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Francia, 51 condanne per gli stupri a Gisèle Pelicot: 20 anni per l’ex marito

L'uomo è colpevole anche di aver ripreso immagini a sfondo sessuale riguardanti la figlia Caroline e le sue ex nuore

La moglie di Dominique, Gisele Pelicot - Agenzia Fotogramma / Ipa

Si conclude con 51 condanne il processo per gli stupri ai danni di Gisele Pelicot. Colpevole anche l'ex marito della donna. Il caso è stato seguito in tutto il mondo non solo per l'efferatezza dei reati commessi, ma per il coraggio della vittima. La donna ha deciso di lottare e ha voluto rendere pubbliche le udienze, in modo da allontanare da sé la vergogna e "farla ricadere altrove", come ha spiegato uno dei suoi legali.

La condanna a Dominique Pelicot

La corte penale di Vaucluse, ad Avignone, ha condannato l'imputato Dominique Pelicot, ex marito di Gisèle, a vent'anni di reclusione, su richiesta dell'accusa. Dominique è stato giudicato colpevole di tutti i capi d'accusa, di aver violentato e sedato la moglie e di averla fatta violentare da decine di uomini, filmandola, per un periodo di dieci anni. Sono stati registrati quasi 200 stupri. L'uomo è stato anche riconosciuto colpevole di aver registrato e posseduto immagini scattate a loro insaputa alla moglie, alla figlia alle ex nuore. La condanna comporta una pena di sicurezza di due terzi - il che implica che per circa tredici anni l'imputato non può aspirare a facilitazioni. La sua situazione inoltre dovrà essere riesaminata per valutare la possibilità di una detenzione di sicurezza, procedura che consente di collocare in un centro di sicurezza socio-sanitario-giudiziario i detenuti che pur avendo scontato la pena presentano un rischio molto elevato di recidiva.

L'avvocato di Dominique Pelicot, Béatrice Zavarro, ha "preso atto" della decisione del tribunale di condannare il suo cliente a 20 anni di reclusione. La legale si è espressa davanti alle telecamere all'uscita dall'aula, dove ha voluto precisare di non aver ancora deciso, assieme al suo assistito, se ricorrere in appello contro questa decisione, e quindi se Pelicot sarà processato nuovamente, davanti a una giuria popolare. "Prenderemo una decisione entro il periodo di interdizione di dieci giorni", ha detto, prima di aggiungere che il signor Pelicot "è un po’ frastornato" per "il periodo di sicurezza che gli è stato imposto". La pena inflitta a Pelicot è la massima pena possibile per stupro aggravato.

Le altre 50 condanne

Nessuno dei 50 co-imputati è stato assolto al processo di Vaucluse. Le condanne inflitte loro - la minima a tre anni - sono inferiori a quelle richieste dall'accusa, che aveva fissato una pena minima di dieci anni per gli stupri, e inferiori in modo netto rispetto a quella dell'imputato. Una progressione di pene con cui - scrive Le Monde - la Corte ha voluto sottolineare la netta differenza tra Pelicot e i co-imputati. Uno di loro, Jean-Pierre M. è stato condannato a dodici anni di carcere. Il pubblico ministero aveva chiesto diciassette anni di reclusione. L'uomo, 63 anni, è stato descritto come il 'discepolo' di Dominique Pelicot. È stato l'unico imputato a non comparire per atti commessi contro Gisèle Pelicot, ma contro la sua stessa moglie, che ha drogato affinché Dominique P. potesse violentarla.

In tutto, l'accusa aveva chiesto 652 anni di reclusione contro i 51 accusati, ottenendo alla fine nei loro confronti condanne a trascorrere 428 anni dietro le sbarre, ha calcolato l'Afp. Al termine del processo, i 18 imputati già in custodia sono stati mantenuti in detenzione. Per i 32 imputati liberi, sono stati emessi 23 mandati di cattura con effetto immediato (presi direttamente in custodia). Tre ordini di rinvio a giudizio sono stati emessi a causa delle condizioni di salute di tre imputati (saranno incarcerati in strutture adeguate). Sei imputati sono stati rilasciati, o perché la sentenza emessa copre la custodia cautelare già scontata, o perché la loro pena sarà adeguata direttamente.

