Ecco il nuovo Isis, chi sono i terroristi 2.0: dal web agli attacchi
L'attentato di New Orleans porta sotto i riflettori la nuova strategia del sedicente Stato islamico
L'Isis fa breccia tra giovani, disperati, pratici del web. Sono queste le componenti necessarie per l''auto-radicalizzazione', un processo che, secondo il Washington Post, sta riguardando sempre più uomini che negli ultimi anni si sono sacrificati in nome - o talvolta anche solo ispirati - dello Stato Islamico.
L'ultimo è Shamsud-Din Jabbar, il cittadino americano che a Capodanno ha travolto e ucciso 14 persone a New Orleans. Nell'articolo del Post sono state rilevate similitudini con un altro caso avvenuto negli ultimi mesi: lo scorso agosto, il 19enne austriaco Beran Aliji aveva infatti pianificato un attacco terroristico al concerto di Taylor Swift a Vienna, poi sventato quando la polizia ha arrestato Aliji, i cui messaggi online erano monitorati da almeno un'agenzia di intelligence straniera.
Le centinaia di messaggi privati del ragazzo rinvenuti dalle autorità offrono un quadro del piano del giovane, facendo anche luce su come il gruppo jihadista continui a ispirare la violenza anche cinque anni dopo la fine del suo autoproclamato califfato.
Al momento della pianificazione dell'attacco al concerto (poi annullato), Aliji stava già attraversando una complessa crisi personale, che lo aveva portato a lasciare improvvisamente il suo lavoro di apprendista in fabbrica e a isolarsi nel suo appartamento, ossessionato - come raccontò in seguito alla polizia - dalla sua stessa morte. Senza soldi o prospettive, e in mancanza di amici stretti, iniziò a immergersi in un mondo virtuale di video violenti e chat room segrete dedicate allo Stato islamico. Secondo i registri telefonici sequestrati dalla polizia, iniziò a rivolgersi al gruppo estremista prima per ispirazione e poi per consigli pratici su come pianificare un attacco.
Per quanto riguarda il 42enne Jabbar, carnefice di New Orleans, le vere cause del suo gesto sono attualmente sconosciute. Ma secondo il Washington Post, che cita esperti di terrorismo, in molti dei casi recenti gli autori sembrano essere spinti meno dall'ideologia quanto piuttosto da gravi delusioni personali. I sospettati hanno spesso poco o nessun contatto diretto con lo Stato islamico, che rimane tuttavia una potente fonte di radicalizzazione e una comoda scusa, nella mente dell'aggressore, per giustificarne la violenza.
La fitta rete online dello Stato islamico
A differenza di al-Qaeda, lo Stato islamico è riuscito a creare una fitta rete online dove incoraggia i seguaci a compiere attacchi terroristici ovunque si trovino, senza bisogno di attendere istruzioni o approvazione. Privato del suo califfato, il gruppo ora opera nell'ombra, con una rete di gruppi e cellule affiliati che si estende dal Medio Oriente e dal Nord Africa fino all'Asia meridionale. Negli ultimi anni, ha cercato di aumentare la frequenza degli attacchi terroristici, soprattutto in Siria e Afghanistan.
"Queste sono persone amareggiate e arrabbiate", ha affermato Bruce Riedel, esperto di antiterrorismo e veterano della Cia. A proposito di Jabbar ha detto: "Ecco un classico caso di qualcuno che si è convertito all'Islam, ha avuto due matrimoni falliti, gravi problemi finanziari e ora trova una causa per giustificare la sua vita e la sua rabbia". In un messaggio videoregistrato, l'ex soldato aveva contemplato lo sterminio della propria famiglia prima di optare per un attacco terroristico in stile Stato islamico.
