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Trump e il Canada: “Gli diamo 100 miliardi, è uno stato Usa”

"Nessun sa dire perché noi dobbiamo fornire sussidi al Canada per oltre 100 miliardi di dollari all'anno?"

Donald Trump

Donald Trump ancora all'attacco del Canada, in un post in cui, dopo aver definito in altre esternazioni Justin Trudeau un "governatore", afferma che è "un'ottima idea" far diventare lo Stato confinante il "51esimo stato". "Nessun sa dire perché noi dobbiamo fornire sussidi al Canada per oltre 100 miliardi di dollari all'anno? Non ha senso", scrive il presidente eletto, riferendosi in questo termini al deficit commerciale degli Stati Uniti con il Canada.

"Molti canadesi vogliono che il Canada diventi il 51esimo stato, risparmierebbero in modo massiccio su tasse e protezione militare, e io credo che sia una grande idea, 51esimo stato!", conclude il tycoon, che già durante la sua cena con Trudeau a fine novembre a Mar a Lago, dove il premier canadese è volato per discutere dei minacciati dazi del 25% sulle importazioni negli Usa, aveva avanzato l'idea, con quella che era stata definita una battuta.

Il post di oggi è destinato a rendere ancora più tesi i rapporti tra i due vicini, dopo che ieri il presidente eletto è entrato a gamba tesa nella politica interna canadese con un altro post con cui, chiamando ancora una volta il premier Trudeau 'governatore, attaccava Chrystia Freeland, la ministra delle Finanze e vice premier che lunedì è dimessa denunciando un disaccordo con Trudeau sul modo con cui affrontare la minacce di Trump.

"Il suo comportamento era totalmente tossico e non utile per raggiungere accordi positivi per gli altamente scontenti cittadini del Canada, non ci mancherà!", ha scritto dell'ex ministra che nella lettera di dimissioni inviata a Trudeau, e pubblicata su X, sostiene che il Canada deve "prendere estremamente sul serio" e rispondere con forza alla minaccia "della politica di nazionalismo economico, compresi i dazi del 25%" annunciata da Trump.

Le dimissioni di Freeland, che era al governo, con diversi incarichi, dal 2015, è arrivata in un momento in cui la popolarità di Trudeau è in netto calo, principalmente per le preoccupazioni per l'inflazione e l'immigrazione. Trudeau ha nominato al posto della ministra dimissionaria un suo stretto alleato, Dominic LeBlanc, che aveva accompagnato - in qualità di ministro della pubblica sicurezza, quindi titolare del dossier confini - il premier a Mar a Lago, dal momento che nelle sue minacce Trump lega i dazi anche alla questione del controllo dei confini per bloccare flusso di migranti e droga.

Freeland era considerata una sorta di braccio destro di Trudeau ed aveva avuto un ruolo centrale durante la prima amministrazione Trump nei colloqui per rinegoziare il Nafta. Allora Trump disse pubblicamente che non gradiva il suo stile negoziale. Nell'annunciare le dimissioni, Freeland ha rivelato che Trudeau venerdì scorso le aveva detto che voleva che lei lasciasse le Finanze per assumere un altro incarico all'interno del governo.

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Esteri

Musk contro la legge anti-shutdown: “Non deve passare...

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L'intesa raggiunta nella notte tra Democratici e Repubblicani ora è in bilico con il patron di Tesla che si mette così alla guida del gruppetto di deputati dell'estrema destra che lo stanno attaccando

Elon Musk - Fotogramma

Elon Musk, l'uomo più ricco del mondo a cui Donald Trump ha affidato il compito, a partire dal prossimo 20 gennaio, di tagliare di un terzo la spesa pubblica americana, esorta a votare contro l'accordo raggiunto nella notte tra repubblicani e democratici per scongiurare lo shutdown. "Questa legge non deve passare'", ha scritto sul suo X con un messaggio rivolto ai suoi 207 milioni di follower con cui si mette alla guida del gruppetto di deputati dell'estrema destra che stanno attaccando l'accordo per il fatto che contiene una serie di non necessarie voci di spesa, bollandolo come una legge 'albero di Natale".

La presa di posizione di Musk, che ha avuto un ruolo enorme nella vittoria di Trump ed ora ha una grande influenza sul presidente eletto, rischia di mettere in difficoltà lo Speaker Mike Johnson che ha negoziato l'accordo che deve essere votato entro domani per non far scattare il blocco delle attività del governo federale.

In un'intervista oggi a Fox News, il leader repubblicano ha detto di aver sentito alcune delle critiche direttamente da Musk e Vivek Ramaswamy, l'altro miliardario messo a capo del Doge. "Loro comprendono la situazione e mi hanno detto 'non critichiamo lei direttamente, Speaker, ma non ci piace la spesa pubblica. Ed io ho risposto: 'sapete, amici, anche a me non piace".