Molti esponenti della classe politica francese hanno reagito alla conclusione del processo salutando ancora una volta il coraggio e la determinazione di Gisèle Pelicot. Anche l'ex leader laburista Jeremy Corbyn ha voluto esprimere la sua ammirazione per la "dignità e la resilienza di Gisèle', che "rafforza milioni di donne nel mondo intero".

Dominique Pelicot è stato riconosciuto colpevole di aver violentato e sedato la moglie Gisèle e di averla fatta sottoporre a stupri a opera di decine di altri uomini per un periodo di dieci anni. Il presidente della corte penale di Vaucluse lo ha dichiarato colpevole di tutti i reati di cui è stato accusato, dagli stupri aggravati ai danni della moglie Gisèle, al tentativo di stupro e stupro aggravato ai danni della moglie di un co-imputato. Pelicot è colpevole anche di aver ripreso immagini a sfondo sessuale riguardanti la figlia Caroline e le sue ex nuore. L'uomo è stato condannato a vent'anni di reclusione, su richiesta dell'accusa.

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Esteri

Ucraina-Russia, Zelensky: “Putin è pazzo, ama...

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Il presidente ucraino: "Voglio discutere con il presidente eletto Usa, spero che mi capirà" e boccia la tregua ventilata da Orban come "un'operazione di pr politica"

Volodymyr Zelensky - Afp

Vladimir Putin "è molto pericoloso, per tutti. Per lui la vita umana non vale niente. Penso che sia pazzo, davvero. Ama uccidere". Lo dice il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in conferenza stampa a Bruxelles a margine del Consiglio Europeo. Per Zelensky, Putin è "un vecchio perso nelle sue fantasie. Vive nel suo acquario", afferma.

"Voglio Trump dalla nostra parte"

"Voglio che Donald Trump ci aiuti a finire questa guerra", scandisce Zelensky. "Penso che sia un uomo forte e lo voglio dalla mia parte. Vorrei discutere con lui in maggiore dettaglio - continua - penso che sia molto importante", visto che "lui non è stato in questa guerra, perché non era presidente" quando è iniziata l'invasione russa dell'Ucraina. "E' comprensibile. Spero che mi capirà, perché", a prescindere dal passato di ciascuno, "uomo d'affari, politico...siamo semplicemente persone e abbiamo le stesse emozioni".

"No alla tregua natalizia"

Zelensky boccia poi l'eventualità di una tregua natalizia con la Russia ventilata dal premier ungherese Viktor Orban. "Penso che non sia molto serio quando si parla di diverse iniziative legate alla vita degli ucraini e le si viene a scoprire dai mass media. Con tutto il rispetto per il popolo ungherese, il premier non ha un mandato personale per organizzare i negoziati, e i suoi rapporti con Putin sono un po' troppo cordiali" per riuscire a "rimetterlo al suo posto”.

“Dobbiamo preservare la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina”, continua Zelensky, spiegando che i soldati ucraini stanno proteggendo anche l’Europa con le loro vite, motivo per cui le circostanze della proposta di Orban gli sembrano “un'operazione di pr politica”. Lo stesso scetticismo si applica per lo scambio di ostaggi, continua: “Non capisco proprio di che scambio natalizio stiamo parlando. È una sfida molto importante organizzare il ritorno della nostra gente. Non sono in vena di vacanze”.

Il problema con un cessate il fuoco del genere, continua, è che rischia di congelare semplicemente il conflitto e non dare chiarezza su cosa avverrà dopo. “Per questo l'Ucraina ha bisogno di garanzie di sicurezza. Naturalmente vogliamo terminare la guerra, vogliamo una pace stabile, ma va da sé che la Russia non è interessata a questo”, spiega il presidente ucraino, sottolineando l’importanza di non discutere alcun piano riguardo l’Ucraina senza la sua partecipazione.

"Servono almeno 19 sistemi difesa aerea"

La Russia sta prendendo di mira la nostra generazione di energia nucleare - riferisce poi Zelensky -. Oltre 22 stazioni sono coinvolte nella generazione, abbiamo bisogno di 19 sistemi aggiuntivi per proteggere la rete, altrimenti rimarremo senza 4-5 GW di energia il prossimo inverno, come la Russia sa bene”. Lo afferma il presidente ucraino Volodymyr Zelensky parlando in conferenza stampa in occasione della riunione del Consiglio europeo.

