Ancelotti: “Io alla Roma? Se ne parla molto, potrei rompere contratto con Real”
Il tecnico del Madrid ha parlato della possibilità di abbracciare la panchina giallorossa nella prossima stagione
Carlo Ancelotti è uno dei nomi che fanno sognare i tifosi della Roma. I giallorossi, in risalita in classifica grazie alla cura Ranieri, sono alla ricerca di un tecnico per la prossima stagione, con l'ex allenatore, tra le altre, di Leicester e Cagliari che lascerà la panchina per un ruolo in dirigenza. Proprio Ranieri sarà decisivo nella scelta del nuovo tecnico, cruciale dopo quanto accaduto in questa prima parte di stagione con gli esoneri di De Rossi prima e Juric poi.
Tra i tanti nomi accostati alla panchina giallorossa quello dell'attuale tecnico del Real è senza dubbio uno dei più graditi alla piazza, e a parlarne è stato proprio Ancelotti: "Sento che se ne sta parla molto, ma io sto molto bene qui e voglio lavorare per rimanere il più possibile al Real Madrid", ha detto ai microfoni di Radio anch'io sport, "con Ranieri siamo amici e lui sta facendo molto bene da quando è tornato alla Roma, ne sono molto contento. Io sono ovviamente molto legato ai giallorossi, ho ottimi ricordi, ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Per ora sto bene qui e non voglio pensare al mio futuro. Ho un contratto di due anni qui, ma sappiamo bene che i contratti si possono rompere o allungare".
Una battuta anche su Paulo Fonseca, esonerato dalla panchina del Milan: Fa parte del lavoro, anche io sono stato esonerato. Quando ci sono dei problemi in una squadra la responsabilità cade sull’uomo solo, che è l’allenatore. Purtroppo è così. L’allenatore soprattutto nei momenti di difficoltà è abbastanza solo
Cronaca
Capodanno piazza Duomo: ribellione passeggera o rischio...
Per Marco Strano si cela una bomba a orologeria sociale. Vittorino Andreoli inquadra invece l’episodio come una tipica ribellione adolescenziale
Gli slogan contro le forze dell'Ordine, il "vaffanculo all'Italia", la bandiera tunisina issata in piazza Duomo. Il caso del Capodanno di Milano, con italiani di prima e seconda generazione e alcuni nordafricani, tutti attorno ai vent’anni d'età, che si arrampicano sul monumento di Vittorio Emanuele II per insultare il Paese fa discutere anche gli esperti. Per il criminologo Marco Strano, dietro gli slogan e la bandiera tunisina sventolata in Piazza Duomo si cela una bomba a orologeria sociale: giovani di terza generazione, esclusi e rabbiosi, pronti a imboccare la strada della violenza urbana o, peggio, della radicalizzazione islamista. Lo psichiatra Vittorino Andreoli inquadra invece l’episodio come una tipica ribellione adolescenziale, amplificata dall’atmosfera festosa e dal bisogno di sfidare le regole per affermare se stessi. Ribellione (ingiustificata ma passeggera) o preludio a un dramma sociale? Il dibattito è aperto.
La teoria di Marco Strano: "La nostra identità costa troppo, quei ragazzi rischiano di diventare potenziali foreign fighters"
L'allarme del criminologo Marco Strano all'Adnkronos: "Quando quei ragazzi gridano 'vaffanculo Italia', non stanno semplicemente insultando un Paese: stanno rifiutando un modello di vita che li seduce ma che sanno di non poter mai raggiungere. È un grido contro l’identità europea, con il suo consumismo scintillante, che ha un prezzo che loro non possono permettersi. Ma attenzione: il rischio non è solo quello di vivere le rivolte sul modello delle banlieue francesi. In questo vuoto di prospettive, si insinua un pericolo ancora più insidioso: la radicalizzazione islamista e il fenomeno dei foreign fighters". "Molti di questi giovani - spiega - appartengono alla terza generazione di famiglie immigrate, mentre altri sono giunti in Italia da soli, spesso senza il supporto di un nucleo familiare. È proprio l’assenza di un controllo da parte della famiglia, considerata un’importante “agenzia di socializzazione primaria”, a rappresentare un fattore cruciale. Le famiglie della prima generazione di immigrati, arrivate in Europa nel secondo dopoguerra, puntavano all’integrazione attraverso il lavoro e la stabilità economica. Tuttavia, con il passare del tempo, la crisi economica e il cambiamento delle dinamiche sociali, molte di queste reti familiari si sono indebolite o frammentate", sottolinea.
