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Cecilia Sala arrestata, il compagno Daniele Raineri: “Saprà di tutto l’affetto”

La giornalista si trova nella prigione di Evin, in Iran

Cecilia Sala - Ig / Daniele Raineri

"Arrivano moltissimi messaggi di solidarietà indirizzati a Cecilia. Appena sarà possibile, saprà di tutto questo affetto", così Daniele Raineri, giornalista de Il Post e compagno di Cecilia Sala, scrive su Instagram il giorno dopo la diffusione della notizia dell'arresto della giornalista di Chora Media e Il Foglio. Insieme a queste parole ha condiviso una foto della ventinovenne, mentre tiene in braccio un cucciolo di cane.

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Un post condiviso da Daniele Raineri (@daniele.raineri)

Nel post sul social network Raineri ha voluto riassumere le informazioni principali della vicenda. "Cecilia Sala è andata a lavorare in Iran con un visto giornalistico. Al penultimo giorno - ha scritto - è stata arrestata dalle autorità iraniane e rinchiusa in una cella d’isolamento nella prigione di Evin, a Teheran. La prima visita in carcere è stata autorizzata soltanto dopo otto giorni in isolamento".

Giorgia Meloni: "Costante attenzione"

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni segue "con costante attenzione la complessa vicenda di Cecilia Sala" fin dal giorno del fermo, avvenuto in Iran il 19 dicembre scorso. E si tiene "in stretto collegamento con il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e con il Sottosegretario Alfredo Mantovano", al fine di "riportare a casa al più presto la giornalista italiana". Lo fa sapere Palazzo Chigi, in una nota.

Chi è Cecilia Sala

Sala è uno dei volti più noti del giornalismo italiano. Nata a Roma nel 1995, è da sempre molto attiva sui social e da anni ormai tratta di politica estera documentando quello che succede in varie zone di conflitto. Sala si è recata diverse volte in Ucraina per raccontare la guerra ancora in corso con la Russia, ma si trovava anche in Afghanistan nel 2021 durante il ritorno al potere dei Talebani. In quella occasione dovette interrompere una diretta con La7 a causa di alcuni spari contro l'hotel dove si trovava. Una scena che è diventata subito virale sui social.

Sala inizia a interessarsi al giornalismo quando ancora studiava economia all'Università Bocconi di Milano. A pochi esami dalla laurea decise di interrompere gli studi e dedicarsi alla sua nuova passione, iniziando a trattare in particolare la politica estera. Nel 2015 comincia a lavorare nella redazione di Vice e negli anni successivi comincia a collaborare con Vanity Fair, L'Espresso e Il Foglio. Diventa presto anche un volto televisivo, apparendo in diverse trasmissioni su La7.

Cecilia Sala ha da sempre avuto un'attenzione particolari alle nuove frontiere del giornalismo digitale. Molto attiva sui social network, nel 2020 ha esordito con il podcast 'Polvere', un'inchiesta condotta insieme a Chiara Lalli che trattava dell'omicidio di Marta Russo, giovane uccisa alla Sapienza nel 1997. Il podcast ha avuto tanto successo da essere trasformato in un libro pubblicato, con lo stesso titolo, da Mondadori nel 2021. L'anno successivo diviene protagonista di un altro podcast, 'Stories', prodotto da Chora Media, in cui ogni giorno racconta storie dal mondo.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Esteri

Afghanistan, Talebani vietano a donne di guardare dalla...

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L'ultimo decreto della Polizia morale

Donne in Afghanistan  - (Afp)

Vietato alle donne di guardare fuori dalla finestra. E' l'ultimo decreto della Polizia morale dei Talebani afghani. Il portavoce dei Talebani, Zabihullah Mujahid, ha annunciato un decreto che mira ad impedire "atti osceni". Il decreto prevede che "anche vedere il posto in cui le donne vivono, la cucina, il bagno e la porta del locale per il wc è pericoloso".

Il decreto

Gli edifici di nuova costruzione non dovrebbero avere finestre simili. Per gli edifici già esistenti, nel caso in cui una finestra si affacci su luoghi frequentati da donne, va murata. Le municipalità sono state incaricate di sovrintendere all'applicazione delle norme. "Il decreto è in vigore dalla data di pubblicazione", viene specificato.

Il primo novembre scorso i Talebani avevano imposto una nuova regola oppressiva, che silenzia ancora di più la voce delle donne. Il ministro per la Promozione della virtù e la prevenzione del vizio, Khalid Hanafi, aveva vietato alle donne afghane di udire la voce delle altre. "Anche quando una femmina adulta prega e un'altra femmina passa nei pressi, non deve pregare a voce così alta da farsi sentire", ha detto Hanafi secondo il New York Post. La voce di una donna è considerata "awrah", il che significa dovrebbe essere coperta e non essere udita in pubblico, ha detto Hanafi secondo la stessa fonte.

I Talebani hanno conculcato i diritti delle donne e delle ragazze da quando sono tornati al potere, nell'agosto 2021. Le autorità hanno emanato editti, direttive e decreti, che tra l'altro limitano l'educazione delle ragazze alla scuola elementare, vietano alle donne l'accesso alla maggior parte delle professioni e vietano loro di usufruire di parchi, palestre e altri luoghi pubblici, secondo l'Onu. "Ora più che mai è cruciale includere le donne in tutte le questioni che riguardano il futuro dell'Afghanistan", ha detto l'ex diplomatica afghana Asila Wardak dello Women's Forum on Afghanistan, secondo l'Onu. Sottolineando che il futuro del Paese "non può essere costruito sull'esclusione di metà della popolazione", Wardak ha aggiunto che "le donne debbono far parte della soluzione, non essere messe da parte".

