Gaza, raid Israele su Khan Younis: “11 morti, ucciso capo polizia Hamas”
Raid Israele su Khan Younis: "11 morti, ucciso capo polizia Hamas". Netanyahu dimesso da ospedale
C'è ottimismo, nell'ala politica di Hamas, sul buon esito dei negoziati con Israele per raggiungere un accordo di cessate il fuoco per Gaza. Nonostante lo stallo segnalato ieri da alcuni mediatori arabi citati dal Wall Street Journal, l'alto funzionario di Hamas Mousa Abu Marzouk ha dichiarato al quotidiano del Qatar al-Araby al-Jadeed che ''questa volta ci sono buone possibilità che i negoziati abbiano successo''.
Proprio oggi una delegazione di Hamas ha lasciato Il Cairo per Doha, in Qatar, dove domani continueranno i colloqui con i mediatori. Non è prevista la presenza di una delegazione israeliana a Doha, spiega il Times of Israel.
Un altro funzionario di Hamas, Jihad Taha, ha dichiarato al quotidiano al-Araby al-Jadeed che la delegazione del movimento islamico palestinese ha incontrato mediatori egiziani, qatarioti e turchi al Cairo. L'intento è quello di ''superare gli ostacoli e le condizioni poste di recente dalla parte israeliana con l'obiettivo di continuare l'aggressione contro il nostro popolo''. Inoltre, ha aggiunto Taha, ''Hamas sta affrontando positivamente e apertamente tutte le questioni''.
Al-Araby al-Jadeed ha anche spiegato che durante i colloqui al Cairo è stata valutata la possibilità di posticipare i negoziati su alcuni punti critici a dopo la prima fase del cessate il fuoco. Hamas si è detto d'accordo e la proposta sarà sottoposta alle autorità israeliane. Il tentativo è quello di raggiungere un accordo prima che il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump entri in carica il 20 gennaio.
Raid Israele su Khan Younis
Nuovo raid dell'Idf a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza. I caccia dell'esercito israeliano hanno attaccato all'alba la 'zona umanitaria' di al-Mawasi, uccidendo 11 sfollati palestinesi, tra cui tre bambini, che cercavano riparo nelle tende. Lo ha reso noto il quotidiano filo-Hamas 'Filastin'. Le squadre della protezione civile giunte sul luogo dell'attacco hanno confermato che tra i morti c'erano il direttore della polizia della Striscia di Gaza, il generale Mahmoud Salah, e il suo vice, il generale di brigata Husam Mustafa Shahwan.
Gaza: sale a 45.581 morti e 108.438 feriti bilancio operazione Israele
Il ministero della Salute della Striscia di Gaza controllato da Hamas ha dichiarato che nelle ultime 24 ore sono state uccise 28 persone nel territorio palestinese, portando il bilancio complessivo delle vittime della guerra a 45.581. Il ministero ha inoltre affermato in una nota che almeno 108,438 persone sono rimaste ferite in più di 14 mesi di guerra tra Israele e Hamas, scatenata dall'attacco del gruppo palestinese del 7 ottobre 2023.
Netanyahu dimesso da ospedale
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stato dimesso dall'ospedale Hadassah di Gerusalemme nel quale era stato nuovamente ricoverato ieri dopo essere uscito il 31 dicembre contro il parere dei medici per partecipare al voto sul bilancio in Parlamento. Lo rende noto il suo ufficio. Netanyahu era stato sottoposto domenica a un intervento chirurgico per la rimozione della prostata. In precedenza il sito di Walla aveva riferito che il primo ministro israeliano sarebbe stato ricoverato un'altra notte in ospedale sotto osservazione medica.
Leader Hezbollah: "Resistenza continua e ha ripreso salute, nostra fede radicata"
Il leader del partito-milizia sciita libanese Hezbollah, Naim Qassem, ha assicurato che dal 27 novembre - data in cui è entrato in vigore il cessate il fuoco con Israele in Libano - il gruppo "ha ripreso salute", diventando più forte. "La resistenza continua e ha ripreso salute. Ha una fede profondamente radicata", ha dichiarato Qassem in un discorso televisivo, in cui si è detto convinto che i sostenitori di Hezbollah possano "diventare più forti in futuro", soprattutto dopo che Israele è "smascherato davanti al Paese e il mondo come entità brutale e criminale, con il sostegno criminale americano". Riguardo al cessate il fuoco, ha assicurato che il gruppo "ha cominciato ad attuarlo", anche se è "lo Stato libanese ad essere responsabile di monitorarlo e mantenerlo" fino a quando le truppe israeliane non lasceranno il territorio. Pertanto, ha definito questa "un'opportunità per lo Stato libanese di dimostrare il proprio valore attraverso l'azione politica".