Zelensky spiega che ci sono segnali incoraggianti riguardo la consegna di alcuni sistemi di difesa aerea. “C'è qualche movimento, qualche conferma, inizieremo a riceverli dal Canada e dalla Germania. Ma non sono sufficienti, ne servono almeno 19, e anche dei sistemi Patriot per proteggere le nostre città”.

"Non prolungheremo transito del gas russo"

“Non prolungheremo il transito del gas russo e non daremo la possibilità che ulteriori miliardi siano guadagnati sul sangue del nostro popolo”, afferma il presidente ucraino avvertendo che le nazioni che comprano gas a basso costo dalla Russia “prima o poi ne diventeranno dipendenti”. L'accordo di transito del gas russo verso l'Europa attraverso l'Ucraina scade il 31 dicembre 2024.

Il discorso vale anche per il gas di origine russa ma acquistato tecnicamente dall’Azerbaigian. “Transiteremo il gas solo se non proviene dalla Russia”, se non consente al Cremlino di continuare a finanziare la guerra d’aggressione in Ucraina, specifica Zelensky, prima di un’apertura parziale: se un Paese acquirente è pronto a ricevere il gas ma non pagare la Russia fino alla fine della guerra, “possiamo pensarci”.

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Esteri

Siria, lo scrittore e attivista Hamadi: “Padre...

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Le dichiarazioni in un'intervista a La Ragione, 'se non ci ricordiamo di questo lascito, l'odio non finirà mai'

Siria, lo scrittore e attivista Hamadi:

Con la caduta del regime di Assad l’enorme sistema di prigionia in Siria è finito e ora sono migliaia i familiari che da quelle carceri sperano di ritrovare i propri cari ancora in vita o quanto meno di recuperarne i corpi per una degna sepoltura. Fra questi vi è anche lo scrittore e giornalista Shady Hamadi che ha lanciato un appello tramite i suoi social per avere informazioni sul cugino scomparso, arrestato a un checkpoint in Siria nel 2013 e internato nella prigione di Homs. Da quel momento, dopo un processo sommario, nessuno ha più saputo nulla di lui. Hamadi dedicò il suo primo libro “Esilio dalla Siria - Una lotta contro l’indifferenza” proprio a quel cugino scomparso nella stessa prigione in cui, all’epoca di Assad padre, anche il padre del giornalista venne incarcerato e torturato per poi essere costretto a lasciare la Siria nel 1968 senza poter più fare ritorno in patria. Un attivismo politico che cominciò nel Partito nazionalista arabo, uno dei tanti che operò nell’ombra e che poi fu dichiarato illegale.

"In Siria gli arresti arbitrari erano la regola. Se eri fortunato, alla famiglia mandavano un comunicato in cui scrivevano che il prigioniero era morto d’infarto", ci racconta Hamadi. Per lo scrittore il martirio della Siria è incarnato da chi è sopravvissuto alle carceri e non è un caso che nel suo primo libro abbia parlato di indifferenza: "Bastava credere a una delle 55mila fotografie di Caesar – pseudonimo di un ex ufficiale siriano – che documentavano la morte e le torture inflitte ai detenuti nelle carceri fra il 2011 e il 2013. Per tanto tempo si è pensato che quelle immagini non fossero vere". Ci sono poi due personalità che simboleggiano altrettante spaccature nella società siriana: il piccolo Hamza al Khateeb e padre Paolo Dall’Oglio, gesuita italiano anche lui tra gli scomparsi, noto per aver rifondato negli anni Ottanta la comunità monastica cattolico-siriana Al-Khalil. "Hamza rappresenta la società civile che nel 2011 chiese al regime un’apertura alla democrazia. Quel poco più che bambino partecipò alle proteste in piazza a Dar’a, venne arrestato all’età di 13 anni, torturato e riconsegnato morto alla famiglia. Nessuno credeva che i bambini potessero finire nelle carceri" spiega Hamadi.

Quanto a padre Dall’Oglio, "rappresenta l’eredità della Siria: una società dialogante in grado di comunicare con altre minoranze. Se non ci ricordiamo di questo lascito non riusciremo a disinnescare tutte le dinamiche di odio che gravitano attorno alla questione siriana". Sul futuro del Paese lo scrittore sottolinea: "Ci sono dei buoni segnali dati dall’amnistia generale, il percorso è lungo ma il neo primo ministro al-Bashir ha detto che gestirà il Paese fino alle libere elezioni di marzo. Siamo speranzosi e consapevoli che il nuovo governo sarà sicuramente migliore del regime al potere per oltre cinquant’anni. Due i fattori necessari in questa transizione: "La riconciliazione interconfessionale e un processo di giustizia transitoria, ovvero portare alla sbarra chi ha commesso crimini sotto il regime di Assad senza praticare esecuzioni sommarie, come purtroppo sta avvenendo adesso".

