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Sudcorea, l’accusa: Yoon autorizzò militari a sparare per entrare in Parlamento

Il rapporto dei pubblici ministeri contro il presidente sospeso della Corea del Sud

Proteste in Sudcorea contro il presidente Yoon Suk Yeol - Afp

Nel fallimentare tentativo di imporre la legge marziale, il presidente sospeso della Corea del Sud, Yoon Suk Yeol, aveva autorizzato i militari a sparare con le loro armi per entrare in Parlamento, qualora si fosse reso necessario. Lo ha appreso l'Afp visionando un rapporto dei pubblici ministeri.

"Non siete ancora entrati? Cosa state facendo? Sfondate la porta e trascinateli fuori, anche a costo di sparare", aveva detto Yoon al capo del comando di difesa della capitale Lee Jin-woo, secondo il rapporto di accusa sommaria che l'avvocato di Yoon continua a negare.

Intanto i parlamentari sudcoreani hanno votato per la destituzione del presidente ad interim, Han Duck-soo, che ha assunto le funzioni dopo l'impeachment del presidente. L'Assemblea nazionale, riferisce l'agenzia sudcoreana Yonhap, ha votato ieri per l'impeachment di Han e la mozione è passata con 192 voti a favore su 192 votanti. Non era mai accaduto in Corea del Sud che il Parlamento votasse per l'impeachement di un presidente ad interim.

Per Han - che è anche primo ministro - scatta ora la sospensione dagli incarichi e le funzioni passano al vice premier e ministro delle Finanze, Choi Sang-mok, che diventerà così presidente e primo ministro ad interim. "Il governo farà del suo meglio per garantire la stabilità", ha detto Choi.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Cronaca

Giubileo, aperta Porta Santa a San Giovanni in Laterano

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Cardinale Reina: "Mondo lacerato da guerre, tendiamo le braccia a tutti"

Il cardinale Reina apre la Porta Santa della Basilica di San Giovanni in Laterano (Fotogramma)

Aperta la terza Porta Santa del Giubileo della Speranza. Dopo l'apertura da parte di Papa Francesco della Porta Santa nella Basilica di San Pietro e di quella nel carcere di Rebibbia, questa mattina il cardinale vicario di Roma Baldassare Reina ha aperto la Porta Santa della Basilica di San Giovanni in Laterano.

"In questo mondo lacerato da guerre, discordie, disuguaglianze, tendiamo le braccia a tutti, facciamo in modo che attraverso le nostre braccia spalancate arrivi un riflesso dell'amore di Dio. Non ci salveremo da soli ma come famiglia", ha detto il cardinale Reina nel corso dell'omelia.

"Oggi mentre attraversiamo questa Porta che sono le braccia del Padre il nostro pensiero si rivolge con particolare compassione a coloro che, come il figlio minore della parabola, si sentono lontani e indegni. E a quelli che come il figlio maggiore - ha detto - portano nel cuore il peso di amarezze profonde e non si sentono più figli amati. Pensiamo ai malati, ai carcerati, a chi è segnato dal dolore, dalla solitudine, dalla povertà, dal fallimento. A chi si è lasciato cadere le braccia per sconforto o mancanza di senso, a chi è senza speranza, a chi ha smesso di cercare le braccia del padre perché chiuso in se stesso o nella sicurezza delle cose del mondo".

"E' la fraternità che dobbiamo coltivare fino all'estremo delle nostre forze. Varcando la porta di casa proviamo a portare Dio dentro le nostre famiglie, nelle nostre relazioni quotidiane, nel rapporto con i figli, nei legami coniugali, nell'attenzione e nella cura degli anziani. Ogni porta chiusa diventi una porta aperta e ogni cuore lontano trovi la via del ritorno nella casa del Padre", ha concluso.

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Esteri

Trump-Meloni, Rampini: “Tra loro affinità e simpatia,...

