trova nel Natale il suo momento culmine. Le storie che abbiamo passato in rassegna – dalla paura di “Merry Christmas” all’amore negato di “Serendipity”, dall’imbarazzo di “Natale in India” all’effetto sliding door di “Un Bacio Prima di Natale”, dallo stupore di “Elf” alla passione di “A Christmas Kiss”, fino all’astuzia del piccolo Kevin – ci mostrano tutte le sfumature di un luogo che, in fondo, potrebbe sembrare anonimo e freddo. Invece l’ascensore, soprattutto a Natale, è un crocevia di emozioni umane.

L’ascensore come specchio dell’anima natalizia

Alla fine, è questo che conta: capire che l’ascensore, tra luci sfavillanti e fiocchi di neve, diventa uno specchio dell’anima. Ci fa vedere ciò che tentiamo di nascondere, esalta i contrasti, rende possibile l’incontro e la fuga. A Natale, l’immaginario collettivo ci vuole tutti più vicini, più empatici, pronti a scambiare sguardi e parole. E l’ascensore, anche grazie al cinema che ne ha esaltato la potenza simbolica, diventa un teatro perfetto. C’è chi teme che le porte non si riaprano, chi spera che si fermino sul piano giusto, chi preme tutti i pulsanti per creare un albero di Natale luminoso. In quella manciata di secondi, chiusi tra quattro pareti, possiamo incontrare il nostro lato più autentico.

Non esiste tecnologia, per quanto avanzata, che possa sopprimere la natura profondamente umana di questo spazio in movimento. Sergio Alvarez di KONE lo ribadisce: a Natale l’ascensore si veste di nuovo significato. È un occhio di bue puntato sulle nostre emozioni più genuine. E noi, con voi, lo celebriamo, lo ricordiamo, lo osserviamo nel riflesso delle porte d’acciaio, convinti che, mentre lo guardiamo, sia lui a guardare dentro di noi.

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Curiosità

Investire con le emozioni: un alleato o un nemico?

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Le emozioni sono spesso considerate il tallone d’Achille dell’investitore: paura, entusiasmo, ansia possono sembrare ostacoli insormontabili per chi cerca di agire con razionalità nei mercati finanziari. Eppure, eliminare del tutto il fattore emotivo non è solo impossibile, ma anche controproducente. La scienza della finanza comportamentale ci insegna che le emozioni, se comprese e gestite, possono diventare un prezioso strumento decisionale.

Perché le emozioni influenzano le decisioni finanziarie

Secondo lo psicologo premio Nobel Daniel Kahneman, le decisioni economiche non sono mai completamente razionali, ma guidate da un misto di ragionamento analitico e “pensiero veloce”, ovvero impulsi emotivi che ci aiutano a reagire rapidamente. Questo meccanismo, benché utile per risolvere problemi immediati, può portarci a commettere errori nei contesti complessi come quelli finanziari.

Un’indagine recente mostra come l’età giochi un ruolo determinante nel rapporto con le emozioni. I giovani investitori (under 35) sono i più influenzati da stati d’animo come l’euforia e il timore, mentre le generazioni più mature (over 65) tendono ad affidarsi a strategie più razionali, pur senza eliminare del tutto il ruolo emotivo. Questo non significa che l’esperienza riduca le emozioni, ma piuttosto che aiuta a sviluppare un migliore autocontrollo, come evidenziato dagli studi dello psicologo Walter Mischel sul concetto di “delayed gratification”.

Emozioni: nemiche o alleate?

Nel suo lavoro sulla neurobiologia delle decisioni, il neuroscienziato Antonio Damasio ha rivoluzionato la comprensione del legame tra emozioni e scelte. Egli sostiene che le emozioni siano un elemento essenziale nel processo decisionale, definendole come “marcatori somatici” che ci aiutano a valutare rapidamente le opzioni sulla base di esperienze precedenti.

Per esempio, un investitore che ha vissuto la paura di una crisi economica potrebbe essere più cauto durante una fase di mercato ribassista, evitando di vendere in preda al panico. Tuttavia, lo stesso meccanismo può portare a una paralisi decisionale se non si riesce a distinguere tra un rischio reale e una paura irrazionale.

La trappola del market timing

Un esempio classico di come le emozioni possano giocare brutti scherzi è il cosiddetto market timing, ossia la strategia di entrare o uscire dai mercati cercando di prevederne i movimenti. L’entusiasmo durante un rally di mercato porta spesso a comprare a prezzi elevati, mentre l’ansia durante un calo spinge a vendere a prezzi bassi. Questa dinamica, secondo l’economista Richard Thaler, è uno dei comportamenti più comuni e disastrosi tra gli investitori non professionisti.

Tuttavia, è proprio attraverso gli errori che le emozioni possono diventare un vantaggio. Il ricordo di una decisione impulsiva sbagliata, come vendere in preda al panico, può insegnare a mantenere una visione di lungo periodo e ad evitare errori simili in futuro.

Tre strategie per gestire le emozioni negli investimenti

Le emozioni non possono essere eliminate, ma è possibile sfruttarle in modo positivo. Ecco tre approcci pratici per farlo:

1. Imposta una strategia e rispettala.
Pianificare il proprio portafoglio con un obiettivo di lungo termine aiuta a ridurre l’impatto delle emozioni a breve termine nel trading online. Ricorda che i mercati sono volatili, ma storicamente premiano la pazienza.

2. Conosci te stesso.
Come suggerisce il consulente finanziario e psicologo MeirStatman, una buona parte del successo negli investimenti dipende dalla capacità di riconoscere i propri punti deboli emotivi. Sapere come reagisci a guadagni e perdite è fondamentale per sviluppare una disciplina solida.

3. Affidati a un consulente esperto.
L’aiuto di un professionista può essere cruciale per mantenere il controllo nei momenti di stress. Un consulente non solo fornisce un punto di vista razionale, ma aiuta anche a contestualizzare le fluttuazioni di mercato, ricordandoti i tuoi obiettivi originali.

Conclusioni

Investire non significa eliminare le emozioni, ma integrarle in un processo decisionale consapevole. Le emozioni sono un linguaggio che il nostro cervello usa per guidarci: imparare ad ascoltarle senza esserne dominati è la chiave per diventare un investitore migliore.

Come disse una volta Kahneman, “Le emozioni non sono un fallimento del pensiero razionale, ma una risorsa che, se ben utilizzata, può renderci più saggi.” Nell’universo complesso e imprevedibile degli investimenti, trasformare le emozioni da nemiche in alleate è il primo passo verso il successo.

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