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2024: per ‘L’Espresso’ la ‘Persona dell’anno’ è Ivana: bambina libanese vittima della guerra

La piccola di soli due anni è il simbolo delle sofferenze che i conflitti causano sui più vulnerabili: di tutti i bambini libanesi, palestinesi, israeliani, ucraini a cui è stata strappata via la gioventù

2024: per 'L'Espresso' la 'Persona dell'anno' è Ivana: bambina libanese vittima della guerra

Nel 2023, la copertina de L’Espresso dedicata alla persona dell’anno ha accolto il volto di Elena Cecchettin. Nel numero del 20 dicembre 2024, il settimanale - che sta per compiere il suo settantesimo compleanno - ha scelto di assegnare il riconoscimento a Ivana, una bambina libanese di due anni, già vittima della guerra. Durante un bombardamento israeliano, è stata colpita la sua casa nella cittadina di Tiro. Il corpo della piccola, che pesa appena otto chilogrammi, è stato avvolto dalle fiamme. Sua madre è riuscita a salvarla e, insieme all’altra figlia, sono scappate verso Beirut. Ormai sono passati due mesi da quel giorno e Ivana è ancora ricoverata in un ospedale per grandi ustionati della capitale. La madre è con lei, non ha un altro posto dove andare poiché “dell’appartamento sono rimaste solo le ceneri”, mentre suo marito non ha più un lavoro.

Ivana è il simbolo delle sofferenze che i conflitti causano sui più vulnerabili. È il simbolo di tutti i bambini libanesi, palestinesi, israeliani, ucraini a cui è stata strappata via la gioventù. Raccontare la storia di Ivana è un dovere, perché richiama tutti a non ignorare le conseguenze delle armi. È lei la persona dell’anno, “con l’auspicio che nessun bambino subisca più, mai più, un destino simile“, afferma il direttore de L’Espresso, Emilio Carelli. “Le immagini di volti segnati dalla paura e dal dolore di bambini feriti e traumatizzati non possono lasciare indifferenti. Dovrebbe essere impegno primario per tutti noi proteggere i diritti dei minori, promuovere la pace e garantire che nessun altro bambino debba subire il peso devastante della guerra. E allora facciamo in modo che il 2025 sia l’anno in cui non solo parliamo di pace, ma la realizziamo”.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Economia

Scioperi, 51 al mese nel 2024 e a gennaio già 45 in...

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Un anno segnato dal braccio di ferro sindacati-Mit tra precettazioni e ricorsi al Tar. E il 2025 si apre con una serie di mobilitazioni nei trasporti, giornata nera il 10 gennaio

Scioperi, 51 al mese nel 2024 e a gennaio già 45 in programma

Nel 2024 sono stati 1.603 gli scioperi proclamati, 981 revocati, per un totale di 622 mobilitazioni, un po' più di una e mezzo al giorno, o di 51 al mese, secondo i numeri del Garante scioperi. Il 2024 ha così registrato un aumento delle giornate di sciopero rispetto al 2023 (quando ne erano stati proclamati 1.647, revocati 1.064, per un totale di 583, circa 48 al mese) ma soprattutto l’inasprimento dello scontro sindacati-governo, protagonista per quest'ultimo il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini perché è proprio sul trasporto che il confronto si è fatto duro, tra precettazioni e relativi ricorsi al Tar. Precettati lo sciopero del trasporto ferroviario del 19 e 20 maggio, la mobilitazione generale del 29 novembre e quella del 13 dicembre (precettazione annullata dal Tar).

Nel 2024 il Tpl registra il primo sciopero di 24 ore senza fasce di garanzia da 20 anni. Dopo una lunga serie di mobilitazioni, locali e nazionali, l'8 novembre Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl Fna proclamano una nuova mobilitazione nazionale, la terza, nel trasporto pubblico locale: 24 ore e senza fasce di garanzia. Uno sciopero così non veniva indetto dal 2005, ma - spiegarono i sindacati nell'occasione - la modalità per legge può essere utilizzata una volta per ogni vertenza sul rinnovo del contratto.