Gli stessi fallimenti personali e frustrazioni sono evidenti nei documenti dell'indagine su Aliji, che è in prigione in attesa della presentazione di un'incriminazione formale prevista per l'inizio di quest'anno. Ma a differenza di Jabbar, un veterano militare di 42 anni che ha prestato servizio in Afghanistan, Aliji aveva risorse minime e poche capacità, e mentre diversi recenti complotti hanno coinvolto individui più anziani, l'età di Aliji si adatta a quella che gli esperti descrivono come una tendenza verso sospettati sempre più giovani.
I funzionari dell'intelligence stanno esprimendo allarme per i crescenti casi di 'auto-radicalizzazione' tra gli adolescenti che, come Aliji, sono avidi consumatori di video dello Stato islamico e talvolta vedono i terroristi come eroi e modelli di ruolo. Mentre in passato le piattaforme social cercavano attivamente di bloccare i messaggi del gruppo, oggi per gli esperti i video dello Stato islamico sono più accessibili che mai per i giovani che sanno muoversi nelle pieghe del web. I ranghi dei radicalizzati stanno diventando "sempre più giovani", ha affermato un alto funzionario europeo dell'antiterrorismo. "I bambini guardano video di esecuzioni e seguono influencer estremisti già in tenera età", ha aggiunto.
Esteri
Russia, vendite record Gnl in Ue e figlia patron Novatek...
Ha riaperto a Venezia con abiti nuovi, inclusa una presa di posizione contro "ogni forma di guerra, conflitto e violenza" e in sostegno della libertà di espressione, il palazzo sul canale della Giudecca in cui, fino all'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina, aveva sede la V-A-C Foundation, iniziativa dedicata all'arte contemporanea lanciata a Mosca nel 2009 da Leonid Mikhelson, patron della Novatek, principale produttrice di Gas naturale liquefatto in Russia. Lo spazio è passato alla figlia del magnate, Victoria Mikhelson, storica dell'arte, curatrice, e proprietaria del 2,3 per cento delle azioni del gruppo di cui il padre è presidente e azionista di maggioranza. Con il nuovo nome di Scuola Piccola Zattere.
La riapertura al pubblico è avvenuta in coincidenza con la conclusione di un anno record per le vendite del Gnl russo in Europa. I Paesi Ue, con la Francia in prima linea, ne hanno acquistate 16,5 milioni di tonnellate (da inizio gennaio a metà dicembre 2024), contro i 15,18 dello scorso anno e i 15,21 dell'altro anno record, il 2022, secondo dati Kpler.
Mentre l'Europa cerca di liberarsi dalla dipendenza delle fonti di energia in arrivo dalla Russia, aumenta il rifornimento del metano liquido, quindi trasportabile via mare. E la presenza di uno dei principali attori del settore in Russia, anche se per tramite della figlia, non è più tabù a Venezia.
Del picco di importazioni di Gnl russo ha preso atto il nuovo Commissario all'Energia Ue, Dan Jørgensen che ha anticipato una "roadmap tangibile con gli strumenti per risolvere le parti rimanenti della questione". "Essere stati in grado di diminuire la nostra dipendenza al punto in cui siamo arrivati è un risultato importante. Ma è chiaro a tutti che è necessario che accada qualcosa di nuovo perché ora l'andamento sta iniziando ad andare nella direzione sbagliata", ha affermato, in una recente intervista a Politico.
Un intento, il suo, che sarà senz'altro ben accolto da Donald Trump. Il Presidente americano eletto ha già reso nota la sua disponibilità a trattare su possibili dazi anche contro i Paesi alleati se questi aumenteranno le loro importazioni di Gnl 'made in Usa'. Ma rimane un ostacolo: il prodotto caricato nella penisola russa di Yamal ha un costo "significativamente inferiore" a quello americano, come ha spiegato al Financial Times Christoph Halser, analista del settore del gas per Rystad.