Qassem ha ribadito di essere pronto a lavorare con i partner nel Paese per eleggere un presidente, carica bloccata da più di due anni nel mezzo di una grave crisi politica, e per “ricostruire ciò che è stato distrutto”, con l'obiettivo di "mettere in moto gli ingranaggi dello Stato secondo le sue leggi, e avviare una serie di riforme". "Dobbiamo valutare gli eventi accaduti in questa guerra di aggressione, trarre vantaggio dai suoi risultati e sviluppare le nostre azioni con le lezioni apprese", ha aggiunto, descrivendo la resistenza delle milizie a sostegno della Striscia di Gaza come "leggendaria".
Jihad islamica: "Ostaggio israeliano ha tentato il suicidio"
Un ostaggio israeliano trattenuto nella Striscia di Gaza dalla Jihad islamica ha cercato di togliersi la vita. Lo ha dichiarato in un video su Telegram Abu Hamza, portavoce del braccio armato della Jihad islamica, le Brigate al-Quds, senza fornire indicazioni sull'identità dell'ostaggio. Un medico della Jihad Islamica è intervenuto e gli ha salvato la vita, ha aggiunto Abu Hamza, senza però indicare quali siano ora le sue condizioni di salute.
Abu Hamza ha poi aggiunto che l'ostaggio ha tentato il suicidio a causa del suo stato psicologico e ha accusato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di aver posto nuove condizioni che ''ritardano e rischiano di far fallire'' l'accordo che permetterebbe il rilascio degli ostaggi.
Esteri
Harris certifica vittoria Trump: “Ha avuto 312 voti,...
Al termine della certificazione dei risultati dei voti elettorali di tutti gli stati da parte dl Congresso, Harris ha annunciato ufficialmente la vittoria del nuovo presidente degli Stati Uniti
Kamala Harris 'incorona' Donald Trump. Al termine della certificazione dei risultati dei voti elettorali di tutti gli stati da parte dl Congresso, Harris ha annunciato ufficialmente la vittoria elettorale di Donald Trump, nuovo presidente degli Stati Uniti, e la propria sconfitta alle elezioni del 5 novembre.
"I voti per il presidente degli Stati Uniti sono i seguenti: Donald Trump dello stato della Florida ha ricevuto 312 voti", ha letto, tra gli applausi dei repubblicani, la vice presidente che ha presieduto la seduta a camere riunite in qualità di presidente del Senato. Dopo aver chiesto silenzio, l'ex candidata democratica ha poi letto i suoi voi: "Kamala Harris dello stato della California ha ricevuto 226 voti", ha detto, provocando applausi tra i democratici.
Mentre arrivava la certificazione della vittoria, Trump produceva una serie di post sul social Truth, attaccanto il presidente uscente Joe Biden. "Sta facendo tutto il possibile per rendere la transizione più difficile possibile, usando le leggi come un'arma come non è stato fatto mai e con costosi e ridicoli ordini esecutivi sul Green New Scam, la nuova truffa verde, ed altri imbrogli per sprecare soldi", ha scritto Trump.
"Ma non temete - ha aggiunto il presidente eletto su Truth Social - questi ordini saranno aboliti tra breve e noi diventeremo una nazione del buon senso e della forza. Maga!".
Esteri
Canada, dimissioni Trudeau: due donne in prima fila per...
Chrystia Freeland e Anita Anand candidate alla successione
Ci sono due donne tra i principali candidati a succedere a Justin Trudeau, che oggi ha annunciato le dimissioni da leader del partito liberale e da premier del Canada, incarico che lascerà però quando si sarà concluso il processo per la scelta del nuovo numero 1 del partito. La prima è Chrystia Freeland, ex vice premier e ministra delle Finanze, la cui clamorosa uscita dal governo di Trudeau - con tanto di pubblicazione della lettera di dimissioni in cui affermava di lasciare per divergenze sul modo di affrontare la minaccia dei dazi di Donald Trump - a dicembre ha esacerbato la grave crisi che giù viveva il premier, portandolo così alla decisione di oggi.
