“La rinascita del Centro Italia è una questione nazionale”, gli obiettivi di Castelli
Il commissario del governo per la ricostruzione post-sisma 2016-17 parla del suo libro "Mediae Terrae"
Il terremoto del 2016-2017 ha colpito duramente il Centro Italia, coinvolgendo oltre 600.000 persone e lasciando dietro di sé distruzione e sfide senza precedenti. Oggi, a quasi otto anni di distanza, il lavoro del Commissario Straordinario per la Ricostruzione si traduce in numeri e obiettivi concreti, testimoniando un cambio di passo significativo negli ultimi due anni.
Il Commissario Guido Castelli, senatore di Fratelli d’Italia e già sindaco di Ascoli per due mandati, ha descritto la rinascita dell’Appennino nel libro “Mediae Terrae” (Giubilei Regnani), presentato insieme al ministro della Cultura Alessandro Giuli durante la rassegna “Più libri più liberi”. Oggi, in occasione di un incontro con la stampa, insieme all’editore Francesco Giubilei, Castelli ha raccontato l’importanza di una governance collaborativa tra governo centrale, regioni e comuni. Una sinergia che ha permesso di superare le inefficienze burocratiche e di tradurre una strategia complessa in risultati tangibili.
“Il compito che mi è stato affidato dal Governo – ha detto Castelli – non è solo quello della ricostruzione materiale, ma anche della riparazione economica e sociale di questa parte dell’Italia che è un pezzo importante del Centro Italia, e che rappresenta un’attenzione per tutto il Paese: il Centro Italia, la sua rinascita, è una questione nazionale. L’opera di ricostruzione è un’opera articolata attraverso la quale vogliamo dare un nuovo futuro di crescita alle nostre comunità e, al contempo, contrastare il fenomeno dello spopolamento da lungo tempo in atto in questa area interna, come in tante altre aree interne. Nei nove capitoli del libro ho voluto tracciare le linee d’azione che stiamo adottando, con il Governo, con le Regioni con i Comuni, per dare vita a un Appennino contemporaneo: un territorio che custodisce un patrimonio unico di storia, arte, cultura e tradizioni. Ma un territorio che vuole fare tesoro dell’innovazione e degli obiettivi di sicurezza e di sostenibilità per ridare futuro a chi ci abita e a chi potrebbe tornare ad abitarci”, ha concluso il Commissario.
I Numeri della Ricostruzione
Nel cratere sismico, che copre 138 comuni di quattro regioni (Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria), il percorso di ricostruzione ha raggiunto una serie di traguardi:
• Ricostruzione privata: Al 31 maggio 2024 sono state presentate 31.177 richieste di contributo, per un valore complessivo di oltre 13 miliardi di euro. L’erogazione ha raggiunto 8,5 miliardi di euro, segnando un incremento del 57% rispetto ai bienni precedenti.
• Ricostruzione pubblica: Dei 3.500 interventi previsti, il 95% è stato sbloccato, con il 66% delle opere in progettazione e il 12% dei lavori già conclusi.
• Edifici di culto e scuole: Su 1.251 edifici religiosi danneggiati, il 90% degli interventi è stato avviato. Per le scuole, il 77% delle procedure pendenti è stato risolto, portando avanti il piano straordinario di ricostruzione.
Innovazione e Sostenibilità: Un Laboratorio per il Futuro
La ricostruzione non è solo un atto di riparazione materiale, ma è definita dal Commissario una visione per il futuro. Progetti come quello di Arquata del Tronto e Castelluccio di Norcia hanno adottato tecnologie innovative per la sicurezza sismica e la sostenibilità. Inoltre, la digitalizzazione ha assunto un ruolo centrale, con investimenti in infrastrutture di comunicazione e sistemi di monitoraggio ambientale. Una delle sfide più complesse riguarda il calo demografico nelle aree interne. Gli investimenti mirano a creare opportunità di lavoro e migliorare la qualità della vita per incentivare la residenzialità. Grazie al programma "Next Appennino", 22 comunità energetiche rinnovabili sono state istituite, e sono stati finanziati quasi 1.400 progetti imprenditoriali, per un totale di oltre 500 milioni di euro. L’obiettivo è frenare lo spopolamento e offrire un nuovo modello di rigenerazione sociale ed economica.
Cronaca
Idrossiclorichina cura il covid? L’articolo viene...
Ufficializzata la ritrattazione del lavoro del noto scienziato francese Didier Raoult e di alcuni colleghi per "motivi etici e metodologici"
"Ritirato". Oggi compare questa scritta accanto al titolo dello studio che nel 2020 suscitò l'entusiasmo diffuso per l'idrossiclorochina come potenziale trattamento per il Covid-19. La decisione di ritirare l'articolo, pubblicato sull'International Journal of Antimicrobial Agents, arriva dopo anni di campagne da parte di scienziati che sostenevano che la ricerca conteneva gravi difetti scientifici e potrebbe aver violato le norme etiche.