Secondo l'accordo raggiunto, la legge provvisoria di spesa avrà valore da domani fino al 14 marzo, per dare tempo al prossimo Congresso, che sarà interamente controllato dai repubblicani, e al nuovo presidente Trump di stabilire come il governo dovrà essere finanziato per il resto dell'anno. Nell'accordo di 1500 pagine - frutto di un negoziato di settimane - sono state aggiunti 100 miliardi per gli interventi di emergenza post uragani e 10 miliardi per l'assistenza ai coltivatori.

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Esteri

Spopola ‘Mama Claus’, svolta moderna o deriva...

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Sempre più diffusa la presenza nel Regno Unito dell'alter ego al femminile di 'Santa Claus'

Babbo Natale - FOTOGRAMMA

È giunto il momento per Babbo Natale di farsi da parte per far spazio a Mamma Natale? Se lo chiede il Guardian, che prendendo atto della sempre più diffusa presenza nel Regno Unito dell'alter ego al femminile di 'Santa Claus', si chiede se questo non sia l'ennesimo segno della 'temuta wokificazione' della festa o un semplice aggiornamento in chiave più moderna.

L'idea di Babbo Natale ha origine nella cultura cristiana occidentale e nelle tradizioni folcloristiche che circondano San Nicola, vescovo del IV secolo e santo patrono dei bambini, noto per la sua generosità spesso tradotta in doni. Ma la figura ormai millenaria rischia di aver un po' 'stancato', e secondo il Sun sono già "centinaia" le "Mama Claus" in giro per il Regno Unito, soprattutto nei siti di proprietà del National Trust, organizzazione di beneficenza e associativa finalizzata alla conservazione del patrimonio.

Già bersaglio di polemiche in passato, anche il Guardian si chiede se le iniziative per promuovere Mama Claus non siano altro che un ulteriore step di "wokificazione" del Trust. "Beh, alcuni potrebbero dirlo", si legge, ironizzando tuttavia sul fatto che alcune tradizioni verranno comunque mantenute: a un certo punto "Babbo Natale si sveglia dal suo torpore, se ne va in slitta e si prende tutto il merito! Beh, alcune cose non cambiano mai".

La risposta all'arrivo delle Mamme Natale "è stata, come potete immaginare, contrastante", ammette il Guardian, che si chiede ancora ironicamente se questa mossa possa segnare "la fine della civiltà come la conosciamo". Un lettore del Sun ha scritto: "Per centinaia di anni i bambini hanno ricevuto i loro regali da Babbo Natale. Perché rovinare una tradizione perfettamente valida? Il mondo è impazzito".

Ma c'è anche chi prova ad adeguarsi al cambiamento, come una mamma di Bath, che ha ammesso di aver ritenuto inquietanti alcuni Babbi Natale maschi. "C'è qualcosa di più gentile in una donna. Preferirei che le mie bambine fossero sedute sulle ginocchia di una donna, sicuramente". In conclusione, il giornale britannico ha consigliato ai lettori di provare a pronunciare il verso "Ho ho her!" ("dove 'her' sta per 'lei'), piuttosto che lasciarsi andare a polemiche già sentite come chi dice "Sì, va bene, ma San Nicola era sicuramente un lui. E sicuramente non era sposato..."

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Esteri

Sergei Polunin, ballerino con tatuaggio Putin lascia la...

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Su Telegram: "Il mio tempo in Russia si è esaurito da molto". La scorsa estate aveva denunciato di sentirsi seguito

Sergei Polunin - (Fotogramma)

Il danzatore di fama internazionale Sergei Polunin ha annunciato la sua decisione di lasciare la Russia con la moglie Elena e i figli. Noto anche per i tatuaggio con l'immagine di Vladimir Putin, che porta incisi sul petto e sulle spalle, e per le sue provocazioni, aveva sostenuto nel 2014 l'annessione della Crimea e nel 2022 l'invazione dell'Ucraina.

"Il mio tempo in Russia si è esaurito da molto. Sembra che io abbia completato la mia missione qui", ha scritto in un messaggio sul suo account Telegram, in cui non parla esplicitamente della ragione alla base della sua decisione. "Arriva un momento in cui uno sente di non essere dove deve essere", si è limitato a scrivere Polunin, che ha 35 anni ed è di origini ucraine, con la cittadinanza russa dal 2018.

Era stato nominato direttore di una accademia di danza a Sebastopoli e direttore del teatro dell'opera della città, una carica per cui è stato sostituito la scorsa settimana. La scorsa estate aveva denunciato di sentirsi seguito e della assenza di sicurezza. All'età di 13 anni aveva vinto una borsa di studio alla scuola del Royal Ballet di Londra ed era diventato la sua più giovane étoile di sempre. Si era dimesso dal Royal Ballet nel 2012. Lo scorso anno aveva sostenuto pubblicamente la rielezione di Putin a presidente.

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