Estrazione 24 dicembre: numeri della combinazione vincente
SuperEnalotto, centrato oggi 24 dicembre un '5+1' a Veglie in provincia di Lecce che vince 627.284,27 euro. Alla prossima estrazione il jackpot a disposizione del '6' sarà di 49.9 milioni di euro.
Con quali punteggi si vince
Al SuperEnalotto si vince con punteggi da 2 a 6, passando anche per il 5+. L'entità dei premi è legata anche al jackpot complessivo. In linea di massima:
- con 2 numeri indovinati, si vincono orientativamente 5 euro;
- con 3 numeri indovinati, si vincono orientativamente 25 euro;
- con 4 numeri indovinati, si vincono orientativamente 300 euro;
- con 5 numeri indovinati, si vincono orientativamente 32mila euro;
- con 5 numeri indovinati + 1 si vincono orientativamente 620mila euro.
Il prezzo di una schedina
La schedina minima nel concorso del SuperEnalotto prevede 1 colonna (1 combinazione di 6 numeri). La giocata massima invece comprende 27.132 colonne ed è attuabile con i sistemi a caratura, in cui sono disponibili singole quote per 5 euro, con la partecipazione di un numero elevato di giocatori che hanno diritto a una quota dell'eventuale vincita. In ciascuna schedina, ogni combinazione costa 1 euro. L'opzione per aggiungere il numero Superstar costa 0,50 centesimi.
La giocata minima della schedina è una colonna che con Superstar costa quindi 1,5 euro. Se si giocano più colonne basta moltiplicare il numero delle colonne per 1,5 per sapere quanto costa complessivamente la giocata.
Come controllare se ho vinto
E' possibile verificare eventuali vincite attraverso l'App del SuperEnalotto. Per controllare eventuali schedine giocate in passato e non verificate, è disponibile on line un archivio con i numeri e i premi delle ultime 30 estrazioni.
La combinazione vincente di oggi
La combinazione vincente di oggi è 6-18-27-30-52-56. Numero Jolly: 83. Superstar: 80.
Cronaca
Natale, 400 persone in basilica di Santa Maria in...
E' una famiglia di 400 persone quella che si è sefuta tavoli allestiti nella basilica di Santa Maria in Trastevere per il pranzo di Natale della comunità di Sant'Egidio. Qui, dove 42 anni fa si era appena in venti, tra bisognosi e volontari, si ripete come da tradizione un banchetto che non ha confini, al quale partecipano senza fissa dimora ed ex senza fissa dimora che hanno trovato una sistemazione grazie alle opere della comunità, anziani, famiglie in difficoltà, ma anche rifugiati venuti coi corridoi umanitari e oggi perfettamente integrati nel tessuto sociali, in una tavolata in cui si confonde chi aiuta e chi è aiutato.
All’inizio del Giubileo sono 80mila le persone a pranzo in Italia e 250mila in tutto il mondo per un forte messaggio di pace e solidarietà. E' un Natale che supera la rassegnazione e la solitudine, fanno sapere dalla Comunità di Sant'Egidio, una grande festa che, a partire da Santa Maria in Trastevere dove nel 1982 si tenne il primo pranzo di Natale con i poveri, si svolger in tanti altri quartieri della capitale e in un centinaio di città italiane. Lo stesso appuntamento, nel giorno di Natale, viene vissuto in una settantina di paesi del mondo, con 250mila invitati.
Per il banchetto della festa, in cui le persone della Comunità si siedono a pranzo con gli invitati, previsto il menù tradizionale: lasagne, polpettone, lenticchie, dolci natalizi. Una tavola in cui si confonde chi serve e chi è servito e in cui ciascuno riceverà un dono personalizzato, come avviene in ogni famiglia. Tutte le iniziative previste sono possibili grazie al sostegno di numerosi volontari e al numero solidale 45586 (attivo fino al 29 dicembre), per lanciare un forte messaggio di speranza non solo a chi vive difficoltà personali e familiari, ma a tutti in un tempo segnato da profonde crisi in diverse parti del mondo e da troppe guerre. Numerose le iniziative solidali che si stanno organizzando, per tutto il periodo natalizio, con distribuzione di pasti e regali, anche nelle carceri italiane, come a Roma, il 26 dicembre, a Rebibbia e a Regina Coeli, dove verranno portate lasagne e regali.