"I giovani delle generazioni successive, spesso cresciuti in contesti di precarietà, percepiscono un forte senso di esclusione", afferma. "Esposti ai modelli proposti dai social media – auto di lusso, abbigliamento firmato, tecnologia di ultima generazione – si trovano di fronte a uno stile di vita che appare irraggiungibile. Loro non vivono il consumismo, ma l’idea del consumismo”, spiega l'esperto, sottolineando come questo divario tra desideri e realtà alimenti una rabbia profonda. Una rabbia che si manifesta in atteggiamenti di ribellione nei confronti di una società vista come ostile e irraggiungibile. "Questo mix di esclusione sociale, precarietà e mancanza di prospettive alimenta il rischio di una escalation di violenza urbana", spiega “Vedono i loro coetanei italiani con l’ultimo iPhone o vestiti firmati, consapevoli che non potranno mai permetterselo,” osserva. "Questo sentimento di frustrazione può trasformarsi in atti di devianza, come rapine, aggressioni o danneggiamenti, diretti contro simboli di quel benessere percepito come irraggiungibile".
Il fenomeno non è nuovo in Europa. "La Francia, che ospita da decenni una forte immigrazione nordafricana, ha vissuto con particolare intensità le rivolte delle banlieue, scatenate proprio dalla terza generazione di immigrati", spiega. "A differenza della prima generazione, che ambiva a integrarsi attraverso il lavoro, e della seconda, che si trovava a fronteggiare la disoccupazione degli anni ’70 e ’80, la terza generazione è definita dagli esperti come una mina vagante, priva di un punto di riferimento culturale o sociale. In Italia, episodi di micro-violenza urbana, come quelli registrati nei quartieri periferici di Milano, rappresentano segnali preoccupanti di un fenomeno in crescita", evidenzia. Secondo l'esperto la Francia ha impiegato decenni per arrivare alla situazione di aperte rivolte urbane nelle banlieue, ma un simile scenario potrebbe manifestarsi in Italia nel giro di vent’anni, se non si interviene per affrontare il problema.
“Qualche micro-insurrezione sporadica potrebbe già verificarsi nei prossimi anni,” avverte, aggiungendo che episodi di questo tipo potrebbero essere ulteriormente strumentalizzati da gruppi estremisti per scopi politici o ideologici. Ed è infatti il rischio di radicalizzazione che il criminologo mette nel mirino: "I giovani più vulnerabili, privi di un’identità culturale definita, possono diventare bersagli facili per organizzazioni islamiste radicali. Questi gruppi offrono un modello alternativo e un senso di appartenenza, presentandosi come una “terza via” per chi non si sente né parte del paese d’origine né integrato nella società occidentale".
L’identità europea costa, rimarca l'esperto, evidenziando come il senso di esclusione renda questi giovani particolarmente esposti a messaggi estremisti. Il fenomeno dei foreign fighters – giovani europei reclutati per combattere con l’Isis – ha mostrato quanto sia forte l’attrazione esercitata da questi modelli alternativi. Molti di questi combattenti provenivano proprio dalle periferie urbane, figli di una terza generazione di immigrati cresciuta senza il supporto di una rete sociale o familiare stabile".