Braccio di ferro sindacati-Mit

L'unità sindacale non si trova, invece, quando sono Cgil e Uil a proclamare 8 ore di sciopero generale per il 29 novembre contro la manovra di bilancio. A incrociare le braccia, anche i lavoratori di Tpl e trasporto aereo. Ed è qui che si consuma il braccio di ferro sindacati-Mit che vedrà il numero uno della Cgil Maurizio Landini pronunciare, a margine dell'assemblea generale a Milano, la frase poi al centro delle polemiche nei giorni e mesi successivi: "Credo sia arrivato il momento di una vera e propria rivolta sociale perché avanti così non si può più andare".

Sullo sciopero del 29 novembre interviene per prima la Commissione di garanzia chiedendo la riduzione a quattro ore dello stop nel Tpl. Il Mit convoca i sindacati che, però, confermano le ragioni e le modalità della mobilitazione. E Salvini a quel punto firma la precettazione "per evitare agli italiani l'ennesimo venerdì di caos". Cgil e Uil impugnano la precettazione e quando il Mit fa sapere che il ricorso dei sindacati è stato respinto dal Tar con “grande soddisfazione” del ministro Salvini, sono gli stessi sindacati a far sapere che un ricorso è stato sì rigettato dal Tar, ma non è il loro.

Lo sciopero di otto ore, 'precettato' a 4 per il Tpl, vede "più di 500mila persone oggi in tutta Italia scendere in piazza per difendere la libertà e i diritti di tutti. Il messaggio è molto chiaro: la piazza non si precetta”, tuona Landini dal palco della manifestazione di Bologna.

Salvini vs Usb ma il Tar blocca la precettazione del ministro

L’altro scontro si consuma sullo sciopero generale proclamato per tutti i settori, pubblici e privati, da Usb per il 13 dicembre. Stesso copione: Salvini convoca il sindacato al Mit per invitarlo a desistere, Usb resta fermo sulle proprie posizioni, il ministro firma il provvedimento per ridurre lo sciopero nel settore Tpl a 4 ore e Usb fa ricorso al Tar, che accoglie la richiesta del sindacato e sospende l’ordinanza di precettazione.

Una scelta che al vicepremier non va giù: “Abbiamo fatto tutto il possibile per difendere il diritto alla mobilità degli italiani. Per l’ennesimo venerdì di caos e disagi, i cittadini potranno ringraziare un giudice del Tar del Lazio”, è il suo commento.

Le tensioni sul settore trasporti spingono anche il Garante scioperi a scrivere, negli ultimi giorni del 2024, ai ministri dell'Interno e dei Trasporti, avendo riscontrato, scrive la commissione di garanzia, "negli ultimi anni un aumento delle azioni di sciopero nel Tpl con gravi conseguenze sulla mobilità di tutti i cittadini". E avendone individuato le ragioni non solo nel mancato rinnovo del contratto ma anche "a una crescente insicurezza sui luoghi del lavoro, dovuta al moltiplicarsi delle aggressioni", auspica che vengano individuate modalità di tutela atte a garantire ai lavoratori e alle lavoratrici condizioni di sicurezza".

Automotive, l'altro grande protagonista delle proteste dei lavoratori

Ma gli scioperi, nel 2024, hanno interessato tutti i settori, dalla sanità alla scuola alla giustizia. Protagonisti delle proteste, insieme con i lavoratori del Tpl, le tute blu con la vicenda Stellantis ancora in corso: ultimi, in ordine di tempo, lo sciopero di 8 ore del 18 ottobre dei lavoratori di Stellantis e di tutto il settore automotive con manifestazione a Roma, e lo sciopero nazionale di 8 ore del 25 ottobre dei lavoratori della componentistica non meccanica legata alla filiera industriale dell’automotive.