La 56enne ex giornalista, nata nella provincia di Alberta da una madre ucraina, è stata nel governo di Trudeau sin dal 2015, due anni dopo il suo ingresso in Parlamento, ricoprendo diversi incarichi. Da ministra degli Esteri nel 2019 ha guidato i negoziati per un il nuovo Nafta voluto da Trump per regolare il libero scambio tra Usa, Canada e Messico. Un ruolo che non deve essere stato gradito al tycoon che, apprezzando la sua uscita dal governo Trudeau, l'ha definita "tossica".
L'altra possibile candidata è Anita Anand, 57enne avvocato entrata in politica nel 2019 e attuale ministra dei Trasporti, dopo essere stata nominata nel 2021 ministra della Difesa, posizione da cui ha guidato i primi sforzi del Canada per fornire aiuti militari all'Ucraina dopo l'invasione russa.
Un terzo nome è quello dell'ex presidente della banca centrale canadese, Mark Carney. che recentemente Trudeau ha cercato di arruolare per la sua squadra di governo definendolo "un'aggiunta straordinaria in un momento in cui i canadesi hanno bisogno che brave persone entrino in politica". Il 59enne negli ultimi mesi ha svolto un ruolo di consigliere speciale del premier e da tempo viene considerato un candidato al posto di leader del partito.
Come candidato alle prossime elezioni potrebbe creare problemi il fatto che Carney, che è stato anche inviato speciale dell'Onu per l'azione sul clima, venga considerato il campione delle scelte del governo liberale in materia di clima e di ambiente fortemente attaccate dai conservatori di Pierre Poilievre, al momento ampiamente in testa nei sondaggi.
Esteri
Il diario della Parigi-Dakar, le prime difficoltà e il...
"Quando pensi che la montagna sia troppo alta da scalare con le tue sole forze, hai una sola cosa che puoi fare: mantenere la fiducia"
"Mai darsi per persi. Cinquanta piloti dispersi nel deserto durante la tappa di 48 ore della Dakar. Una formula introdotta lo scorso anno, in cui i piloti partono e hanno la possibilità di guidare fino all’arrivo di alcuni cancelli previsti dall’organizzazione, per poi il giorno successivo completare la tappa. In questi cancelli ci sono bivacchi organizzati alla meglio. La tappa, in totale, è di quasi 1100 chilometri" racconta Iader Giraldi, che quest’anno partecipa alla Dakar rally in Arabia Saudita.
"Oggi mi è successo di tutto, ma la cronaca spicciola la trovate nel post. Quello che voglio dire è che, dopo un inizio disastroso, ho perso mezz’ora per aiutare un pilota caduto e in brutte condizioni. È obbligatorio farlo, ma è anche lo spirito del rally: noi siamo i primi soccorritori, e siamo formati per questo. Da lì, per un po’, ho iniziato a scoraggiarmi. Mi sono ritrovato ultimo e senza compagni. Ho guidato per 250 km da solo, in mezzo alle montagne, ma non ho perso la fiducia e piano piano mi sono fatto coraggio. Sembra una cosa banale, ma quando ti senti escluso — dalla gara, dalla vita — quando pensi che la montagna sia troppo alta da scalare con le tue sole forze, hai una sola cosa che puoi fare: mantenere la fiducia".
Visualizza questo post su Instagram
"Ci sono riuscito grazie al respiro. Ho respirato mentre guidavo. Profondamente. Con un certo ritmo. L’ho imparato in questi anni di formazione da Angelo, Pino e Marco, che voglio nuovamente ringraziare. Mi hanno fatto capire che noi non bastiamo a noi stessi. Con piccole tecniche talmente semplici da sembrare banali — come questo mio ragionamento — ma che ci salvano dalle situazioni difficili della vita. Comunque, oggi ci siamo. Mi sto preparando e la sfida è chiara: terminare i 670 km che mi consentono di restare in gara. On/Off. Respira".