La tesi di Vittorino Andreoli: "Vedere quanto di adolescenziale c'è in queste manifestazioni"
L'opinione dello psichiatra e scrittore Vittorino Andreoli all'Adnkronos: "La prima ipotesi che mi sentirei di prendere in considerazione è quella di vedere quanto di adolescenziale c'è in queste manifestazioni". Secondo Andreoli occorre soffermarsi sull'età "e quindi sulla caratteristica che è propria dell'adolescenza, indipendentemente dalla nazionalità: un'età che si caratterizza per 'essere contro' e questo 'essere contro' vuol proprio dire la necessità di avere un nemico".
Si tratta, spiega, di una funzione che serve proprio a sviluppare un'identità, un ruolo. "Questo essere contro - rimarca Andreoli- è tanto più posto in evidenza quanto maggiore è la frustrazione dell'adolescente, tenendo conto però che non c'è un adolescente che non sia frustrato, un adolescente che si piaccia per esempio già dal punto di vista della dimensione corporea, delle caratteristiche, della personalità. Dopodiché - chiosa lo scrittore - noi vediamo che gli adolescenti fanno anche cose insopportabili e inaccettabili..".
Lo psichiatra non nega il fenomeno sociale della mancata integrazione e delle difficoltà economiche "ma prima di vedere rischi di tipo politico o terroristico - evidenzia - mi sembra che serva soprattutto soffermarsi su un'atmosfera che è quella dell'ultimo dell'anno dove, magari con la complicità di qualche bicchiere di troppo, mettere in scena una manifestazione che abbia più il senso dello spettacolo, dell'eroe del capodanno", prosegue. "Io - conclude - non voglio negare le preoccupazioni che possano scaturire da eventi di questo tipo, però l'ultimo dell'anno è proprio la festa dove è più forte la spinta a fare cose fuori dalla regola". (di Andrea Persili)
Economia
Paradisi fiscali, i primi quattro al mondo sono in Ue: dove...
Si tratta di Principato di Monaco, il Granducato del Lussemburgo, il Liechtenstein e le Channel Islands. Cgia: "Sottratti 10 miliardi l’anno a erario Italia"
I primi quattro paradisi fiscali al mondo sono il Principato di Monaco, il Granducato del Lussemburgo, il Liechtenstein e le Channel Islands che sono situate nel canale della Manica. Solo al quinto si trova l'unico paradiso fiscale non europeo di questa black list: le Bermuda. A segnalarlo è l’ufficio studi della Cgia.
Super ricchi italiani e multinazionali che operano nella penisola sono presenti soprattutto a Montecarlo e in Lussemburgo. Siano essi persone fisiche o società, molti contribuenti italiani si sono trasferiti in particolare a Montecarlo e in Lussemburgo. Infatti, circa 8mila connazionali hanno deciso di trasferire la residenza nel Principato di Monaco per via delle tasse zero sul reddito e sugli immobili. Tra questi ci sono grandi imprenditori, sportivi e celebrità dello spettacolo.
In Lussemburgo, invece, si possono trovare ben sei banche italiane, una cinquantina di fondi d'investimento, vari istituti assicurativi e molte multinazionali italiane e straniere che operano nel nostro territorio. Si stima che grazie ai super ricchi con la residenza all’estero, alle manovre borderline delle multinazionali e dei grandi gruppi industriali che si rifugiano nei paradisi fiscali di tutto il mondo, ogni anno 'sfuggono' all'erario italiano circa 10 miliardi di euro.
Per contrastare quei Paesi che applicano alle big company politiche fiscali compiacenti, dal 2024 è entrata in vigore la global minimum tax (gmt). Secondo il dossier curato dal servizio Bilancio della Camera dei deputati, il gettito previsto dalla sola applicazione dell’aliquota del 15% sulle multinazionali sarà molto contenuto. Si stima che nel 2025 il nostro erario incasserà 381,3 milioni di euro, nel 2026 427,9 e nel 2027 raggiungerà i 432,5. Nel 2033, ultimo anno in cui nel documento si stimano le entrate, le stesse dovrebbero sfiorare i 500 milioni di euro.
