Cardinale Reina: "Mondo lacerato da guerre, tendiamo le braccia a tutti"
Aperta la terza Porta Santa del Giubileo della Speranza. Dopo l'apertura da parte di Papa Francesco della Porta Santa nella Basilica di San Pietro e di quella nel carcere di Rebibbia, questa mattina il cardinale vicario di Roma Baldassare Reina ha aperto la Porta Santa della Basilica di San Giovanni in Laterano.
"In questo mondo lacerato da guerre, discordie, disuguaglianze, tendiamo le braccia a tutti, facciamo in modo che attraverso le nostre braccia spalancate arrivi un riflesso dell'amore di Dio. Non ci salveremo da soli ma come famiglia", ha detto il cardinale Reina nel corso dell'omelia.
"Oggi mentre attraversiamo questa Porta che sono le braccia del Padre il nostro pensiero si rivolge con particolare compassione a coloro che, come il figlio minore della parabola, si sentono lontani e indegni. E a quelli che come il figlio maggiore - ha detto - portano nel cuore il peso di amarezze profonde e non si sentono più figli amati. Pensiamo ai malati, ai carcerati, a chi è segnato dal dolore, dalla solitudine, dalla povertà, dal fallimento. A chi si è lasciato cadere le braccia per sconforto o mancanza di senso, a chi è senza speranza, a chi ha smesso di cercare le braccia del padre perché chiuso in se stesso o nella sicurezza delle cose del mondo".
"E' la fraternità che dobbiamo coltivare fino all'estremo delle nostre forze. Varcando la porta di casa proviamo a portare Dio dentro le nostre famiglie, nelle nostre relazioni quotidiane, nel rapporto con i figli, nei legami coniugali, nell'attenzione e nella cura degli anziani. Ogni porta chiusa diventi una porta aperta e ogni cuore lontano trovi la via del ritorno nella casa del Padre", ha concluso.
Cronaca
Iraniano arrestato a Malpensa, il 15 decisione su...
Mohammad Abedini ha incontrato in carcere il suo legale: "Incredulo per le accuse mosse. Pregherò per Cecilia Sala e per me"
Sarà il prossimo 15 gennaio alle ore 9 l’udienza in Corte d’appello per decidere sui domiciliari a Mohammad Abedini, l'ingegnere iraniano 38enne arrestato all'aeroporto di Malpensa lo scorso 16 dicembre dalla Digos.
I giudici dovranno esprimersi sostanzialmente sui rischi che una eventuale detenzione all’interno dell’appartamento messo a disposizione dal Consolato iraniano, potrebbe comportare. Le valutazioni del Procuratore generale Francesca Nanni indicavano infatti una situazione particolare: l’appartamento dove andrebbe a vivere l’ingegnere, attualmente detenuto al carcere di Opera, si trova a tre chilometri di distanza dalla sede del Consolato e l’uomo, andando a stabilirsi da solo, avrebbe anche l’esigenza di uscire per potersi procurare generi di prima necessità. E ad oggi non è neanche stata chiesta l’applicazione del braccialetto elettronico, per il quale è necessario un consenso specifico da parte del detenuto. Dopo vari casi di fuga, l’ultimo dei quali nel 2023, che ha visto protagonista l’uomo d’affari russo Artem Uss, ai giudici spetterà quindi il difficile compito di stabilire quale sarà la linea da seguire.
"Pregherò per Cecilia Sala e per me", le parole usate da Abedini con il suo legale, Alfredo De Francesco, che ha incontrato questa mattina per un colloquio nel carcere di Opera. E' la prima volta, dall'arresto del cittadino iraniano che i due hanno parlato di Cecilia Sala, la giornalista italiana detenuta a Teheran dal 19 dicembre. A quanto apprende l'AdnKronos, Abedini ha chiesto all'avvocato di scrivere su un foglio il nome e il cognome della giornalista, dicendo che avrebbe pregato per lei e per sé stesso.
Abedini si è poi detto "preoccupato per la situazione e per la sua famiglia" e "incredulo per le accuse mosse"., riferisce all'AdnKronos è l'avvocato. "Gli ho dato qualche arma in più per comprendere la vicenda dal punto di vista giuridico ma resta incredulo", dice il legale.