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Esteri

Ucraina, chi sono i camaleontici ‘liquidatori dei...

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Ucraina, chi sono i camaleontici 'liquidatori dei russi' nella guerra ombra fra Kiev e Mosca

L'uccisione martedì a Mosca, a sette chilometri dal Cremlino, del generale Igor Kirillov, comandante delle forze di protezione da contaminazione radiologica, chimica e biologica delle forze di Mosca, conferma l'escalation in corso di una guerra ombra disputata da Kiev e Mosca. Con azioni mirate in territorio russo contro individui e atti di sabotaggio, in particolare contro depositi di armi e carburante, messe a segno da una vasta rete di operativi dei servizi civili ucraini dell'Sbu, discendente, come l'Fsb russo dal Kgb sovietico, da cui ha in parte ereditato le dimensioni, capacità e conoscenze, a cui vengono affiancati russi reclutati in loco.

Lo "Sluzhba bezpeky Ukrainy" "ha un enorme potere, alcuni sostengono troppo potere", ha commentato un diplomatico occidentale citato dal Financial Times. L'Sbu, che nell'ambiente dell'intelligence alcuni hanno iniziato a chiamare come il "liquidatore dei russi", ha raccolto molte informazioni e dati sui vertici politici e militari russi. Ha trovato il modo di inserire talpe, entrare nei sistemi di comunicazione in territorio nemico e identificare le vulnerabilità nella rete di intelligence di Mosca, Valentin Nalyachenko, ex direttore dell'agenzia di intelligence e ora deputato.

Con più di 30mila dipendenti e ancor più operativi, l'Sbu è vasto quasi tanto quanto l'Fbi. che di agenti ne ha 35mila, sette volte più grande dell'MI5, il suo equivalente britannico, più di quattro del Mossad israeliano. Ma ha saputo correggere, con arresti e inchieste per tradimento, il problema principale ereditato dal Kgb ed evidenti nel 2014: la fedeltà a Mosca di molti dei suoi dipendenti. E ha aggiunto una grande capacità di imprevedibilità. Come aveva dichiarato nei mesi scorsi il direttore, Vasyl Maliuk, anticipando il proseguimento delle operazioni in Russia, ogni volta la tattica sarà diversa "per rimanere un passo più avanti" del nemico. "L'Ucraina non si ripete".

Critiche per la mancanza di riforme sollecitate dagli alleati sono state messe da parte durante la guerra. La Cia collabora strettamente con l'Sbu che ha investito milioni di dollari in programmi di addestramento degli agenti ucraini.

All'Sbu sono attribuite le esplosioni sul Ponte di Crimea dell'ottobre del 2022 e nel luglio del 2023 e gli attacchi contro le unità navali della Flotta russa del Mar Nero, e quella dell'auto dell'ideologo della 'grande Russia' Dugin che ha ucciso la figlia Darya nell'agosto di quell'anno, a sua volta ideologa, sulle orme del padre. Nell'agosto del 2023 è stato ucciso in un locale di San Pietroburgo, nell'esplosione di una statuetta che gli era stata offerta in dono, il blogger militare Vladlen Tatarsky. E a dicembre, l'ex deputato ucraino Ilya Kiva, fuggito in Russia poco dopo l'inizio dell'invasione.

Dopo questa azione, l'Sbu ha cambiato obiettivo e ha iniziato a lasciar trapelare la responsabilità. Non sono più colpiti propagandisti e traditori ma comandanti militari e i responsabili delle azioni offensive.

L'agenzia ha quindi rivendicato la responsabilità dell'uccisione, il mese scorso di Valery Trankovsky, l'ufficiale di marina accusato di crimini di guerra a Kiev per aver ordinato raid su obiettivi civili.

Poi, è stato ucciso da un colpo d'arma da fuoco vicino a Mosca Mikhail Shatsky, l'ingegnere coinvolto nello sviluppo dei missili da crociera Kh-59 e Kh-69 da lanciare contro le città ucraine, vide responsabile della progettazione dell'Ufficio di progettazione sperimentale Mars.

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