Contro una legge di Bilancio "deludente" il 20 novembre hanno scioperato medici e infermieri, ma a scioperare è stata anche la sanità privata, il 23 settembre, con circa 20mila manifestanti radunati nelle piazze di tutta Italia per chiedere dignità e giusto riconoscimento contrattuale e una partecipazione dell'80%. Il 31 ottobre hanno scioperato per 24 ore i lavoratori della scuola, dell’università, degli enti di ricerca, delle accademie, dei conservatori e delle scuole non statali per rivendicare "un contratto giusto e un lavoro stabile".

45 in programma solo a gennaio, il 10 giornata nera dei trasporti

Scontri e precettazioni non sembrano aver ammorbidito la piazza: nel calendario del Garante degli scioperi, per il mese di gennaio risultano già 45 gli scioperi in programma, esclusi quelli revocati. E i trasporti restano i protagonisti della protesta, e quindi dei disagi preannunciati. Per chi deve spostarsi via mare, la data da segnare è quella dell’8 gennaio quando a scioperare saranno i rimorchiatori napoletani (dalle ore 12.00 dell'8 gennaio alle ore 12.00 del 9), e i lavoratori di Caronte & Tourist isole minori e Siremar.

Il 10 gennaio si preannuncia una giornata nera dei trasporti. Treni a rischio con lo sciopero nazionale di 24 ore dei lavoratori Rfi, mentre il Tpl farà i conti con lo sciopero nazionale di 4 ore dei lavoratori del trasporto pubblico locale. A scioperare saranno anche i lavoratori di Ferrovie della Calabria dalle ore 11.30 alle ore 15.30, quelli del trasporto ferroviario di Firenze e provincia dalle ore 09.00 alle ore 16.59 e di Trenitalia Abruzzo dalle ore 09.00 alle ore 16.59. Sul fronte del trasporto aereo, nella stessa giornata sciopereranno anche i lavoratori di handler, della Sea spa e addetti alle pulizie.

Il percorso a ostacoli su rotaia continua il 21 gennaio con lo sciopero delle ferrovie Appulo Lucale dalle ore 15.40 alle ore 19.39 e di Ferrovie del Sud-est (Bari, Taranto e Lecce) dalle ore 15.40 alle ore 19.39; e 25 e 26 gennaio con lo sciopero plurisettoriale nazionale di 24 ore dei lavoratori delle aziende che svolgono attività ferroviaria, dalle ore 21.00 del 25/01 alle ore 20.59. Ma anche il Tpl locale avrà le sue giornate no: a Vercelli e Biella il 21 gennaio (dalle ore 08.30 alle ore 13.00 e dalle ore 15.00 a fine servizio); il 26 gennaio a Genova scioperano i lavoratori di Amt (servizio extraurbano dalle ore 10.30 alle ore 14.30 per il personale viaggiante e dalle ore 10.30 alle ore 14.00 per il personale addetti alle biglietterie); il 31 gennaio scioperano i lavoratori del gruppo Atm di Milano, Monza e della Brianza.

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Economia

Nuovo codice della strada, Salvini: “Numero dei morti...

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Conferma di Viminale e Mit: "Incidenti in calo del 2,8% nelle prime due settimane"

Matteo Salvini

Incidenti e vittime degli incidenti stradali in calo nelle prime due settimane dell'entrata in vigore del nuovo codice della strada. A rivendicarlo sui social è il ministro dei Trasporti Matteo Salvini.

"Avere ridotto del 25 per cento, dal 14 al 28 dicembre, nei primi quindici giorni del nuovo Codice della strada il numero di morti sulle strade - afferma il vicepremier - è qualcosa che dovrebbe rendere orgoglioso me e voi".

"Mi faccio carico volentieri se c'è qualche polemica, ho le spalle larghe, ho rischiato 6 anni per aver bloccato immigrati clandestini. Quindi - afferma Salvini - figurarsi se per salvare vite umane non mi faccio carico di qualche polemica e degli attacchi di Vasco o di radical chic di sinistra".

Quindi chiarisce che "chi sta usando i farmaci sotto prescrizione medica può tranquillamente guidare. Come faceva l'anno scorso. Ovviamente - precisa il ministro - ci sono farmaci che impediscono di guidare nelle ore successive, però esattamente come l'anno scorso chi prende dei farmaci oncologici. Abbiamo istituito un tavolo tecnico proprio per andare incontro alle centinaia di migliaia di pazienti che dietro somministrazione medica usano dei farmaci".