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Il giornalista ha parlato della posizione privilegiata che potrebbe avere l'Italia con gli Usa, ma anche delle problematiche che si potrebbero venire a creare

Giorgia Meloni e Donald Trump

"Il 2025 presenterà dei test ardui per l'asse Trump-Meloni", ma "partendo da aspettative elevate c'è il rischio di delusioni". È quanto scrive Federico Rampini in un editoriale sul Corriere della Sera, in cui sottolinea che "è diffusa l'opinione, tra osservatori americani o europei, che l'Italia sia destinata ad avere un felice rapporto con il Trump Due" dal momento che "Giorgia Meloni viene annoverata nel trio dei leader 'vincitori' dopo la rielezione del repubblicano, insieme con il presidente polacco e il premier ungherese" e "di questi Paesi l'Italia è il più grande, l'unico fondatore dell'Unione europea, ed è la seconda potenza manifatturiera del continente. Tutte ragioni per avere una posizione privilegiata nel nuovo capitolo delle relazioni che si aprirà dopo l'Inauguration Day del 20 gennaio".

Per Rampini, l'affinità politica e culturale tra Meloni e Trump è "evidente" così come "la simpatia personale, che coinvolge pure Elon Musk", ma alcuni "scogli" mettono a rischio questi rapporti, a partire dalle spese per la difesa, con Trump che intenderebbe presentarsi al summit Nato a giugno chiedendo che i Paesi membri spendano il 5% del Pil. "Ma l'Italia è tra gli ultimi, non ha neppure avvicinato il 2% (e bisogna domandarsi perché)", prosegue il giornalista, secondo cui anche sul fronte economico potrebbero sorgere dei problemi.

"Trump chiede all'Europa un aggiustamento degli squilibri commerciali. L'Italia vanta uno dei più grossi attivi nell'interscambio con gli Stati Uniti. Dovrebbe importare più gas naturale, suggerisce Trump. Anche questo non è semplice", sottolinea Rampini, sostenendo che "la questione militare è la più spinosa" e "scelte onerose si impongono a prescindere da Trump". "Pensare che il rapporto Trump-Meloni sarà idilliaco a prescindere è una scommessa - conclude Rampini - È possibile che Trump voglia fare sconti agli amici, ma non vanno sottovalutate la sua natura 'transattiva' e la sua fretta di sbandierare vittorie a vantaggio dell'America".

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Cronaca

Social, dal caso Imane Khelif all’orecchio bendato di...

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L'analisi di Socialcom in esclusiva per AdnKronos sulle notizie false nel mondo

Imane Khelif e Matteo Salvini (Fotogramma)

Dall’identità di genere di Imane Khelif alla ‘coppia’ Elon Musk-Mark Zuckerberg fino a Diodato e Ghali esecutori del sequestro Moro. Nell’ultimo anno 36 milioni di post, con annesse 1687 milioni di interazioni, sono stati bollati come ‘fake-news’. A fare i conti è una ricerca – in esclusiva per l’AdnKronos – condotta dal team di analisi di Socialcom, con la piattaforma Socialdata, dove emergono “numeri significativi” anche in Italia con 448mila menzioni capaci di produrre 25 milioni di interazioni.

Musk e Zuckerberg, la protesta digitale

Il panorama di ‘bufale’ è assai vario. Ci sono le immagini generate con l’Intelligenza artificiale, come ad esempio quelle che ritraevano Musk e Zuckerberg insieme in una vasca idromassaggio o stretti in un tenero abbraccio sul letto, capaci da sole di generare 75,5 mila interazioni. Contenuti che – condivisi principalmente su X e Facebook, le piattaforme di proprietà dei due imprenditori – sono stati utilizzati dagli utenti “come atto provocatorio”, un gesto “fortemente simbolico da parte per richiamare l’attenzione sull’assenza, o quantomeno l’insufficienza, di misure concrete per arginare il problema della disinformazione online”, spiega la ricerca. Una protesta digitale, dunque, che vuole far luce proprio sulle responsabilità delle piattaforme social nella gestione e regolamentazione dei contenuti sulle loro piattaforme.