L'avviso di ritrattazione parla di preoccupazioni etiche e problemi metodologici, come riporta anche 'Science' in una news pubblicata online. Il lavoro era stato guidato da Philippe Gautret dell'Hospital Institute of Marseille Mediterranean Infection (IHU), e sosteneva che il trattamento con idrossiclorochina, un farmaco antimalarico, riduceva i livelli di virus nei campioni di pazienti Covid e che il farmaco era ancora più efficace se usato insieme all'antibiotico azitromicina.
L'entusiasmo dell'allora direttore dell'Ihu Didier Raoult, autore principale dell'articolo, riguardo alla 'promessa' rappresentata da questo farmaco, ha viaggiato su social media e Tv, scatenando un'ondata di clamore, cavalcata anche dall'allora presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Ma gli scienziati hanno subito sollevato preoccupazioni in merito al documento, notando la dimensione del campione di soli 36 pazienti e il tempo insolitamente breve di revisione paritaria: il documento è stato presentato il 16 marzo 2020 e pubblicato 4 giorni dopo.
Il 24 marzo, la consulente per l'integrità scientifica Elisabeth Bik ha osservato sul suo blog che sei pazienti trattati con idrossiclorochina erano stati esclusi dallo studio, uno dei quali era morto e tre dei quali erano stati trasferiti in terapia intensiva, il che potenzialmente aveva distorto i risultati a favore del farmaco. Studi più ampi e rigorosi condotti più avanti nel 2020 hanno dimostrato che l'idrossiclorochina non ha portato benefici ai pazienti con Covid-19.
Un'indagine condotta da Elsevier non è riuscita a stabilire se i ricercatori avessero ottenuto l'approvazione etica per lo studio prima di reclutare i pazienti, né se i pazienti avessero dato il consenso informato per essere trattati con l'antibiotico azitromicina. Questo farmaco non avrebbe fatto parte delle cure standard per i pazienti in Francia all'epoca, ha concluso l'indagine, quindi lo si sarebbe dovuto considerare un trattamento sperimentale che richiedeva il consenso.
Secondo l'avviso, i tre autori che hanno sollevato preoccupazioni in merito al documento "non desiderano più vedere i loro nomi associati all'articolo". Gautret e diversi altri autori hanno invece detto di non essere d'accordo con la ritrattazione, e gli investigatori non hanno ricevuto risposta da Raoult, l'autore corrispondente. Ad oggi, 32 documenti pubblicati da autori Ihu sono stati ritrattati, 28 dei quali co-firmati da Raoult, e 243 contengono 'espressioni di preoccupazione'.
Anche la Société Française de Pharmacologie et de Thérapeutique è intervenuta sulla ritrattazione in una nota, "attesa da 4 anni". E afferma che lo studio, ora ritirato, è stato la "pietra angolare" di uno scandalo che ha visto milioni di persone assumere idrossiclorochina inutilmente, mettendo a rischio i pazienti che hanno sperimentato effetti collaterali tra cui attacchi di cuore. "Questa serie di eventi serve a ricordare un punto essenziale quando si tratta di medicinali: anche in tempi di crisi sanitaria, prescrivere medicinali senza solide prove di efficacia, al di fuori del rigoroso quadro di studi clinici ben condotti, rimane inaccettabile", afferma la società scientifica.
Cronaca
All’Umberto I Roma progetto Tobia-Dama per assistenza...
L'assistenza, la cura, l'accesso facilitato e le procedure diagnostiche per persone con disabilità intellettiva e neuromotoria.
È il progetto Tobia-Dama presentato oggi all'Umberto I di Roma. L'operatore sanitario del Team Tobia nelle ore diurne e i sanitari nelle 24 ore, garantiscono le informazioni relative ai trattamenti. Nel ricovero in regime di 'Day Hospital' attraverso un forte coordinamento tra i medici specialisti e i servizi coinvolti, è prevista l'esecuzione per ciascuna persona con disabilità di un elevato numero di prestazioni diagnostico-terapeutiche, anche con sedazione profonda dove necessario, nel più breve arco temporale.