I due si sono incontrati all'indomani del parere negativo alla richiesta dei domiciliari per l'ingegnere iraniano, espresso da parte della procura generale di Milano. "Abbiamo parlato della situazione e di quanto accaduto - spiega l'avvocato -. Non gli ho potuto comunicare la data dell'udienza perché è stata resa nota successivamente al colloquio".
De Francesco, subito dopo il parere della procura generale milanese, ha depositato un’ulteriore documentazione per garantire che il suo assistito non si allontani dall’Italia. Già nell’istanza presentata nei giorni scorsi per chiedere i domiciliari per il suo assistito, il legale aveva indicato un appartamento a Milano nelle disponibilità del consolato iraniano nel quale ottemperare alla misura restrittiva.
Cronaca
Senza amici ci si ammala di più, colpa delle...
I rapporti sociali proteggono e allungano la vita, uno studio spiega perché
Avere amici fa bene alla salute e allunga la vita. Poter contare su un'ampia rete di affetti, familiari e non, riduce il rischio di cardiopatie, ictus o diabete e rafforza il sistema immunitario che protegge dalle infezioni. Al contrario, chi ha poche relazioni sociali si ammala di più e ha più probabilità di andare incontro a una morte prematura. Uno studio anglo-cinese pubblicato su 'Nature Human Behaviour' conferma l'effetto-scudo dell'amicizia e spiega da cosa dipende: il segreto sta in un set proteico che contraddistingue le persone isolate. Se la loro salute è peggiore, è proprio per colpa di queste 'proteine della solitudine' collegate ad esempio allo stress, al colesterolo alto, alla resistenza insulinica, all'aterosclerosi che porta all'infarto e perfino allo sviluppo di tumori.
La ricerca porta la firma di un team di scienziati delle università di Cambridge, nel Regno Unito, e di Fudan, in Cina. Attingendo alla UK Biobank, gli autori hanno analizzato i campioni di sangue di oltre 42mila adulti fra i 40 e i 69 anni esaminando in particolare i proteomi, il complesso di proteine circolanti. Calcolando per ogni persona i punteggi di isolamento sociale (parametro oggettivo basato su precisi fattori come vivere da soli, avere pochi contatti con gli altri e un basso coinvolgimento in attività di gruppo) e di solitudine (misura soggettiva del sentirsi soli), gli studiosi hanno potuto individuare le proteine presenti a livelli maggiori nelle persone socialmente isolate o sole, e capire in che modo sono correlate a una salute più scadente. Al netto di fattori confondenti quali età, sesso e background socioeconomico, sono state così identificate 175 proteine associate all'isolamento sociale e 26 legate alla solitudine, con una sovrapposizione dell'85%.
Molte di queste proteine vengono prodotte in risposta a infiammazioni, infezioni virali e come reazione immunitaria, oltre a essere correlate a malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, ictus e morte precoce, elencano i ricercatori che non si sono fermati qui. Utilizzando una tecnica statistica detta randomizzazione mendeliana per indagare la relazione causale tra isolamento sociale e solitudine da un lato e proteine dall'altro, gli scienziati hanno trovato 5 proteine specifiche per la solitudine.
"Sappiamo che l'isolamento sociale e la solitudine sono collegati a una salute peggiore, ma non abbiamo mai capito il perché - afferma Chun Shen del Dipartimento di neuroscienze cliniche dell'Università di Cambridge e dell'Istituto di scienza e tecnologia per l'intelligenza ispirata al cervello dell'Università di Fudan - Il nostro lavoro ha evidenziato una serie di proteine che sembrano svolgere un ruolo chiave in questa relazione, con livelli di alcune proteine in particolare che aumentano come conseguenza diretta della solitudine".