Cronaca
“Ti taglio la testa”, picchia la compagna a...
Violenza a Ischia, donna ferita dal partner e salvata dai carabinieri in strada
"Oggi ti taglio la testa", poi picchia la compagna: i carabinieri la salvano alla Vigilia di Natale, un uomo di 46 anni finisce in manette in provincia di Napoli. Nella serata di ieri a Forio d'Ischia, i carabinieri in strada hanno incrociato una donna ferita che barcollava. In evidente stato di agitazione, la 42enne è stata soccorsa subito: perdeva sangue dal sopracciglio, aveva un grosso livido sullo zigomo ormai gonfio e sulla mano che sanguina c’è un taglio. La donna, spaventata, ha raccontato di essere stata appena aggredita dal compagno.
L’aggressione sarebbe avvenuta in casa e non sarebbe la prima volta anche se non lo aveva mai denunciato. I carabinieri contattano il 118 e, una volta che i sanitari prendono in cura la donna, decidono di raggiungere l’abitazione. Porta aperta, nel salone era presente un uomo, 46 anni, seduto in silenzio su una sedia mentre la tv accesa trasmetteva un film natalizio. In casa sedie rotte, mobili danneggiati e macchie di sangue sul pavimento. In cucina i carabinieri hanno trovato anche una bottiglia di birra rotta e il telecomando sporco di sangue. Bloccato dopo una colluttazione, il 46enne è stato arrestato. Dalla ricostruzione, è emerso che i due vivevano insieme da 10 anni e da tempo la donna subiva offese e veniva picchiata. Nella serata di ieri, l'uomo l'avrebbe aggredita mentre la donna tentava di andare via da casa. L'avrebbe afferrata per il collo, spingendola contro il frigo, prendendola a schiaffi, pugni e ferendola con il coccio di una bottiglia rotta. "Oggi ti taglio la testa" le avrebbe urlato, prima che la donna riuscisse a divincolarsi e a fuggire. Ora l'uomo è in carcere a disposizione dell’autorità giudiziaria mentre la donna, visitata dai medici dell’ospedale di Lacco Ameno, fortunatamente ne avrà per pochi giorni.
Cronaca
Dal medico di base al pronto soccorso, la sanità pubblica...
Un'inchiesta empirica sulle risposte che si ottengono avendo necessità di cure nei giorni di Natale
Attese troppo lunghe, ritardi insostenibili, risorse e strumenti che mancano, piccoli e grandi episodi di malasanità. Gli ospedali, a partire dai pronto soccorso, e tutta la filiera della sanità pubblica che parte dal medico di base sono dentro una crisi strutturale che i tanti fatti di cronaca documentano puntualmente. C'è però anche una strenua resistenza, fatta di medici, infermieri e operatori, che continua ad assicurare un servizio essenziale, nonostante il contesto e nonostante gli errori e le scelte sbagliate che si sono stratificate nel tempo.
Avere necessità di cure a ridosso di Natale, e quindi frequentare l'ospedale e lo studio del medico di base per cercare l'assistenza che serve, favorisce un punto di osservazione privilegiato che consente un'inchiesta empirica, ma efficace, sullo stato di salute della nostra sanità. Siamo a Roma, in una zona centrale, e questo diventa un dato da considerare, perché la situazione cambia non solo da Regione a Regione e tra una città e l'altra, ma anche tra una struttura più grande e una più piccola, tra un quartiere e l'altro.
Il pronto soccorso, frontiera aperta
All'interno di un pronto soccorso si sentono solo nomi e cognomi, persone, e i relativi problemi da risolvere. Senza sosta, senza tregua. Infarto in corso, principio di ischemia, trauma, dolori incomprensibili, altri traumi. Mal di testa, pruriti vari, distorsioni immaginarie. Umanità ferita, senza altro appiglio, e umanità più agiata che cerca comunque conforto. Richieste di aiuto e risposte da dare a tutti, sempre. Medici e infermieri, operatori, camminatori, addetti alle pulizie.