L'Unione Europea ha introdotto solo lo scorso giugno le prime sanzioni che colpiscono il settore del Gnl russo, anche se ancora alla lontana, non il prodotto importato per uso interno. Sembra che ancora la partita sia da giocare. Novatek avrebbe anche avviato uno sforzo per ricostruire le relazioni con l'Occidente e in particolare con gli Stati Uniti anticipando la fine della guerra in Ucraina che Trump ha promesso, scriveva Reuters il mese scorso, citando la missione di un alto dirigente della società russa a Washington, per far partire una collaborazione con una società di lobbying americana.
La Novatek, fondata nel 1994, è da tempo in competizione interna con Gazprom, che ha superato nel settore del Gnl e a cui potrebbe fare concorrenza, sanzioni permettendo, anche sui mercati asiatici, in competizione con il gas trasportato su gasdotti verso la Cina già sovradimensionati.
A Venezia è sparito ogni riferimento alla V-A-C Foundation con cui, ci si limita a osservare sul sito, c'era solo un accordo di cooperazione "definitivamente interrotto nel 2022 a seguito del conflitto tra Russia e Ucraina, che ha portato ai tragici fatti in Ucraina". La galleria ora si chiama Scuola Piccola Zattere, anche se il palazzo alle Zattere una scuola piccola o scoletta non l'ha mai ospitata. Fa capo alla "Fondazione per lo sviluppo dell’arte contemporanea Victoria, ente italiano costituito nel 2014" di cui è fondatrice Victoria Mikhelson, finanziatrice unica dell'iniziativa "attraverso le sue risorse personali", si precisa.
Il Palazzo è stato oggetto di un profondo restyling, sia nell'architettura, a cura del collettivo Fosbury Architecture, che tematico: non è più solo una galleria ma ospita residenze artistiche, installazioni, laboratori.
Forte l'accento sulla città di Venezia. Sia nella scelta del nome che nel programma di valorizzare le realtà artistiche locali. Tanto che alla festa per l'inaugurazione alla fine dello scorso novembre erano presenti, come ha raccontato un ospite, "più che autorità o i soliti volti della mondanità veneziana", impegnati nella contemporanea accensione delle luci e dell'albero a Piazza San Marco, molti studenti della vicina Cà Foscari.
Victoria, che ha una laurea in storia dell'arte alla New York University e un master al Courtauld Institute a Londra, già nel board del New Museum di New York, era in precedenza responsabile dello sviluppo strategico della Fondazione V-A-C, da cui, a vedere il sito web, sembra ora dipendere solo la Casa della cultura Ges-2 di Mosca.
In questi due anni il Palazzo veneziano che sarebbe sempre rimasto locato dall'autorità portuale di Venezia alla fondazione (non risulta che il contratto di affitto 18 + 18 anni stipulato in vista dell'inaugurazione del 2017 sia mai stato rescisso) sarebbe stato sporadicamente ceduto "a prezzi esorbitanti" per eventi privati -come spiegano all'Adnkronos fonti locali- seppur la maggior parte del tempo sia rimasto sbarrato. Subito dopo l'inizio dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia l'allora curatore, Francesco Manacorda, si era dimesso. E lo spazio era rimasto chiuso.
Esteri
Iran, Tirelli (Cpi): “Gestione caso Sala-Abedini...
"Intervento del governo per scarcerazione giornalista romana è una mossa tattica che ha il potenziale di riposizionare l’Italia come interlocutore privilegiato nei delicati equilibri del Medio Oriente"
Prosegue la delicata trattativa per riportare in Italia la reporter Cecilia Sala, detenuta in Iran dal 19 dicembre scorso, dopo che le autorità italiane, su mandato degli Stati Uniti, hanno arrestato il cittadino iraniano Mohammed Abedini. Un negoziato nella triangolazione Roma-Teheran-Washington che si potrebbe configurare come "un’opportunità strategica per l'Italia". E' questo il punto di vista di Alexandro Maria Tirelli, presidente delle Camere penali del diritto europeo e internazionale e autore di 'The International Lawyer: The Defense of Law and Stability in Managing Global Crises', un manuale sulla gestione delle crisi internazionali. L'intervento del governo Meloni per la scarcerazione della giornalista romana "non è solo un’azione umanitaria, ma una mossa strategica che ha il potenziale per riposizionare l’Italia come interlocutore privilegiato nei delicati equilibri del Medio Oriente", spiega all'Adnkronos l'esperto di diritto internazionale. La possibile decisione di opporsi all’estradizione di Abedini negli Stati Uniti, "sebbene rischiosa, per quel che sembra profilarsi in queste ore, si rivelerebbe infatti una scelta strategica, ponendo l’Italia come possibile mediatore in un’area mediorientale caratterizzata da tensioni crescenti e prevenendo al contempo potenziali rischi per la sicurezza nazionale, incluso il pericolo del terrorismo".