I dati del Viminale e del Mit

A confermare l'annuncio del ministro ci sono i dati ufficiali di Viminale e il Mit. Dal 14 dicembre al 28, ovvero nelle prime due settimane di entrata in vigore del nuovo codice della strada - fanno sapere i ministeri in una nota congiunta - la Polstrada e l’Arma dei Carabinieri hanno rilevato un calo degli incidenti (-2,8%) rispetto allo stesso periodo di un anno fa, ma soprattutto una drastica diminuzione degli incidenti mortali (-20,3%) e delle vittime (-25,4%).

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Attualità

La Manovra 2025: un cambio di rotta per l’Italia?

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La Manovra 2025: un cambio di rotta per l’Italia?

Negli ultimi giorni si è sentito parlare un po’ ovunque della Manovra 2025. Bella etichetta, certo. Ma poi? Poi ci siamo noi. Noi che facciamo i conti ogni giorno, tra bollette che non perdonano, lavori che arrancano e sacrifici che ormai sono diventati la norma. E allora la domanda vera è: che impatto avrà davvero questa legge su chi vive la vita reale, quella fatta di piccoli grandi problemi? Proviamo a capirlo insieme, perché di novità ce ne sono e alcune potrebbero cambiare qualcosa. Forse poco. Forse tanto.

Riforma IRPEF: promessa di semplificazione o una solita toppa?

Una delle grandi novità è questa riforma dell’IRPEF. Tre scaglioni invece di quattro. Sì, sulla carta è più semplice. Ma è davvero quello che serve? Vediamo: 23% fino a 28.000 euro, 35% da 28.000 a 50.000 euro, 43% oltre. Ok, è tutto più ordinato ma è qui che viene il dubbio: quanto cambierà davvero per chi, ogni mese, deve fare i salti mortali per arrivare alla fine?

Certo, c’è il taglio del cuneo fiscale confermato per i redditi fino a 40.000 euro. E per chi guadagna meno di 20.000 euro c’è un’indennità esentasse. Bello, no? Sì, ma basta? La classe media, quella che si becca sempre il peso maggiore, vedrà finalmente un po’ di respiro? Oppure siamo di fronte all’ennesima soluzione che funziona solo sulla carta? Questo è il punto. E nessuno può dirlo con certezza.

Pensioni: flessibilità o illusione?

Un altro capitolo cruciale è quello delle pensioni. Viene introdotta la possibilità di andare in pensione a 64 anni con almeno 25 anni di contributi. Interessante, no? Ma attenzione: questa misura è pensata per chi ha aderito anche alla previdenza complementare. Quindi, di fatto, è un incentivo a investire in fondi privati.

E poi c’è la rivalutazione delle pensioni minime, legata all’inflazione. Una boccata d’ossigeno per molti, certo. Ma è davvero abbastanza per affrontare il caro vita? La sostenibilità del sistema pensionistico rimane un grande punto interrogativo. E non possiamo far finta che la vera sfida sia ancora lontana.

Bonus natalità: un passo nella giusta direzione?

In un Paese dove i bambini sono sempre meno, la Manovra cerca di incentivare le famiglie con misure come il bonus nuovi nati: 1.000 euro per ogni figlio nato o adottato da gennaio 2025, per chi ha un ISEE fino a 40.000 euro. Una goccia nel mare? Forse sì, forse no. Certo è che, da sola, questa misura non basterà a invertire la tendenza.

Poi c’è il rifinanziamento del fondo di garanzia per i mutui sulla prima casa, con priorità ai giovani under 36 e alle famiglie monoparentali. Una buona notizia ma resta da vedere se queste misure riusciranno davvero a dare un aiuto concreto o se resteranno solo sulla carta, come purtroppo è già successo in passato.

Imprese e innovazione: opportunità da cogliere?