Il caso di Imane Khelif

Altro caso eclatante è quello che ha riguardato Imane Khelif, pugile algerina medaglia d’oro alle Olimpiadi di Parigi 2024. L’atleta era stata squalificata dai Mondiali 2023 a causa dei livelli di testosterone oltre i limiti previsti dal regolamento sportivo dell’ente organizzatore, cioè l’Iba, l’International Boxing Associaton, associazione non riconosciuta dal Comitato Olimpico Internazionale che organizza invece i Giochi Olimpici e che, a fronte di un regolamento diverso, aveva invece ammesso alle gare Khelif. Questa controversia ha tuttavia alimentato speculazioni secondo cui la pugile fosse transgender. Una narrazione che ha presto preso piede sui social, trovando “terreno fertile in un contesto globale caratterizzato da crescenti discussioni sulla partecipazione di atleti transgender alle competizioni sportive”. In realtà, “Khelif presenta una condizione di iperandrogenismo, che comporta una produzione più alta di testosterone, ma ciò non implica che sia transgender”, ribadisce l’analisi. E infatti “le verifiche ufficiali condotte dagli organi competenti hanno confermato la piena idoneità a gareggiare nelle categorie femminili”. Le interazioni generate ammontano a quasi 98 mila.

Beyonce e Jay-Z

Ancora, negli Stati Uniti, durante un’intervista al programma Piers Morgan Uncensored del 2 ottobre 2024, la cantante Jaguar Wright ha lanciato gravi accuse contro Beyoncé e Jay-Z, sostenendo che la coppia avesse più “vittime” rispetto a Sean “Diddy” Combs, allora sotto processo per traffico sessuale. Le dichiarazioni, però, sono state immediatamente bollate come "prive di fondamento" dall’avvocato dei due artisti, Alex Spiro, che ha chiesto formalmente la rimozione delle affermazioni dall’intervista. L’8 ottobre 2024, Piers Morgan ha preso una posizione insolita, rilasciando una dichiarazione di scuse in diretta, riconoscendo che le accuse erano false e annunciando la loro cancellazione dall’intervista originale. Da questa bufala sono state generate oltre 90 mila interazioni.

Madonna in Brasile a spese del governo Lula

Anche il concerto gratuito di Madonna, tenutosi il 4 maggio 2024 sulla spiaggia di Copacabana a Rio de Janeiro, è stato al centro di una vasta diffusione di fake news online, che ha portato a 134mila interazioni. Le notizie false accusavano il governo federale brasiliano, guidato dal presidente Luiz Inácio Lula da Silva, di aver finanziato l’evento utilizzando fondi pubblici. Tuttavia, tali affermazioni sono state ufficialmente smentite. L’evento è stato finanziato principalmente da sponsor privati, tra cui il Banco Itaú e Heineken. Parallelamente, il governo dello Stato di Rio de Janeiro e il Municipio hanno fornito un contributo di circa 2 milioni di dollari ciascuno, a supporto dell’organizzazione dell’evento.

I suprematisti bianchi col machete in UK

Una serie di scontri e rivolte sono scoppiati dopo il tragico omicidio di tre bambine a Southport, nel Regno Unito, commesso da un diciassettenne autoctono di origini africane. Gruppi di estrema destra hanno strumentalizzato l’evento, diffondendo la falsa notizia che l’assassino fosse un migrante, alimentando tensioni sociali e trasformando quella che inizialmente era una denuncia contro la violenza sugli innocenti in un dibattito sui conflitti razziali. Da un lato, i nazionalisti hanno accusato i media di nascondere la verità per evitare accuse di razzismo; dall’altro, il governo e la stampa hanno denunciato i diffusori di fake news e incitazioni all’odio. Un episodio emblematico è stata l’accusa di un utente di destra contro un reporter progressista, accusato di parlare di “rivolte dei bianchi” nonostante il servizio mostrasse persone non caucasiche armate di machete. L’engagement in questo caso ammonta a 144mila interazioni.