L’anno scorso la gmt ha interessato 19 Paesi Ue: Spagna e Polonia, invece, l’applicheranno da quest’anno, mentre Estonia, Lettonia, Lituania, e Malta hanno ottenuto una proroga sino al 2030. Cipro e Portogallo, infine, sono chiamate a rispondere alla sollecitazione giunta da Bruxelles che ha recapitato loro una lettera di messa in mora. Appare evidente che per le grandi holding presenti nei in UE rimane ancora la possibilità, almeno per i prossimi cinque/sei anni, di spostare parte degli utili in alcuni paesi membri dove la tassazione continua essere molto favorevole.
A fronte di oltre 17,6 milioni di addetti presenti in Italia, gli occupati nelle multinazionali (siano esse estere o italiane) sono 3,5 milioni, pari al 20 per cento del totale. A livello territoriale tale quota sul totale occupati regionali sale al 24,4 in Emilia Romagna, al 25,1 in Friuli Venezia Giulia, al 25,3 in Piemonte e al 27 per cento in Lombardia. Se, invece, si parla di fatturato, il dato annuo riferito all’intero sistema produttivo del Paese è di 4.322 miliardi di euro, mentre la quota riconducibile alle big company è di 1.975 miliardi di euro.
Ciò vuol dire che quasi la metà del fatturato prodotto dalle imprese private nel Paese, per la precisione il 45,7%, è ascrivibile alle nostre multinazionali o a quelle estere che hanno delle società controllate che operano in Italia. Su base regionale, tale dato aumenta al 49,8% in Friuli Venezia Giulia, al 51,8% in Liguria, al 52,6% in Lombardia e addirittura al 66,9% nel Lazio.
Cronaca
Befana con maltempo, in arrivo pioggia e vento: il meteo
Dopo un sabato di sole, già da domenica iniziano le precipitazioni
E' in arrivo il ciclone dell’Epifania con pioggia e vento. Dopo un sabato di sole, già da domani domenica 5 gennaio le cose inizieranno a cambiare. Oggi, in concomitanza con il Perielio - in cui la Terra sarà alla minima distanza dal Sole - la giornata sarà serena e soleggiata. Sono previsti disturbi solo tra Calabria e Sicilia a guastare questo spettacolo, ma una maggiore nuvolosità, anche compatta, tornerà già domani domenica 5 gennaio con l’arrivo della seconda perturbazione del 2025.
Domani, fa presente iLMeteo.it, sono infatti previste delle precipitazioni sin dal mattino su Valle d’Aosta, Liguria, Toscana e localmente in Calabria; dal pomeriggio pioverà anche in Friuli Venezia Giulia e Lombardia con qualche fenomeno pure sul resto del Nord-ovest. Ma il peggioramento più deciso è previsto tra l’Epifania e martedì 7 gennaio con l’arrivo del ciclone della Befana: le piogge bagneranno il 6 gennaio le medesime aree, Nord-ovest e Toscana, poi si estenderanno dalla sera verso il resto del Paese. I fenomeni più intensi sono attesi al Nord e lungo il versante tirrenico nella giornata di martedì 7 gennaio con il ritorno al lavoro e a scuola per milioni di italiani.
Oggi, sabato 4 gennaio - Al Nord: possibili nebbie o nubi basse in pianura, altrimenti sole. Al Centro: nubi fino al primo mattino poi sole. Al Sud: ultimi rovesci su Calabria e Sicilia.
Domani, domenica 5 gennaio - Al Nord: piogge in Liguria, nubi in aumento altrove. Al Centro: nubi e piovaschi in Toscana, più soleggiato altrove. Al Sud: bel tempo salvo nubi sulle tirreniche.
Lunedì 6 gennaio - Al Nord: piogge sparse, neve sulle Alpi. Al Centro: piovaschi sulle tirreniche. Al Sud: nubi sparse.
Tendenza: maltempo martedì 7; due nuove perturbazioni entro il weekend.