Una delle proteine della solitudine - approfondiscono gli autori - è l'Adm, che secondo studi precedenti svolge un ruolo nella risposta allo stress e nella regolazione di ormoni dello stress e di ormoni sociali come l'ossitocina: il cosiddetto 'ormone dell'amore', antistress e alleato del buonumore. Gli scienziati hanno rilevato una forte associazione tra l'Adm e il volume dell'insula, centro cerebrale che presiede alla capacità di percepire cosa sta accadendo all'interno del nostro corpo: maggiori sono i livelli di Adm, minore è il volume di quest'area. Concentrazioni più alte di Adm sono state collegate anche a un volume inferiore del caudato sinistro, regione coinvolta nei processi emotivi, di ricompensa e sociali. Infine, livelli maggiori di Adm sono stati associati a un rischio più alto di morte precoce. Un'altra delle proteine della solitudine, Asgr1, è correlata al colesterolo alto e a un maggior rischio di malattie cardiovascolari. Altre ancora sono svolgono invece un ruolo nello sviluppo della resistenza insulinica anticamera del diabete, nell'incrostazione delle arterie alla base dell'aterosclerosi e nella progressione del cancro.
"Queste scoperte - commenta Per Barbara Sahakian del Dipartimento di Psichiatria dell'Università di Cambridge - sottolineano l'importanza del contatto sociale per mantenerci in salute. Sempre più persone di tutte le età riferiscono di sentirsi sole. Ecco perché l'Organizzazione mondiale della sanità ha descritto l'isolamento sociale e la solitudine come un problema di salute pubblica globale. Dobbiamo trovare modi per affrontare questo problema crescente e mantenere le persone connesse per aiutarle a rimanere in salute".
Cronaca
Capodanno piazza Duomo, Elenoire Casalegno:...
I video virali mostrano giovani stranieri tra insulti e bandiere
Sono una decina circa i giovani identificati per gli insulti contro le forze dell’ordine e lo Stato italiano durante i festeggiamenti di Capodanno in piazza Duomo, a Milano. Sono alcuni dei ragazzi protagonisti dei video diventati virali sui social in cui issano al cielo bandiere straniere con il dito medio alzato.
A quanto si apprende, alcuni di loro erano stati identificati la stessa sera di Capodanno, durante i controlli effettuati a seguito dell'istituzione delle cosiddette ‘zone rosse’, altri invece sono stati individuati nelle ultime ore. Gli investigatori sono tuttora al lavoro per individuare eventuali altri responsabili.
Il commento di Elenoire Casalegno
A commentare i video diventati virali in rete, anche Elenoire Casalegno che all'Adnkronos ha detto: "Le immagini che tutti quanti noi abbiamo visto fanno male. La notte di Capodanno deve essere per tutti un momento di festa, gioia, allegria. Invece, ho visto il ritratto dell’odio, dell’intolleranza, la fame di voler offendere, screditare". E ancora: "Ciò che mi fa ancor più male - sottolinea - è riscontrare in quei volti giovani uomini. Ragazzi che non hanno alcun desiderio di integrarsi, di far parte della nostra società, del nostro sistema. In un’epoca in cui non si fa altro che parlare di inclusività, quella notte abbiamo assistito atteggiamenti disgreganti, volgari e oltraggiosi. Ciò che so, è ciò che mi hanno insegnato i miei genitori: il rispetto. Quella notte, e non solo quella, ho avvertito avversione, ripugnanza verso il mio Paese".
De Corato (Fdi): "Scene vergognose"
Le definisce "scene vergognose" Riccardo De Corato, deputato di Fratelli d’Italia ed ex vicesindaco di Milano. “Bisogna presidiare le zone da cui arrivano questi 'maranza' - dice all’AdnKronos De Corato -. La maggior parte erano arabi, il problema è che arrivano da zone ben chiare, come San Siro, Corvetto, via Padova. Lì bisognerebbe adeguare i servizi di prevenzione da parte della questura, perché è da lì che arrivano le persone che poi si riversano in piazza del Duomo, con o senza concerto dell’ultimo dell’anno. Anche se non fai il concerto arrivano comunque dalle periferie. Lì chi controlla la situazione? Nessuno. Possono fare quello che vogliono”.