Diodato e Ghali rapitori di Moro e gli alieni a Miami

Anche l’Italia con le fake news ha il suo bel da fare. Negli ultimi 12 mesi abbiamo creduto quasi a tutto, perfino che a sequestrare e uccidere Aldo Moro siano stati i due idoli della gen Z, Diodato e Ghali. Questo in realtà, precisa il report di Socialcom, è “un caso emblematico di vandalismo digitale su Wikipedia”, un fenomeno che “sfrutta la vulnerabilità delle piattaforme collaborative per veicolare contenuti falsi o irrispettosi, minando la credibilità delle informazioni online”. In questo caso, la bufala – che conta 11,7 mila interazioni – costituisce “un grave oltraggio alla memoria di Aldo Moro, illustre statista e presidente della Democrazia Cristiana, rapito e tragicamente ucciso dalle Brigate Rosse nel 1978”. Di fatto, la pagina Wikipedia dedicata ad Aldo Moro è stata temporaneamente modificata, riportando appunto che il suo rapimento sarebbe stato opera dei cantanti italiani Diodato e Ghali, figure del tutto estranee al contesto storico e politico di quel drammatico evento.

Ma non c’è solo questo. In Italia abbiamo creduto anche agli alieni che passeggiavano per Miami immortalati in un video divenuto virale su Tiktok (ben 109 mila interazioni). La ripresa mostrava quella che sembrava essere una figura aliena alta tre metri presso il Bayside Marketplace, un centro commerciale di Miami. “Le immagini, caratterizzate da una bassa qualità e dall’apparente presenza di auto della polizia con i lampeggianti accesi, hanno immediatamente scatenato teorie complottiste e acceso il dibattito online. Tuttavia, la realtà dei fatti era ben diversa: l'intervento della polizia era stato richiesto per sedare alcuni disordini provocati da un gruppo di adolescenti, mentre la presunta ‘figura aliena’ non era altro che un’ombra distorta generata dalle luci presenti sul posto”.

Dalla modella 'virtuale' all'orecchio bendato del ministro Salvini

C’è poi il caso che ha riguardato un cronista sportivo italiano, Marco Violi, erroneamente identificato come l'attentatore dell'ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Durante un comizio a Butler, Pennsylvania, Trump è stato ferito all'orecchio destro da un colpo di arma da fuoco. Subito dopo, su X, è circolata una falsa notizia che attribuiva l'attacco a "Mark Violets" , un presunto estremista antifa. In realtà, "Mark Violets" era una traduzione errata del nome di Marco Violi, la cui foto è stata diffusa insieme alla notizia falsa. Violi, che al momento dell'incidente si trovava a Roma, ha smentito categoricamente qualsiasi coinvolgimento e ha annunciato l'intenzione di intraprendere azioni legali contro gli autori della diffamazione. Le autorità statunitensi hanno successivamente identificato il vero attentatore come Thomas Matthew Crooks, un ventenne della Pennsylvania.

Ancora, il fotomontaggio di Matteo Salvini con l'orecchio bendato che è circolato in rete, diffondendo un’immagine falsa del leader politico. La foto manipolata, diffusa principalmente sui social media, ha generato polemiche e reazioni contrastanti, rivelandosi una fake news a scopo satirico o denigratorio. Il fotomontaggio, in particolare, accosta la figura di Salvini a quella di Donald Trump, che in passato è stato colpito all'orecchio in un attentato, amplificando così il messaggio attraverso un parallelismo ironico e provocatorio.

Infine, Emily Pellegrini. La “modella più sexy al mondo", è in realtà un'influencer virtuale creata attraverso l'impiego avanzato dell'intelligenza artificiale. Questo personaggio digitale è stato progettato per rappresentare un ideale di perfezione fisica e comportamentale, tanto da risultare incredibilmente realistico agli occhi di milioni di persone. Grazie a tecnologie sofisticate, come il deepfake, la modella appare in video e contenuti che sfidano i confini tra il reale e il virtuale, al punto da trarre in inganno migliaia di fan online. Il suo successo non è frutto del caso, ma il risultato di un'accurata strategia imprenditoriale. Emily è infatti l'incarnazione di una campagna di marketing costruita con estrema precisione che non solo ha garantito alla "modella virtuale" un seguito enorme, ma ha anche permesso di monetizzare il progetto in modo significativo, con un introito stimato di circa 10.000 dollari a settimana.

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