Il progetto è stato presentato oggi al Policlinico Umberto I alla presenza del presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca e dell'assessore ai Servizi sociali, Disabilità, Terzo settore, Servizi alla Persona, Massimiliano Maselli. Ad accoglierli la rettrice dell'università Sapienza Università di Roma, Antonella Polimeni, e il direttore generale dell'Umberto I Fabrizio d'Alba. "Finalmente c'è una rete strutturata di presa in carico dei cittadini, una risposta di civiltà", ha detto il direttore generale d'Alba. Il Progetto Tobia (Team Operativo Bisogni Individuali Assistenziali) - Dama (Disabled Advanced Medical) del Policlinico Umberto I, è inserito nella rete Tobia della Regione Lazio. "È un progetto necessario - ha detto Francesco Rocca - ci sono persone che hanno bisogni speciali e che spesso vengono 'rimbalzati', qui è il personale che si muove intorno ai pazienti più fragili. Contiamo di espandere il progetto Tobia in tutte le strutture del Lazio. Serve la consapevolezza sociale su questa fascia di popolazione e non la divisione politica".
"Oggi si avvera un sogno - ha evidenziato la rettrice Polimeni - il fatto che questa struttura sarà destinata per il progetto Tobia-Dama è un successo. La Sapienza forma grandi professionisti e ha il dovere di mettersi a disposizione per l’inclusività dei pazienti 'speciali' che hanno bisogno di salute non soddisfatti. Il Policlinico e La Sapienza hanno tutte le possibilità per fare uno sforzo importante".
Il progetto Tobia include il call center, il percorso dedicato dell'urgenza, il 'Day Hospital' per valutazione breve e di rivalutazione del caso e di percorsi ambulatoriali facilitati. Nel dettaglio, per l'accesso in emergenza/pronto soccorso gli operatori del triage appositamente formati accolgono, assistono e accompagnano i pazienti fragili e le loro famiglie. Le attività ambulatoriali multidisciplinari sono effettuate presso il Presidio Giorgio Eastman-terzo piano in Viale Regina Elena 287/b, Roma. In ciascun setting di cura - ricovero ordinario, day hospital, ambulatorio - è sempre prevista la presenza di un accompagnatore anche per coloro che provengono da strutture residenziali.
Cronaca
Palermo, mamma senza dimora partorisce in strada e lascia...
Il neonato affidato alle cure dei sanitari sta bene. Del caso si occupa ora la procura dei minori. La madre ieri ha lasciato l'ospedale, oggi è tornata ma si è allontanata nuovamente dopo poche ore
Sta bene Ivan, il piccolo venuto alla luce in strada a Palermo e lasciato poche ore dopo in ospedale dalla mamma, una senza dimora di origine sudamericana. A soccorrerli all'alba di ieri sono stati gli agenti dell'Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico e del commissariato 'Oreto-Stazione', intervenuti dopo una chiamata al 112.
"C'è una donna in strada che urla, ha un neonato in braccio", ha detto la voce all'altro capo del telefono. Quando gli agenti li hanno ritrovati, dopo ricerche serrate, in un giaciglio di fortuna nei pressi di un cantiere in via Antonio Ugo, il piccolo aveva ancora il cordone ombelicale attaccato. Ma era vivo. Immediata la corsa in ambulanza all'ospedale Buccheri La Ferla, da dove, però, poche ore dopo - in serata - la donna si è allontanata, lasciando il neonato.
"E' andata via senza avvisare nessuno", spiegano all'Adnkronos dall'ospedale. Oggi, però, è ritornata. Si è presentata in pronto soccorso per un ricovero in Ostetricia, ma dopo un paio d'ore dall'accettazione ha di nuovo lasciato l'ospedale. Senza vedere il piccolo, affidato alla cure di medici e sanitari del reparto di Neonatologia. "Il bimbo sta bene, poco fa dormiva placidamente. Pesa due chili e mezzo e riteniamo che sia nato a termine", dice all'Adnkronos Dario Vinci, direttore sanitario dell'ospedale Buccheri La Ferla, a cui il piccolo è stato ufficialmente affidato dalla Procura dei minori di Palermo.
"Stiamo facendo tutti gli accertamenti del caso, seguirà il percorso clinico-diagnostico di routine, ma ovviamente, trattandosi di una gravidanza non monitorata, serviranno dei controlli più accurati. Al momento non risulta affetto da patologie, anche se aspettiamo i risultati di altri esami". Nel reparto di Neonatologia, intanto, è già scattata una vera e propria gara di solidarietà. "Medici e infermieri si stanno prendendo cura di lui, la nostra priorità è garantirgli tutto quello che serve". Tutine, giochi e tanto affetto. "Purtroppo non è il primo caso, i professionisti che operano nel reparto sono in qualche modo abituati a gestire anche situazioni socio-familiari difficili e degradate". Per il piccolo Ivan, nato in strada all'addiaccio, il futuro è tutto da scrivere. Completati tutti gli accertamenti clinici spetterà alla Procura decidere cosa fare. Nel frattempo non gli mancherà l'amore. "Il piccolino e la sua salute sono la nostra priorità", dicono dall'ospedale. Dove già Ivan ha trovato l'amore, quello dei medici e dei sanitari che lo accudiscono.