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Esteri

Trump perde l’appello per abusi sessuali: dovrà...

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Il presidente eletto dovrà pagare 2 milioni di dollari per gli abusi e altri 3 milioni per aver diffamato Carroll

Donald Trump - Afp

Una Corte d'appello federale degli Usa ha confermato oggi, 30 dicembre, il verdetto di una giuria che ordina al presidente eletto Donald Trump di pagare 5 milioni di dollari per aver abusato sessualmente della scrittrice E. Jean Carroll e per averla diffamata. Lo ha stabilito una giuria di New York, dopo un processo civile durato nove giorni, tenuto l'anno scorso, che aveva condannato l'ex presidente per aver abusato sessualmente di Carroll in un grande magazzino di Manhattan nel 1996.

Trump è stato condannato a pagare 2 milioni di dollari per abusi sessuali e altri 3 milioni di dollari per aver diffamato Carroll, già editorialista della rivista Elle. Trump ha negato le accuse e ha presentato ricorso contro il verdetto, sulla base del fatto che altre due donne che avevano affermato che aveva aggredito sessualmente anche loro non erano state ammesse come testimoni.

Il collegio di tre giudici della Seconda Corte d'Appello del Circuito degli Stati Uniti non ha concordato: "Concludiamo che il signor Trump non ha dimostrato che il Tribunale distrettuale ha commesso errori, in nessuna delle sentenze impugnate", hanno detto.

"Inoltre - hanno aggiunto i giudici - non ha sostenuto l'onere di dimostrare che qualsiasi errore dichiarato o combinazione di errori dichiarati ha influenzato i suoi diritti sostanziali, come richiesto per giustificare un nuovo processo". Carroll ha ricevuto 83 milioni di dollari da un'altra giuria, in un'altra causa contro Trump. Ha anche presentato ricorso contro questo verdetto.

Due casi federali intentati contro Trump dal procuratore speciale Jack Smith sono stati archiviati, da quando ha vinto le elezioni presidenziali del 5 novembre scorso. Trump è stato accusato di aver gestito malamente documenti riservati dopo aver lasciato la Casa Bianca e di aver cercato di ribaltare i risultati del verdetto elettorale del 2020, ma Smith ha archiviato i casi, in base alla politica del Dipartimento di Giustizia di non perseguire un presidente in carica.

Trump è stato condannato a New York a maggio per 34 capi di imputazione per falsificazione di documenti aziendali, allo scopo di coprire un pagamento in denaro alla pornostar Stormy Daniels. Il giudice Juan Merchan ha recentemente respinto la richiesta del presidente eletto di far annullare la propria condanna, ma ha rinviato la sentenza a tempo indeterminato.

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Esteri

Cecilia Sala, Iran conferma l’arresto: “Ha...

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Il ministro Tajani: "Trattativa delicata e non facile. Facciamo il possibile perché i tempi siano brevi". Intanto in Italia il legale dell'iraniano arrestato chiede i domiciliari

Cecilia Sala - Agenzia Fotogramma

Cecilia Sala è accusata di aver violato "le leggi della Repubblica islamica dell'Iran". È quanto afferma il dipartimento generale delle relazioni con i media internazionali del ministero della Cultura di Teheran, citato dall'agenzia di stampa ufficiale iraniana Irna, confermando così l'arresto di Sala, avvenuto lo scorso 20 dicembre. Entrata in Iran con visto giornalistico il 14 dicembre, Cecilia Sala si trova in isolamento nel carcere di Evin da oltre 10 giorni.

"Il suo caso - si legge ancora nella dichiarazione citata dall'Irna - è ora nella fase delle indagini. Il suo arresto è avvenuto nel rispetto delle norme vigenti e l'ambasciata italiana a Teheran è stata informata". "Durante questo periodo" - si legge inoltre - a Cecilia Sala "è stato garantito l'accesso consolare ed è stata anche in contatto telefonico con la sua famiglia".

Tajani: "Tempi rilascio non ipotizzabili, trattativa delicata"

I tempi per il rilascio di Sala "non sono ipotizzabili, perché la trattativa è molto delicata e non è facile. Noi facciamo tutto il possibile perché i tempi siano brevi ma non dipende dall'autorità italiana, la situazione è abbastanza complicata per questo abbiamo chiesto il massimo riserbo", ha spiegato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ospite a Zona Bianca.

"Il dialogo è aperto e noi stiamo cercando in tutti i modi per cercare di riportarla a casa il prima possibile. Il governo sta facendo il massimo", ha detto ancora Tajani assicurando di essere "in stretto contatto con la famiglia costantemente informata da me sull'evoluzione della situazione".

"Le condizioni di salute sono buone. Certamente è preoccupata per la sua condizione di detenzione e spera di uscire dal carcere il prima possibile", ha continuato il ministro.

Legale iraniano arrestato chiede domiciliari

Intanto in Italia il legale di Mohammad Abedini Najafabadi, il cittadino iraniano bloccato a Malpensa il 16 dicembre scorso su ordine della giustizia americana, sta per depositare un’istanza alla Corte d’Appello di Milano per chiedere gli arresti domiciliari del suo assistito. A dirlo all’AdnKronos è l’avvocato Alfredo De Francesco.

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