Il pronto soccorso è una frontiera dove tutto è ammesso e dove quasi tutto è affrontato, nonostante il tempo che scorre, nonostante le risorse che mancano, nonostante la perfida sproporzione tra i mezzi a disposizione e quelli che servirebbero. Nonostante l’arroganza di qualcuno e la supponenza di qualcun altro. Nonostante la disperata presenza, che diventa occupazione indebita, di chi non sa dove altro andare.
Arriva di tutto dietro al vetro dell’accettazione. Li’ si alternano donne e uomini che si muovono con apparente indolenza ma sono capaci di improvvise prove di efficienza quando la situazione lo richiede. E succede più spesso di quanto si possa immaginare. Il passaggio dal cazzeggio lento e strascicato all’adrenalina dell’emergenza è immediato, come un interruttore che scatta. Si accende la luce e si cerca di fare tutto quello che è possibile fare. Il Pronto soccorso di un ospedale è l’ultima frontiera aperta. Entrano tutti, anche quando sono troppi, entrano tutti uguali di fronte all’emergenza, anche se sono già diversi. Poi, in uscita, le distanze inevitabilmente si allargano ancora, rispetto al passo successivo, che presuppone quasi sempre scelte in cui le relazioni, a anche il denaro, tornano subito ad avere il loro peso.
Il medico di base, alleato fondamentale o peggior nemico
Dallo studio del medico di base passa tutto quello che precede o che segue all'ospedale. Ma anche tutto quello che è quotidiano, ordinario, dentro la vita di tutti i giorni. Visite, diagnosi, prescrizioni, ricette, consigli e rassicurazioni. In ordine sparso, in presenza, via telefono, via mail o via whatsapp, tutte le richieste, i dubbi, le aspettative e le frustrazioni, si riversano sulla stessa persona, che ha centinaia di pazienti. Di qualsiasi età e con qualsiasi patologia, dal raffreddore alla malattia terminale. Domande continue, più o meno cortesi, e risposte, più o meno accurate. Evidente, anche in questo, quanto possa fare la differenza l'approccio del singolo medico, che può essere un alleato fondamentale, imprescindibile, se fa bene il suo lavoro, o anche il peggiore nemico, se al contrario rompe il rapporto di fiducia e disattende le aspettative.
Qualità e accesso al servizio, pesano le persone e il denaro
Una prima sintesi mette insieme la premessa e la conclusione di questo 'viaggio' a tappe forzate e obbligate: quello che funziona lo si deve alla quota di professionalità, di attenzione e di dedizione che mettono in più alcune persone; quello che non funziona, al netto delle carenze strutturali e delle disfunzioni croniche del sistema, viene amplificato dalla quota di superficialità, approssimazione, e sciatteria che altre persone fanno pesare.
Altro aspetto generale che si percepisce chiaramente è che le condizioni attuali impongono scelte continue. Di fronte alla sproporzione tra quello che servirebbe e quello che si riesce a fare, le emergenze vengono trattate e le urgenze differibili, che sono sempre di più perché la soglia sensibile diventa più alta, vengono tralasciate o archiviate il più velocemente possibile. Il risultato è che se si sta molto male, in linea di massima, si trovano risposte ma se ci sono problemi o disturbi di media intensità il rischio di rimanere senza l'assistenza necessaria sale.
C'è poi il dato più sensibile e più 'politico', quello dell'equità. Restando rigorosamente nel servizio pubblico, la qualità e purtroppo anche l'accesso ai servizi, in alcuni casi, dipendono dalle condizioni economiche. Le prestazioni gratuite sono sempre di meno, i tempi per accedere alle prestazioni gratuite sono sempre più lunghi, le opzioni a pagamento, si parli di visite specialistiche, di farmaci o di dispositivi medici, possono fare la differenza. (Di Fabio Insenga)