Secondo Tirelli la premier Giorgia Meloni "ha saputo sfruttare abilmente il vuoto di potere legato al cambio di presidenza negli Stati Uniti, tra l’amministrazione uscente di Joe Biden e l’attesa per il reinsediamento di Donald Trump. Questo momento di transizione è stato trasformato in un’opportunità per rafforzare i legami con l’Iran e al contempo costruire un nuovo canale di dialogo con gli Usa. La mossa sarebbe resa ancor più significativa dall’utilizzo sapiente dell’articolo 718 del Codice di Procedura Penale, che conferisce al Guardasigilli la facoltà di liberare un estradando". La prospettiva è ora il 15 gennaio quando la Corte di Appello di Milano si esprimerà sull'eventuale scarcerazione dell'ingegnere italiano Abedini, detenuto dopo l'arresto a dicembre scorso, nel carcere di Opera.
"Questo intervento - riprende Tirelli - non solo protegge gli interessi della Repubblica, ma rafforza la posizione dell’Italia su due fronti: da una parte, migliora i rapporti con Teheran, ponendo le basi per una normalizzazione delle relazioni bilaterali e per un eventuale ruolo di mediazione in Medio Oriente; dall’altra, consolida il rapporto strategico con gli Stati Uniti, che potrebbero vedere nell’Italia un utile alleato per gestire questioni regionali senza compromettere direttamente la propria posizione". L’Italia, in sostanza, "si presenta come un Paese capace di muoversi con decisione e autonomia, guadagnandosi il rispetto di entrambi gli schieramenti coinvolti", un paese "capace di ritagliarsi uno spazio strategico internazionale più indipendente, senza perdere la coerenza del proprio posizionamento atlantico. Una visione di lungo respiro che potrebbe ridefinire il ruolo dell’Italia nel panorama strategico del Mediterraneo". (di Sibilla Bertollini)
Esteri
Trump: “Se Hamas non rilascia ostaggi prima del mio...
Il tycoon in conferenza stampa: "Non escludo uso della forza per Panama e Groenlandia"
Se gli ostaggi prigionieri di Hamas non saranno rilasciati prima del 20 gennaio, giorno dell'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, "succederà l'inferno in Medio Oriente". Lo ha detto in conferenza stampa lo stesso Trump che ha avvertito: "Non sarebbe bene per Hamas e non sarebbe bene, francamente, per nessuno. L'inferno scoppierà, non voglio dire di più ma è questo". Il tycoon ha aggiunto che "non ci sarebbe mai dovuto essere" il 7 ottobre.
Alla conferenza stampa è intervenuto anche Steve Witkoff, che sarà l'inviato di Trump in Medio Oriente, affermando che i negoziati "stanno facendo molti progressi" verso un accordo per il rilascio degli ostaggi. Ed ha ribadito che "veramente spera che entro l'inaugurazione avremo delle buone cose da annunciare a nome del presidente".
Witkoff ha spiegato che tornerà a Doha dove domani si svolgerà un round di negoziati. "E' il presidente, la sua reputazione, le cose che ha detto che stanno guidando i negoziati e così si spera che le cose funzioneranno e salveremo delle vite", ha concluso.