Passiamo al mondo delle imprese. La riduzione dell’IRES al 20% per chi reinveste gli utili è una delle misure più rilevanti. Se utilizzata bene, potrebbe stimolare investimenti in ricerca, sviluppo e nuovi posti di lavoro. E poi ci sono i fondi per la digitalizzazione e la sostenibilità ambientale. Parole chiave come intelligenza artificiale, blockchain e energie rinnovabili promettono grandi cose. Ma siamo pronti a cogliere queste opportunità? O il rischio è che, ancora una volta, rimangano solo belle intenzioni?

Casa: bonus ristrutturazioni ed ecobonus

Allora, qui parliamo di una delle parti che ci tocca davvero: casa. La Manovra 2025 mette sul tavolo due cose che ci interessano parecchio, il Bonus Ristrutturazioni e l’Ecobonus. Sì, quei nomi che fanno pensare a opportunità, ma anche a burocrazia infinita. Insomma, strumenti che potrebbero fare la differenza per chi vuole migliorare casa, tagliare bollette o anche solo sentirsi un po’ più moderno. Ma quanto è davvero facile usarli? E quanto ci conviene? Vediamo di capirlo, perché qui la promessa è grande, ma si sa, tra il dire e il fare…

Bonus ristrutturazioni

Il Bonus Ristrutturazioni, che consente detrazioni fiscali per interventi di recupero edilizio, viene prorogato dalla Manovra 2025 con una struttura rinnovata. Sono previste aliquote differenziate per abitazioni principali e seconde case, con una graduale riduzione delle percentuali di detrazione negli anni.

Abitazione principale (prima casa)

  • 2025: Detrazione fiscale del 50% con un tetto massimo di spesa di 96.000 euro per unità immobiliare.
  • 2026 e 2027: Aliquota ridotta al 36%, mantenendo invariato il limite di 96.000 euro.

Altre abitazioni (seconde case)

  • 2025: Detrazione fiscale del 36% con un tetto massimo di spesa di 96.000 euro.
  • 2026 e 2027: Aliquota ulteriormente ridotta al 30%, con il medesimo limite di 96.000 euro.

Ok, allora. Dal 2028 al 2033, si fa tutto uguale per tutti. Prima casa, seconda casa, poco importa: l’aliquota sarà del 30%. Chiaro, diretto, senza troppi giri. Ma è qui che arriva il nodo: il tetto massimo di spesa scenderà a 48.000 euro. Ora, mettiamoci nei panni di chi vuole ristrutturare davvero: con questa cifra, cosa ci fai? Ti basta? O forse no? Per molti potrebbe essere una stretta difficile da digerire. È un messaggio misto, quasi un “sì, ma” che lascia un po’ d’amaro. Eppure, è questa la direzione che si è scelta. Funzionerà? Chi lo sa. Ciò che è certo è che richiederà pianificazione e forse, qualche sacrificio.

Ecobonus

Parliamo di Ecobonus. Una parola che sa di futuro, ma anche di una di quelle cose che ti fanno pensare: “Bello, ma cosa significa davvero per me?”. Questo incentivo dovrebbe aiutare chi vuole rendere la propria casa meno energivora – o forse solo un po’ più moderna. La Manovra 2025 prova a semplificare le regole (era ora!), ma il gioco delle aliquote cambia in base a che tipo di immobile hai. E attenzione: gli sconti si riducono col tempo. Perché? Beh, forse per stringere la cinghia, o forse per spingerti a fare tutto subito. Chi lo sa. Una cosa è certa: c’è bisogno di coraggio, di pianificazione e diciamolo, anche di un po’ di fortuna per sfruttarlo al meglio.

  • Abitazione principale (prima casa):
    • 2025: detrazione del 50%.
    • 2026 e 2027: aliquota ridotta al 36%.
  • Altre abitazioni e immobili non residenziali:
    • 2025: detrazione del 36%.
    • 2026 e 2027: aliquota ridotta al 30%.