Da qualche anno il sindaco di Milano non organizza eventi pubblici in piazza per la notte di San Silvestro, a differenza di quanto avviene in altre città italiane. "Il concerto - osserva De Corato - determina un numero maggiore di persone ma in Duomo ci vanno lo stesso. I milanesi si tengono alla larga dal centro, ci vanno solo i 'maranza' e occupano la piazza nonostante il servizio e le zone rosse che erano state attivate. Occorre fare prevenzione nelle zone di provenienza”.
L'ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini
"Provo dispiacere che ci siano persone così ribelli e poco rispettose delle forze dell'ordine e delle istituzioni dello Stato. Al momento si sono limitati a gestacci, forse qualche danno con cassonetti o danni materiali apparentemente contenuti ma il potenziale ribellista di questa componente della società può inquietare e non va sottovalutato negli sviluppi futuri, se questa entità dovesse espandersi". L'ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini, commenta così all'AdnKronos i fatti avvenuti la notte di Capodanno in piazza del Duomo.
"Ricordiamo le banlieue di Parigi - spiega Albertini - una popolazione prevalentemente di immigrati, poi stabilizzata, connotata come una componente eversiva. Hanno tenuto a ferro e fuoco la città per tanto tempo. Spero non accada anche a Milano, sono situazioni da guardare con molta attenzione e da tenere sotto controllo". Albertini è convinto che le autorità non sottovalutino la situazione. "Stanno affrontando questi temi delicati con professionalità e una visione etica non negativa - sottolinea -. E' indubbio che c'è un potenziale eversivo in questa realtà che vive in Italia e non si è integrata in modo adeguato. C'è un numero sempre crescente di immigrati e una componente clandestina non regolarizzata ma accettata. Non hanno un lavoro in molti casi o lo hanno nell'illegalità, dallo spaccio di droga ai furti".
Si tratta di statistiche "conosciute ma occultate per non generare allarme sociale" evidenzia l'ex primo cittadino milanese, ma, osserva, "il 40% dei reati predatori è compiuto da meno del 2% della popolazione ed è quella degli extracomunitari". Tutti elementi "che fanno riflettere sulla pericolosità sociale, anche perché questa immigrazione clandestina cresce nel tempo". Secondo Albertini, quindi, bisognerebbe "preoccuparsi ma soprattutto occuparsene" e fronteggiare questo fenomeno dell'immigrazione clandestina "come sta facendo il governo Meloni con i centri in Albania". Questi centri, "non hanno preso ancora la dimensione operativa - rimarca - ma sono tutti comportamenti che dovrebbero ridurre, cosa che sicuramente avviene, questo afflusso ormai insopportabile dal punto di vista della sicurezza pubblica". Queste persone, fa notare, "hanno vitto e alloggio, non hanno un lavoro e spesso se lo trovano con attività illegali".
Massimo Boldi
"Premesso che il mio è solo un parere personale, credo che anche se a Milano ci sono pericoli e rischi, e c'è sicuramente molto malaffare, in fondo io sto bene dove sono. Perché quando quella è la tua casa, te la sei costruita, te la sei goduta, l'hai fatta con tanti sacrifici, hai il mutuo, non è giusto abbandonarla anche se ora è in difficoltà", dice l'attore Massimo Boldi, commentando così gli ultimi fatti della cronaca milanese che, dopo la notizia dello stupro a Capodanno, gettano sempre più ombre sulla sicurezza in città e sollecitano discussioni in merito a misure più restrittive.
L'attore, nato a Luino, ma residente a Milano da tanti anni, ammette: "Certo, il rischio è aumentato e sono d'accordo a mantenere l'ordine", spiega Boldi. E sul video, girato durante la notte di Capodanno in Piazza Duomo a Milano in cui si vedono giovani 'maranza' a volto coperto che insultano l’Italia e le forze dell'ordine, spiega: "Gli extracomunitari devono essere trattati bene e non ci devono essere disuguaglianze, ma devono adattarsi al nostro Paese e alle sue regole, soprattutto alla religione. Sei a casa mia, devi adattarti alle regole".
Boldi tiene infine a concludere con un 'appello' ai milanesi: "Milano è la nostra casa, abbandonarla non va bene - scandisce l'attore -. Cercherei di limitare l'allarme, perché, parafrasando una canzone, Milano "è l'aria di casa mia".