Un ulteriore elemento innovativo della Manovra 2025 è l’introduzione di un tetto di spesa modulato, calibrato sul reddito e sulla composizione del nucleo familiare. Questa misura mira a garantire un accesso più equo alle detrazioni, ponendo un freno alle disparità e incentivando gli interventi sostenibili.

L’obiettivo è chiaro: spingere verso una maggiore sostenibilità, assicurando che i benefici fiscali siano proporzionati alle condizioni economiche di ciascuna famiglia.

Una tassa sui voli extra UE: simbolo o sostanza?

Tra le novità della Manovra 2025 spicca l’aumento dell’addizionale comunale sui diritti d’imbarco per i voli diretti verso destinazioni extra Unione Europea. Dal 1° aprile 2025, ogni biglietto per un volo extra-UE costerà 50 centesimi in più. Cinquanta centesimi. Una moneta, una manciata di spicci.

Eppure, è lì che si gioca una promessa: quei soldi dovrebbero servire a migliorare qualcosa, a fare la differenza. Si applica ai grandi aeroporti, quelli con milioni di passeggeri. Ma diciamolo: è abbastanza? O è solo una goccia in un mare di problemi? Vedremo se questi spicci finiranno davvero dove servono, o se rimarranno un altro piccolo peso senza una vera storia da raccontare.

Finalità e impatto

Dunque… Tutti quei 50 centesimi per ogni biglietto extra-UE, dove andranno? Beh, l’idea è chiara: quei soldi, una volta raccolti, saranno usati per progetti ambientali e infrastrutturali nei Comuni dove ci sono gli aeroporti interessati. Sì, bello a dirsi. Però fermiamoci un attimo. Stiamo parlando di circa 5,33 milioni di euro nel 2025 e poi 8 milioni nel 2026. Ma davvero bastano queste cifre per fare la differenza? Cosa si riuscirà a costruire o migliorare con questi numeri? E, soprattutto, arriveranno davvero dove servono o si perderanno nei soliti rivoli burocratici? Il punto è tutto qui: è una buona idea sulla carta ma nella pratica serve ben più che un piccolo balzello per cambiare le cose.

Analisi critica

Sebbene l’importo aggiuntivo di 0,50 euro per passeggero possa sembrare irrisorio, la reale efficacia di questa misura nella lotta contro il cambiamento climatico solleva numerosi interrogativi. Da una parte, rappresenta un chiaro segnale politico verso una maggiore attenzione alle tematiche ambientali. Dall’altra, però, il suo impatto effettivo sul comportamento dei consumatori e sulle emissioni del settore aereo potrebbe risultare limitato.

Inoltre, l’applicazione selettiva della tassa – che coinvolge solo determinati aeroporti e rotte – potrebbe alimentare dubbi di equità. Questo aspetto rende cruciale monitorare con attenzione l’effettiva destinazione dei fondi raccolti, al fine di assicurare che vengano utilizzati per progetti con un impatto ambientale tangibile. Sarebbe inoltre opportuno considerare l’adozione di misure complementari più incisive per affrontare le sfide climatiche con maggiore efficacia.

E ora?

La Manovra 2025 si presenta senza dubbio come ambiziosa. Mira a rilanciare l’economia, sostenere le famiglie e favorire l’innovazione. Tuttavia, le sfide da affrontare sono numerose e complesse. La vera prova sarà la sua attuazione concreta. Il Governo sarà in grado di trasformare queste promesse in realtà? Solo il tempo potrà dare una risposta definitiva.

Quello che posso dirvi, col cuore in mano, è che non smetteremo di guardare ogni piega di questa Manovra, ogni piccolo passo, ogni possibile inciampo. Saremo qui, con la testa sulle spalle ma con gli occhi spalancati, a chiederci insieme a voi: “Cambierà davvero qualcosa?”. Perché alla fine, conta questo: vedere se le parole diventano fatti, se le promesse fanno spazio a un cambiamento vero. Vero per noi, per voi, per le famiglie che tengono tutto in piedi ogni giorno. E noi ci saremo, pronti a raccontarvi tutto, con tutta la passione e anche, forse, la rabbia necessaria.

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